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domenica 20 luglio 2008

Attualità-Riflessioni: Il Paese dei piagnoni

C'era una volta un detto: il vincente è colui che in una situazione difficile scorge un'opportunità.
Di questi esempi se ne possono trovare tanti.

Mi veniva in mente che i grandi del cinema del dopoguerra erano dei vincenti: sono stati loro ad inventare "il cinema dei difetti", a mettere in mostra, ostinatamente, solo l'italia della gente così così, furbetta, che tira a campare, pittoresca nel voler andare avanti non per la strada maestra ma grazie a tortuose scorciatoie.
Quell'omuncolo che era l'eroe del cinema italiana, un poco edificante "Homunculus italicus" dalla verve dionisiaca,rispecchiava una parte di noi e la rispecchia ancora.

Essere vincenti vuol dire anche altre cose: non piangersi addosso, mai. Non dare la colpa agli altri o alle circostanze delle proprie sconfitte. Saper mettersi in discussione. Saper fare sacrifici e rinunciare a facili divertimenti.

E' questo che fa la selezione tra gli uomini, la scrematura che fa la differenza tra le persone di successo e quelle che non lo sono.


Ci sono uomini ricchi che però non sono considerati dei vincenti: l'avvocato Agnelli ereditò un colosso industriale come la Fiat e lo ha riconsegnato alla sua famiglia, dopo la sua morte, indebitato e sull'orlo del fallimento. Se il crack non è avvenuto, nè prima nè dopo l'era Giovanni Agnelli, è perchè c'erano amministratori molto validi che hanno saputo tenere a galla la nave.

E' anche vero che il quadro economico italiano nel corso del tempo si è fatto sempre più sfavorevole, ma è opinione pacifica tra gli economisti che per loro Gianni Agnelli, almeno negli affari, non sia un modello da seguire.


L'ex ministro Padoa Schioppa ha parlato di bambacioni, riferendosi ai giovani italiani.
Non c'è niente di più vero.
Non solo noi giovani, ma anche la generazione dei nostri padri, siamo viziati, dediti al vittimismo e al piagnisteo.

Quello che dava fastidio, forse, è che la critica proveniva dall'esponente di una classe di potere oltre che politica (Padoa Schioppa era un personaggio importante dell'economia sia prima che dopo di diventare ministro) che non ha fatto niente per farcui uscire da questo sistema soporifero in cui le istituzioni sono un mostro mangiasoldi e corrotto, e la mollezza dei costumi prevale.

Se è vero che attualmente attraversiamo un periodo di crisi, non accetto il tono di fatalismo che usano gli esponenti del governo attuale: "E' la congiuntura", o la critica violenta che molti di noi fanno al nostro paese e ai suoi difetti.


Il vero motore del paese è la sua gente. Se è vero che esistono tanti laureati, è anche vero che ve ne sono pochi di qualità.

Trovare lavoro diventa sempre più difficile, è vero, ma ciò non vuol dire che non esiste la meritocrazia: chi punta sulla qualità, sulla costruzione di se stesso, sull'affinamento delle proprie competenze ed esperienze professionali, riesce ancora a fare la differenza e a prevalere, in un paese come l'Italia, che, nella sua vis polemica, non fa altro che criticare se stessa.

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