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domenica 31 dicembre 2023

La politica di oggi non dà risposte, ne' ai giovani, ne' a tutti gli altri


Viviamo in un periodo storico in cui la classe dirigente ha rinunciato a trattare i veri temi universali che interessano alla popolazione. 

Il cittadino comune ha bisogni semplici: sentirsi utile alla comunità, fare parte di un contesto che lo protegga con le leggi, con l'atteggiamento di spontaneo senso civico degli altri e che gli consenta di sviluppare un contesto di affetti solido e corollato dal benessere.

Il diritto alla felicità sembrerebbe un concetto astratto o al massimo complesso. In realtà si tratta di alcuni principi semplici che il governante dovrebbe osservare in segno di rispetto per chi lo ha votato.

Chi spinge i bottoni si prende tutti gli onori e i vantaggi economici, ma non ha coraggio, non difende la sovranità e l'indipendenza del proprio paese, non tutela il diritto al lavoro e ad un ragionevole livello di benessere.

Non si può cambiare tutto per legge, ma si possono dare esempio, indicazioni e lievi restrizioni che indichino la strada.

Nel contempo non è difficile fare ciò che renderebbe la società un posto migliore: portare cultura e lavoro nei posti disagiati, portare lo stato in ogni posto dove occorre per non lasciare soli i cittadini.

Dare ai giovani un lavoro che gli dia motivo di alzarsi la mattina e avere uno scopo.

Ridurre le tasse e dimostrare che lo Stato non è un nemico che ruba i frutti legittimi di quello che ti sei guadagnato col sudore. Quando le tasse sono alte, è lo stato che ruba a te, non viceversa. Se quelle tasse sono utilizzate per arricchire le pensioni d'oro dei politici, che le acquisiscono dopo circa due anni di legislatura, questo conferma quanto ho appena scritto.

In Italia cose semplici diventano difficili. 

A Milano ogni giorno i borseggiatori agiscono indisturbati nelle metro. Quando vengono presi e portati in commissariato un'ora dopo sono liberi di fare quello che vogliono.

Stesso discorso vale per le prostitute sfruttate dal racket e messe per strada.

Non ci vuole molto a garantire strade pulite e sicure, trasporti efficienti, un lavoro dignitoso per tutti o quasi tutti.

Ci viene detto che c'è il debito pubblico, che ci sono difficoltà relative alla congiuntura, alle dinamiche internazionali, alla produttività et cetera et cetera.

Sono tutte scuse. Quando si tratta di spendere soldi inutili in costosissime armi, in opere pubbliche incompiute, in favori agli amici degli amici, in soldi che vengono sottratti alla comunità per arricchire i soliti ingordi i soldi si trovano sempre. 

Viviamo nel mito dello Stato che deve ritrarsi perchè il pubblico è sporco e cattivo, il privato è efficiente e porta ricchezza.

Lo Stato deve fare lo Stato, far rispettare le leggi con vigore, ridurre le disparità, non fare il forte con i deboli e il debole con i forti. Deve lasciare libera l'iniziativa quando serve ma intervenire quando il più forte si prevarica.

Se lo Stato non funziona, bisogna migliorarlo e dare un contributo costruttivo che venga da tutti. La soluzione non è certo "buttare anche il bambino insieme all'acqua sporca".

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