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giovedì 17 luglio 2008

Riflessioni- Quando il buonismo diventa dannoso

E' diffuso in una non trascurabile parte delle persone, un atteggiamento morbido, per non dire giustificatorio e qualche volta apertamente a favore, di coloro che commettono reati, o provocano un danno a se stessi agli altri.

Molti infatti, giustificano chi spaccia droga, o commette omicidi con questa motivazione: non è colpa loro, è colpa del loro contesto sociale, oppure: ci sono stati costretti, per sopravvivere.

Chi propugna questo buonismo, e non si preoccupa delle sue conseguenze, trascura molte cose.

In primis, si incoraggia chi delinque a ripetere la propria azione criminosa
In secondo luogo, non si esortano le autorità competenti a prendere provvedimenti che risolvano in maniera decisa i problemi relativi alla povertà e alla malavita.

Sono anche contrario, però, all'atteggiamento opposto: c'è chi, a Milano, si è lamentato dei nomadi che invadono un parco pubblico, poichè le loro tende da accattoni, che offrono uno spettacolo di grave indigenza umana, "non consentono agli anziani della zona di venire lì a giocare a carte".

Se è giusto segnalare l'occupazione di suolo pubblico, e monitorare la presenza di vagabondi che si macchiano , molto spesso, di reati anche gravi, non si può trascurare la loro esigenza e il loro diritto a vivere in condizioni di dignità umana. E' necessario, da parte delle amministrazioni, non solo rimuovere gli accampamenti abusivi, ma farsi carico, nella misura più ragionevole, dei problemi di queste persone sfortunate.

Questo è uno dei motivi per cui non sono fautore di un assetto statuale di stampo anglosassone: in Inghilterra e negli Stati Uniti è molto ridotto, da parte dello stato, l'impegno in fase di aiuto dei più deboli e di prevenzione del crimine partendo da un discorso generale di solidarietà. In quei posti lo stato interviene molto più decisamente quando bisogna reprimere la criminalità e il disordine, quasi ignorando le cause che fanno proliferare il malessere sociale.

La stucchevole questione sulle impronte digitali.
Se una azione che non danneggia altre persone nè fisicamente nè psicologicamente può servire a proteggerle, è una azione positiva.

Molti hanno commentato con orrore l'intenzione del governo di prendere le impronte digitali ai bambini nomadi.
Ci sono tanti bambini, tra i nomadi, venduti come degli schiavi, educati precocemente alla malavita, e allevati in situazioni di precarietà alimentare e sanitaria.

L'intento di prendere le impronte digitali ai bambini rom è appunto quella di combattere questi fenomeni, e viene attuata anche in altri paesi.
E' troppo comodo commentare indignati, e poi non proporre alternative per la risoluzione dei singoli problemi.

La schedatura delle impronte digitali non è un marchio di infamia, e non è il segno di Caino: sono uno strumento che è usato nelle attività più disparate della vita.In molti uffici all'avanguardia degli Stati Uniti si usano le impronte digitali come codice di accesso: in pratica, sostituiscono le
chiavi, e nessuno degli impiegati si sente maltrattato.

Adduco due esempi personali molto spiccioli: mi trovavo in un disco-pub in un paese straniero. Pago il biglietto, e il buttafuori mi prende un braccio e mi timbra il braccio. Lì per lì ho pensato: ma che metodi sono? mica sono una vacca. poi mi è stato spiagato che serviva a farmi reintrare nel caso avessi voluto prendere una boccata d'aria all'esterno, e non avrei dovuto pagare il biglietto. L'inchiostro è andato via con un po' d'acqua.

Secondo esempio: ho rinnovato la carta d'identità alcuni mesi fa. Il comune di Pescara ha attivato la tessera d'identità magnetica: pratica, comoda, bella anche da vedere, e può essere utilizzata anche per altri scopi.

Sulla carta d'identità c'è la mia impronta digitale: è normale, è un documento di riconoscimento, tutti dobbiamo essere riconoscibili davanti alle autorità.
Dov'è lo scandalo?

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sei riconoscibile davanti all'autorità perché presenti un documento sia con che senza impronte.In teoria ,ammesso che sia vero,l'impronta servirebbe a verificare che il tuo documento sia proprio tuo(ma a questo punto l'autorità dovrebbe controllare sul momento la corrispondenza se no non serve a niente) e visto che la carta d'identità la andiamo a fare noi, richiedere l'impronta presume che l'autorità non si fidi di noi tutti e ciò,in democrazia ,è semplicemente senza senso perché la democrazia si basa ,appunto, sulla fiducia tra i cittadini che ,sia che vinca o perda la sua rappresentanza politica si impegnano a rispettare le leggi di convivenza che la maggioranza fa scrivere ai propri rappresentanti eletti.Diversamente diventa un'autorità che controlla e impone in nome di se stessa e non più dei cittadini.