domenica 27 ottobre 2024

Brevi considerazioni sulle elezioni in Georgia


Cosa sappiamo, in generale della Georgia? Quanto ci dicono la tv e i giornali riguardo a questo paese?

Quanto siamo interessati e ci informiamo sul paese che diede i natali a Stalin?

Nessuno di noi può essere onnisciente, tantomeno se si tratta di questioni che non ci riguardano direttamente.

Per questo, se non siamo fortemente critici verso i media, tendiamo a credere a tutto quello che il telegiornale ci propone.

Del resto oggi a chi dovremmo credere? Forse agli stessi che dicono che gli Azov sono dei "nazisti buoni che leggono Kant", che in Ucraina vige una piena democrazia e che omettono le ruberie degli oligarchi e la soppressione di partiti e media di opposizione?

Dovremmo credere a chi si allinea alla versione degli Usa, che sostengono che Maduro non sia stato eletto legalmente? Proprio loro ci insegnano la democrazia, loro che hanno organizzato e promosso golpe dittatoriali in tutto il sudamerica, dal Cile di Pinochet alle vicende Argentine e Brasiliane degli anni '70 e '80?

Non è lontano il golpe in Venezuela di Carmona del 2002, appoggiato fortemente dagli Stati Uniti e ribaltato dalla società civile e da buona parte dell'esercito.

Quando dunque i grandi leaders democratici, Europei e Atlantisti, iniziano a sconfessare i risultati che non vanno loro a genio, io non giungo a conclusioni ne' in un senso ne' dall'altro. Semplicemente diffido e cerco di farmi una idea.

Sono andato a spulciare tra i media Georgiani, soppesando i punti di vista. Ho letto una nota dell'Ocse. Ho consultato Al Jazeera. Finora nessuno mi ha fornito nemmeno una piccola prova tangibile di elezioni falsate in Georgia.

L'Unione Europea prenda e porti a casa: Sogno Georgiano ha stravinto le elezioni col 54.2 % dei voti.

Questi sono i fatti. I Georgiani hanno dato la propria preferenza ininterrottamente per 12 anni e per quattro tornate elettorali a tale fazione politica, che gode di una certa popolarità.

Le influenze Russe ci sono in Georgia, ma ci sono quelle occidentali, che, sebbene ammantate di valori e di democrazia, nascondono ben altri interessi.

La cosiddetta legge sugli agenti stranieri che ha reso inviso il governo Georgiano alla Ue non è diretta al panettiere italiano che installa un forno con dieci dipendenti nel centro di Tblisi. Non è contro l'imprenditore Olandese che porta cento posti di lavoro impiantando una fabbrica di batterie alcaline con vista sul Mar Nero.

Si indirizza invece alle cosiddette "Organizzazioni non governative", che dietro ai dichiarati scopi sociali, sono tuttaltro che disconnesse dall'azione di certi governi e se spendono miliardi di dollari non lo fanno certo per filantropismo, ma per condizionare dall'esterno la politica Georgiana.

Basta con questa storia che ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Tutti sono mossi da interessi, tutte le parti in gioco non sono ricoperte di santità. Dietro ogni governo e ogni opposizione ci sono interessi, storture, lobbies.

La politica Georgiana è vitale e complessa. La Russia è uno stato imperialista e non democratico, è vero. Tuttavia è il vicino più importante. L'Europa è lontana sia a livello geografico, che di conoscenza reciproca e mediatica. 

Essendo la Ue un guazzabuglio di Stati e istituzioni controverse, non ha la capacità strategica e accorpante del gigante Russo, che condivide con il paese caucasico una importante storia in comune.

Inoltre non è certo animata da propositi altruisti e privi di corruzione.

Il primo ministro Kobakhidze teme che la Georgia diventi un territorio di scontro come l'Ucraina e vuole scongiurare la guerra. Ha visto come i governi Pro-Maidan hanno portato Kiev ad autodistruggersi in nome di un occidentalismo legittimo ma distorto.

Cerca di tenere il paese in equilibrio proprio come fece Yanukovich, legittimamente eletto ma cacciato da una piazza ove insieme alla gente onesta che manifestava c'erano strani cecchini che sparavano letteralmente in faccia ai poliziotti.

Quest'ultimo fatto fu ampiamente documentato da numerosi reporters presenti, non da ultimi quelli della BBC.

In definitiva, non mi sento di stabilire tesi ben definite, ma il sano germe del dubbio mi porta a pensare che non ci sia, anche in Georgia, una chiave univoca per interpretare i fatti. 

Piuttosto credo che persista una dialettica politica molto vivace con dinamiche complesse, in cui tra l'altro una Presidente della Repubblica come Salomè Zourabichvili, che da giovane ha lavorato per istituzioni occidentali, è in aperto contrasto con l'Esecutivo che comunque si professa filo-occidentale e filo-Nato.

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