martedì 31 gennaio 2012

Miti e leggende da bancarella alimentano il consumismo.

E' un po' di tempo che l'uomo comune, alle prese con le beghe di tutti i giorni, non si riconosce con quanto esprimono i cantanti. Il problema è che al giorno d'oggi, a differenza di cinquant'anni fa, gli italiani hanno un livello d'istruzione più alto, e un po' tutti scrivono libri, in fondo il 50% di noi si sente un intellettuale, sopra la media, originale e caustico. Sì, è vero: il cantautorato degli anni '70 ha sviluppato una gamma di sentimenti più ampia, di tematiche più varie che non fossero l'amore uomo-donna, si è iniziato a cantare di politica, di sesso, di omosessualità, di discriminazione razziale, di solitudine, di malinconia, di strazianti pene d'amore cantate in tono lagnoso e non più con il dicotomico binomio: testo triste-musica allegra.
E' vero anche che gli artisti rimangono artisti, e quindi sono abituati a capovolgere il punto di vista delle cose, mantenendo la linea del paradosso, dell'inversione dei valori, del bianco che deve essere nero non perchè è così ma perchè si è bastian contrari.
La vita concreta del saldatore di Avezzano, le sue esigenze, il suo sentire, non collimano con questa certa utopia, che aveva senso negli anni '70 ma nel 2012 non funziona più. Ci siamo smaliziati, seguiamo un po' meno le mode come pecore, facciamo più quello che ci pare senza pensare a cosa dirà la gente. I tabù da rompere sono molti meno, e ad un revisionismo odierno ci rendiamo conto che anche i figli dei fiori diventavano una merce con cui fare quattrini a palate, a suon di milioni di dischi di Patti Smith, di Joan Baez, di Bob Dylan e chi più ne ha più ne metta. Un idealismo svuotatoci accompagna oggi come allora, tra un paio di jeans alla moda e una lattina di coca-cola sempre in mano.
Gran parte di quelli che andavano ai raduni del Parco Lambro a Milano o a Woodstock adesso non pagano le tasse e sono i primi a non lasciare posto ai giovani.


Il mito facile è dietro l'angolo: per vendere i propri prodotti i media e le aziende tentano di crearne sempre di nuovi: tutto è un mito, milioni sono i guru, gli opinion leaders, i cantanti "giusti" .
Vasco Rossi, Ivano Fossati, Marco Masini (poi pentitosi) danno addio alla musica? Pubblicizzano tale evento per attirare l'attenzione e vendere qualche disco in più o sono del tutto sinceri? Ad ogni modo, il panettiere della Brianza, (che ha già problemi di rincoglionimento per aver scambiato la notte col giorno a causa del suo lavoro) gli dice un bel: e chi se ne frega!


Ci hanno talmente imbottito di films e di immagini di Celentano, che va di moda dagli anni '50. Il molleggiato si ha insultato i vertici Rai perchè non si sarebbe fatto come voleva lui a Sanremo, dove percepirà tra i 300 000 e i 700 000 euro. Ora cantante e dirigenti stanno giungendo ad un accordo. Celentano ha annunciato che i soldi del compenso andranno in beneficenza.


La sostanza però non cambia, sono sempre troppi quattrini, sono soldi dei contribuenti e la Rai deve avere più rispetto nel loro utilizzo. C'è chi dice: "Ma Celentano ripaga la Rai con gli sponsors che attira". Ah sì? allora se la Rai ha gli sponsors, perchè paghiamo 112 euro di canone? Delle due l'una: o il canone o la pubblicità (ma questo è un discorso a parte).


Eccoli lì, i Guru preconfezionati che vivono nel ventre delle vacche: abbiamo ancora voglia di fare del cantante o dell'artista un santone? Francamente, quelle certe "notti tra cosce e zanzare", concettualmente, non hanno cambiato la vita a nessuno.
Oggi tutti scrivono libri: basta una comparsata in tv di qualcuno che non sa fare niente, ed ecco a distanza di due mesi comparire il suo libro nelle vetrine. Buon per lui. Resta il fatto che il libro di chi vive solo di apparenza non cambierà la storia nè del pensiero debole moderno, nè revisionerà le teorie del "pensiero forte" antico.
Andrea Russo

sabato 28 gennaio 2012

Hai un lavoro da propormi? Scrivimi

Svolgo la professione di giornalista ed addetto stampa.
Se hai un lavoro da propormi, puoi scrivermi a:
andrearusso1979@hotmail.it

mercoledì 25 gennaio 2012

Botta e risposta tra Vialli e Zeman. Il silenzio sarebbe gradito da parte di entrambi.

Anni fa, prima che la Juventus venisse messa sotto accusa per doping, Zeman espresse dubbi sulla crescita atletica di alcuni suoi giocatori. Poco tempo dopo ci fu un processo da cui venne fuori ben poco: il medico sociale Agricola prescriveva ai bianconeri sostanze strane, ma non illecite. Per tirare su i giocatori dallo stress fisico forte a cui erano sottoposti, somministrava loro fosfocreatina (un farmaco che si da ai malati di cuore) e antidepressivi.

 
In questi giorni Vialli, che ha giocato nella Juve dal '92 al '96, ha avanzato dubbi sul social network "twitter", riguardo alla splendida tenuta atletica dei giovani del Pescara di Zeman in questo periodo, rilanciando la polemica.
Sarebbe stato meglio per entrambi astenersi da dichiarazioni, se poi non si supportano con prove.

Non si degnò all'epoca Zeman di fornire prove a sostegno dei suoi dubbi contro la Vecchia Signora. Altrettanto ha omesso di fare il grande calciatore e poi allenatore Gianluca Vialli.
Di sospetti, illazioni, diffamazioni, sono pieni i periodi peggiori della storia dell'uomo.

 L'inquisizione, la caccia alle streghe, le purghe staliniane, i regimi di sinistra e di destra del '900 hanno in comune punizioni derivanti dal semplice sospetto.
Se si hanno le prove per accusare qualcuno, la sede più appropriata per farlo è il tribunale. Meglio tacere altrimenti.

Sì, è vero, l'uso di farmaci non proprio ortodossi, anche se legali nella Juventus di Vialli non era un bell'esempio per lo sport. Altrettanto non è un buon esempio il modo di fare di Zeman, che critica spesso i suoi colleghi. Ha criticato il gioco di Lippi, di Capello, di Donadoni, di Mancini.

 Ha definito Mourinho, rispondendo affermativamente alla domanda di un giornalista, "Un grande comunicatore, che nasconde il fatto di essere un mediocre allenatore"
Ha poi criticato Ranieri, in un momento in cui questi affermò di privilegiare il risultato allo spettacolo.

Insomma Zdenek Zeman fa le pulci ad allenatori che hanno vinto molto più di lui e che hanno allenato squadre ben più blasonate delle sue. Per di più sostiene che Moggi ha distrutto la sua carriera: non è colpa di Moggi se nel 1999 è durato in panchina solo tre mesi al Fenerbahce, e altrettanto fallimentare si è rivelata la sua esperienza nel 2008 alla Stella Rossa di Belgrado. Altrettanto non sono colpa di Moggi le sue deludenti prestazioni da allenatore dell'Avellino nel 2003-2004 e nel Foggia dell'anno scorso.

Zeman, le sue buone occasioni per allenare squadre importanti le ha avute, dopo Roma e Lazio. Fino ad ora, però, ha vinto soltanto un campionato di C-2 col Licata nel 1985 e uno di serie B col Foggia nel 1991.

Quest'anno gli giungono tanti complimenti: il suo Pescara gioca un bel calcio, ma a corrente alternata. Il Pescara è terzo, ad un punto da Sassuolo e Torino, in serie B.
Ha vinto tante partite, soprattutto in casa, con un gioco spumeggiante. Ha altresì rimediato diverse brutte figure, in casa col Grosseto poco più di un mese fa, col Torino fuori casa con 4 enormi svarioni difensivi, a Reggio Calabria, a Castellamare di Stabia e a Livorno.

Il Pescara corre molto perchè ha una media bassa nell'età dei giocatori, e perchè Zeman lavora molto sulla velocità. Quest'anno la squadra adriatica fa un bel gioco ma non ha nulla di mostruoso.

 I sospetti di Vialli , quindi, sull'iperefficienza fisica del Pescara in realtà sopravvalutano il valore stesso della squadra: su di essa piovono commenti come si trattasse del Real Madrid di Hugo Sanchez. Restiamo calmi: Il Delfino è una squadra terza in classifica, in un campionato di serie B. Fa un calcio spettacolare, sì, ma lo fa contro avversari spesso modesti. E' una squadra molto forte se rapportata alla cadetteria. E' una squadra modestissima se paragonata a Milan e Inter.

Vialli dunque dovrebbe evitare di dare troppa importanza al Pescara con illazioni stupide e ai limiti della diffamazione, e Zeman dovrà ricordarsi che quando avrà messo in bacheca un campionato e una coppa dei campioni nello stesso anno, o una coppa del mondo, potrà definirsi meglio di Mourinho e di Lippi.

martedì 24 gennaio 2012

"I Simpson", molto più di un cartone animato.







Era il 1987 quando al disegnatore Matt Groening fu affidato uno spazio di pochi minuti per fare da intermezzo al famoso talk show di Tracey Ullman


Ma l'inizio della serie, con episodi da mezz'ora, era vicino. Vinti alcuni scetticismi di alcuni membri della produzione, che erano un po' frenati dalla poca educatività di tale opera, Matt Groening riuscì a far girare la sua creazione sulla Fox. E siccome si trattava di una tv giovane e un po' inesperta sotto alcuni aspetti, riuscì a strappare una clausola nel contratto che comprendeva una "assoluta libertà espressiva da parte degli autori.


Ma anche Matt Groening e i suoi collaboratori non avrebbero mai previsto il successo dei Simpsons, questi personaggi gialli che avrebbero imperversato in televisione per oltre vent'anni (e probabilmente lo faranno per molto tempo ancora).


Il successo della serie televisiva "I Simpson" è facilmente spiegabile: è un prodotto trasversale, che raccoglie telespettatori di ogni età.


E' una serie tutt'altro che perbenista: un padre che picchia il figlio continuamente, i difetti di ogni personaggio messi in piazza vergognosamente, il dare risalto ai difetti di ciascuno anzichè i pregi sono l'elemento principale di quasta saga dell'antieroe che si sintetizza nel suo personaggio prtincipale: Homer Simpson.

Inoltre la realtà nei Simpsons non è edulcorata: c'è gente che muore o finisce all'ospedale, altri vanno in rovina finanziaria e finiscono a chiedere l'elemosina, ci sono rapine con tanto di fucile spianato. L'edulcorazione in realtà c'è ma è di natura diversa: sta nell'ironia con la quale anche gli episodi più tragici, viscidi o violenti vengono trattati.


Homer è diventato il personaggio fumettistico (esistono anche in fumetti) e dei cartoon più amato in tanti paesi del mondo.


Non si può però competere in popolarità con lui: ha un aspetto tenero e che fa ridere, con i suoi occhi grandi, la sua pelata e il suo pancione. Inoltre si appropria di caratteristiche umane, ma al tempo stesso, in quanto pupazzo dei cartoons, non dovrà mai rispondere delle sue azioni di fronte a nessun tribunale, nemmeno nelle scene tragicomiche in cui ritualmente strangola Bart o manda a fuoco la centrale nucleare in cui lavora.


E' un uomo pieno di difetti ma buono, talvolta ricorre a piccoli gesti di furbizia, un po' come tanta gente comune che di fronte alle tante difficoltà della vita cerca di cavarsela sgomitando (si pensi ai famosi siparietti col vicino Flanders). La sua modestia di impiegato sottomesso e la sua furbizia fanno ricordare un po' Fantozzi, con cui forse condivide anche l'ambizione di corrispondere ad un personaggio "medio", ma con debolezze molto più accentuate.

Di sicuro c'è che al giorno d'oggi Homer straccia qualsiasi personaggio disneyano, anche se c'è da ammettere che nell'edizione fumettistica di Topolino diversi grandi disegnatori hanno conferito molta personalità in più ai personaggi in questione rispetto agli scialbi films Disney di 30-50 anni fa.


Se l'autore Groening eccede in qualcosa, è nell' aver esagerato le negatività: viene descritta un'America in cui niente davvero funziona, un paese di cialtroni che ovviamente non corrisponde al vero.


Groening diventa calzante invece in tante piccole battute a ruota libera che fa pronunciare ai suoi personaggi. Non nasconde le sue simpatie politiche verso i democratici, nè risparmia la sua satira contro personaggi famosi, come George Bush padre.


I personaggi, anche quelli secondari, sono tutti ben delineati psicologicamente: abbiamo una famiglia con una moglie devota, un padre rozzo, pigro e ubriacone, a volte cinico ma in fondo molto tenero quando vuole, un figlio teppistello, una bambina dal quoziente intellettivo sopra la media, politicamente impegnata e vegetariana, una lattante col ciuccio, un nonno rincretinito e a rischio infarto e le due sorelle della moglie sole e intristite.


Ma sarebbe lungo ancora citare poi un vicino iper-religioso e la sua famiglia, un barista rude, un sindaco corrotto e donnaiolo, un clown venale e con amicizie poco raccomandabili, un preside mammone che ha un rapporto tira e molla con una insegnante, due medici pazzi, un bidello buono ma dalle maniere brutali, un imprenditore senza scrupoli con un leccapiedi che lo serve in tutto, un prete un po' stanco e bigotto, e ancora molti altri.


In definitiva I Simpson sono la più longeva serie televisiva nella storia, nonchè la miglior creatura di Matt Groening, che ci ha riprovato con Futurama ma con minore successo. Tra i numerosissimi riconoscimenti attribuiti alla serie, ci sono 23 Emmy Awards e una stella nella Hollywood Walk of Fame.


Con buona pace di tutti, bisognerà ammettere che personaggi non reali, con gli occhi prominenti e un insolito colorito giallo saranno ricordati per sempre come parte della storia del ventunesimo secolo.

martedì 17 gennaio 2012

Pescara "bello di notte": batte il Verona e lancia la sfida alla capolista Torino

Al termine di un'ottima prestazione, il Pescara si aggiudica i tre punti tra le mura amiche contro un discreto Verona. Gli scaligeri hanno tentato di fare la classica partita da trasferta: catenaccio e contropiede, con un modulo 4-1-4-1, ma hanno dovuto arrendersi ad un tridente biancoazzurro in grande spolvero. Da ricordare è la splendida cornice di pubblico: oltre 21 000 persone tra paganti, abbonati ed accreditati. Al 3' Kone scambia con Verratti, entra a percussione in area dalla fascia destra e cade a terra. Per l'arbitro l'intervento è regolare. All'8' Tatchidis lascia partire un tiro velleitario dalla lunga distanza, che termina molto alto. Al 10' Insigne scatta sulla sinistra e tenta un pallonetto morbido a pochi metri dalla porta: alto. Due minuti più tardi c'è il vantaggio biancoazzurro grazie a una bella azione coordinata; Kone scambia con Immobile e trafigge il portiere Rafael: la palla si insacca alla sinistra del portiere. Al 16' un bellissimo pallonetto di Insigne viene deviato da Rafael. Al 25' Insigne esegue uno splendido stop sulla sinistra e serve Immobile, che esplode un potente tiro che finisce alto. Al 27' Kone si oppone a Rafael che si distende sull'angolo sinistro della porta. Al 35' Insigne ci riprova: il suo tiro è di poco a lato. Al 38' passa il Verona sull'asse Russo-Ferrari, il quale riceve un pallone basso al centro dell'area piccola e batte Anania. Al 49' il Pescara torna in vantaggio: coronando una complessa azione da goal, Immobile raccoglie un passaggio basso di Cascione e scarica un potente tiro sull'angolino destro. Al 54' Tachtsidis si rende pericoloso, ma la difesa ribatte quasi sulla linea: sul capovolgimento di fronte, Insigne recupera sulla trequarti un pallone che stava per andare sull'out di sinistra, compie un lungo affondo e mette al centro per Immobile, che in velocità si ritrova un grande spazio di fronte, rimane freddo e a pochi passi dal portiere esplode un bellissimo tiro che si insacca sull'angolino destro. La reazione del Verona si sostanzia nel bel colpo di testa ravvicinato di Berrettoni e nell'affondo e nel tiro di D'Alessandro poco dopo, ma in entrambi i casi Anania devia la palla in angolo. Per il resto è quasi un monologo biancoazzurro: il Pescara vince e convince e si propone come la più temibile sfidante per la capolista Torino.
Andrea Russo
Pubblicato su Abruzzoblog.it

domenica 15 gennaio 2012

Istituti di rating sotto accusa.

L'Italia , così come la Francia e molti altri paesi europei, non è a rischio fallimento.
L'attività degli istituti di Rating, come è stato ben esposto sui quotidiani nazionali odierni, non è basata sull'onestà intellettuale e ben presto si scoprirà quali sono gli interessi di queste agenzie.


Che cosa sono le agenzie di rating? Si tratta di istituti che valutano, detto in parole povere, la capacità di restituire i propri debiti da parte di enti pubblici e di aziende.


Tali organismi di valutazione sono proprietà di compagnie dell'alta finanza, che dovrebbero essere controllate da essi. Probabilmente c'è un interesse a far fallire l'area euro, poichè tale divisa monetaria è un temibile concorrente per il dollaro.


Pagare beni e servizi in euro anzichè in dollari costiutuisce, negli affari, un grave danno per gli Statunitensi, la cui moneta vale il 27 % circa in meno.


Se non sono  stati accertati con precisione, per il momento, i fini per cui gli istituti Moody's e Standard & Poors cercano di svalutare l'Europa, di certo c'è la prova che essi non seppero prevedere l'imminente fallimento di Parmalat e di Lehman Brothers.


Il danno che essi hanno apportato l'altro ieri all'Ue, con il declassamento di Italia e Francia, è alto, nonchè inopportuno, visto le grandi riforme che questi paesi stanno attuando e gli accordi internazionali che stanno prendendo.


C'è un dolo, ormai appare chiaro.


E' una frottola pazzesca che Italia e Francia rischino di non corrispondere l'equivalente del proprio debito, negli anni.


In primis perchè tra poco, in base ai cambiamenti effettuati, la tendenza verrà invertita e anche il nostro paese vedrà tra un anno o due iniziare a ridursi il debito pubblico, che fino ad ora è cresciuto per colpa di interessi spropositati.


Il secondo motivo è che un paese come il nostro è ricco di risorse naturali, di patrimoni pubblici e privati, di basi per fare business che possono essere utilizzati per far fronte al debito e sono enormemente superiori ai 1900 miliardi di euro a cui esso ammonta.


Ovviamente non li pagheremo tutti insieme, ma nel corso di molti anni;  grazie anche alla linea ferma di Monti, che non cederà insieme ad altri alla linea della Merkel del "tutto e subito", ci sono prospettive di crescita economica.


I soldi che paghiamo di tasse devono essere investiti anche per la crescita e per il funzionamento della vita pubblica, se cercassimo di sviare troppi fondi solo per pagare le nostre esposizioni debitorie saremmo rovinati.


Per fortuna le forze politiche italiane di destra e di sinistra sono concordi nell'andare in un'altra direzione.

sabato 14 gennaio 2012

Il Paese dei furbi

Il fatto che vi siano tante lobby, tante caste che arrecano danno ai più deboli è uno degli indici che l'Italia è un Paese di furbi e di prevaricatori e che le cause dei suoi mali stanno nel popolo, prima ancora che nei governanti che sono sua diretta emenazione.


Penso inoltre a coloro che preferiscono prendere a lavorare emigranti a condizioni più favorevoli per loro ma illegali perchè in violazione delle normative sul lavoro.


In questo caso non la penso come la Lega Nord: i delinquenti sono gli sfruttatori, non gli sfruttati.


Si parla tanto della delinquenza degli immigrati, ed è giusto farlo, senza generalizzare troppo. Si parla però troppo poco dei nordafricani ingaggiati dalle mafie per lavori stagionali, agricoli, edilizi.


Si parla troppo poco delle famiglie cosiddette "perbene" che non mettono in regola le badanti, condannandole spesso alla clandestinità.

Non dimentichiamoci delle Università

Il Governo dei Professori non si dovrebbe dimenticare di agire sui propri colleghi:


I docenti universitari nelle Università Italiane fanno nella grande maggioranza dei casi quello che gli pare.


Sono governati da Rettori, ovvero professori eletti da altri professori. Non c'è un controllo sulla produttività, che tra l'altro è scarsa: poca didattica, studenti poco seguiti, poca  produzione scientifica: è un dato incontrovertibile, anche un ignorante può controllare e rendersene conto.


Nei miei trascorsi universitari ho riscontrato episodi di professori che nel giorno degli esami non si presentavano, che annullavano lezioni all'ultimo momento senza recuperarle e molto altro ancora.


I nepotismi sono già stati smascherati abbastanza bene dalla stampa, così come le raccomandazioni, le collusioni con la politica. Non è un mistero la presenza in parlamento e nei governi di docenti universitari.


Disse bene Il fisico premio Nobel Giacconi: "Bisognerebbe radere al suolo le università italiane e rifondarle per intero".

Liberalizzazione delle professioni notarili

I criteri di selezione dei notai sono durissimi, in quanto il notaio è un pubblico ufficiale che tra l'altro ha una utile funzione di prevenzione delle cause tra le parti.


Questo in teoria.


Nei fatti molti notai sono figli di notai e nipoti di notai.


C'è dunque da intervenire, abbattere il numero chiuso e far svolgere i concorsi con meno imbrogli, nonchè distruggere il nepotismo.


Sbagliato, invece, è il paragone con gli Stati Uniti e il public notary, che ha funzioni più limitate e fa piccole cose come l'autenticazione delle firme.


Negli Stati Uniti si sente spesso la mancanza di un pubblico ufficiale che risolva casi più complessi, tanto è vero che in Louisiana e in Florida hanno modificato recentemente la fugura del notaio sullo stile italiano e dei paesi latini.

Liberalizzazione dei taxi

Sono decisamente a favore delle liberalizzazioni che il Governo intende fare.


Perchè ci deve essere un numero chiuso di notai, di farmacisti, di taxi?
Perchè se ho una macchina e voglio portare a spasso qualcuno tramite compenso ci deve essere un assurdo divieto?


In altri paesi lavorano molte più persone con i taxi, in virtù del regime di concorrenza i prezzi sono più bassi, molte più persone usufruiscono del servizio e i taxisti guadagnano anche di più.


Quelli che protestano oggi avrebbero dei vantaggi, al di là di quanto pensano loro stessi.
Oggi in Italia quasi nessuno fa uso di questo mezzo proprio perchè non essendoci concorrenza i prezzi sono altissimi.


Alcuni conducenti di taxi si mettano una mano sulla coscienza: aumentano il prezzo agli ignari stranieri, proclamano sciperi selvaggi, chiedono un confronto ma poi sanno solo urlare le proprie ragioni, non discuterle civilmente


(mi riferisco agli esagitati visti in tv in alcune recenti vicende, ma posso dire che ho assistito a riunioni tra istituzioni e taxisti più che decorose).


Si dovrebbe avere la facoltà di parcheggiare il taxi in piu' posti, di caricare i clienti in qualsiasi comune italiano, non in uno solo, variare il servizio anche con altre funzioni: l'accompagnamento agli anziani, ad esempio, con tariffe mirate, con la possibilità di dividere il costo del taxi in 3 o in 4 persone.


Se ciò venisse reso esecutivo, migliaia di persone troverebbero lavoro e gli utenti ne avrebbero un sicuro vantaggio.

giovedì 5 gennaio 2012

Comunicato stampa La Destra Pescara

Solidarietà al sindaco Luigi Albore Mascia e invito a tutte le forze politiche a ricompattarsi per il bene di Pescara




Apprendiamo dai giornali delle dimissioni degli assessori Cazzaniga e  Cardelli , aventi rispettivamente delega al turismo e al commercio. Un piccolo terremoto è avvenuto a Palazzo di Città, con i suddetti amministratori che hanno annunciato di voler lasciare le loro poltrone istituzionali per tornare alle proprie attività professionali.


Quali che siano le loro vere motivazioni e i retroscena di questa vicenda, lo riteniamo un atto di scarsa sensibilità verso la situazione delicata che Pescara, unitamente a tutto il Paese, sta affrontando.


Anche nel nostro capoluogo aumenta la povertà, ci sono famiglie in situazioni debitorie, incapaci di garantire il minimo per una sopravvivenza decorosa a bambini ed anziani, aziende ed esercizi commerciali che falliscono. Centrale è l'importanza del Comune nel cercare di alleviare le loro sofferenze. Fondamentale, inoltre, è la funzione di dicasteri locali come quelli al commercio e al turismo nel rilancio di un'economia cittadina che vive principalmente di turismo e di negozi. Non è da trascurare inoltre il rilancio dell'istruzione, della formazione e della cultura, (che hanno rischiato di  non avere  più un rappresentante istituzionale a Pescara), per il rilancio sia spirituale che materiale di una comunità locale.


La Filosofia dell' "Anno nuovo vita nuova" interpretato alla lettera dagli assessori in questione, l'atteggiamento di liberazione dalle responsabilità, la strategia del disimpegno e l'attuazione di una silenziosa protesta preferita alla discussione dei punti critici non fa parte della cultura di La Destra.


Inoltriamo dunque un appello a tutte le forze politiche pescaresi, di maggioranza e di opposizione, affinchè si adoperino per far funzionare appieno la vita democratica. Vogliamo evitare che l'esecutivo diventi attivo soltanto nominalmente e venga di fatto paralizzato. Peggio ancora sarebbe tornare alle elezioni in questo delicato momento storico, perchè sarebbe una sconfitta per tutti.


Auspichiamo che i nuovi inquilini del Palazzo di Città che siederanno negli assessorati rimasti vacanti abbiano maggiore senso di responsabilità e non facciano prevalere risentimenti personali sugli interessi di una comunità di oltre 120 000 abitanti.


Questa vicenda non porta lustro nè a Pescara nè al centrodestra, poichè questi hanno ben altro prestigio e ben altre tradizioni da riportare in auge anche nel futuro.


Il Segretario Provinciale
Alessandro Baldati


L'Addetto Stampa
Andrea Russo

Alcuni episodi di maleducazione

Ho compilato una piccola lista personale di episodi di maleducazione avvenuti nella mia città Pescara, un posto di mare bellissimo dove forse c'è qualcosa da cambiare a livello di mentalità. Ovviamente ho conosciuto qui tante persone dal cuore sincero. Sono uno che non ama rinchiudersi nella propria cerchia di pochi amici e stare per i fatti suoi. Il contatto umano per me è importante, come è primaria l'esigenza di sentirsi tutti parte di un'unico contesto.

Alcuni episodi di maleducazione a Pescara



Non sono un moralista, nè ritengo me stesso perfetto. Tutti abbiamo i nostri difetti, ma quando si parla di migliorare la nostra società non si può prescindere dal rispetto nei confronti degli altri. Nella mia città, ma non penso solo qui, assisto quotidianamente ad esempi di maleducazione, dovuta principalmente a un'ignoranza profonda di alcuni.


Al Pub (1)


E' successo 8-9 anni fa. Pagai 3 euro e 50, che allora era una cifra davvero assurda all'epoca , per due dita di Porto. Chiesi il vino e il barista di un noto pub irlandese di Pescara prese una bottiglia che aveva una specie di scontrino attaccato alla bell'e meglio al posto della marca. Gli dissi letteralmente: "Posso vedere la bottiglia"? Non l'avessi mai fatto. Mi rispose: "Io ti spacco la bottiglia in testa" (afferrandola e agitandola in maniera minacciosa) "io ti do solo roba buona". Mi accorsi che era ubriaco, lo feci calmare minimizzando l'accaduto perchè non mi andava di litigare.


Al Pub (2)


Pochi giorni fa a Capodanno, verso l'una sono entrato in un disco pub: 10 euro con la consumazione.
Presento lo scontrino per farmi dare il drink e dico alla barista: "siccome mi sento gonfio potrei avere una bottiglia d'acqua al posto del drink?
"E tu per dieci euro vuoi una bottiglia d'acqua intera"?
"E quanto devo pagare, trenta euro per una bottiglia d'acqua?" ho pensato.
"Va bene, vorrei un'acqua tonica" La barista mi ha versato l'acqua tonica in un bicchierone, svuotando una bottiglia che costava almeno tre volte rispetto all'acqua semplice.
La stupidità talvolta non ha limiti




Al pub (3)

In un disco pub al confine tra Pescara e Montesilvano dove c'è l'ingresso gratuito, hanno fatto obiezioni riguardo ai miei vestiti e non mi hanno fatto entrare.
La prima volta ero con dei pantaloni di marca ma che arrivavano poco sotto il ginocchio, perchè era giugno e c'erano trenta gradi. Hanno preteso che avessi i pantaloni lunghi e non mi hanno fatto entrare, per un party sulla spiaggia con la piscina frequentato da persone di ogni estrazione.

Sempre nello stesso locale, che ha uno spazio coperto per l'inverno, mi sono recato alcuni giorni fa e non mi hanno fatto entrare perchè il buttafuori ha detto: "non mi piace come sei vestito". Ritengo di essere sempre vestito in maniera molto decorosa, ma al di là di questo un'azione del genere viola la legge in quanto discriminatoria. A meno che non offenda il pudore delle altre persone, chiunque, quand'anche non fosse vestito "di marca" ha il diritto di entrare in un locale pubblico, se l'ingresso è libero.


Allo stadio

Un noto consigliere comunale della minoranza, approfittando del fatto che gli stewards allo stadio avevano aperto il cancello per me che avevo presentato accredito e tessera da giornalista, è entrato con nonchalance accompagnato da una signora, se non sbaglio anch'essa appartenente al mondo politico pescarese.

Uno degli addetti alla sicurezza gli ha detto: "Scusi, mostri il biglietto, per favore" 

Lui si è girato e l'operatore, riconoscendolo, gli ha detto: "ah va bene vada!"

Per quanto noto a livello locale, anche lui aveva il dovere di presentare il biglietto come tutti i comuni mortali.

Invece questo signor nessuno, che è soltanto un consigliere comunale di opposizione di un comune di 120 000 abitanti, se n'è andato ridacchiando insieme alla sua amica.

Non è prima volta che questo signore mostra tutta la sua arroganza da bullo di periferia.


Alla stazione


Chiedo un biglietto per Lanciano, per seguire, da giornalista, l'Europeo di Basket Femminile del 2007.

Il bigliettaio mi dice di andare allo sportello successivo. C'è soltanto una famiglia di fronte a me e dalla conversazione apprendo che la bigliettaia è una loro amica. L'impiegata delle f.s. fa una consulenza che dura mezz'ora. Protesto e la madre di famiglia arrogantemente mi dice che devo aspettare. I treni però non aspettano, e il mio è probabilmente già partito, come infatti riscontrerò dopo.
Mi rivolgo di nuovo al primo bigliettaio e scopro che lui non doveva fare altro che allungare una mano verso l'altro box e prendere un mucchio di biglietti per staccarne uno.


Questi sono solo alcuni degli episodi che potrei citarvi in tanti anni di vita a Pescara: commercianti che ti maltrattano quando tu vuoi comprare qualcosa, altri negozianti che ti fanno pagare più del prezzo dovuto (e a volte te ne accorgi soltanto dopo). 

Ci sono locali per giovani dove ti fanno fare la fila soltanto per far vedere che da loro c'è tanta gente ad aspettare fuori o dove paghi un drink addirittura 10 euro e te lo mettono in un bicchiere con due terzi di ghiaccio e un terzo di bevanda.

Certo, queste cose succedono un po' dappertutto, ma non bisogna per questo fare gli struzzi e nascondere la testa sotto la sabbia. Ritengo anzi utile aprire un dibattito su questo, affinchè le cose migliorino.

Andrea Russo  
per  la testata Abruzzoblog.it

domenica 1 gennaio 2012

Botti di Capodanno: 2 morti e 561 feriti, per ora

Ecco fino a dove l'idiozia collettiva porta.

ROMA - E' di due morti e 561 feriti il bilancio, fatto dalla Polizia, delle persone coinvolte negli incidenti di fine anno a causa di botti, petardi e proiettili vaganti. Il numero dei feriti complessivi è in aumento (498 lo scorso anno), ma sono diminuiti quelli con lesioni oltre i 40 giorni (35 rispetto a 44). Tra i feriti 76 hanno meno di 12 anni. "Gli episodi più gravi sono dovuti all'uso sconsiderato di prodotti pirotecnici illegali", fa sapere la Polizia. La Polizia rivolge "un richiamo forte affinché si vigili anche in queste ore per evitare che eventuali botti inesplosi, lasciati incautamente per le vie, vengano maneggiati, specie dai bambini più piccoli". Le forze di polizia hanno arrestato o denunciato in tutta Italia 437 persone. Sono stati inoltre sequestrati quasi 1.200 lanciarazzi, 8 armi comuni da sparo, oltre 157 munizioni, oltre 64 tonnellate di manufatti pirotecnici, quasi 3 tonnellate di polvere da sparo, oltre 8,5 tonnellate di prodotti esplodenti artigianali e più di 11.000 detonatori (lo scorso anno erano stati meno di 300).

(Fonte: Ansa)