Biancazzurri spreconi, Baroni rischia il posto
(A sinistra: Claudio Coralli, attaccante trentenne del Cittadella, è stato l'eroe della partita)
Un Cittadella tutto cuore e grinta ha la meglio sul blasonato Pescara, in una partita rocambolesca che aveva rischiato di perdere. Il Delfino invece risulta addirittura brillante in attacco, ma paga il pegno di una difesa colabrodo.
Al 1' Gerardi si fa notare subito per un diagonale di poco fuori. Passano quattro minuti e ancora Gerardi è protagonista: cross dalla destra e l'attaccante di casa spedisce il pallone in rete, trafiggendo Fiorillo.
Il Pescara reagisce e al 15' Politano su punizione disegna una parabola bellissima che termina nell'angolino basso della rete: 1-1.
Il Pescara domina il campo per tutto il resto del primo tempo e prova a ritoccare il risultato ancora, tre volte con Politano e una con Bjarnason, ma senza successo.
Ma le emozioni più forti devono ancora arrivare: al 2' della ripresa il portiere di casa Valentini respinge uscendo dal'area piccola, Melchiorri ribatte di testa e lo scavalca: 1-2 per il Pescara.
Dopo due minuti Pasquato tenta un pallonetto e per poco non sigla il terzo goal per gli ospiti.
Inspiegabilmente il Pescara fa marcia indietro, e al 14'st Coralli raccoglie un cross dalla sinistra e con un colpo di piatto spedisce la palla in goal da pochi metri.
I granata sembrano rinvigoriti e passano in vantaggio, ancora con Coralli che liberandosi dalla marcatura di un difensore, spedisce una parabola ad effetto a sinistra del portiere Fiorillo.
Nell'arco del secondo tempo, tra gli ospiti, esce Pasquato per far posto a Maniero, quest'ultimo si infortuna poco dopo ed è rilevato da Sowe. Entra Zampano al posto di Melchiorri, ovvero un difensore al posto di un'attaccante e i biancazzurri adottano un 5-3-2. Nel finale Minesso rileva l'ottimo Coralli per i padroni di casa.
La gara termina con la vittoria meritata di un Cittadella che ha avuto il coraggio di crederci fino alla fine. Il Pescara, come nelle precedenti due partite, sembra troppo allungato; c'è distanza tra i reparti e se il suo gioco fatto di lanci lunghi esalta gente come Politano e Pasquato, il centrocampo privo di filtro e la difesa troppo bassa lasciano spazio agli attaccanti avversari per ragionare e coordinarsi.
Baroni rischia la panchina, perchè la città del Vate è una piazza esigente e lui ha tanti giocatori di nome su cui contare: 2 pareggi e due sconfitte hanno fatto indispettire i tifosi, che già rumoreggiano sul web.
Foscarini, dal canto suo, può rasserenarsi per un attimo, visto che ha raccolto 7 punti in 4 partite ed è un bottino niente male per le aspettative della sua squadra che con molta dignità lotta ogni anno per la salvezza.
Andrea Russo
sabato 20 settembre 2014
mercoledì 17 settembre 2014
Tutti ballano con Beto Berman
Anche se a Pescara l'offerta musicale nelle serate danzanti non sia sempre di pregio, nella sua zona alcuni musicisti di grande talento trovano il modo di farsi notare. Uno di loro è Beto Berman, che propone brani scelti del cantautorato brasiliano. Beto suona la chitarra prevalentemente in funzione ritmica, ma ogni tanto qui e là è possibile ascoltare degli assoli inappuntabili che virano dal blues al reggae al jazz rock.
La sua voce non ha niente da invidiare a quella di gente nota come ad esempio la stella carioca Djavan. Con il suo ensemble riscalda le serate degli stabilimenti balneari d'estate e dei pubs d'inverno nella riviera abruzzese.
E' probabilmente impossibile non aver voglia di ballare all'ascolto di Beto, sia che suoni "Samba da minha terra" di Dorival Caymmi o brani più recenti, che sa allungare senza risultare mai noioso, infarcendoli di sfumature nordamericane.
Domenica scorsa, nel concerto conclusivo della stagione estiva alla "Lampara", ha proposto una interessante versione di Zazueira intramezzata da accenni della sigla di Starsky e Hutch: la melodia si sposava perfettamente con un sound duro e austero, mentre tanti giovani si dimenavano come matti.
Per quanto riguarda il pubblico, forse non è un caso che ai concerti di Beto le persone sotto l'effetto di sostanze sono poche e sicuramente molto meno rispetto alla maggior parte delle altre serate "disco" o di musica dal vivo.
Il concerto di Domenica è stato un degno saluto all'estate, con una atmosfera di sana gioia collettiva.
Ha impreziosito la serata la presenza di Carmine Ianieri (presente nella foto), sassofonista dalla carriera importante e perfettamente inserito nel sound del gruppo, composto tra l'altro dal batterista Bruno Marcozzi, dal percussionista Stefano Cinti e dal tastierista Davide Scudieri.
Poi ci sono alcuni inserimenti sporadici di altri amici strumentisti che intervengono a concerto già iniziato ma che sanno il fatto loro e che mandano implicitamente il messaggio che fare il musicista non è solo un mestiere ma può voler dire condividere qualcosa con gli amici.
Non ci si stanca di ascoltare le performances di Beto e compagni, che costituiscono una ventata d'aria fresca nel panorama musicale abruzzese, proprio come il vento delicato che soffia in questi giorni di Settembre.
lunedì 15 settembre 2014
L'illusione della democrazia partecipata
Nella stragrande maggioranza delle democrazie attuali e quelle del passato, l'elezione di rappresentanti che prendano decisioni per conto del popolo è la prassi.
Ultimamente, con movimenti di protesta sorti in mezzo mondo, tra cui il Movimento 5 Stelle in Italia, si torna a parlare di democrazia diretta o partecipata.
Il cittadino, secondo queste formazioni politiche, può prendere delle decisioni schiacciando un pulsante dal computer di casa sua.
La forma di democrazia diretta nella storia è sicuramente quella ateniese. Chiunque godesse dello stato di cittadino poteva votate in un parlamento chiamato Eliea, che aveva come sede un anfiteatro.
Nella Atene all'epoca di Socrate i cittadini erano 30 000 e gli schiavi 170 000. Ogni cittadino aveva diritto ad un modesto assegno di cittadinanza, altro cavallo di battaglia del popolo di Grillo che è presente anche in tanti stati moderni.
I cittadini Ateniesi però, potevano permettersi di occuparsi degli affari di stato e di oziare, sostanzialmente, perchè tanto c'era chi lavorava per loro.
E' riproponibile una organizzazione del potere simile nel mondo moderno?
E poi, avrebbero tutti la competenza per legiferare su tematiche complesse?
Ogni società ha bisogno di una gerarchia, fatti salvi i principi di democrazia e di interesse comune. La cultura però non è democratica: c'è chi la possiede e chi no.
Se i nostri politici non sono sempre preparati come ci aspetteremmo, essi comunque si avvalgono di esperti e di consulenti.
Certo, ogni sistema ha delle crepe nel suo interno, ma non esiste uno stato perfetto in un mondo perfetto.
Come si potrebbe poi far funzionare in maniera ordinata il voto di milioni di persone ogni giorno?
Chi garantirebbe la trasparenza di tutte queste persone che voterebbero online? Chi dice che la persona dietro lo schermo è proprio quella che dice di essere? Chi sorveglia la efficienza del meccanismo di voto elettronico, visto che nelle votazioni interne svoltesi online sul blog di Beppe Grillo vi sono stati degli hackers che sono riusciti a votare più volte?
Il giornalista non è un indovino
Quando vi sono i dibattiti calcistici durante il campionato, sulle tv locali, spesso intervengono i tifosi che possono parlare direttamente coi calciatori, coi responsabili tecnici o coi giornalisti.
Una delle critiche che viene mossa più frequentemente alla stampa quando la squadra del cuore non rende in campo è: "Voi siete esperti, dovevate dirlo da subito che questa squadra è scarsa!".
Il giornalista è una persona che può avere tra le formazioni più disparate. In Italia l'accesso alla professione avviene mediante un esame che segue a un corso o a due anni di praticantato presso una testata. In genere il giornalista si occupa degli argomenti in cui è più ferrato.
Di sicuro però, nel suo apprendistato non segue corsi di stregoneria, non impara a leggere i fondi del caffè, nè pratica l'aruspicina. Sebbene zone come l'Abruzzo contino nutrite comunità rom con delle zingare che leggono la mano, questo non fa dei giornalisti abruzzesi degli indovini.
Il futuro non si può predire, si possono valutare i valori sulla carta dei singoli giocatori all'inizio del campionato, li si possono paragonare alle altre rose delle squadre concorrenti, si può obiettare l'utilizzo più o meno improprio di qualche elemento.
Detto questo, il mestiere del giornalismo si fonda sull'osservazione. Prima avvengono i fatti e poi si interpretano. Non avviene mai il contrario e chi non ne conviene da oggi in poi lo chiameremo Capitan Futuro.
Una delle critiche che viene mossa più frequentemente alla stampa quando la squadra del cuore non rende in campo è: "Voi siete esperti, dovevate dirlo da subito che questa squadra è scarsa!".
Il giornalista è una persona che può avere tra le formazioni più disparate. In Italia l'accesso alla professione avviene mediante un esame che segue a un corso o a due anni di praticantato presso una testata. In genere il giornalista si occupa degli argomenti in cui è più ferrato.
Di sicuro però, nel suo apprendistato non segue corsi di stregoneria, non impara a leggere i fondi del caffè, nè pratica l'aruspicina. Sebbene zone come l'Abruzzo contino nutrite comunità rom con delle zingare che leggono la mano, questo non fa dei giornalisti abruzzesi degli indovini.
Il futuro non si può predire, si possono valutare i valori sulla carta dei singoli giocatori all'inizio del campionato, li si possono paragonare alle altre rose delle squadre concorrenti, si può obiettare l'utilizzo più o meno improprio di qualche elemento.
Detto questo, il mestiere del giornalismo si fonda sull'osservazione. Prima avvengono i fatti e poi si interpretano. Non avviene mai il contrario e chi non ne conviene da oggi in poi lo chiameremo Capitan Futuro.
sabato 13 settembre 2014
Corso Vittorio Emanuele II riapre al traffico: commercianti soddisfatti
Il Corso riapre al traffico con qualche modifica
Pescara. Era stato già preannunciato all'indomani della vittoria di Marco Alessandrini alle elezioni comunali. Dopo una fase di studio e di consultazione con i commercianti e iresidenti della zona, si è giunti alla decisione ufficializzata oggi.
Corso Vittorio Emanuele II riaprirà al traffico, dopo essere stato pedonalizzato dalla precedente giunta Mascia, che anzi intendeva anche prolungare i lavori condotti solo su metà della strada.
Il nuovo accesso ai veicoli non sarà però totale come in precedenza: le automobili potranno circolare solo in direzione sud-nord, mentre i mezzi pubblici e quelli di soccorso potranno anche percorrere il senso opposto.
Saranno inoltre prese delle iniziative per fare in modo che l'andatura massima delle auto non sia superiore ai 30 chilometri orari.
Verranno poi posizionate 12 telecamere nelle zone dove vige un regime di traffico limitato.
La strada nelle aree di risulta verrà chiusa
C'è un'altra novità importante però correlata all'apertura del corso: la soppressione della strada provvisoria creata sulle aree di risulta e della rotatoria nei pressi di Via Teramo.
In questo modo si intende rendere il traffico più fluido nel tratto che collega Via Ferrari a Viale D'Annunzio.
Una decisione nel segno della discontinuità
Il progetto presentato oggi a Palazzo di Città, in definitiva, sconfessa l'operato della giunta Mascia, venendo incontro invece alla maggior parte dei commercianti di Corso Vittorio Emanuele II, che avevano protestato formalmente contro la chiusura del traffico.
Inoltre molti altri cittadini avevano criticato tale decisione, che probabilmente è stata uno dei motivi che sono costati la rielezione di Luigi Albore Mascia alla carica di sindaco.
Certo, la pedonalizzazione di Corso Vittorio Emanuele aveva portato un po' di silenzio e di aria pulita da quelle parti. E' prevalso però quasi a furor di popolo un altro principio: la strada in questione è la più grande di Pescara, è larga decine di metri e prima dell'allargamento dei marciapiedi attuata una decina di anni fa aveva una carreggiata davvero enorme.
Per molti non si poteva lasciare chiusa ai veicoli una strada così e la nuova giunta ha confermato questo orientamento.
Pescara. Era stato già preannunciato all'indomani della vittoria di Marco Alessandrini alle elezioni comunali. Dopo una fase di studio e di consultazione con i commercianti e iresidenti della zona, si è giunti alla decisione ufficializzata oggi.
Corso Vittorio Emanuele II riaprirà al traffico, dopo essere stato pedonalizzato dalla precedente giunta Mascia, che anzi intendeva anche prolungare i lavori condotti solo su metà della strada.
Il nuovo accesso ai veicoli non sarà però totale come in precedenza: le automobili potranno circolare solo in direzione sud-nord, mentre i mezzi pubblici e quelli di soccorso potranno anche percorrere il senso opposto.
Saranno inoltre prese delle iniziative per fare in modo che l'andatura massima delle auto non sia superiore ai 30 chilometri orari.
Verranno poi posizionate 12 telecamere nelle zone dove vige un regime di traffico limitato.
La strada nelle aree di risulta verrà chiusa
C'è un'altra novità importante però correlata all'apertura del corso: la soppressione della strada provvisoria creata sulle aree di risulta e della rotatoria nei pressi di Via Teramo.
In questo modo si intende rendere il traffico più fluido nel tratto che collega Via Ferrari a Viale D'Annunzio.
Una decisione nel segno della discontinuità
Il progetto presentato oggi a Palazzo di Città, in definitiva, sconfessa l'operato della giunta Mascia, venendo incontro invece alla maggior parte dei commercianti di Corso Vittorio Emanuele II, che avevano protestato formalmente contro la chiusura del traffico.
Inoltre molti altri cittadini avevano criticato tale decisione, che probabilmente è stata uno dei motivi che sono costati la rielezione di Luigi Albore Mascia alla carica di sindaco.
Certo, la pedonalizzazione di Corso Vittorio Emanuele aveva portato un po' di silenzio e di aria pulita da quelle parti. E' prevalso però quasi a furor di popolo un altro principio: la strada in questione è la più grande di Pescara, è larga decine di metri e prima dell'allargamento dei marciapiedi attuata una decina di anni fa aveva una carreggiata davvero enorme.
Per molti non si poteva lasciare chiusa ai veicoli una strada così e la nuova giunta ha confermato questo orientamento.
Pescara-Bologna 2-3
(Foto: ilrestodelcarlino.it)
Pescara bello solo a metà, il Bologna passa all'Adriatico
Il Pescara non convince, in una gara tra le mura amiche contro una delle compagini favorite per la conquista della serie A. Poco importa che nel secondo tempo vi sia stata una reazione: i tre goals subiti dal Bologna nel primo tempo, in cui la difesa è stata estremamente distratta, fanno volgere il giudizio complessivo verso la netta insufficienza.
Per i primi venticinque minuti i ragazzi di Lopez si comportano da grande squadra, giungendo all'Adriatico senza timori reverenziali e cercando dunque di condurre la partita anche in trasferta, come si conviene ad una squadra leader del campionato.
Il Pescara in questo scorcio di partita non sta a guardare, ma nessuna delle due contendenti si rende pericolosa, fatta eccezione per un'incursione di Maniero, che ruba un pallone in area di rigore, si gira e vede respingersi un potente tiro dal portiere Coppola.
Iniziano poi venti minuti di insana follia della retroguardia abruzzese: al 27' Buchel, lasciato libero sulla trequarti, ha tutto il tempo per far partire un tiro molto forte , che si insacca alla destra di Fiorillo. L'aggravante in questo caso è che Buchel viene servito con le mani dal fallo laterale: in questi casi i marcatori hanno il tempo per schierarsi su chi attacca.
Passano due minuti soltanto e Laribi, tutto solo dai trenta metri, serve sulla sinistra Acquaresca, altrettanto solo, che trova uno spiraglio proprio sul lato della porta presidiato da Fiorillo.
0-2 e il Pescara è frastornato, tanto che pochi minuti dopo, al 37' c'è il terzo goal di Casarini, molto simile al primo: botta dalla porzione centrale della trequarti, difensori avversari latitanti e palla che si insacca alla destra di Fiorillo che nemmeno prova a raggiungerla, vista la parabola molto angolata.
Nel secondo tempo il Pescara reagisce: al 7' della ripresa Politano traccia una bella punizione crossando al centro dell'area per Salamon, che in tuffo accorcia le distanze di testa.
Al 18' st tuona ancora il Delfino: Politano tira, Coppola non trattiene il pallone, Pasquato se ne impossessa e tenta di superare il portiere che lo stende. L'estremo difensore viene espulso.
Viene sacrificato allora Cacia per far posto al portiere di riserva Stojanovic.
Dal dischetto Maniero segna con un tiro molto forte e angolato: 2-3.
I biancazzurri ora ci credono nella rimonta vista anche la superiorità numerica, pareggiata solo negli ultimi minuti dall'espulsione di Salamon.
L'ultima clamorosa occasione è per i padroni di casa: Melchiorri colpisce di testa dopo un batti e ribatti, Stojanovic viene scavalcato ma Ceccarelli salva sulla linea di porta.
Il Bologna ha mostrato tutte le sue potenzialità: una difesa accorta, che ha ceduto solo per i meriti tardivi degli avversari nel secondo tempo, e un attacco composto da persone come Cacia e Acquafresca che meritano la massima serie.
Il Pescara ha rovinato tutto nel primo tempo, per riscattarsi solo in parte nel secondo; non ha convinto Guana in un ruolo non suo, quello della mezz'ala. L'attaccante Pasquato, entrato nel secondo tempo, ha cambiato volto alla gara, tracciando bei cross, procurando un rigore e tirando in porta.