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lunedì 21 gennaio 2008

Pat Metheny


Ad un primo ascolto, per chi non è abituato al jazz o alla Fusion, la musica di Pat Metheny può risultare spiazzante. Si tratta di uno stile musicale molto diverso da quello che va per la maggiore, e quindi è normale che ci voglia più di un ascolto per recepirla appieno ed apprezzarla eventualmente. Così è stato per molti che si dichiarano suoi ammiratori.

Per molti altri, invece, c'è stato un feeling da subito.
Ad ogni buon conto, si può dire che Pat Metheny è un artista poliedrico e trasversale e che solo in parte può essere codificato all'interno di un determinato genere musicale.
Chitarrista in parte autodidatta (lo si vede anche dalla posizione, non proprio classica, delle sue mani sulla chitarra), questo eterno ragazzo di Lees Summit, nel Missouri, classe 1954, ha fatto tanta strada fino ad oggi.

La sua preferenza è stata, fin da subito, per la chitarra semiacustica Jazz, che è simile alla chitarra elettrica rock nell'aspetto, ma è più grande, e ha un suono più dolce e secco al tempo stesso. Nel jazz e nella fusion questo strumento viene generalmente usato senza distorsione (il congegno che amplifica il suono, rendendolo aggressivo e ampio, come nel rock moderno), e con una funzione più ritmica che melodica.

Pat Metheny preferisce usare generalmente una leggera modifica alla sua chitarra, che gli permette di avere note piu' dolci e prolungate.
Pat racconta che comprò la sua prima chitarra a 14 anni, dopo avere chiesto al padre di procurargliene una.

Il padre rispose che se la sarebbe guadagnata, e fu così che , per qualche mese, fece il muratore.
Non passarono molti anni prima che produttori e pubblico si accorgessero di lui, e nella metà degli anni 70 poteva annoverare già collaborazioni con musicisti di fama. A quell'epoca risalgono i suoi primi lavori discografici.

Già da allora si avvertiva nelle sue composizioni un senso di vertigine che lo avrebbe accompagnato in tanti lavori, specialmente quelli del suo gruppo, il Pat Metheny Group.
Si può dire forse che il Pat Metheny Group sia l'esperienza che rende più riconoscibile a tutti la sua musica. In esso la parte compositiva è delegata unicamente a lui, eccetto ovviamente i singoli assoli dei vari strumentisti, che hanno anch'essi una impostazione jazz.

I brani del P.M.G. sono caratterizzati da un certo richiamo a Milton Nashimiento, da una freschezza e da un'energia positiva insolita, da una struttura musicale complessa, e da quel senso di vertigine già citato, che compare a poco a poco, man mano che la trama musicale si evolve.
Pat Metheny ha vissuto in Brasile 5 anni.

Con la sua musica ha fatto il giro del mondo. Forse in nessun paese, nemmeno negli Stati Uniti, è famoso come una star del Pop, ma è riuscito a vendere milioni di dischi.
P. M. è più conosciuto in Italia che negli Stati Uniti, e il nostro paese è, alternandosi con il Giappone al primo posto, il paese dove vende più copie

Ad ogni modo, nessuno, al par suo, riesce a riempire stadi e palasport suonando musica jazz.
Questo è significativo. Non si contano, allo stato attuale, le collaborazioni prestigiose che Metheny ha avuto con la crema della musica internazionale.

E stato, tra l'altro, il primo produttore di Noa, cantante di origini yemenite oggi nota anche in Italia.

Se dovessi scegliere qualche disco da consigliarvi, senza dubbio indicherei quelli del Pat Metheny Group, in particolare le raccolte, e come singolo album quello che più mi ha colpito e che mi ha entusiasmato è "We live here", del 1995, vero e proprio capolavoro dalle melodie raffinate, in cui si inseriscono, con tempismo perfetto, i vocalizzi del cantante, che sono come delle liberazioni di energia positiva e che danno alla musica un tocco di freschezza e di vitalità. Brano importante, in questo senso, è "To the end of the world".
Buon ascolto.