Drago: "Che bravi i miei giovani!". Oddo: con la testa eravamo fuori dal campo"
Massimo Drago sta facendo un ottimo lavoro a Cesena, dove è subentrato alla guida dei bianconeri l'8 giugno scorso.
Così si è espresso in sala stampa:
"Abbiamo giocato bene, anche se potevamo fare più goals e quando sei a pochi minuti dalla fine e non chiudi la partita si rischia, per cui non mi sentivo tranquillo.
Avevamo diverse assenze e quest'anno siamo poco fortunati perchè non posso schierare mai la formazione ideale.
La prestazione di tutta la squadra è buona, tenendo presente che oggi in campo c'erano giocatori giovani, anche più del Pescara".
Massimo Oddo, trainer dei biancazzurri, non può che prendere atto della pessima prestazione dei suoi giocatori:
"Non siamo stati aggressivi come al solito, ci siamo nascosti e non nabbiamo giocato, non so perchè. Una partita la giochiamo da grande squadra e l'altra la facciamo male, questo è il segnale che dobbiamo maturare. Arrivavamo sempre in ritardo sul pallone proprio perchè non c'eravamo con la testa".
Il Cesena è una buona squadra ma non è eccezionale, se avessimo giocato come sappiamo fare forse avremmo anche vinto.
Simone Aresti, portiere del Pescara che in questo momento sostituisce il titolare Fiorillo, ha fatto una grande prestazione, evitando che il passivo potesse essere ben più pesante:
"Ho fatto delle belle parate, ma non riesco ad essere contento per questo. Sono soddisfatto solo quando vinco. Non so cosa sia mancato alla squadra oggi, ma se non ci fosse stato quel goal all'inizio, un po' a freddo, avremmo potuto pareggiarla e anche l'andamento della gara sarebbe stato diverso".
domenica 29 novembre 2015
Cesena-Pescara 1-0: alcune riflessioni
Un ottimo Cesena conquista i tre punti e si candida alla serie A. Il Pescara come Reykiavik: non pervenuto
Una ventina di anni fa, quando le comunicazioni non erano così semplici come oggi, le temperature nel bollettino del meteo giungevano incomplete e di qualche luogo, magari isolato nella morsa del freddo si diceva: non pervenuto.
Il Pescara può definirsi tale, in virtù di una prestazione troppo brutta per essere vera, il cui demerito va ascritto interamente al tecnico Massimo Oddo.
Il Cesena, da parte sua, ha condotto una gara impeccabile e solo la sfortuna e le parate di Aresti non gli hanno permesso di dilagare. Tra l'altro, i Romagnoli recriminano, giustamente, per un rigore non dato nel finale di gara.
Il Cesena è in buona forma Bravi tutti, tra i bianconeri. in particolare, si sono messi in luce i centrocampisti Sensi e Kessie, nonchè l'autore del goal ed ex pescarese Ragusa. Segnaliamo inoltre Magnusson, che ha fatto alcune chiusure spettacolari sui pericolosi folletti avversari.
La prestazione del Pescara è frutto dell'approccio sbagliato dell'allenatore
Dicevamo della pessima prestazione del Pescara. Innanzitutto escludiamo gli unici due che hanno giocato bene: il portiere Aresti e l'attaccante Gianluca Caprari. Per il resto, anche gli altri calciatori del Delfino che hanno interpretato male la gara devono essere dispensati da critiche troppo accese.
Il team abruzzese è sembrato in buona forma fisica e si sono viste nel primo tempo buone trame di gioco, prima del calo nella ripresa.
Nonostante questo, i giocatori di Oddo sono giunti sempre secondi sul pallone, per via di una disposizione in campo troppo allungata. I biancazzurri erano troppo distanti gli uni dagli altri e andavano a coprire parti del campo inutili durante lo sviluppo del gioco;
La difesa è stata troppo bassa (ovvero troppo vicina al portiere) e la costruzione del gioco è stata affidata a lanci e passaggi lunghi che hanno portato i sia pur buoni piedi di gente come Mandragora e Verre ad essere imprecisi;
nondimeno, il controllo Caprari e Lapadula che ricevevano quei lanci risultava imperfetto, perchè i suddetti attaccanti non erano messi in condizione di gestire al meglio il pallone.
E' stata l'impostazione tattica di Oddo a creare tutto questo: così come non abbiamo lesinato complimenti al giovane tecnico adriatico in passato, oggi gli attribuiamo in pieno le responsabilità di una prestazione molto scarsa della squadra.
Anche nell'intervallo, quando avrebbe potuto porre dei rimedi, non ci sono stati cambi nell'assetto tattico e nonostante il centrocampo fosse praticamente inesistente, il mister lo ha reso ancor più evanescente, passando da un 4-3-3 ad uno stucchevole 4-2-4 in cui i palloni hanno fatto ancora più fatica a raggiungere gli attaccanti.
Così vengono spiegati anche i ritardi sul pallone dei biancazzurri; così si giustifica anche la doppia ammonizione e l'espulsione nel finale di un ottimo elemento come Torreira.
Andrea Russo
Pubblicato su Calcioweb.eu
Una ventina di anni fa, quando le comunicazioni non erano così semplici come oggi, le temperature nel bollettino del meteo giungevano incomplete e di qualche luogo, magari isolato nella morsa del freddo si diceva: non pervenuto.
Il Pescara può definirsi tale, in virtù di una prestazione troppo brutta per essere vera, il cui demerito va ascritto interamente al tecnico Massimo Oddo.
Il Cesena, da parte sua, ha condotto una gara impeccabile e solo la sfortuna e le parate di Aresti non gli hanno permesso di dilagare. Tra l'altro, i Romagnoli recriminano, giustamente, per un rigore non dato nel finale di gara.
Il Cesena è in buona forma Bravi tutti, tra i bianconeri. in particolare, si sono messi in luce i centrocampisti Sensi e Kessie, nonchè l'autore del goal ed ex pescarese Ragusa. Segnaliamo inoltre Magnusson, che ha fatto alcune chiusure spettacolari sui pericolosi folletti avversari.
La prestazione del Pescara è frutto dell'approccio sbagliato dell'allenatore
Dicevamo della pessima prestazione del Pescara. Innanzitutto escludiamo gli unici due che hanno giocato bene: il portiere Aresti e l'attaccante Gianluca Caprari. Per il resto, anche gli altri calciatori del Delfino che hanno interpretato male la gara devono essere dispensati da critiche troppo accese.
Il team abruzzese è sembrato in buona forma fisica e si sono viste nel primo tempo buone trame di gioco, prima del calo nella ripresa.
Nonostante questo, i giocatori di Oddo sono giunti sempre secondi sul pallone, per via di una disposizione in campo troppo allungata. I biancazzurri erano troppo distanti gli uni dagli altri e andavano a coprire parti del campo inutili durante lo sviluppo del gioco;
La difesa è stata troppo bassa (ovvero troppo vicina al portiere) e la costruzione del gioco è stata affidata a lanci e passaggi lunghi che hanno portato i sia pur buoni piedi di gente come Mandragora e Verre ad essere imprecisi;
nondimeno, il controllo Caprari e Lapadula che ricevevano quei lanci risultava imperfetto, perchè i suddetti attaccanti non erano messi in condizione di gestire al meglio il pallone.
E' stata l'impostazione tattica di Oddo a creare tutto questo: così come non abbiamo lesinato complimenti al giovane tecnico adriatico in passato, oggi gli attribuiamo in pieno le responsabilità di una prestazione molto scarsa della squadra.
Anche nell'intervallo, quando avrebbe potuto porre dei rimedi, non ci sono stati cambi nell'assetto tattico e nonostante il centrocampo fosse praticamente inesistente, il mister lo ha reso ancor più evanescente, passando da un 4-3-3 ad uno stucchevole 4-2-4 in cui i palloni hanno fatto ancora più fatica a raggiungere gli attaccanti.
Così vengono spiegati anche i ritardi sul pallone dei biancazzurri; così si giustifica anche la doppia ammonizione e l'espulsione nel finale di un ottimo elemento come Torreira.
Andrea Russo
Pubblicato su Calcioweb.eu
domenica 22 novembre 2015
Tragicommedia a Vilnius: un balordo sfugge ai poliziotti e ruba un Kalashnikov.
Nelle foto: Igor Molotkov e la polizia al suo inseguimento
(delfi.lt)
(delfi.lt)
3000 poliziotti mobilitati a causa di una leggerezza
E' successo Giovedì scorso, attorno alle 19-20: dei poliziotti arrestano un balordo a Vilnius per un reato minore, non è dato sapere quale. La capitale della Lituania è piena di semi-innocui ubriaconi e gente simile, ma non ha una grande criminalità da combattere.
In seguito diranno che avevano messo le manette al malfattore, ma questo probabilmente non è vero.
Ebbene il teppista in questione, un tossicodipendente di nome Igor Molotkov, classe 1991, prende l'arma ed esce dalla macchina. Fugge mentre i poliziotti sono fuori a fare chissà cosa.
Parte una caccia all'uomo con tremila poliziotti, mezzi blindati, cani addestrati, elicotteri.
"Chissà come è pericoloso questo tossicomane, chissà cosa combinerà ora che ha un Ak-47", pensano tutti.
E invece il disgraziato si mette la mitraglietta sotto la giubba, prende il pulman, nessuno si accorge di niente e lui torna a casa. Prima però deve attraversare il cortile, dove i poliziotti sono lì di presidio ed hanno già perquisito la sua abitazione.
Ebbene cosa fa Molotkov? Attraversa tutto il cortile con nonchalance e nessuno lo ferma. Va a casa e sta lì fino a quando, dopo circa cinque ore dall'inizio della vicenda, i poliziotti lo trovano e lo arrestano senza che lui faccia resistenza. Per la precisione, lo trovano al quinto piano della sua palazzina mentre si nasconde in un bagno comune.
Tutto è bene quel che finisce bene, ma la polizia lituana non ci ha fatto di certo una bella figura.
Il ministro dell'interno lituano Saulius Skvernelis ha definito laconicamente la situazione: "Patetica!".
Si è poi dovuto dimettere il giorno dopo, a causa di questa incresciosa vicenda in cui, forse, paga colpe non sue.
Sembra inoltre che l'uso dei nuovi mitragliatori non sia proprio familiare a tutti i difensori dell'ordine: otto giorni fa, infatti, uno di loro ha ferito accidentalmente un senzatetto ad una gamba, a causa di una raffica di colpi partita involontariamente.
Una curiosità
Dicevamo del braccaggio di Molotkov in un bagno comune. Alcune palazzine periferiche di Vilnius, in genere abitate dai più poveri, hanno infatti un bagno ed una cucina per piano, da condividere tra tutti i coinquilini di quel settore.
Questo era un vecchio modo di concepire le abitazioni in età sovietica. Dopo l'indipendenza della Lituania e il crollo del comunismo, dagli anni '90 in poi iniziarono molti restauri e gran parte di questi spazi in comune sparirono.
sabato 21 novembre 2015
Pescara-Avellino 3-2: alcune considerazioni
Pubblicato su: Calcioweb.eu
E’ stata senza dubbio una gara spettacolare quella dell’Adriatico di ieri. Davanti a quasi 8000 spettatori, di cui 750 avellinesi, gli uomini di Oddo si sono imposti mostrando tecnica, velocità e resistenza fisica. All’Avellino va però riconosciuto il fatto di non essersi mai arreso. Accorciando le distanze, sul 2-1, stava quasi per pareggiare, ma poi è stato steso da un autentico capolavoro di Gianluca Caprari, e a nulla è servito il 3-2 di Mokulu che ha reso meno pesante il passivo.
Sono stati i giovani della squadra adriatica, alcuni dei quali militano nell’under 21 italiana, a dare spettacolo. Scrivevamo del goal di Caprari: un goal che rimarrà nella storia del calcio cittadino, che ha ricordato alcune prodezze di Del Piero. Caprari, dopo un periodo di latitanza dal goal e di critiche un po’ eccessive subite, da un po’ di tempo si è sbloccato e lo ha dimostrato ancora una volta ieri sera.
Durante una azione di attacco con movimenti e passaggi in velocità, ha stupito tutti: si è fermato di fronte alla mezzaluna esterna all’area di rigore, si è aggiustato il pallone col sinistro e col destro ha fatto partire un tiro ad effetto che ha scavalcato i difensori e si è insaccato nella parte destra della porta; tiro imprendibile per il portiere Frattali.
Il suo compagno Lapadula ha lottato come un leone, come al solito, pur non giocando una delle sue migliori partite. Vista la fisicità brevilinea degli attaccanti, i due vengono chiamati dalla stampa locale “La Banda Bassotti”. Con un centrocampo molto valido, composto da Verre, Mandragora, Memushaj e Benali, oltre ai subentrati Torreira e Valoti, il Delfino ha mostrato a tratti un calcio-champagne esaltante.
E’ palpabile un certo entusiasmo giovanile per una squadra dall’età media piuttosto bassa: il senso di vertigine e la raffinatezza che sanno imprimere all’azione questi ragazzi ha deliziato il pubblico. Nonostante i due goals subiti, i ragazzi di Oddo hanno continuato a macinare gioco e hanno finito all’attacco, andando vicini a segnarne altri due.
E’ il calcio-champagne che vuole sempre la tifoseria di Pescara, che, abituata prima ai successi di Galeone e Zeman, resta innamorata del gioco offensivo e anche un po’ sbarazzino.
L’incapacità di gestire il risultato di vantaggio, tenendo il pallone e facendolo girare con passaggi corti, è evidente però in questa squadra.
Sul 2-1, alcuni palloni buttati un po’ affrettatamente in avanti, hanno rischiato di procurare il pareggio ai “lupi” irpini che sembravano ravvivati. E’ anche vero che proprio questo atteggiamento non speculativo ha fatto scaturire il terzo goal.
L’Avellino, pur avendo attaccato decisamente meno del Pescara, ha comunque giocato a viso aperto ed ha prodotto pericoli con diverse percussioni. Vari sono stati i tiri e le respinte in area del Pescara, come in occasione del goal di Mokulu, che ha ribadito di testa, a meno di un metro dalla porta, una respinta del portiere Fiorillo.
Oltre al già citato Mokulu, hanno ben figurato Trotta e soprattutto Zito, che, entrato nella ripresa, ha giocato 15 minuti (8+7 di recupero) ottimi in cui ha cambiato volto alla propria squadra e ha fatto il diavolo a quattro presso le retrovie biancazzurre. Un’ultima annotazione su quanto avvenuto ieri va a favore dei tifosi dell’Avellino, che oltre ad essere giunti numerosi hanno fornito una bellissima coreografia con sciarpe e bandiere. Anche questo è il bello del calcio.
Il 3-2 proietta il Pescara verso i quartieri alti della classifica con 24 punti, mentre l’Avellino rimane a metà classifica, a 16 punti.
Andrea Russo
E’ stata senza dubbio una gara spettacolare quella dell’Adriatico di ieri. Davanti a quasi 8000 spettatori, di cui 750 avellinesi, gli uomini di Oddo si sono imposti mostrando tecnica, velocità e resistenza fisica. All’Avellino va però riconosciuto il fatto di non essersi mai arreso. Accorciando le distanze, sul 2-1, stava quasi per pareggiare, ma poi è stato steso da un autentico capolavoro di Gianluca Caprari, e a nulla è servito il 3-2 di Mokulu che ha reso meno pesante il passivo.
Sono stati i giovani della squadra adriatica, alcuni dei quali militano nell’under 21 italiana, a dare spettacolo. Scrivevamo del goal di Caprari: un goal che rimarrà nella storia del calcio cittadino, che ha ricordato alcune prodezze di Del Piero. Caprari, dopo un periodo di latitanza dal goal e di critiche un po’ eccessive subite, da un po’ di tempo si è sbloccato e lo ha dimostrato ancora una volta ieri sera.
Durante una azione di attacco con movimenti e passaggi in velocità, ha stupito tutti: si è fermato di fronte alla mezzaluna esterna all’area di rigore, si è aggiustato il pallone col sinistro e col destro ha fatto partire un tiro ad effetto che ha scavalcato i difensori e si è insaccato nella parte destra della porta; tiro imprendibile per il portiere Frattali.
Il suo compagno Lapadula ha lottato come un leone, come al solito, pur non giocando una delle sue migliori partite. Vista la fisicità brevilinea degli attaccanti, i due vengono chiamati dalla stampa locale “La Banda Bassotti”. Con un centrocampo molto valido, composto da Verre, Mandragora, Memushaj e Benali, oltre ai subentrati Torreira e Valoti, il Delfino ha mostrato a tratti un calcio-champagne esaltante.
E’ palpabile un certo entusiasmo giovanile per una squadra dall’età media piuttosto bassa: il senso di vertigine e la raffinatezza che sanno imprimere all’azione questi ragazzi ha deliziato il pubblico. Nonostante i due goals subiti, i ragazzi di Oddo hanno continuato a macinare gioco e hanno finito all’attacco, andando vicini a segnarne altri due.
E’ il calcio-champagne che vuole sempre la tifoseria di Pescara, che, abituata prima ai successi di Galeone e Zeman, resta innamorata del gioco offensivo e anche un po’ sbarazzino.
L’incapacità di gestire il risultato di vantaggio, tenendo il pallone e facendolo girare con passaggi corti, è evidente però in questa squadra.
Sul 2-1, alcuni palloni buttati un po’ affrettatamente in avanti, hanno rischiato di procurare il pareggio ai “lupi” irpini che sembravano ravvivati. E’ anche vero che proprio questo atteggiamento non speculativo ha fatto scaturire il terzo goal.
L’Avellino, pur avendo attaccato decisamente meno del Pescara, ha comunque giocato a viso aperto ed ha prodotto pericoli con diverse percussioni. Vari sono stati i tiri e le respinte in area del Pescara, come in occasione del goal di Mokulu, che ha ribadito di testa, a meno di un metro dalla porta, una respinta del portiere Fiorillo.
Oltre al già citato Mokulu, hanno ben figurato Trotta e soprattutto Zito, che, entrato nella ripresa, ha giocato 15 minuti (8+7 di recupero) ottimi in cui ha cambiato volto alla propria squadra e ha fatto il diavolo a quattro presso le retrovie biancazzurre. Un’ultima annotazione su quanto avvenuto ieri va a favore dei tifosi dell’Avellino, che oltre ad essere giunti numerosi hanno fornito una bellissima coreografia con sciarpe e bandiere. Anche questo è il bello del calcio.
Il 3-2 proietta il Pescara verso i quartieri alti della classifica con 24 punti, mentre l’Avellino rimane a metà classifica, a 16 punti.
Andrea Russo
Pescara-Avellino 3-2: i commenti post-partita
Pubblicato su Calcioweb.eu
Oddo è raggiante quando si presenta in sala stampa dopo il successo contro l’Avellino:
“Oggi la mia squadra ha giocato alla grande, abbiamo puntato sulla tecnica e sul gioco a differenza della precedente sfida con Como. Per migliorare c’è sempre margine, ad esempio sul 2-1 abbiamo sofferto. Sull’ultimo passaggio spesso abbiamo sbagliato ingenuamente.
Nel complesso però il risultato ci va stretto, perchè abbiamo prodotto tante azioni da goal e potevamo tranquillamente segnarne altri.
Certo, si soffre quando gli altri accorciano le distanze e rimangono solo di un goal sotto, ma noi siamo andati avanti e mostrato un gioco migliore. L’Avellino è una buona squadra e ci ha dato filo da torcere.
Teniamo presente che i nostri avversari oggi avevano diversi assenti in difesa, quindi possono essere ancora più forti. Loro sulle palle alte con giocatori come Mokulu ci hanno messo in difficoltà, perchè noi non abbiamo persone altre come Vatussi in squadra".
Tesser ha visto un buon Avellino in campo:
“Ce la siamo giocata fino alla fine, nel primo tempo abbiamo concesso poco spazio al Pescara, fatta eccezione per il goal. Nel secondo tempo abbiamo subito il raddoppio, poi però siamo venuti fuori bene, abbiamo accorciato le distanze con Zito. C’è stato poi un quarto d’ora in cui loro stavano soffrendo la nostra iniziativa. Siccome le partite cambiano a seconda di singoli episodi anche, devo dire che in quel frangente c’è stato un fallo di mano in area del Pescara. C’era un netto rigore, che tra l’altro era uguale al penalty assegnato al Pescara. Il rigore non ci è stato dato, poi non è detto che lo avremmo realizzato, ma doveva essere dato. Avremmo potuto pareggiare e la partita sarebbe stata sicuramente diversa. Dopo due minuti, invece, il Pescara ha segnato il terzo, bellissimo goal, con Caprari”.
A chi gli rimprovera di aver fatto entrare tardi Zito, che ha segnato un goal e creato grandi grattacapi alla retroguardia biancazzurra, Tesser non si scompone:
“Abbiamo vinto diverse gare con e senza Zito, che è un giocatore dalle doti tecniche indiscutibili. Non è per il mancato impiego dall’inizio di Zito che abbiamo perso”.
Qualcuno gli fa notare una coincidenza: ha segnato proprio Verre, inseguito dalla società Irpina nel mercato estivo: “Il Pescara ha possibilità economiche superiori alle nostre, ha giovani dal tasso tecnico elevato, l’Avellino non ha potuto permettersi di ingaggiarlo.
Gli viene poi chiesto un commento sul grande supporto del pubblico avellinese: ieri c’erano ben 750 sostenitori dei lupi, che hanno creato bellissime coreografie con sciarpe e bandiere e nonostante la sconfitta, hanno applaudito i propri beniamini a fine gara.
“Avellino ha un grande pubblico, i tifosi ci sostengono sempre con molto affetto e questo non è da tutti. Ci dispiace di non avergli dato la gioia di un risultato positivo oggi”.
William Jidayi, Ravennate classe 1994, con padre Nigeriano e madre italiana, è arrivato ad Avellino verso la fine del calciomercato ma ora ha acquisito ritmo e continuità. Lucida è anche la sua analisi della partita:
“Potevamo essere un po’ più grintosi nel primo tempo, è mancato un po’ di coraggio anche. Sottolineo però che il Pescara è una grande squadra, che si avvicina per qualità molto al Cagliari. Loro giocano palla a terra, hanno elementi di grande tecnica, ma non voglio giustificarmi col valore dell’avversario. Dobbiamo pensare noi a trovare il modo di dare qualcosa di più”.
Le assenze contano, ma fino a un certo punto, per Jidayi: “Siamo un gruppo di 25 giocatori, anche se mancano giocatori importanti qualche volta ci sono dei ragazzi molto determinati che si fanno trovare pronti a sostituirli”.
Andrea Russo
Oddo è raggiante quando si presenta in sala stampa dopo il successo contro l’Avellino:
“Oggi la mia squadra ha giocato alla grande, abbiamo puntato sulla tecnica e sul gioco a differenza della precedente sfida con Como. Per migliorare c’è sempre margine, ad esempio sul 2-1 abbiamo sofferto. Sull’ultimo passaggio spesso abbiamo sbagliato ingenuamente.
Nel complesso però il risultato ci va stretto, perchè abbiamo prodotto tante azioni da goal e potevamo tranquillamente segnarne altri.
Certo, si soffre quando gli altri accorciano le distanze e rimangono solo di un goal sotto, ma noi siamo andati avanti e mostrato un gioco migliore. L’Avellino è una buona squadra e ci ha dato filo da torcere.
Teniamo presente che i nostri avversari oggi avevano diversi assenti in difesa, quindi possono essere ancora più forti. Loro sulle palle alte con giocatori come Mokulu ci hanno messo in difficoltà, perchè noi non abbiamo persone altre come Vatussi in squadra".
Tesser ha visto un buon Avellino in campo:
“Ce la siamo giocata fino alla fine, nel primo tempo abbiamo concesso poco spazio al Pescara, fatta eccezione per il goal. Nel secondo tempo abbiamo subito il raddoppio, poi però siamo venuti fuori bene, abbiamo accorciato le distanze con Zito. C’è stato poi un quarto d’ora in cui loro stavano soffrendo la nostra iniziativa. Siccome le partite cambiano a seconda di singoli episodi anche, devo dire che in quel frangente c’è stato un fallo di mano in area del Pescara. C’era un netto rigore, che tra l’altro era uguale al penalty assegnato al Pescara. Il rigore non ci è stato dato, poi non è detto che lo avremmo realizzato, ma doveva essere dato. Avremmo potuto pareggiare e la partita sarebbe stata sicuramente diversa. Dopo due minuti, invece, il Pescara ha segnato il terzo, bellissimo goal, con Caprari”.
A chi gli rimprovera di aver fatto entrare tardi Zito, che ha segnato un goal e creato grandi grattacapi alla retroguardia biancazzurra, Tesser non si scompone:
“Abbiamo vinto diverse gare con e senza Zito, che è un giocatore dalle doti tecniche indiscutibili. Non è per il mancato impiego dall’inizio di Zito che abbiamo perso”.
Qualcuno gli fa notare una coincidenza: ha segnato proprio Verre, inseguito dalla società Irpina nel mercato estivo: “Il Pescara ha possibilità economiche superiori alle nostre, ha giovani dal tasso tecnico elevato, l’Avellino non ha potuto permettersi di ingaggiarlo.
Gli viene poi chiesto un commento sul grande supporto del pubblico avellinese: ieri c’erano ben 750 sostenitori dei lupi, che hanno creato bellissime coreografie con sciarpe e bandiere e nonostante la sconfitta, hanno applaudito i propri beniamini a fine gara.
“Avellino ha un grande pubblico, i tifosi ci sostengono sempre con molto affetto e questo non è da tutti. Ci dispiace di non avergli dato la gioia di un risultato positivo oggi”.
William Jidayi, Ravennate classe 1994, con padre Nigeriano e madre italiana, è arrivato ad Avellino verso la fine del calciomercato ma ora ha acquisito ritmo e continuità. Lucida è anche la sua analisi della partita:
“Potevamo essere un po’ più grintosi nel primo tempo, è mancato un po’ di coraggio anche. Sottolineo però che il Pescara è una grande squadra, che si avvicina per qualità molto al Cagliari. Loro giocano palla a terra, hanno elementi di grande tecnica, ma non voglio giustificarmi col valore dell’avversario. Dobbiamo pensare noi a trovare il modo di dare qualcosa di più”.
Le assenze contano, ma fino a un certo punto, per Jidayi: “Siamo un gruppo di 25 giocatori, anche se mancano giocatori importanti qualche volta ci sono dei ragazzi molto determinati che si fanno trovare pronti a sostituirli”.
Andrea Russo
giovedì 19 novembre 2015
Attentati di Parigi (4): l'estremismo religioso e l'estremismo ateo
In questi giorni politici e media hanno invocato una reazione da parte dei parigini e degli europei, che non devono chiudersi nella paura e devono continuare a vivere, nonostante sia chiaro l'attacco all'intero mondo occidentale.
Cè chi non ha perso tempo per attaccare le religioni alla base, integralmente, in tutte le loro espressioni.
Alcuni se la prendono con tutto l'islam: tutta la religione musulmana è da rigettare perchè violenta e fonte di odio, per loro.
Altri mettono nel mirino tutte le religioni: chi è religioso è un malato, tutti i credo portano odio, il cristianesimo e il cattolicesimo sono fasulli e ipocriti, del resto non ci sono i preti pedofili e i cardinali che si arricchiscono?
Addirittura gira un messaggio sui social network contro l'hashtag: #pray for Paris. "Non abbiamo bisogno di preghiere, vi ringraziamo ma abbiamo bisogno di vivere, sorridere, divertirci, baciarci.."
Innanzitutto chi è colui che scrive per parlare a nome di tutti i parigini? E poi: se uno dedica una preghiera è un gesto fatto col cuore, per le persone che sono scomparse.
Queste generalizzazioni denotano un modo di pensare rozzo. Inoltre, in un momento in cui l'unico nemico è la follia dei terroristi, si aggiungono divisioni e soprattutto, odio all'odio.
Se i jihadisti sono fanatici religiosi, gli estremisti non mancano di certo tra i laici.
Cè chi non ha perso tempo per attaccare le religioni alla base, integralmente, in tutte le loro espressioni.
Alcuni se la prendono con tutto l'islam: tutta la religione musulmana è da rigettare perchè violenta e fonte di odio, per loro.
Altri mettono nel mirino tutte le religioni: chi è religioso è un malato, tutti i credo portano odio, il cristianesimo e il cattolicesimo sono fasulli e ipocriti, del resto non ci sono i preti pedofili e i cardinali che si arricchiscono?
Addirittura gira un messaggio sui social network contro l'hashtag: #pray for Paris. "Non abbiamo bisogno di preghiere, vi ringraziamo ma abbiamo bisogno di vivere, sorridere, divertirci, baciarci.."
Innanzitutto chi è colui che scrive per parlare a nome di tutti i parigini? E poi: se uno dedica una preghiera è un gesto fatto col cuore, per le persone che sono scomparse.
Queste generalizzazioni denotano un modo di pensare rozzo. Inoltre, in un momento in cui l'unico nemico è la follia dei terroristi, si aggiungono divisioni e soprattutto, odio all'odio.
Se i jihadisti sono fanatici religiosi, gli estremisti non mancano di certo tra i laici.
Attentati di Parigi (3) : "Mio figlio il fanatico", un film ancora attuale
Già nel 1997 mi capitò di vedere al cinema "Mio figlio il fanatico", un film che parlava degli islamici che vivono a Londra e che rispecchia perfettamente ciò che sta avvenendo anche nelle periferie di Parigi.
Parvez è un padre di famiglia. E' nato in Pakistan e vive da parecchi anni a Londra, ha una moglie Pachistana come lui.
E' totalmente integrato nella vita locale, ha tanti amici, vive serenamente, si gode la vita. Il figlio Farid va ancora a scuola, è cresciuto in Inghilterra, ha una ragazza inglese di vecchia generazione. Ad un certo punto abbandona gli atteggiamenti da normale ragazzo occidentale, si sbarazza di tutte le cose frivole proprie dell'adolescenza, poster, riviste, chitarra, si rade i capelli e si chiude in sè stesso.
Parvez all'inizio pensa che il cambiamento del figlio sia dovuto alla droga, poi, si rende conto che Farid frequenta degli estremisti e addirittura si ritrova un santone in casa che istruisce giovani musulmani all'estremismo.
Il santone inizia a predicare contro la prostituzione e il gruppo organizza un pestaggio proprio ai danni di una prostituta, che ha per amico proprio Parvez.
La pellicola è tratta da un libro di Hanef Kureishi. Il contrasto è solo apparente: i vecchi dovrebbero essere più conservatori e i giovani più moderni. In questo caso il figlio è l'estremista e il padre è tollerante e aperto verso il mondo. Questo però è anche comprensibile: i giovani sono più portati verso sentimenti forti, estremi, nonchè visioni della vita più nette e meno sfaccettate. Con l'esperienza, spesso, l'animo diventa più tollerante perchè si è più capaci di vedere l'altro lato della medaglia.
Parvez è un padre di famiglia. E' nato in Pakistan e vive da parecchi anni a Londra, ha una moglie Pachistana come lui.
E' totalmente integrato nella vita locale, ha tanti amici, vive serenamente, si gode la vita. Il figlio Farid va ancora a scuola, è cresciuto in Inghilterra, ha una ragazza inglese di vecchia generazione. Ad un certo punto abbandona gli atteggiamenti da normale ragazzo occidentale, si sbarazza di tutte le cose frivole proprie dell'adolescenza, poster, riviste, chitarra, si rade i capelli e si chiude in sè stesso.
Parvez all'inizio pensa che il cambiamento del figlio sia dovuto alla droga, poi, si rende conto che Farid frequenta degli estremisti e addirittura si ritrova un santone in casa che istruisce giovani musulmani all'estremismo.
Il santone inizia a predicare contro la prostituzione e il gruppo organizza un pestaggio proprio ai danni di una prostituta, che ha per amico proprio Parvez.
La pellicola è tratta da un libro di Hanef Kureishi. Il contrasto è solo apparente: i vecchi dovrebbero essere più conservatori e i giovani più moderni. In questo caso il figlio è l'estremista e il padre è tollerante e aperto verso il mondo. Questo però è anche comprensibile: i giovani sono più portati verso sentimenti forti, estremi, nonchè visioni della vita più nette e meno sfaccettate. Con l'esperienza, spesso, l'animo diventa più tollerante perchè si è più capaci di vedere l'altro lato della medaglia.
Attentati di Parigi (2): per alcuni è colpa dell'occidente
Subito dopo gli attentati di Parigi si è subito sollevata una voce in coro secondo la quale è colpa dell'Occidente che ha fatto le guerre in Iraq e in Libia se ci sono stati gli attentati di Parigi.
In parole povere: "noi" facciamo guerra agli islamici e loro la fanno a noi. Innanzitutto, noi intesi come popoli europei e occidentali non abbiamo fatto guerre, semmai sono state decisioni dei nostri governi, che qualcuno di noi ha condiviso e qualcuno no.
Secondo punto: i terroristi che hanno compiuto gli atti terroristici francesi degli ultimi mesi erano (e sono, per quanto riguarda i pochi ancora in vita) tutti giovani e cresciuti in Francia. Non erano Iracheni spinti da un moto di vendetta per qualcosa che era successo direttamente a loro, erano solo degli emarginati che si sono fatti sedurre dal fondamentalismo.
In parole povere, si tratta di gruppi di pazzi esaltati. Terzo punto, che si collega al secondo: non c'è nessuna argomentazione che giustifichi la violenza terroristica ai danni di innocenti. Quarto: le vittime degli attentati sono appunto delle persone comuni, che non hanno relazione con le vicende politiche a cui si appellano gli attentatori.
Uccidere dei civili inermi è un atto vigliacco, folle, la religione non c'entra e tutto questo riguarda semmai le condizioni in cui i giovani figli e nipoti di immigrati crescono in periferia. Su questa lunghezza d'onda è Fiorella Mannoia, che, oltre a produrre motivazioni come le colpe dell'occidente e la guerra in Iraq, fa altre osservazioni degne di un occhio di lince:
"Ci sono partiti che subito cavalcano l'onda della paura". La paura già c'è, e l'hanno creata i terroristi, ed è compito dello stato creare delle risposte, che ovviamente si devono tradurre in misure concrete e drastiche. Ma il pezzo forte riguarda il Giubileo: Fiorella Mannoia scatenata: "Gli attentati di Parigi? Tutta colpa dell'Occidente" „"Al di là di quanto è accaduto a Parigi, con Roma che è una città al collasso, non era da indire. Mi sorge il dubbio che lo abbiano fatto per mettere in difficoltà Marino. E infatti finché c'era lui i soldi a Roma il governo non li aveva inviati.
Quando è uscito di scena, puntualmente, sono arrivate le risorse".Il Giubileo lo ha indetto il papa. Le istituzioni e i politici si sono semmai messi al servizio del santo padre per farlo svolgere. Quindi, due sono le opzioni: o Fiorella Mannoia non sa che il Giubileo lo indice il papa, oppure pensa che Bergoglio ha istituito il Giubileo del 2016!
In parole povere: "noi" facciamo guerra agli islamici e loro la fanno a noi. Innanzitutto, noi intesi come popoli europei e occidentali non abbiamo fatto guerre, semmai sono state decisioni dei nostri governi, che qualcuno di noi ha condiviso e qualcuno no.
Secondo punto: i terroristi che hanno compiuto gli atti terroristici francesi degli ultimi mesi erano (e sono, per quanto riguarda i pochi ancora in vita) tutti giovani e cresciuti in Francia. Non erano Iracheni spinti da un moto di vendetta per qualcosa che era successo direttamente a loro, erano solo degli emarginati che si sono fatti sedurre dal fondamentalismo.
In parole povere, si tratta di gruppi di pazzi esaltati. Terzo punto, che si collega al secondo: non c'è nessuna argomentazione che giustifichi la violenza terroristica ai danni di innocenti. Quarto: le vittime degli attentati sono appunto delle persone comuni, che non hanno relazione con le vicende politiche a cui si appellano gli attentatori.
Uccidere dei civili inermi è un atto vigliacco, folle, la religione non c'entra e tutto questo riguarda semmai le condizioni in cui i giovani figli e nipoti di immigrati crescono in periferia. Su questa lunghezza d'onda è Fiorella Mannoia, che, oltre a produrre motivazioni come le colpe dell'occidente e la guerra in Iraq, fa altre osservazioni degne di un occhio di lince:
"Ci sono partiti che subito cavalcano l'onda della paura". La paura già c'è, e l'hanno creata i terroristi, ed è compito dello stato creare delle risposte, che ovviamente si devono tradurre in misure concrete e drastiche. Ma il pezzo forte riguarda il Giubileo: Fiorella Mannoia scatenata: "Gli attentati di Parigi? Tutta colpa dell'Occidente" „"Al di là di quanto è accaduto a Parigi, con Roma che è una città al collasso, non era da indire. Mi sorge il dubbio che lo abbiano fatto per mettere in difficoltà Marino. E infatti finché c'era lui i soldi a Roma il governo non li aveva inviati.
Quando è uscito di scena, puntualmente, sono arrivate le risorse".Il Giubileo lo ha indetto il papa. Le istituzioni e i politici si sono semmai messi al servizio del santo padre per farlo svolgere. Quindi, due sono le opzioni: o Fiorella Mannoia non sa che il Giubileo lo indice il papa, oppure pensa che Bergoglio ha istituito il Giubileo del 2016!
mercoledì 18 novembre 2015
Attentati di Parigi (1): le pecche nel sistema della sicurezza sono evidenti
Parigi viene messa a ferro e fuoco dai terroristi. Alcune bombe esplodono, diverse sparatorie vengono innescate da giovani terroristi armati di mitra.
Poi si viene a scoprire che alcuni di questi terroristi erano già messi sotto l'attenzione dell'intelligence e che comunicavano con la play station a distanza.
Se i servizi segreti e la polizia lo sapevano, perchè non li hanno fermati?
Inoltre: il Tg1 ci fa sapere che Hollande sta chiudendo le moschee in cui si predica l'odio.
Ci sono delle moschee in cui si predica l'odio verso l'occidente? E perchè non le hanno chiuse prima?
Quando c'è stato l'attentato a "Charlie Hebdo" si sapeva bene che il giornale era sotto attacco, tanto è vero che la sede era già stata data alle fiamme in precedenza.
Perchè quei giornalisti e quella sede non avevano una scorta?
Mi sembra chiaro che Hollande abbia delle serie responsabilità nel non aver fatto abbastanza per prevenire gli attentati.
Sembra che adesso il presidente francese abbia capito la lezione e stia attuando misure molto drastiche.
Speriamo bene.
Poi si viene a scoprire che alcuni di questi terroristi erano già messi sotto l'attenzione dell'intelligence e che comunicavano con la play station a distanza.
Se i servizi segreti e la polizia lo sapevano, perchè non li hanno fermati?
Inoltre: il Tg1 ci fa sapere che Hollande sta chiudendo le moschee in cui si predica l'odio.
Ci sono delle moschee in cui si predica l'odio verso l'occidente? E perchè non le hanno chiuse prima?
Quando c'è stato l'attentato a "Charlie Hebdo" si sapeva bene che il giornale era sotto attacco, tanto è vero che la sede era già stata data alle fiamme in precedenza.
Perchè quei giornalisti e quella sede non avevano una scorta?
Mi sembra chiaro che Hollande abbia delle serie responsabilità nel non aver fatto abbastanza per prevenire gli attentati.
Sembra che adesso il presidente francese abbia capito la lezione e stia attuando misure molto drastiche.
Speriamo bene.
venerdì 13 novembre 2015
Mino - Vyskas tvarkoj
Annuncio ufficialmente di avere nel mio Olimpo personale un nuovo mito.
Giornalista e insegnante, ha imparato la lingua Italiana in una delle università di Vilnius. Ha poi vissuto qualche anno nel nostro paese, facendosi le ossa nei piano-bar.
Il trasgressivo Viskas Tvarkoj, dedicato alla moda trash della danza "twerk" è una delle sue ultime creazioni
A mio modesto avviso, Mino a modo suo ha un grande talento e dietro l'aria del cantante sbarazzino dà l'impressione di avere un animo molto più profondo e sfaccettato.
Ora lo dico e ora lo nego, io amo quest'uomo. Aggiungerei che dopo aver conosciuto Mino, la mia vita non può essere più la stessa.
Giornalista e insegnante, ha imparato la lingua Italiana in una delle università di Vilnius. Ha poi vissuto qualche anno nel nostro paese, facendosi le ossa nei piano-bar.
Il trasgressivo Viskas Tvarkoj, dedicato alla moda trash della danza "twerk" è una delle sue ultime creazioni
A mio modesto avviso, Mino a modo suo ha un grande talento e dietro l'aria del cantante sbarazzino dà l'impressione di avere un animo molto più profondo e sfaccettato.
Ora lo dico e ora lo nego, io amo quest'uomo. Aggiungerei che dopo aver conosciuto Mino, la mia vita non può essere più la stessa.
venerdì 6 novembre 2015
Vecchie pubblicità Fiat e due spots americani
Musiche di Eugenio Finardi, Gino Paoli ed Enrico Ruggeri
lunedì 2 novembre 2015
Vägilased - Kulla kutse (2010)
E' un gruppo Estone.
Musica medievaleggiante, concerto molto particolare.
Gli Estoni, al contrario degli altri popoli Baltici, hanno un linguaggio di matrice ugro-finnica. La metà degli Estoni è comunque di origine russofona.