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sabato 12 settembre 2015

L'immigrazione e i vari punti di vista: regole, cuore, buon senso


Il dibattito sull'immigrazione in Italia è spesso vissuto senza mezzi termini: c'è chi è decisamente contrario all'avvento degli africani e dei profughi in generale sul suolo patrio, perché visti come uno stuolo di delinquenti e basta.

C'è chi invece, con un buonismo eccessivo, vorrebbe farli entrare tutti, dargli accoglienza, una casa, cibo, un lavoro, quando di lavoro non ce n'è per gli italiani di vecchia generazione.

Nel dibattito politico, almeno, non c'è una via di mezzo tra queste due posizioni estreme.

In Italia giungono da decenni, gli africani: si sono integrati? Dopo venti anni nella stragrande maggioranza, essi vendono ancora accendini agli angoli per le strade, vivono di espedienti, di prostituzione, di lavori senza regolare assunzione o peggio raccolgono i pomodori per 15-20 euro al giorno presso aziende gestite dalla mafia.

Lo Stato Italiano ha dimostrato di non saper far sviluppare l'economia, di non potere dare lavoro al suo popolo e di non saper fare abbastanza per fare integrare i nuovi arrivati.

Altrettanto fallimentare è stata la politica dei rimpatri e delle identificazioni: i centri per profughi esistono da decenni e mostrano tutte le proprie carenze. Non ve ne sono abbastanza, non c'è organizzazione, vi sono delinquenti che lucrano su queste attività, gli ospiti sono liberi di fuggire e di darsi eventualmente anche alla criminalità.

Nella maggior parte dei casi il rimpatrio di coloro che non hanno diritto a stare in Italia si traduce in un foglio che viene dato ai diretti interessati, i quali di loro spontanea volontà dovrebbero andarsene.

Non è solo questione di criticare lo stato d'animo buonista o razzista di alcuni o di altri, il problema vero sono le regole.

Se lo Stato mettesse ordine, come è suo compito fare, l'odio non aumenterebbe. Quelli che hanno il diritto di restare, devono essere aiutati ad integrarsi per mezzo del lavoro, di mediatori culturali e di iniziative varie. Coloro che non possono stare in Italia, devono essere rimpatriati coattivamente. 

Vi sono altri fattori che non aiutano a risolvere la situazione: la mancanza di un salario minimo chiaro per tutti i lavoratori come avviene nel Regno Unito porta ad una corsa al ribasso dei salari che mette in competizione italiani e stranieri e porta ad un ulteriore sfruttamento dei lavoratori.

La mancanza di controlli adeguati sui lavoratori senza contratto và a tutto vantaggio delle organizzazioni criminali.

La mancata regolamentazione della prostituzione, con controlli medici, strutture sicure e tasse da pagare fà sì che la criminalità, sia Italiana che straniera, lucri su ragazze di varia provenienza messe su una strada, picchiate, stuprate e spesso uccise.

Non dipende dalla popolazione, sia essa accogliente o razzista.

E' lo stato che non funziona e che scatena guerre tra poveri.

Angela Merkel  poco tempo fa aveva impressionato il mondo per la franchezza con cui aveva detto in tv ad una bambina palestinese: non ti accoglieremo. Ora vuol farsi passare, con una abile operazione di marketing politico, come l'illuminata protettrice dei rifugiati.

I Siriani che lei vuole accogliere sono in larga parte ben scolarizzati e con buone competenze. Possono servire dunque al mondo del lavoro tedesco.

Ma dov'era Angela Merkel quando, in seguito ai bombardamenti scellerati fatti alla Libia di Gheddafi, sono giunte in Italia decine e decine di migliaia di profughi dopo il 2011?. C'era il nostro paese che chiedeva un impegno da parte delle istituzioni europee e degli altri stati, che sprezzantemente replicavano: vi abbiamo dato dei soldi (insufficienti, aggiungiamo noi) per risolvere la questione. Ora sbrigatevela da soli








Di interesse per il mondo della psicologia potrebbe essere l'atteggiamento del premier Uk Cameron, visto che due giorni prima fonti del suo governo avevano detto: sospenderemo il Trattato di Schengen e non faremo entrare nel nostro territorio nemmeno gli europei. 

Dopo la pubblicazione della foto del bambino siriano morto ha invece mostrato molta collaborazione e ha detto di essersi "commosso". Sappiamo bene come la commozione poco riguardi le scelte politiche. 

Siccome poi la Gran Bretagna deve sempre distinguersi da tutti gli altri, Cameron ha detto che vuole andare a prelevare i profughi direttamente dai campi allestiti per gli sfollati in medioriente, invece di sottostare alle decisioni comuni europee.

E che dire poi di Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria? Quanti di loro sono venuti in Italia e nel resto d'Europa quando c'era l'Unione Sovietica? Quanta solidarietà hanno avuto gli Ungheresi, ora guidati da Orban, quando 250 000 di loro nel 1956 scapparono dall'invasione dei carri armati russi?

Queste critiche non sono tanto rivolte ai popoli in questione, ma ai loro governanti dalla memoria corta.



Abituiamoci all'idea che l'Europa sia un'entità tutt'altro che monolitica ma piuttosto una comitiva di curatori di interessi particolari che trova accordi di compromesso alla bell'e meglio.

C'è anche chi dice: aiutiamo i popoli svantaggiati a casa loro. Non è male come idea, visto che gli occidentali hanno depredato e colonizzato gran parte del resto del mondo e continuano a sfruttare gli idrocarburi, i diamanti e i materiali preziosi di posti in cui c'è ancora fame, povertà e malattie. 

Ricordiamo che la dominazione italiana in Libia e in Eritrea-Etiopia fu tra le più feroci, ma questo nelle scuole non viene mai approfondito.


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