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lunedì 1 novembre 2010

Storie di Plagio (Parte seconda). Dalle Chiffons ai Cousteau, da Michele Pecora a Zucchero


(In collaborazione con: http://www.musicwebitalia.it/ e con www.ildemocratico.com)

Probabilmente e` capitato a tutti, o quasi: sentiamo per caso una canzone alla radio o alla tv, la impariamo a memoria, ci affezioniamo a quei suoni che accompagnano determinati momenti della nostra esistenza, anche se magari non ne comprendiamo appieno il significato perche` le parole sono in un`altra lingua.
Per qualcuno quelle note, hanno un significato diverso: possono ricordare momenti belli trascorsi con persone care o momenti di sconforto, anche. Ed e` per questo che ci sentiamo come traditi, quando veniamo a conoscenza dell`"imbroglio".
A volte i plagi sono autorizzati dagli stessi autori, che vendono i propri "copyrights" e traggono ulteriore vantaggio dalla propria arte. In altri casi un artista famoso copia deliberatamente un altro collega altrettanto celebre, e tutto sommato non e` un danno grave: si tratta soltanto di una storia di scorrettezze da parte di un ricco nei confronti di un pari grado.
E` grave invece quando un cantante affermato, protetto dalle sue possibilita` economiche e da avvocati di fama nazionale, ruba un brano ad un altro che non ha fatto successo e che magari vive nelle ristrettezze. Probabilmente chiunque, di fronte a un episodio del genere, prenderebbe le parti del cantautore povero che avrebbe potuto cambiare le sue sorti con quel motivetto, e che si vede umiliato due volte: sul piano materiale, perche` reclama giustamente un compenso per la sua opera; intellettualmente, perche` gli viene rubato anche l`orgoglio di vedere riconosciuto il proprio talento artistico.
Non e` facile scoprire questa ultima specie di episodi. La storia conserva gelosamente chissa` quante storie di scippi, nel mondo dell`arte. Cio` che e` possibile fare senza troppi sforzi, nell`era di internet, e` risalire alla genesi di molti brani noti. Il plagio e` sempre in agguato, e dei managers miopi preferiscono produrre dischi di artisti poco originali piuttosto che andare a scovare veri talenti.
Per molti di questi nemici dell`arte e` piu` importante mostrare ai media giovani di bella presenza che persone dall`aspetto comune ma con dei contenuti da divulgare e delle emozioni autentiche da condividere. Alcuni esempi: "The last good day of the year" dei Cousteau, bellissimo flusso di suoni della durata di 4 minuti circa, e` praticamente la versione riveduta e corretta di "My sweet Lord" di George Harrison, che a sua volta aveva copiato la deliziosa "He`s so fine" delle Chiffons, cantanti di colore in un`epoca non facile per gli afroamericani.
L`ottimo chitarrista e cantante dei Beatles penso` bene di puntare su temi religiosi, in un momento in cui le canzoni religiose "pop" andavano forte, in termini commerciali.
Di diverso avviso furono i Pooh, la cui fama e` piu` circoscritta territorialmente degli artisti succitati, ma il cui talento, senza fare paragoni, non e` messo in discussione. Rifiutarono di fare diventare "Tanta voglia di lei" una canzone religiosa, resistendo alle pressioni di un produttore zelante e soprattutto inopportuno, visto il successo della canzone nella sua versione nota a tutti. Di parere opposto a George Harrison fu anche il suo amico John Lennon, che in "Imagine" prospettava un mondo senza guerre, "e senza religioni, anche".
In alcuni gruppi religiosi questo brano viene riproposto omettendo la frase "and no religion too" che e` considerato, per loro, sconveniente. Dopo le censure del tribunale dell` Inquisizione, oggi ci viene proposta una meno inquietante censura in stile "Azione Cattolica" . Proprio di Azione Cattolica da cui salvarsi parlava un pezzo del noto cantante Zucchero, al secolo Adelmo Fornaciari. Fu "ribattezzato" con tale nomignolo da un suo maestro delle elementari per il pallore del suo viso che gia` allora lo contraddistingueva.
Messo di fronte all`evidenza da Valerio Staffelli di "Striscia la Notizia", non ha potuto negare piu` di tanto di avere copiato diversi brani, tra cui "Era lei" di Michele Pecora. Di fronte alle telecamere il buon Zucchero ha mostrato inizialmente un sangue freddo ammirevole, ma quando ha creduto di non essere piu` ripreso, ha riempito di insulti l`inviato piu` scomodo d`Italia.La verita` fa male, come sentenziava Caterina Caselli.
Era una canzone sua o anche lei faceva la furba?
Scopriremo anche questo.
Andrea Russo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Thanks :)
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