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mercoledì 1 novembre 2017

Zeman, il cuoco integralista



La tavola era ben apparecchiata. In casa si iniziavano a percepire i primi odori del soffritto di papà Daniele. I ragazzi del resto erano affamati: i loro piatti preferiti si chiamavano vittorie, riscatto e gloria, dopo essere stati cacciati per la seconda volta in poco tempo dal ristorante della Serie A, rivelatosi troppo costoso.

Ma Pescara aveva decretato come proprio idolo uno chef  Boemo. Quest`uomo sulla settantina, di poche parole e dalle molte sigarette, era riuscito in una impresa difficile: far loro dimenticare Giovanni, uno stellato Michelin di Udine.

Sfacciato e sbarazzino, sciupafemmine e festaiolo, Giovanni ben si era adattato ad una città di mare, di turismo e di intrattenimento, che aveva dato i natali al Vate, il capostipite dei Gaudenti Adriatici.

Che delizie sfornava costui! Irrorava le cene con lo Champagne, di marca Calcio. Che gusto il Calcio champagne!

Il Boemo non era da meno, faceva lavorare i suoi garzoni più energicamente, mentre Giovanni li lasciava anche andare a ballare e a divertirsi. I risultati però erano gli stessi.

Giovanni, figlio forse della cultura flessibile e un po` filosoficamente latina del Belpaese, era disposto a colloquiare qualche volta coi suoi sottoposti. Ci fu un periodo, nell`annata più bella del 1986-1987, in cui i piatti non giungevano in tempo ai clienti e il sapore era un po` meno intenso. A metà stagione gli chef in seconda, chiesero dei cambiamenti, si giunse ad un accordo, e il ristorante Delfino stupì tutta l`Italia.

Il Boemo, suo sostituto di vent`anni dopo, non era così. Tutto di un pezzo, ostinato, non era disposto a cambiare le sue idee. "Si fa come dico io oppure nulla".

Qualcosa nel ristorante iniziò a non funzionare, e lo chef Ceco pentastellato iniziò a dare la colpa a tutti, tranne che a sè stesso. Faceva sempre così, anche quando cucinava a Napoli.



Una volta erano i collaboratori ad essere scarsi, in altri casi era il Mogio (un presunto boss di Monticiano, poi almeno parzialmente assolto dalle sue accuse), ad avergli fatto terra bruciata.

In quell`autunno del 2017 papà Daniele aveva messo i suoi ragazzi a bottega dal Boemo. Sebbene i ragazzi avessero talento in cucina, il cuoco di Praga diceva che loro non erano i suoi aiutanti ideali.

In realtà i suoi Delfini erano legati alla cucina italiana e ad ingredienti diversi, semplicemente. E invece no: "O si fa la cucina Boema qui, o si muore" disse il cuoco, parafrasando un po` Garibaldi e Nino Bixio.

E forse era quello il problema, in quel lungo autunno del 2017: se non hai gli ingredienti per il minestrone, forse puoi fare il timballo, adeguandoti una volta tanto. Userai ingredienti diversi, questo  è certo, ma pur sempre di prima qualità......



Nelle foto: Zeman, ai tempi del Licata; a piè pagina: Giovanni Galeone.

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