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domenica 13 novembre 2011

Garbo: Dalla new wave agli anni del "vuoto culturale", l'artista si racconta. "Siamo sempre figli o nipoti di qualcuno, ispiriamo e veniamo ispirati"


Garbo, nome d'arte di Renato Abate, è nato nel 1958 a Milano, una città all'avanguardia su tanti aspetti, compreso il mercato discografico. Negli anni '80 fu uno dei massimi interpreti della cosiddetta New wave italiana. Ha poi proseguito il suo cammino artistico aggiornando le sue sonorità e collaborando con molti giovani artisti, rimanendo però fedele sostanzialmente al suo modo di comporre e di esprimere le sue idee. I suoi testi sono a volte ermetici ma altamente evocativi sia perchè è una peculiarità del genere musicale, sia perchè le musiche dai ritmi veloci lo richiedono.
-Glie l'avranno chiesto tante volte, ma forse
qualcuno dei nostri lettori ancora non lo sa: come nasce il suo nome
d'arte Garbo?


Nasce in modo molto semplice: un cognome italiano dal
suono e dalla rotondità musicale che più mi colpiva e che, suppongo,
istintivamente ricordabile. 

- Vive a Milano? Come vive il rapporto
con la sua città?
In realtà sono nato a Milano, ma vivo in provincia
di Como. Ovviamente, per tanti motivi, Milano l'ho vissuta molto e
credo che come sempre ognuno di noi viva un rapporto di odio e amore
con la propria città, o più in generale, con la propria geografia.

-Quando lei divenne noto al grande pubblico qualcuno la accusò di
scimmiottare David Bowie. Dieci anni dopo però sono venuti fuori i
Bluvertigo, i Subsonica, i La Crus e tanti altri gruppi, che,
volutamente o no, avevano e hanno molto in comune con il suo modo di
comporre. Si può ribaltare il punto di vista e dire che è stato lei,
piuttosto, a fare scuola?

Non si può ribaltare la storia, cioè in
poche parole, ti dico semplicemente che David Bowie oggi ha 64 anni,
io 53 e con tutta probabilità la generazione dei musicisti che hai
citato oscilla fra i 35 e i 45 anni. Questo per dirti che anche
artisticamente suppongo esista una staffetta costante che continua ad
ispirare generazioni che si susseguono: siamo tutti figli o nipoti di
qualcuno.



-Ci racconti un episodio particolarmente felice della sua
carriera ed uno particolarmente triste.

Più che uno per tipo, vorrei
dirti che gli episodi più belli della mia carriera sono da sempre
l'incontro con il calore e l'affetto della gente che mi segue e l'atto
creativo, quello della composizione. Quello più brutto (e per fortuna
sporadico) è il silenzio asettico, il vuoto culturale dell'industria
musicale e spesso della gente che lo rappresenta.
-Quali strumenti
suona?

Uso strumenti musicali principalmente per comporre, quelli
tradizionali come chitarra e tastiera, ma in realtà qualsiasi cosa che
generi il suono che mi interessa.
-Quali sono le persone a cui lei è
più legato?

Unicamente legato alle persone che amo e quelle che mi
amano.

-Cosa non rifarebbe tornando indietro nella sua esperienza di
musicista? E cosa non rifarebbe per quanto riguarda la sua vita
personale?

In realtà credo che come artista il mio percorso mi
rappresenti proprio per ciò che io sono, quindi non ritengo sia
interessante pensare a rifacimenti. 
Mentre nel mio personale, più che
rifare, mi sarei dedicato un po' di più alla “creatività”, cioè un
figlio che non ho. 

-Che consigli si sente di dare ai giovani che
vogliono fare musica e farne il proprio lavoro?

Beh!... considerando
il fatto che l'attuale realtà discografica gode di pessima salute 
e
che in generale c'è poco spazio per la musica anche in senso culturale

, è molto difficile pensare ad un ragazzo che si affaccia alla musica
cercandola come mestiere. Ci si può però sempre provare tenendo conto,
a mio avviso, che le armi fondamentali sono la coerenza e la
determinazione.
-Ci sono nuovi dischi o tournee che la vedranno
protagonista nel futuro prossimo?

Nei primi mesi del 2012, pubblicherò
il mio nuovo album ed a seguire ci saranno concerti. 


-Chiuda gli
occhi, conti fino a dieci e ci riveli il desiderio più profondo che
vorrebbe vedere realizzato, per sè e per gli altri.

Vorrei,
utopisticamente e in modo che potrete pensare molto scontato, alzarmi
domani mattina e vedere sostanzialmente il contrario di quello che
accade ogni giorno. Questo non solo per me stesso (mi reputo fino ad
ora una persona fortunata), ma soprattutto per una enorme folla in
difficoltà in ogni paese del mondo.
Andrea Russo
per la testata giornalistica Newsmag.it



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