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lunedì 21 marzo 2011

sabato 19 marzo 2011

La ballata del uallarino (tacchino)



Mi scopro, col passare dei giorni, sempre più borbonico e meridionale, e me ne rallegro.
Ho scoperto, qualche settimana fa, una bella canzone tradizionale, "la ballata del uallarino". Parla di galli, di galline, con chiari doppi sensi, tra dolcezza e sensualità. Si da sfogo, una volta di più, ad un' arte dionisiaca, popolare e giocosa, bonariamente trasgressiva.
Attorno al minuto 1:30 inizia la parte cantata, io preferisco ascoltare quella. Il cantante, Beppe Barra, è un monumento incarnato della cultura partenopea: riscopre e aggiorna radici culturali che rischiano in parte di perdersi con la globalizzazione.

giovedì 17 marzo 2011

Italiani: 150 anni insieme, tra un passato retorico, un presente revisionista e un futuro più disincantato.


(In collaborazione con: L'Opinionista.it)
L'orgoglio di essere italiani

Tante, troppe, sono state le versioni mitologiche riguardanti le varie tappe che hanno portato all'unità d'Italia. Si scomodano ancora oggi i versi "noi siamo da secoli calpesti, derisi", cosa ormai non più vera, se mai lo fosse stata.

L'Italia oggi è molto amata praticamente dappertutto, i prodotti italiani sono sinonimo di qualità, e probabilmente ci amano di più i non italiani che noi stessi.

Riscoprire le nostre origini e la nostra storia ci fa bene, ci rende consci di essere tasselli di un percorso importante e ci responsabilizza. In qualsiasi epoca le nostre genti e il nostro territorio hanno lasciato il segno, dai fasti dell'impero romano alle storie dei santi medioevali, dall'Umanesimo al Rinascimento, dai moti risorgimentali all'età repubblicana, fino a giungere ai giorni nostri, al culmine di un sessantennio di pace che ci vede molli nella difesa di un benessere oramai consolidato.

Fatta l'italia, si sono fatti da soli anche gli italiani, sfatando le incertezze ormai remote del buon Massimo D'Azeglio: nonostante le mescolanze culturali e l'attuale era della globalizzazione, dei viaggi in aereo e dei media, rimangono alcuni tratti peculiari che sono distintivamente italiani.

La nostra spontaneità, l'esternazione dei propri sentimenti senza quel self control nordico che non ci appartiene, la religiosità anch'essa sbandierata fieramente, i legami col Vaticano che continua ad essere una guida morale e uno stato nello stato a volte ingombrante, a volte difensore di sani valori, e ancora la creatività, la capacità di affinare l'ingegno di fronte alle difficoltà, l'individualismo proiettato verso l'eccellenza, sono doti che ci appartengono e che ci invidiano in molti.

Per questo sbaglia chi dice: "la mia casa, il mio paese, la mia famiglia sono solo delle casualità, delle forzature".Siamo tutti parte di un unico contesto di regole condivise, senza le quali vi sarebbe il caos.

Certo, si combatte per cambiare anche le regole, ma se tutte le leggi vengono negate allora si è fuori di esse come degli eremiti o peggio dei delinquenti.

Un certo indirizzo del liberalismo riconosceva nelle leggi una difesa dei diritti dell'uomo, non un vincolo.

Le leggi dello stato lo proteggono (in quanto individuo e cittadino) dalla legge del più forte, smussano le diseguaglianze, contribuiscono alla parità dignità degli uomini e delle donne.

Nel contempo premiano chi è più bravo, sfatando il mito ipocrita che tutti dobbiamo avere pari valore nel nostro mestiere.

L'Italia è unita, da 150 anni. Poco importa se qualche ignorante vorrebbe dividerla, e si metta il cuore in pace: oggi stia pure a casa a mangiarsi le unghie, mentre i tricolori sventolano colorando le strade allegramente di verde, di bianco e di rosso.

Studiamo la storia vera, non la retorica.
E' consegnato alla storia, ormai, il fatto che Garibaldi non fosse solo un eroe, ma anche uno sterminatore, durante e dopo l'unificazione, di popolazioni che si ribellavano all'unificazione.

Era un processo inarrestabile, di fronte ad una corona Savoia intraprendente e scaltra, ed a potentati meridionali di origine spagnola che mostravano il segno dei tempi.

E' giusto seguire la storia come ce la descrivono gli attenti revisionisti, che fanno notare come il sud pre-unitario fosse più ricco del nord e che conoscesse più fenomeni di immigrazione che di emigrazione.

Sarebbero da strappare, come ordinava l'insegnante Robin Williams ne "L'attimo fuggente", quei libri che ci descrivono sbrigativamente le vicende di 1000 uomini che sbarcano in Sicilia e in quattro e quattr'otto "liberano" il popolo del sud, non si sa bene da cosa.

Si è trattato di un'invasione di uno stato da parte di un altro stato, di un sopruso, un male che ha avuto anche effetti positivi. E se è vero che molti soldi del nord sono stati buttati al vento per risollevare il sud, è anche vero che, dopo l'unità d'Italia, il sud è stato spogliato delle sue risorse umane e materiali.

Il presente e il futuro: più orgogliosi di essere noi stessi
Poco importano ormai le dispute campanilistiche: siamo uniti, un'unità geopolitica forte, capace ancora di farsi rispettare internazionalmente, e, a dispetto di persone che prima di parlare dovrebbero informarsi meglio, un popolo efficiente nei vari campi lavorativi.

Vadano, questi menagrami , a vivere in Inghilterra, e vedano come funziona lì la macchina burocratica, la pulizia delle strade, lo spargisale mancante nei lunghi mesi di neve, i trasporti urbani scadenti.

Facciano un confronto, con animo sereno, andando però sul posto, non basandosi sulle congetture che si fanno guardando la tv, con qualsiasi altro stato industrializzato, mettendo sul bilancino qualità della vita, dell'ambiente, del cibo, del paesaggio, delle infrastrutture e del lavoro.

Non sfiguriamo davanti a nessuno, ricordiamocelo. Cerchiamo di capirlo nel momento in cui, invece di piangerci addosso, facciamo qualcosa per noi stessi e per il nostro paese. Il punto di partenza è infatti: essere orgogliosi di noi stessi. Buona italia a tutti voi, cari concittadini, da un italiano qualunque.
Andrea Russo

martedì 15 marzo 2011

Salsomaggiore non ospiterà più miss Italia, ora manca la sede dell'evento. Un 'opportunità d'oro per Pescara.


(Beatrice Faccioni, vincitrice dell'edizione di Miss Italia del 1957, tenutasi a Pescara)

(In collaborazione con: Abruzzoblog.it)
Salsomaggiore non ospiterà più Miss Italia, dopo 41 anni. Era già avvenuto in passato che in periodi di austerity la sede dell'evento cambiasse.

Tra il 1972 e il 1983 le ragazze più belle d'Italia furono accolte da località della Calabria e della Puglia, e poi anche da Reggio Emilia, Viareggio, Gallio (Vicenza) Formia e Sanremo.

Andando indietro nel tempo, però, tra le città che hanno accolto la bellezza tricolore ci sono Rimini (dal 1954 al 1956) e, udite udite, Pescara (1957). Vinse, per la cronaca, la veronese Beatrice Faccioli, e sulle affissioni campeggiava la foto della madrina Sophia Loren, che appena quindicenne vi aveva partecipato 7 anni prima.

Il sindaco della cittadina termale emiliana, Massimo Tedeschi, ha affermato con una punta di rammarico:

"600 000 euro erano troppi come costo da sostenere, non posso chiudere un asilo per ospitare Miss Italia. Anche i miei dipendenti pubblici, per via dei tagli agli enti locali, dovranno rinunciare a 280 000 euro di bonus.

Patrizia Mirigliani, organizzatrice dell'evento, ha lasciato aperta la porta: qualora Salsomaggiore in futuro dovesse trovare i fondi e le possibilità per associare il suo nome alla nostra kermesse, avrà una corsia preferenziale.

Sebbene crei dispiacere sentire la notizia di questa rottura e delle vicissitudini degli enti locali, ci sono anche dei punti che non convincono appieno di questa vicenda.Miss Italia infatti è un concorso di grande importanza, trasmesso dalla Rai per diverse serate (almeno tre), vanta sponsors industriali importanti, quindi non ci dovrebbero essere problemi a trovare altre aziende che associno il proprio marchio all'evento.

Inoltre parliamo di una cifra, 600 000 euro, irrisoria di fronte alle possibiltà di far cassa di una vetrina così prestigiosa.

Il Comune ospitante potrebbe infatti partecipare alle entrate degli sponsors, almeno per quanto riguarda la copertura dei costi organizzativi che fino ad oggi sono stati a suo carico. Basterebbe affidarsi ad una apposita agenzia di pubblicità, e comunque non sembra un problema insormontabile: con un minimo d'impegno da parte dei politici tutto sarebbe superato.

Lascia perplessi il fatto che il sindaco di Salsomaggiore non abbia saputo risolvere la questione.

La sede dell'evento è dunque ancora da stabilire, per il 2011, e una città che vive di turismo come Pescara non può farsi sfuggire l'occasione. Non si tratta di tirare fuori i soldi, quanto semmai di investirli e recuperarli per attrarre facili sponsorizzazioni e rientrare totalmente nei costi, anzi, si ci potrebbe anche guadagnare su.

Ci si lamenta tanto del fatto che l'Abruzzo non decolla a livello economico, ma non si intraprende con decisione una strada per il suo sviluppo: si è detto no agli impianti petrolchimici, al terzo traforo sul Gran Sasso, insomma si è scelta una linea verde.

Allora perchè non puntare sul turismo in maniera più coraggiosa? Un'altra città adriatica un po' più a nord, quale Rimini, di base non avrebbe molto più da offrire di Pescara: ha le stesse dimensioni, è provincia solo da pochi anni e politicamente conta molto di meno. Mentre la cittadina abruzzese è la città più grande della sua regione, e funge da punto di riferimento su molti campi, la capitale del divertimento romagnola si trova a competere con centri di uguale dimensione o più grandi, nel suo territorio. Perchè dunque Rimini è più ricca? Per un motivo molto semplice: ha fatto proprio il dinamismo tipico del nord Italia, ha creato discoteche, eventi e iniziative che in tanti altri posti turistici e balneari le classi dirigenti non hanno avuto l'intraprendenza di promuovere.

E' un discorso di mentalità: se ancora oggi molta gente ricorda Bandiera Gialla, canzone dedicata all'omonimo locale da ballo, se qualcuno ancora ride nel vedere Rimini Rimini, un perchè ci sarà. E' dunque necessaria una scossa sul piano della mentalità a Pescara: dimostriamo una volta di più di avere del meridione solo quei lati culturali positivi, e non l'immobilismo borbonico che purtroppo ancora sussiste in parte della popolazione della città del Vate.
Andrea Russo


(Manifesto di "Miss Italia 1957" con Sofia Loren)

sabato 12 marzo 2011

Video della sera

Grosseto-Pescara 3-2: gara decisa dagli errori.

Perde 3 a 2 il Delfino nella trasferta toscana di Grosseto, al termine di una gara determinata da una incredibile successione di errori in tutti i settori del campo e da parte di entrambi gli schieramenti. Anche la prestazione dell'arbitro Filippo Merchiori di Ferrara ci è sembrata un po' opaca, pur non avendo causato grossi danni.
Passano appena due minuti dal fischio iniziale e Stoian va in goal sorprendendo la difesa locale, ancora non concentrata sufficientemente. Cross dell'ottimo Marco Sansovini, il romeno sbuca tra l'inerzia dei difensori avversari e da distanza molto ravvicinata appoggia di testa.
I padroni di casa cercano di recuperare con un terminale offensivo molto attivo quale Ciro Immobile, giunto dalla Juve in prestito, statuario e dotato di un buono scatto.
Ma è l'ex di turno Alfageme a riequilibrare le sorti dell'incontro: cross basso alla sinistra del portiere Pinna, la palla attraversa metà area di rigore e sfila tra gli ignavi difensori adriatici: per l'argentino è un gioco da ragazzi siglare, con un tiro al volo ravvicinato la sua prima marcatura in questa stagione.

Tachsidis al 35' esplode un tiro che Pinna non trattiene, Turati ribadisce di testa e porta in vantaggio la sua squadra 2-1 per il Grosseto.
Su calcio d'angolo di Bonanni però, allo scadere della prima frazione di gioco, un altro ex, il piccolo Sansovini, intercetta di testa dopo che la sfera ha attraversato tutta l'area di rigore e nessuno tra i toscani è riuscito a intervenire.
Solo e vicinissimo alla porta, sigla il pari biancoazzurro prima che Merchiori mandi tutti negli spogliatoi.

Il Pescara sembra sapere meglio quello che fa rispetto all'avversario, si risparmia e tatticamente si schiera in difesa, colpendo in contropiede. Stoian viene sacrificato da Di Francesco, nonostante la sua buona gara, in favore del terzino Del Prete.
Nonostante il calcio espresso da entrambe le formazioni sia alquanto rozzo, gli abruzzesi sembrano quasi avere il sopravvento grazie a pericolose azioni di rimessa.
La difesa però cede come il burro tagliato da un coltello caldo, e le palle inattive sembrano proprio un problema per il pacchetto arretrato adriatico.
Il possente Sforzini dunque ha gioco facile nello svettare di testa e punire la disattenzione avversaria sull'ennesimo calcio d'angolo. Negli ultimi minuti di gioco le squadre sembrano stanche e il punteggio si fissa sul 3-2. Il Grosseto vince ma non ha giocato nè meglio, nè peggio: prende i tre punti in una gara di calcio quasi parrocchiale.
Non è un'attenuante per il Pescara il fatto che siano mancati diversi centrocampisti titolari: se è vero infatti che si è avvertita la mancanza di un filtro a metà campo, la difesa è sembrata inconsistente. Il difensore Diamoutene non è quel giocatore di categoria superiore che ci si aspettava, almeno per ora, il trequartista Danilo Soddimo attraversa un momento negativo, mentre la punta Marco Sansovini ha unito il solito impegno a buoni numeri; inoltre ha fornito l'assist per l'1-0 e ha segnato il momentaneo 2-2 , meritando un bel 7 in pagella. Lungi da noi mettere sul patibolo questo o quel giocatore. E' giusto rilevare però che la squadra dovrà lavorare parecchio nell'organizzazione di gioco durante i corners e i calci piazzati.
Andrea Russo

mercoledì 2 marzo 2011

Ideal - Monotonie