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mercoledì 29 maggio 2013

Il modello da seguire è il Giappone

Il Giappone non è certo stato immune dalla crisi economica, e negli anni '90, oltre ad avere i suoi problemi di corruzione politica, di mafia e altro (proprio come l'Italia) ha dovuto decentrare molte fabbriche in paesi a basso costo come la Corea.

E' inutile dire come in quegli anni sia cresciuta la disoccupazione.

I Giapponesi hanno però un enorme senso civico e del lavoro di squadra. Hanno il collettivismo nella propria identità di popolo, e tendono a non lasciare fuori nessuno. Tutti devono poter lavorare, nella loro cultura, e quindi si cerca di tenere impegnati i pensionati e perfino i malati di mente. Gli ossessivo-complusivi, proprio per la loro attitudine a contare e a controllare, li impiegano per i lavori in cui queste attitudini vengono richieste.

Ecco allora che in Giappone la Banca centrale, pur essendo stata privatizzata, si comporta in buona parte come una banca ancora statale, e fa la fortuna del suo popolo: stampa soldi e titoli di stato in funzione della collettività e non del potere economico.

L'inflazione in Giappone non cresce da molti anni, tra l'altro, non c'è l'euro e c'è una moneta più debole della lira. I tassi d'interesse sul debito sono bassi e stabili.

Ditelo a chi ripete ancora la solfa della lira debole che era soggetta ad inflazione.

Se infatti fondiamo una nuova lira, dipende  dalla nostra impostazione della politica monetaria quali saranno le caratteristiche future.

Sapete come il Giappone ha finanziato la ricostruzione di Fukushima? Stampando moneta ed utilizzandola per appaltare la ricostruzione.

E noi, perchè non ricostruiamo L'Aquila e le zone terremotate dell'Emilia? Semplice, perchè non possiamo stampare il nostro denaro e non abbiamo la sovranità monetaria.




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