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lunedì 16 luglio 2012

Il divo, un'occasione perduta

Capita di vedere anche in questi giorni un film dell'ottimo Paolo Sorrentino, Il Divo, film più o meno biografico sulla vita di Andreotti. "Finalmente un film su Andreotti", qualcuno disse all'epoca, dopo un cinquantennio di governi democristiani.


Eppure a me questo lavoro sembra un'occasione persa.


Un personaggio come Giulio Andreotti, che ha tenuto le redini del potere per decenni con abilità ed equilibrismo Machiavellico, viene trattato solo alla luce delle vicende giudiziarie.


Si può avere qualsiasi opinione sull uomo politico e sull'imputato.


Il punto è un altro: visto che la materia trattata comprende decenni di vicende politiche e di vita del nostro paese, si poteva senz'altro osare di più


Io francamente avrei fatto partire la storia dall'età giovanile, quantomeno dai primi incarichi di governo. L'idea si poteva sfruttare molto più a fondo. Si poteva creare una saga, addirittura un serial per quanto materiale c'è in termini di eventi, di pagine di giornali, di documentazione disponibile. Si rendeva necessario un lavoro di rielaborazione, piuttosto che di invenzione.


Sorrentino invece parte dagli anni '90, ovvero dalla fine (visto che in seguito la dc scomparirà e con essa il suo esponente più interessante), sposando la tesi accusatoria dei due processi Andreotti (terminati con una prescrizione e due assoluzioni).
Il buon Tony Servillo qui non è brillante come al solito, ingessato in un personaggio che non lo rispecchia, ma in cui si sarebbe potuto calare meglio. Lo stesso trucco applicato all'attore casertano per renderlo somigliante non fa altro che appesantirlo ulteriormente e renderlo meno credibile.


Niente a che vedere con la magia de "L'Uomo in più" della stessa coppia Sorrentino-Servillo

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