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mercoledì 16 gennaio 2013

Senza un porto vero, Pescara è destinata al declino

Capita poche volte a noi Pescaresi di far caso al nome della nostra città, e di notare come il termine "pesca" sia incluso nella stessa parola. L'attività marinara e la connotazione geografica di vicinanza al mare identifica Pescara agli occhi del resto d'Italia. Quando si incontrano persone di altre regioni la prima cosa a cui fanno riferimento parlando della città del Vate è proprio il porto, e chi non l'ha visitata suppone che vi sia uno scalo importante per merci e passeggeri. Ormai anche in Abruzzo non ci si fa più caso: a Pescara non c'è un porto vero e proprio. 

Le barche stanno nel fiume, e più volte sono state distrutte dalle sue piene. Nell'autunno scorso c'è mancato poco: sono bastati pochi giorni di pioggia, e, complice il mancato dragaggio, il fiume stava quasi per straripare. Eppure con i fondi della Comunità Economica Europea, e grazie alla lungimiranza di imprenditori come Gilberto Ferri, venne costruito il bellissimo porto turistico, fatto per gli yachts e i catamarani. 

Si tratta di una buona cosa, senz'altro, ma il contrasto è diventato ancora più stridente: da allora abbiamo sancito il fatto che l'esigenza dei ricchi di andare a divertirsi sulle barche di lusso è dominante rispetto al bisogno di lavorare dei pescatori.

In un futuro prossimo verranno sbloccati fondi europei pari a 60 miliardi per le opere pubbliche. In quell'occasione la classe politica pescarese dovrà essere compatta per chiedere una piccola fetta di quei soldi per costruire un porto vero, contiguo a quello turistico, che prosegua andando verso il largo dove il fondale è più profondo. Potrebbero così avverarsi i progetti che alcuni armatori avevano: creare uno scalo per le navi da crociera partenti da Venezia, ripristinare e potenziare i collegamenti turistici con i Balcani, la Grecia, la Turchia, e con i paesi del bacino del mediterraneo in generale. 

Non è vero, come ha sostenuto qualcuno, che una amministrazione comunale non può fare nulla per l'economia cittadina e che tutto dipende dal Governo centrale e dalle congiunture internazionali. Fare forti pressioni verso Roma, di comune accordo con le altre istituzioni locali, per un porto fatto come si deve, con attrezzature adeguate per l'attracco, per il rifornimento, con le gru per il carico e scarico merci, con delle stazioni di servizio e tanto altro ancora, avrebbe un impatto enorme su Pescara incrementando enormemente l'occupazione e l'afflusso turistico. Per farla breve, non dobbiamo rinunciare a guardare lontano. 
Andrea Russo 
Coordinatore di La Destra - Sezione di Portanuova



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