Si tratta di una canzone molto patriottica, composta in un'epoca in cui la Lettonia era ancora sotto il giogo dell'Unione Sovietica e gli impulsi di ribellione si stavano risvegliando.
Proprio come succedeva quando venivano messe in scena le opere di Giuseppe Verdi alla Scala di Milano, Ieva Akuratere, al Festival di Liepaja, nel 1988, cantò questa commovente canzone, Manai tautai, (Alla mia nazione), e il pubblico in sala si alzò e l'applaudì a lungo, lanciando fiori sul palco, sotto gli occhi delle numerose guardie sovietiche presenti in aula.
Qualche anno dopo, i paesi baltici (Lituania, Estonia e Lettonia) approfittarono della non aggressività di Gorbaciov nei confronti delle loro rivolte per proclamare l'indipendenza.
Vi consiglio di ascoltare la canzone attentamente, perchè sebbene non possiate capirne il testo, la melodia è molto toccante.
domenica 31 luglio 2011
Festa di Sant'Andrea, occhio ai fuochi e all' "Asse attrezzato".
Quando si organizza una festa a cui aderiscono almeno diecimila persone a serata, è importante che tutti gli aspetti che riguardano la sicurezza siano salvaguardati.
E' possibile rintracciare su Internet numerosi articoli che riportano incidenti legati ai fuochi d'artificio. Spesso e volentieri gli spettatori non si collocano alla dovuta distanza e i fuochisti non seguono tutte le misure per salvaguardare loro stessi e le persone attorno.
L'anno scorso ho pubblicato un articolo in cui facevo due segnalazioni, indirizzate soprattutto al Comune di Pescara e ai Vigili Urbani.
Cosa è successo nella Festa di Sant'Andrea del 2010?
Primo: fu chiuso, "per motivi di sicurezza" il Ponte del Mare, un ponte pedonale che è vicino alla postazione del fuochista.
Su questo nulla da eccepire, ma molti di quelli che si recavano alla festa provenendo dalla riviera sud, per pigrizia, raggiunsero l'altra sponda non da Ponte Risorgimento (vicino al comune), che li avrebbe costretti ad un giro più lungo, ma attraversando la carreggiata del raccordo autostradale asse attrezzato, esponendosi così al serio rischio di essere investiti.
I vigili non previdero questa eventualità, nè vennero a porvi rimedio quando si verificò.
Secondo: assistevo con un amico a diverse centinaia di metri ai fuochi d'artificio, ma c'era tanta gente ben più vicina al luogo degli spari. Credevo di essere al sicuro, ma mi sbagliavo: un fuoco esplose male, con una traiettoria più bassa degli altri: si divise in due e ci vedemmo arrivare contro una sorta di cometa verde: era diretta proprio dove eravamo seduti, in quel preciso punto della spiaggia; per fortuna siamo giovani e abbiamo avuto i riflessi per alzarci in un secondo e darcela a gambe, io da una parte, l'amico dall'altra, altrimenti le conseguenze sarebbero state molto serie.
Auspico vivamente che quest'anno si prendano provvedimenti più seri per l'incolumità di tutti.
Andrea Russo
mercoledì 27 luglio 2011
Una biblioteca val bene una messa.
Se una cosa buona c'era nel mio soggiorno a Norwich, questa era la biblioteca, o meglio il Forum.
Il Forum era un bel palazzo con una paete in vetro da cui si scorgeva la torre di una cattedrale gotica.
Il Forum non comprendeva solo lo spazio dedicato allo studio, ma una sede della Bbc locale, centri culturali, un emporio, esposizioni estemporanee ed eventi nell'atrio.
La biblioteca però era , ed è, la vera attrazione: il vero e unico punto d'incontro di Norwich, con 60 postazioni internet, e ampi locali su tre piani.
La gente va lì e si sente a casa, a volte ho visto qualcuno che addirittura si toglieva le scarpe mentre sedeva bello comodo su una poltrona leggendo un libro.
La cultura ha il potere di far rinascere una città, come è avvenuto con il Guggenheim museum a Bilbao, dove si sono sviluppati turismo, investimenti e commercio.
Ecco cosa avviene invece in questo periodo a Pescara
Chiude la biblioteca regionale, al suo posto ci saranno le slot machines
Sembra assurdo ma è così. Tra pochi mesi, la biblioteca regionale "Di Giampaolo" che si trova nei pressi di Piazza Della Rinacita dovrà traslocare sulla Tiburtina.
Sembra che la Regione non abbia trovato un accordo sul contratto di locazione: i proprietari dei locali volevano un aumento dell'affitto, l'ente pubblico pretendeva dei lavori di ristrutturazione.
Risultato: biblioteca in periferia, al suo posto largo alle "slot machine" e ai videopoker"
Un utente della biblioteca ha proposto una petizione per far rimanere il luogo di studio in centro. Sono già più di 400 le firme apposte sul registro, ed è possibile, per chi lo volesse, firmare nella sede della biblioteca stessa.
Diverse proposte sono state avanzate da rappresentanti locali dei partiti politici, l'assessore comunale alla Cultura Elena Seller starebbe cercando una mediazione, qualcuno ha proposto come nuova sede alcuni musei cittadini, ma non sembrano strade percorribili.
E' doveroso far notare un punto ben preciso della vicenda: La Regione, secondo alcune fonti, sborserebbealmeno 8000 euro al mese per l'affitto nei locali del centro culturale.
Basterebbe versare le stesse cifre mensilmente per accendere un mutuo che consentirebbe di comprare un intero immobile a disposizione della cittadinanza che usufruisce del servizio. 8000 euro al mese corrispondono a 96000 euro all'anno. Nel giro di due o tre lustri la regione potrebbe estinguere il mutuo, ritrovarsi padrone di un bene immobiliare senza dover pagare in seguito un affitto.
La raccolta di firme testimonia che sono in tanti, residenti spessoin zone lontane dal centro, a volere la biblioteca lì.
La biblioteca provinciale di Piazza Italia, tra l'altro, già adesso non ha posti a sufficienza, e in centro non vi sono altri posti pubblici dove poter studiare.
Aprire una biblioteca in periferia va anche bene, ma dovrebbe essere in aggiunta alle strutture già esistenti.
E non si parli di risparmio: la Regione Abruzzo elargisce, come nel resto d'Italia, buonuscite faraoniche e pensioni ai suoi consiglieri. Vi sono sprechi evidenti, come la sede distaccata del Consiglio Regionale nei pressi del centro storico, o degli assessorati nei pressi di Viale Bovio , e ci riferiamo ad intere palazzine con centinaia di persone ivi impiegate (ma il capoluogo abruzzese non era L'Aquila?).
La cultura val bene una messa, soprattutto quando si potrebbe razionalizzare la spesa acquistando spazi per una biblioteca aperta a tutti i cittadini, invece di soddisfare capricci personali dei politici.
Andrea Russo
Strage in Norvegia: una riflessione doverosa
Non c'è da girarci attorno: I servizi di sicurezza, il ministero dell'Interno e la Polizia norvegese hanno peccato di forte inettitudine, nella vicenda Breivik.
Behring Breivik aveva lasciato tracce ben chiare dei suoi propositi.
E' ben noto a tutte le forze dell'ordine che certi tipi di fertilizzante , possono essere esplosivi, e c'è il precedente di Oklahoma city (250 morti) in cui si è utilizzato proprio questo tipo di prodotto per fabbricare una enorme bomba.
Il giovane estremista ha acquistato 6 tonnellate di fertilizzante, un po' tante per una piccola azienda agricola.
Era stato segnalato ai servizi segreti a Marzo.
Aveva diffuso messaggi farneticanti in rete.
Si era procurato una divisa da poliziotto.
Possedeva, avendoli registrati regolarmente, una pistola e un fucile automatico.
Dopo aver fatto esplodere la Bomba nel centro di Oslo, si è recato nell'isola di Utoya, dove, in un raduno politico con migliaia di persone, non c'era nessuna pattuglia di polizia a vigilare sull'ordine.Si dice, ma non è ancora chiaro, che ci fosse un poliziotto soltanto nell'isola, e che sarebbe stato ucciso tra i primi.
Vorrei sottolineare questo aspetto: nei raduni politici gli animi si surriscaldano facilmente; essi sono degli obiettivi sensibili per gli avversari estremisti ad ogni latitudine, e laddove c'è un assembramento di persone, nel più civile come nel più incivile dei paesi, c'è una presenza massiccia delle forze dell'ordine, come è giusto che sia.
Io non credo, come fanno molti in Italia, nel mito della grande efficienza nordica, e questa ne è una delle tante dimostrazioni.
Rimane il fatto che il killer norvegese ha sparato a lungo (chi dice per mezz'ora, chi dice per un'ora e mezzo).
Breivik si è fatto arrestare senza resistenza e avrebbe detto agli inquirenti: "Mi sono stupito di come non mi abbiano fermato molto prima"
Meneghin a Pescara al seguito del raduno nazionale di basket under 14
C'è un ospite d'eccezione in questi giorni a Pescara: si chiama Dino Meneghin, ieri campione di livello internazionale di pallacanestro, oggi presidente della Federazione Italiana Basket.
Alto oltre 2 metri, col carattere e la tecnica ha fatto la storia di questo sport. E' raro che un presidente di federazione si scomodi per andare al seguito della nazionale under 14, ma questi sono dettagli che fanno intendere la serietà che ispira determinate persone.
Per il raduno nazionale degli under 14 si sono spostati nel capoluogo adriatico diverse decine di persone, compresi staff tecnico e dirigenziale della Federazione Basket.
Sono stati messi a disposizione i palazzetti dello sport cittadini, in particolare il Palaelettra, che è quello più adatto a ospitare tale disciplina.
Ma in primo piano Meneghin mette i valori dello sport, ovvero il senso di sacrificio, lo spirito di squadra in campo e nella vita, il valore educativo per i ragazzi dell'attività agonistica e amatoriale.
" A Milano", ricorda l'ex giocatore della Tracer Philips, "era stato demolito un campo di basket sorto in un parco cittadino, in cui aveva lasciato le sue impronte delle scarpe, come una star di Hollywood, Shaquille O'Neal. I ragazzi che ci giocavano hanno protestato, l'hanno ricostruito e si sono riappropriati di quello spazio per loro così importante"
Gli abbiamo posto una domanda: "
Pensa che le distanze tra l'Italia e le realtà del basket più importanti si sia ridotto rispetto a quando lei giocava? C'è stato il crollo e la divisione anche sportiva dell'Unione Sovietica, dell'ex Jugoslavia, e la defezione dei grandi campioni americani che snobbano la nazionale: sono elementi che possono giocare a nostro favore?
Se parliamo di campionati, ha risposto Meneghin, siamo ancora molto indietro rispetto all'Nba. Per quanto riguarda le nazionali, dopo le Olimpiadi di Seoul del 1988 gli Stati Uniti hanno sostituito la loro rappresentativa Universitaria con quella dei professionisti. Dove c'è qualche defezione da parte dei campioni dell'Nba è ai campionati mondiali, ma gli Stati Uniti restano forti. Il dato positivo degli ultimi anni è che i giocatori viaggiano, fanno esperienze in altri campionati in misura molto maggiore. C'è uno scambio di esperienze: giocatori e tecnici si scambiano metodi di lavoro che arricchiscono entrambi. L'avvento del Cinese Yao Ming ha aperto la strada anche agli sponsors asiatici, costituendo una forma di marketing nuova. Tra gli italiani in Nba abbiamo Gallinari, Bellinelli e Barniani, segno che i bravi giocatori li abbiamo anche noi.
L'assessore allo sport del comune di Pescara Nicola Ricotta ha premiato con una targa in ceramica Meneghin e l'allenatore delle giovanili Capobianco (tecnico di livello internazionale nel recente passato con la Teramo basket). I due tecnici hanno omaggiato l'assessore con l'orologio da polso della Federazione. Da segnalare che Ricotta e Meneghin si fronteggiarono sul campo in un'amichevole tra Pescara e Milano tenutasi proprio in Abruzzo.
Andrea Russo
Alto oltre 2 metri, col carattere e la tecnica ha fatto la storia di questo sport. E' raro che un presidente di federazione si scomodi per andare al seguito della nazionale under 14, ma questi sono dettagli che fanno intendere la serietà che ispira determinate persone.
Per il raduno nazionale degli under 14 si sono spostati nel capoluogo adriatico diverse decine di persone, compresi staff tecnico e dirigenziale della Federazione Basket.
Sono stati messi a disposizione i palazzetti dello sport cittadini, in particolare il Palaelettra, che è quello più adatto a ospitare tale disciplina.
Ma in primo piano Meneghin mette i valori dello sport, ovvero il senso di sacrificio, lo spirito di squadra in campo e nella vita, il valore educativo per i ragazzi dell'attività agonistica e amatoriale.
" A Milano", ricorda l'ex giocatore della Tracer Philips, "era stato demolito un campo di basket sorto in un parco cittadino, in cui aveva lasciato le sue impronte delle scarpe, come una star di Hollywood, Shaquille O'Neal. I ragazzi che ci giocavano hanno protestato, l'hanno ricostruito e si sono riappropriati di quello spazio per loro così importante"
Gli abbiamo posto una domanda: "
Pensa che le distanze tra l'Italia e le realtà del basket più importanti si sia ridotto rispetto a quando lei giocava? C'è stato il crollo e la divisione anche sportiva dell'Unione Sovietica, dell'ex Jugoslavia, e la defezione dei grandi campioni americani che snobbano la nazionale: sono elementi che possono giocare a nostro favore?
Se parliamo di campionati, ha risposto Meneghin, siamo ancora molto indietro rispetto all'Nba. Per quanto riguarda le nazionali, dopo le Olimpiadi di Seoul del 1988 gli Stati Uniti hanno sostituito la loro rappresentativa Universitaria con quella dei professionisti. Dove c'è qualche defezione da parte dei campioni dell'Nba è ai campionati mondiali, ma gli Stati Uniti restano forti. Il dato positivo degli ultimi anni è che i giocatori viaggiano, fanno esperienze in altri campionati in misura molto maggiore. C'è uno scambio di esperienze: giocatori e tecnici si scambiano metodi di lavoro che arricchiscono entrambi. L'avvento del Cinese Yao Ming ha aperto la strada anche agli sponsors asiatici, costituendo una forma di marketing nuova. Tra gli italiani in Nba abbiamo Gallinari, Bellinelli e Barniani, segno che i bravi giocatori li abbiamo anche noi.
L'assessore allo sport del comune di Pescara Nicola Ricotta ha premiato con una targa in ceramica Meneghin e l'allenatore delle giovanili Capobianco (tecnico di livello internazionale nel recente passato con la Teramo basket). I due tecnici hanno omaggiato l'assessore con l'orologio da polso della Federazione. Da segnalare che Ricotta e Meneghin si fronteggiarono sul campo in un'amichevole tra Pescara e Milano tenutasi proprio in Abruzzo.
Andrea Russo
giovedì 21 luglio 2011
Berghella contro tutti: "Mi opporrò a chiunque voglia cementificare le aree di risulta"
Non fa sconti, il presidente della Commissione sanità al comune di Pescara, Vincenzo Berghella, in quota al Pdl.
Per lui non esistono alternative: le aree di risulta devono essere destinate al verde pubblico, per formare quel "polmone verde" che alla città manca. in quanto alle pinete, esse sono localizzate a nord e a sud e versano in uno stato pietoso (falde acquifere inquinate, alberi malati, ndr)
"Nelle più grandi città c'è un parco che viene ricordato da tutti, anche dai turisti" sostiene Berghella.
A Londra c'è Hyde park, a New York il central park, e non è possibile parlare di queste metropoli senza accennare ad essi".
Non ci sono alternative: farò di tutto, come si sono battuti in passato anche altri politici locali, da Nino Sospiri a Pace, per preservare tali aree e fare un bellissimo grande giardino. Il giardino, il verde va a vantaggio di tutti, il cemento a favore di una minoranza.
Si possono inoltre costruire tre edifici-parcheggi, non impattanti perchè all'esterno possono essere fatti come palazzi normali, per circoscrivere lo spazio per le automobili in un'area meno vasta, sfruttando gli spazi in verticale. Ed è possibile, eventualmente, creare negozi e spazi interrati, evitando così di danneggiare l'estetica dell'area in questione".
A questo punto c'è sembrato necessario centrare un po' meglio il nocciolo della questione, ed abbiamo posto a Berghella la seguente domanda: "Non crede che lo scontro su quale uso fare delle aree di risulta sia dettato non da opinioni in buona fede, ma da interessi speculativi di politici e imprenditori?"
"Non guardo in faccia a nessuno: chiunque vorrà cementificare quei tredici ettari di spazio libero di fronte alla stazione ferroviaria si confronterà con me e con coloro che condividono il mio pensiero" ha tagliato corto l'ex assessore.
Ci sembra importante aggiungere un dato: nel 1977 Pescara contava duemila abitanti in più, ma la quantità di edifici sorti da allora sul territorio cittadino è aumentata in maniera incredibile.
Va da sè che a Pescara si agisce in nome di interessi imprenditoriali che non corrispondono più a reali esigenze abitative dei cittadini comuni.
Il problema allora è più ampio e non riguarda solo le aree di risulta: bisogna rivedere il piano regolatore in chiave "verde", creando e tutelando spazi comuni.
Andrea Russo
Parcheggio "Bingo": Attenti alla sbarra.
(In collaborazione con la testata giornalistica online: Abruzzoblog.it)
Talvolta ci imbattiamo in piccoli disservizi, episodi che non sono certo da prima pagina, pur avendo una certa gravità. Se bastasse segnalarli a chi di dovere, e quest'ultimo si attivasse per risolverli, non valrebbe la pena di scriverne.
Ma visto che le mie segnalazioni sono cadute nel vuoto, ecco che allora la questione si fa più ampia: non si tratta del singolo disservizio, ma della prassi che c'è in molti di sbagliare e di non curarsi di porre rimedio ad un errore.
Il fatto: qualche settimana fa mi reco nel parcheggio di fronte alla Sala Bingo, laddove inizia Viale Bovio. E' Domenica, e mi viene il dubbio se sia necessario pagare il parcheggio anche quando esso non è custodito. Scendo dalla macchina e mi avvicino alla vettura vicina per vedere se aveva sul cruscotto il ticket del pagamento avvenuto con l'orario dell'inizio e della fine della sosta. Mentre lo faccio inciampo, il pantalone corto estivo si straccia, impigliandosi in un ferro piantato per terra. L'altro ginocchio batte contro l'asfalto, perdo l'equilibrio.
Mi rimetto in piedi e guardo l'oggetto in questione: un tubo di quelli che si mettono nei blocchi di cemento armato, piantato stranamente in maniera verticale nell'asfalto.E' visibilmente arrugginito. Un gesto ottuso e senza senso, quello di lasciarlo così.
Vado al Pronto soccorso, mi viene somministrato il siero antitetano (ho ancora oggi, a distanza di diverse settimane, una striscia di venti centimetri come souvenir: una ferita superficiale, ma probabilmente mi resterà a lungo una cicatrice ben visibile sullo stinco della gamba destra).
Non mi interessa sporgere denuncia, ma faccio una segnalazione ai vigili.
A distanza di un mese quel ferro è ancora lì, ho controllato. Un parcheggiatore che lavora lì mi ha detto che: "Sono stati quelli dell'agenzia pubblicitaria che posseggono il cartellone luminoso situato giusto lì di fronte a piantare il ferro. In questo modo pensavano di scoraggiare il parcheggio delle automobili: gli operai della manutenzione lavorano meglio, senza auto tra i piedi".
La società Pescara Parcheggi gestisce l'area del parcheggio Bingo, è responsabile di ciò che avviene lì e avrebbe dovuto esercitare il suo controllo.
Il direttore di Pescara Parcheggi adesso deve rispondere: Quando verrà tolta quella sbarra così pericolosa? Come mi sono ferito io può succedere ad altri. Perchè rischiare di prendere il tetano per incidenti così ottusi?
Andrea Russo
Talvolta ci imbattiamo in piccoli disservizi, episodi che non sono certo da prima pagina, pur avendo una certa gravità. Se bastasse segnalarli a chi di dovere, e quest'ultimo si attivasse per risolverli, non valrebbe la pena di scriverne.
Ma visto che le mie segnalazioni sono cadute nel vuoto, ecco che allora la questione si fa più ampia: non si tratta del singolo disservizio, ma della prassi che c'è in molti di sbagliare e di non curarsi di porre rimedio ad un errore.
Il fatto: qualche settimana fa mi reco nel parcheggio di fronte alla Sala Bingo, laddove inizia Viale Bovio. E' Domenica, e mi viene il dubbio se sia necessario pagare il parcheggio anche quando esso non è custodito. Scendo dalla macchina e mi avvicino alla vettura vicina per vedere se aveva sul cruscotto il ticket del pagamento avvenuto con l'orario dell'inizio e della fine della sosta. Mentre lo faccio inciampo, il pantalone corto estivo si straccia, impigliandosi in un ferro piantato per terra. L'altro ginocchio batte contro l'asfalto, perdo l'equilibrio.
Mi rimetto in piedi e guardo l'oggetto in questione: un tubo di quelli che si mettono nei blocchi di cemento armato, piantato stranamente in maniera verticale nell'asfalto.E' visibilmente arrugginito. Un gesto ottuso e senza senso, quello di lasciarlo così.
Vado al Pronto soccorso, mi viene somministrato il siero antitetano (ho ancora oggi, a distanza di diverse settimane, una striscia di venti centimetri come souvenir: una ferita superficiale, ma probabilmente mi resterà a lungo una cicatrice ben visibile sullo stinco della gamba destra).
Non mi interessa sporgere denuncia, ma faccio una segnalazione ai vigili.
A distanza di un mese quel ferro è ancora lì, ho controllato. Un parcheggiatore che lavora lì mi ha detto che: "Sono stati quelli dell'agenzia pubblicitaria che posseggono il cartellone luminoso situato giusto lì di fronte a piantare il ferro. In questo modo pensavano di scoraggiare il parcheggio delle automobili: gli operai della manutenzione lavorano meglio, senza auto tra i piedi".
La società Pescara Parcheggi gestisce l'area del parcheggio Bingo, è responsabile di ciò che avviene lì e avrebbe dovuto esercitare il suo controllo.
Il direttore di Pescara Parcheggi adesso deve rispondere: Quando verrà tolta quella sbarra così pericolosa? Come mi sono ferito io può succedere ad altri. Perchè rischiare di prendere il tetano per incidenti così ottusi?
Andrea Russo
mercoledì 20 luglio 2011
martedì 19 luglio 2011
Gerardo Iorio: E' difficile credere
E' indubbio che il percorso artistico di Gerardo Iorio sia all'insegna della coerenza e di una continua ricerca concettuale, prima ancora che espressiva. Iorio aggiunge un tassello al domino con cui ha commentato, puntualmente, i vari passaggi storici degli ultimi quarant'anni.
In "E' difficile credere" c'è una landa desolata, specchio di in un mondo dominato dall'aridità e dall'indifferenza: talvolta però è possibile che le persone si incontrino, condividano emozioni creando così piccole oasi di comprensione.
Vale per tutti, anche per chi è diverso. L'amore omosessuale si esplica nell'avvicinarsi di due rami d'albero che sfociano in due teste simili a quelle di cigni: la natura ha spazio anche per loro.
Più in là si prospetta loro una vita dura, un mondo ostile ai diversi, ma le piante-animali si stringono in una sorta di abbraccio, pronte ad affrontare l'avvenire. Oltre i crepacci, il cielo è azzurro e il rosso del tramonto lascia presagire un domani al sole. L'orizzonte lontano schiude ai due giovani dello stesso sesso un avvenire. E' difficile essere ottimisti, è difficile credere alla religione dominante, che li ostacola, li esclude e fa in modo che la gente li escluda.
Più in là si prospetta loro una vita dura, un mondo ostile ai diversi, ma le piante-animali si stringono in una sorta di abbraccio, pronte ad affrontare l'avvenire. Oltre i crepacci, il cielo è azzurro e il rosso del tramonto lascia presagire un domani al sole. L'orizzonte lontano schiude ai due giovani dello stesso sesso un avvenire. E' difficile essere ottimisti, è difficile credere alla religione dominante, che li ostacola, li esclude e fa in modo che la gente li escluda.
I due amanti non se ne curano, si stringono e sanno di avere un avvenire.
Apprezzabili sono alcune invenzioni tecniche: la scena proietta lo spettatore sulle soglie di un'arcata, come in un portico, come quei portici bolognesi cari all'artista in cui adolescenti si rubano baci nascosti dietro le colonne.
Il senso comune clericale e il suo opposto quasi si fondono, in questa immagine che ricorda anche un po', nella forma perimetrale e nei colori utilizzati, la vetrata di una chiesa.
Le immagini geometriche alla base dell'albero indicano una ragione ordinatrice nonostante i cataclismi (quelli reali e quelli paventati) , nonostante le asperità dell'anima.
Chiodi, sassi appuntiti, attraversano il paesaggio, e rappresentano la natura con le sue difficoltà ma anche le attività dell'uomo, che costruisce il suo futuro e affronta degli ostacoli per superarli. Il superamento richiede però sacrificio, sudore, per inchiodare travi e costruire la propria sorte come una casa.
La sofferenza dà il suo risultato, più fitto è il chiodo più grande sarà lo scopo della propria missione.
Gesù non parlò mai contro gli omosessuali, nonostante quanto predica la Chiesa cattolica, sfidò le convenzioni e venne giustiziato, proprio come vengono condannati a morte, ancora oggi, gli omosessuali in diversi paesi.
mercoledì 6 luglio 2011
Femina Ridens
Capita, a volte, che un film mi susciti emozioni contrastanti: è il caso di Femina Ridens, un vecchio film risalente al 1969. Allora e soprattutto negli anni a seguire l'arte coincideva molto spesso con la provocazione e con sentimenti torbidi.
Spesso il pretesto era quello di fare un film con scene di violenza o di sesso, dandogli una facciata di intellettualismo.
Non mancavano spunti e invenzioni di prim'ordine, le trame a volte reggevano, ma alcune scene che hanno turbato per anni il pubblico erano senz'altro gratuiite.
E' il caso di "Femina ridens", con un Philippe Leroy insolitamente biondo, precedente allo Yanez di Sandokan e ancora poco famoso all'epoca
Leroy nel film è un dottore un po' deviato, che circoscrive il suo malessere in un'attività di sesso fetish a pagamento.
Si affida a prostitute che si fanno blandamente seviziare in cambio di denaro.
Lo fa perchè ha avuto uno shock da bambino e pensa che la donna debba essere posseduta con violenza, altrimenti resterà ucciso.
Deciderà di rendere partecipe dei suoi giochi e delle sue torture la sua segretaria.
Minaccerà più volte di ucciderla, ma nel momento decisivo, rinuncerà perchè non è in grado di farlo.
Lei lo perdona e gli dice che gli insegnerà cos'è il vero amore, fatto di tenerezza e di complicità.
Alla fine dell'amplesso, però, lo uccide. In realtà lei è la carnefice e non la vittima, e si è fatta assumere apposta da Leroy per poi ucciderlo: è una giornalista femminista che vuole fargliela pagare e affermare la superiorità della donna.
Spesso il pretesto era quello di fare un film con scene di violenza o di sesso, dandogli una facciata di intellettualismo.
Non mancavano spunti e invenzioni di prim'ordine, le trame a volte reggevano, ma alcune scene che hanno turbato per anni il pubblico erano senz'altro gratuiite.
E' il caso di "Femina ridens", con un Philippe Leroy insolitamente biondo, precedente allo Yanez di Sandokan e ancora poco famoso all'epoca
Leroy nel film è un dottore un po' deviato, che circoscrive il suo malessere in un'attività di sesso fetish a pagamento.
Si affida a prostitute che si fanno blandamente seviziare in cambio di denaro.
Lo fa perchè ha avuto uno shock da bambino e pensa che la donna debba essere posseduta con violenza, altrimenti resterà ucciso.
Deciderà di rendere partecipe dei suoi giochi e delle sue torture la sua segretaria.
Minaccerà più volte di ucciderla, ma nel momento decisivo, rinuncerà perchè non è in grado di farlo.
Lei lo perdona e gli dice che gli insegnerà cos'è il vero amore, fatto di tenerezza e di complicità.
Alla fine dell'amplesso, però, lo uccide. In realtà lei è la carnefice e non la vittima, e si è fatta assumere apposta da Leroy per poi ucciderlo: è una giornalista femminista che vuole fargliela pagare e affermare la superiorità della donna.
Il film dell'oggi misconosciuto Piero Schivazappa ha un contenuto misogino: la donna ha ormai ribaltato gli schemi e come la mantide religiosa che uccide e mangia il partner dopo l'amplesso, fingendo debolezza, si prevarica con l'astuzia.
L'unica cosa che si può definire semplicemente come "bellissima" e non "controversa", in questa pellicola è la musica, in particolare il brano "Mary's theme" di Stelvio Cipriani, uno dei più grandi autori di colonne sonore di tutti i tempi.
"Femina ridens" diede una certa popolarità alla sua protagonista, la bellissima Dagmar Lassander e fu una delle tante tappe percorse dall'ottimo Philippe Leroy, il cui solo volto così artistico di per sè valse in passato il prezzo del biglietto al cinema.
venerdì 1 luglio 2011
Strauss Kahn: verso la libertà
E' stato liberato oggi Dominique Strauss Kahn, imputato di violenza sessuale su una cameriera.
Cosa si è scoperto di nuovo: questa brava ragazza aveva precedenti per spaccio di droga, aveva già accusato un'altra persona di violenza carnale ( e si dimostrò che non era vero) e ha ricevuto 100 000 dollari da un pregiudicato a cui il giorno dopo la denuncia ha detto in una conversazione telefonica intercettata: "che vantaggi posso trarre da questa situazione?"
Io avevo seri dubbi fin dall'inizio di questa vicenda.
L'uso politico della denuncia e della giustizia risale ai primi tempi della democrazia: in atene si scriveva su un coccio il nome di chi si voleva cacciare dalla città.
Ostrakon, infatti, vuol dire coccio e da esso deriva il termine Ostracismo.
Strauss Kahn non è un uomo qualunque, era prima della vicenda il direttore del Fondo Monetario Internazionale, e vari stati, tra cui gli stati uniti stessi, potevano avere interesse a rimuoverlo dalla sua carica.
Inoltre era uno dei probabili candidati alle prossime elezioni da primo ministro in Francia.
La dinamica dei fatti:
Una ragazza di 32 anni, in un'età in cui sia l'agilità che le forze fisiche non mancano, sarebbe stata violentata da un signore anziano di 62 tramite un rapporto "orale"
Come ha notato Vittorio Feltri, sarebbe estremamente facile mordere chi ti sta violentando per via orale.
Primo dubbio.
Secondo dubbio:
Si parlava di graffi sul petto di Kahn , che potrebbero essere frutto di un normale rapporto focoso, ma non si è parlato di segni sul corpo della vittima!
Terzo dubbio: l'esposizione mediatica a cui è stato sottoposto Strauss Kahn è insolita: in genere alle telecamere non si concede, negli Stati Uniti, un facile accesso in tribunale.
Kahn è stato ripreso in manette al momento dell'arresto e poi in udienza.
La presunta vittima invece , (si puo' dire ormai la finta vittima), non è stata subito fatta oggetto di attenzioni, è circolata a malapena la sua foto, non ha subito perquisizioni ( a me la prima cosa che è venuta in mente è se possa avere ricevuto dei soldi per far parte di un eventuale complotto). Quando si è andato a spulciare nella sua vita, ecco che sono emerse tutte le sue contraddizioni.
Ma guarda caso, come ha detto Beppe Grillo, le discrepanze sono emerse il giorno dopo in cui è stata nominata Christine Lagarde al Fmi, ovvero quando il danno ormai era fatto, e forse il vero scopo di questa messa in scena era raggiunto.