L'intervista di Monica Maggioni a K. Al minuto 16:16 la spontanea ammissione del magnate dei suoi trascorsi violenti
In un clima di stampa ostile alla Russia in occidente, tornano utili anche stratagemmi poco corretti, soprattutto nei confronti dei cittadini.
E' così che la stampa Italiana e occidentale in genere sta rispolverando, ammantandolo di una nuova identità, un personaggio come Mikhail Khodorkovsky.
Si tratta di un uomo non estraneo alla violenza fisica, accentratore di risorse pubbliche, protagonista di frodi, evasioni fiscali, pratiche poco trasparenti, monopolismo.
Era un oligarca che ricorreva ai paradisi fiscali per consolidare e difendere enormi capitali, mentre il suo paese era in ginocchio moralmente e materialmente.
Oggi viene descritto come un nobile esule e in molte trasmissioni tv, incontri e podcast, si evita di fargli domande scomode. Alludo anche a Monica Maggioni, membro importantissimo dei vertici Rai, che si è ben guardata di chiedergli conto delle sue responsabilità, fino a quando a sorpresa lui stesso ha menzionato due suoi scontri armati per le strade di Mosca nel 1991 e nel 1993.
Chi è Khodorkovsky
Mikhail Khodorkovsky è un ex oligarca Russo, ex uomo più ricco del paese, proprietario della Yukos, colosso degli idrocarburi e seconda azienda nazionale del settore a quei tempi.
Uomo vicino a Boris Eltsin, si fece largo grazie alle sue aderenze politiche e al suo senso degli affari, in una situazione di debolezza delle istituzioni quale quella dei primi anni '90.
In quegli anni la Federazione Russa era in ginocchio. La disgregazione dell'Unione Sovietica, il fallimento di parte del suo apparato produttivo, la povertà notevolmente incrementata, anni di iperinflazione avevano generato, nel caos, l'emergere di monopolisti disinvolti che acquisirono a basso costo le aziende che poco prima appartenevano alla collettività.
Il petrolio per la Russia è un bene strategico e da esso dipende la sussistenza dell'intera nazione. Khodorkovsky rilevò la Yukos a prezzi stracciati. La prese indebitata e la lasciò tale. Influenzò pericolosamente numerosi esponenti politici grazie al suo strapotere finanziario.
Poi arrivò Putin e convocò i monopolisti che si stavano partendo il paese. Chiese a loro di stare dalla sua parte, cooperando con le direttive del governo e non finanziando le forze di opposizione.
Chi non si sarebbe adeguato sarebbe stato messo fuori gioco, con metodi che andavano dai più blandi a quelli più brutali.
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