domenica 27 ottobre 2024

Il Pescara di Baldini dopo dieci partite: avvio promettente e armonia ritrovata


Nella foto: l'allenatore del Pescara Silvio Baldini

Dopo dieci partite il Pescara è primo, con quattro punti di vantaggio sulla Ternana seconda. In più ha una partita da recuperare e gli Umbri hanno una penalizzazione in arrivo, che a fine campionato si tradurrà in 1 - 2 punti in meno dopo i vari gradi di giudizio.

La squadra è solida in difesa, a centrocampo unisce muscoli ed inventiva, in attacco riesce a finalizzare abbastanza senza strafare.

Il sacrificio di trattenere giocatori importanti come Plizzari e Merola, il ritorno dell'ottimo Valzania e lo spirito ritrovato dall'intera squadra stanno aprendo prospettive insperate all'avvio del campionato, con i tifosi che contestavano ferocemente la dirigenza.

Le punte centrali Tonin e Vergani segnano poco per ora ma danno un contributo tangibile alle vittorie. Lo abbiamo visto stasera, quando il primo ha procurato due rigori netti (realizzandone uno) da cui sono scaturiti il 2 e il 3 a 0. Inoltre vanno a rete giocatori di tutti i reparti, come il difensore Brosco e il centrocampista di qualità, potenza ed esperienza Valzania.

Stasera il Delfino ha prevalso a Lucca col risultato di 1-3, finora non ci sono stati cali di rendimento e questo è molto importante per la vittoria del campionato.

Una considerazione a parte la merita il tecnico Silvio Baldini. Ha portato positività in un ambiente stanco e deluso, ha parlato di magia e di sogni in maniera non banale, ha stimolato i tifosi con discorsi che vanno al di là del calcio sulla spiritualità, sui sogni e su ciò che è magico. Ha saputo motivare i suoi giocatori.

Sta mettendo a frutto la sua esperienza non solo tecnica, ma umana, mostrando di aver sviluppato una propria filosofia di persona che non vive solo di calcio.

Baldini non sempre è così etereo. Non nasconde i propri difetti e in un passato anche recente si è prodotto sia in sfoghi verbali che in qualche piccolo scontro fisico.

Lui però piace ai Pescaresi proprio per questo; è un uomo simile alla maggioranza, che non pone freni alla propria spontaneità.

Certo, se i risultati calcistici adesso fossero diversi, tutta questa benevolenza non ci sarebbe.

La differenza è che quest'anno la squadra e la piazza sembrano aver trovato una unità di intenti rara, ovvero una sorta di solidità emotiva che può portare lontano. Siamo però solo a un quarto del campionato e mancano ancora 28 partite su 38 per i biancazzurri. Il cammino è lungo e la città del Vate può rilassarsi e godersi questa bella serata di sport.


Il classismo della sinistra "cittadina": la versione di Budapest


Chiariamo dall'inizio: non è possibile generalizzare e non pretendo di fornire delle verità universali. Spesso incontro persone intelligenti di ogni orientamento politico, che sanno confrontarsi con chi è diverso da loro in maniera matura.

A Budapest sento spesso dire: nelle campagne sono stupidi, nelle città piccole votano Orban ed è per questo che Orban vince. 

A tal punto faccio presente che:

1 Un milione e ottocentomila persone vivono a Budapest e almeno il 40-45% vota tendenzialmente a destra. Sono stupide anche loro?

2 In Ungheria ci sono  una quindicina di città sopra i 50 000 abitanti. Non sono villaggi e anche lì sono moltissime persone che votano centrodestra.

3 Ammettiamo pure che Orban sia votato da gente povera ed ignorante dei villaggi.

Non sono esseri umani anche loro? 

E poi: queste persone votano per il proprio interesse o in base a sofisticate teorie filosofiche?

I contadini conoscono il proprio interesse molto meglio della gente di città. Sono abituati a risparmiare come formichine, non a spendere per cose inutili come i cittadini. Sono abituati a lavorare duro e a far quadrare i conti, comprando e rivendendo materiale e vendendo i prodotti della terra e delle proprie fattorie. 

Sebbene il vezzo di dare dello "stupido" a chi non vota come noi sia generalizzato e riguardi tutti gli elettori di qualunque credo politico, è un dato di fatto che è più frequente da parte degli elettori di sinistra il disprezzo sia di tipo sociale che intellettuale nei confronti dei poveri, degli abitanti delle periferie e delle campagne.

Questo va spesso a contraddire con le loro ideologie di difesa dei deboli e della inclusività.

La Brexit

Già in passato ebbi modo, all'indomani del referendum sulla Brexit, di menzionare gli atteggiamenti inquisitori della sinistra e dei giovani Britannici.

Se la prendevano con gli abitanti delle province e con gli anziani, rei di avere votato per la Brexit.

Peccato che: il sindaco di Londra era stato fino a poco prima e per due mandati il conservatore Boris Johnson e che i giovani in buona parte non fossero andati a votare per il referendum.

Ricordo poi il cinismo di certi ragazzi intervistati dalla tv Britannica: "Il futuro è nostro, perchè devono decidere i vecchi per noi?"

Mi viene in mente di replicare: forse perché tu, giovane, avresti fatto meglio ad andare a votare, perché i vecchi hanno diritto di voto sancito dalle leggi dello Stato anche se dovessero vivere un mese, perché tanti anziani hanno prospettive di vita di altri dieci, venti o addirittura trent'anni e perchè il tuo tono è insensato e offensivo; diresti a tuo nonno "Non andare a votare, tanto morirai presto?"

In definitiva: E' segno di evoluzione comprendere che un individuo che ha idee diverse dalle nostre è solo un altro essere umano come noi, che ha il diritto di non essere giudicato per le sue scelte. Sembra un concetto ovvio, ma nel 2024 ancora non è così.

Brevi spunti sul referendum in Moldavia

Il referendum sull'adesione della Moldavia ha visto prevalere per pochi voti il sì.

I soliti potenti Europei hanno gridato allo scandalo per presunti brogli elettorali, quando gli exit poll e i primi risultati davano per vincente il No con uno scarto di otto - nove punti percentuali.

Quando i voti per posta, provenienti principalmente da paesi occidentali dove vivono i Moldavi, hanno letteralmente ribaltato le sorti della consultazione, le stesse voci si sono chetate.

Se di irregolarità si può parlare, è per quanto riguarda i voti dei Moldavi residenti in Russia, che non solo pochi. Solo in due collegi di Mosca costoro hanno potuto esprimere la propria preferenza, per il resto sono stati di fatto tacitati.

Su questo nessuno dei politici Europei ha obiettato.

Al sottoscritto poco importa prendere parte per una o per l'altra campana, ma da giornalista tocca ancora una volta riportare il modo distorto in cui anche in questo caso parecchi media asserviti a chi comanda in Italia hanno riportato i fatti.

Il retropensiero è il solito: c'è un occidente duro e puro che vuole salvare i poveri post-sovietici dalle grinfie della dittatura e dall'altra i cattivi antidemocratici pronti a svendere la propria patria a Mosca.

Aggiungerei inoltre che della Moldavia se ne sono fregati altamente tutti: è uno dei pochissimi paesi post-sovietici ad avere avuto un crollo economico e sociale dopo la caduta del comunismo e non ho visto tanto filantropismo da parte dell'occidente nel voler realmente aiutare, con piani di sviluppo reali, questo paese martoriato.

Brevi considerazioni sulle elezioni in Georgia


Cosa sappiamo, in generale della Georgia? Quanto ci dicono la tv e i giornali riguardo a questo paese?

Quanto siamo interessati e ci informiamo sul paese che diede i natali a Stalin?

Nessuno di noi può essere onnisciente, tantomeno se si tratta di questioni che non ci riguardano direttamente.

Per questo, se non siamo fortemente critici verso i media, tendiamo a credere a tutto quello che il telegiornale ci propone.

Del resto oggi a chi dovremmo credere? Forse agli stessi che dicono che gli Azov sono dei "nazisti buoni che leggono Kant", che in Ucraina vige una piena democrazia e che omettono le ruberie degli oligarchi e la soppressione di partiti e media di opposizione?

Dovremmo credere a chi si allinea alla versione degli Usa, che sostengono che Maduro non sia stato eletto legalmente? Proprio loro ci insegnano la democrazia, loro che hanno organizzato e promosso golpe dittatoriali in tutto il sudamerica, dal Cile di Pinochet alle vicende Argentine e Brasiliane degli anni '70 e '80?

Non è lontano il golpe in Venezuela di Carmona del 2002, appoggiato fortemente dagli Stati Uniti e ribaltato dalla società civile e da buona parte dell'esercito.

Quando dunque i grandi leaders democratici, Europei e Atlantisti, iniziano a sconfessare i risultati che non vanno loro a genio, io non giungo a conclusioni ne' in un senso ne' dall'altro. Semplicemente diffido e cerco di farmi una idea.

Sono andato a spulciare tra i media Georgiani, soppesando i punti di vista. Ho letto una nota dell'Ocse. Ho consultato Al Jazeera. Finora nessuno mi ha fornito nemmeno una piccola prova tangibile di elezioni falsate in Georgia.

L'Unione Europea prenda e porti a casa: Sogno Georgiano ha stravinto le elezioni col 54.2 % dei voti.

Questi sono i fatti. I Georgiani hanno dato la propria preferenza ininterrottamente per 12 anni e per quattro tornate elettorali a tale fazione politica, che gode di una certa popolarità.

Le influenze Russe ci sono in Georgia, ma ci sono quelle occidentali, che, sebbene ammantate di valori e di democrazia, nascondono ben altri interessi.

La cosiddetta legge sugli agenti stranieri che ha reso inviso il governo Georgiano alla Ue non è diretta al panettiere italiano che installa un forno con dieci dipendenti nel centro di Tblisi. Non è contro l'imprenditore Olandese che porta cento posti di lavoro impiantando una fabbrica di batterie alcaline con vista sul Mar Nero.

Si indirizza invece alle cosiddette "Organizzazioni non governative", che dietro ai dichiarati scopi sociali, sono tuttaltro che disconnesse dall'azione di certi governi e se spendono miliardi di dollari non lo fanno certo per filantropismo, ma per condizionare dall'esterno la politica Georgiana.

Basta con questa storia che ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Tutti sono mossi da interessi, tutte le parti in gioco non sono ricoperte di santità. Dietro ogni governo e ogni opposizione ci sono interessi, storture, lobbies.

La politica Georgiana è vitale e complessa. La Russia è uno stato imperialista e non democratico, è vero. Tuttavia è il vicino più importante. L'Europa è lontana sia a livello geografico, che di conoscenza reciproca e mediatica. 

Essendo la Ue un guazzabuglio di Stati e istituzioni controverse, non ha la capacità strategica e accorpante del gigante Russo, che condivide con il paese caucasico una importante storia in comune.

Inoltre non è certo animata da propositi altruisti e privi di corruzione.

Il primo ministro Kobakhidze teme che la Georgia diventi un territorio di scontro come l'Ucraina e vuole scongiurare la guerra. Ha visto come i governi Pro-Maidan hanno portato Kiev ad autodistruggersi in nome di un occidentalismo legittimo ma distorto.

Cerca di tenere il paese in equilibrio proprio come fece Yanukovich, legittimamente eletto ma cacciato da una piazza ove insieme alla gente onesta che manifestava c'erano strani cecchini che sparavano letteralmente in faccia ai poliziotti.

Quest'ultimo fatto fu ampiamente documentato da numerosi reporters presenti, non da ultimi quelli della BBC.

In definitiva, non mi sento di stabilire tesi ben definite, ma il sano germe del dubbio mi porta a pensare che non ci sia, anche in Georgia, una chiave univoca per interpretare i fatti. 

Piuttosto credo che persista una dialettica politica molto vivace con dinamiche complesse, in cui tra l'altro una Presidente della Repubblica come Salomè Zourabichvili, che da giovane ha lavorato per istituzioni occidentali, è in aperto contrasto con l'Esecutivo che comunque si professa filo-occidentale e filo-Nato.