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venerdì 4 febbraio 2011

Il dibattito si accende in Abruzzo: "Acqua pubblica o privata?"

Quando si parla di privatizzazione dell'acqua è necessario fare delle giuste specificazioni.Innanzitutto c'è da dire che viene privatizzato il servizio di gestione delle acque, ovvero il diritto al loro sfruttamento e non la proprietà di tale bene, che rimane invece pubblica.

Secondo: non sono realistici accostamenti che spesso vengono effettuati tra ciò che è già avvenuto in alcune regioni italiane (o sta per accadere in altre) con quanto si registra in centroamerica o in africa;

si cita infatti il terzo mondo per indicare prevaricazioni di grandi società ai danni dei contadini, oppure la sottrazione di risorse idriche a favore di alcuni soggetti e a svantaggio di altri.

E' un dato di fatto, al di là degli steccati ideologici, che in Italia ci sia una regolamentazione sull'uso dei bacini idrici, nonchè enti preposti all'espletamento di opere pubbliche e controlli. Abruzzo social forum, Cgil, Rifondazione Comunista, wwf, Legambiente e alcune associazioni religiose hanno preso posizione contro la privatizzazione dell'acqua.

Renato De Nicola, di Abruzzo social forum, elenca i rischi di questo passaggio di consegne: "In Abruzzo la gestione dei bacini idrogeologici è ancora nelle mani dello stato, ma a seguito della legge Ronchi si sono poste le basi per l'ingresso delle multinazionali del settore anche in Abruzzo.

Gli Abruzzesi rischiano un aumento del costo delle bollette, un minore intervento infrastrutturale da parte dei nuovi gestori, il licenziamento di molti lavoratori del settore presenti nel territorio, infine una secretazione dei dati: sarà molto più difficile sapere quali lavori verranno eseguiti e a chi verranno affidati;

la trasparenza dunque verrà meno con il rischio di pericolosi abusi da parte degli operatori economici". Nella prossima tornata referendaria i cittadini potranno decidere se l'acqua dovrà restare nell'ambito della gestione statale o passare sotto il controllo dei privati
".

C'è un altro aspetto però da affrontare: se vincesse la linea del no alla privatizzazione, si eviterebbe la speculazione dei privati, ma non quella dei politici.In Abruzzo tutti noi abbiamo assistito agli effetti dell'uso personalistico dell'Aca (consorzio acquedottistico abruzzese) e delle A.T.O. (Ambito Territoriale Ottimale) da parte dei politici.

Urge dunque anche un cambiamento degli assetti nella gestione pubblica dell'acqua.Su tale impellenza esprime a chiare lettere la sua opinione Domenico D'Aurora della Cgil: "E' giusto che qualora nel prossimo referendum vincesse la nostra idea di un'acqua "pubblica", non si può dimenticare che nella nostra regione vi sono state nomine di origine politica ai vertici di alcuni enti.

Inoltre abbiamo avuto un sovraimpiego di risorse umane: troppi dipendenti e troppi dirigenti in confronto alle reali esigenze del personale necessario".

Andrea Russo

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