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domenica 19 gennaio 2014

Nuova legge elettorale: si aprono spiragli


L'incontro Renzi-Berlusconi di ieri nella sede romana del Pd ha creato i presupposti per una svolta importante: finalmente avremo una legge elettorale che permetterà di governare con tranquillità.

Fino ad oggi abbiamo assistito ad una degenerazione del parlamentarismo. La volontà di dare rappresentanza, tramite le varie forme di sistema proporzionale, ha consegnato l'Italia storicamente nelle mani dei partiti più piccoli, che come la piccola Toscana di Lorenzo De' Medici hanno fatto l'ago della bilancia e hanno costantemente minacciato intere maggioranze di far cadere il governo ad ogni piè sospinto.

Matteo Renzi e Silvio Berlusconi hanno deciso di ovviare al problema con sbarramenti (soglie minime percentuali per entrare in parlamento) e con grandi premi di maggioranza. Un partito che arriva primo alle elezioni col 35% dei voti, se la nuova legge passasse, sarebbe messo in condizione di avere la maggioranza dei seggi.

La frammentazione dei poteri che caratterizza il nostro paese è frutto di una serie di contrappesi istituzionali. Essi furono previsti perchè c'era stato il fascismo fino a poco tempo prima, e quindi i padri costituenti decisero di dare un'ampia rappresentanza alle varie forze politiche e sociali. Fu dunque creata la figura del Presidente della Repubblica come arbitro teoricamente super partes e venne istituito un parlamento bicamerale a cui fu dato molto potere a scapito dell'esecutivo. Si crearono poi vari strumenti di magistratura, svariate forze di polizia e più tardi ancora vennero perfezionate le autonomie locali.

In un sistema così frammentato tanti furbi hanno avuto gioco facile e abbiamo assistito a spartizioni  e alla fondazione di piccoli feudi elettorali di questo o quel politicante di seconda o terza fascia.

Renzi e Berlusconi avrebbero raggiunto un accordo di massima anche per l'abolizione del senato e la sua commutazione in Camera delle Autonomie.

Staremo a vedere. Di certo il Belpaese ha bisogno di molte altre riforme, ma questo sarebbe un buon inizio.

Andrea Russo

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