venerdì 18 settembre 2009

Antonio Allocca: un caratterista, un grande attore


A costo di ripetermi, mi piace notare il fatto che quando si è abituati al meglio, non si apprezza appieno la bravura dell'operato di persone che valgono.


Quando, nel grande e nel piccolo schermo italiano, il meglio è venuto meno, in molti, come me, hanno iniziato a rimpiangere artisti che un tempo erano considerati di secondo piano, e che ora, nel deserto delle idee e dei talenti, vengono promossi al ruolo che gli compete di stelle di prima grandezza.


Antonio Allocca ha interpretato decine di films, quasi sempre con un ruolo di caratterista, con parti a volte piccole, a volte abbastanza consistenti, ma mai o quasi mai da protagonista.


L'opera che gli ha dato la maggiore possibilità di esprimersi è senza dubbio: "I ragazzi della terza C", ottima serie tv comica, che resta ancora oggi una delle cose più riuscite tra produzioni per il piccolo schermo.


Molti lo ricordano proprio come il professore intento abitualmente ad affibbiare un due o un quattro ai suoi alunni peggiori, oppure nel ruolo di un mafioso impaurito più della sua vittima in "Così parlò Bellavista" di Luciano De Crescenzo.


Il suo volto è famoso agli italiani, ma in pochi sanno associare a quel volto il suo nome.


Così come sono ancora meno coloro che sanno che Antonio Allocca si è formato presso la scuola di Eduardo De Filippo, ed ha partecipato ad importanti festivals di prosa.


Ha poi proseguito con l'avanspettacolo e altre produzioni teatrali, approdando contestualmente al cinema nella metà degli anni '70.


Lo standard del suo personaggio è quello di un uomo affabile e innocuo, dall'espressione talora stralunata, talora sorpresa, ma di sicuro impatto comico. Rappresenta comunque quella parte della Napoli per bene, che da il meglio di sè proprio nell'ordinarietà del suo ruolo nella vita quotidiana.

Gipsy Fint: P'apparì, p'apparà

Per apparire, per mettersi in pari.
All'incirca è questo il significato di una canzone, travolgente e al tempo stesso sostanziale, dei Gipsy Fint.

E' un pezzo che mi ha fatto ricordare quel particolare fenomeno che l'arte palesa ogni tanto: quel misto tra comico e drammatico, quella volontà di manifestare gioia sempre e comunque nonostante si abbiano gli occhi lucidi.


Non a caso nel gergo partenopeo si dice spesso: rido per non piangere.


Mi viene in mente anche il bellissimo e crudo "Pianese Nunzio, quattordici anni a Maggio", con un sorprendente e bravissimo Fabrizio Bentivoglio nel ruolo di un prete ambiguo, e l'allora adolescente Emanuele Gargiulo a impersonare un ragazzino travolto da giochi troppo più grandi di lui.

Il padre di Nunzio, nonostante fosse in preda alla disperazione, non lesinava battute a raffica sulla sua stessa condizione di infelicità, fino al punto in cui dava vita ad una piccola piece teatrale, cantando, come solo un napoletano può fare, una canzone struggente e appassionata.

mercoledì 16 settembre 2009

E' Fini il nuovo leader della sinistra.

Non è un caso, se in molti ironizzano sulle nuove posizioni ideologiche di Gianfranco Fini con battute e vignette. Il centrosinistra ha un problema di leadership? Le primarie si avvicinano? E' Fini l'uomo giusto!


Smorzando un po' i toni dello scherzo, è un dato di fatto però che l'ansia di rincorrere il centro, come se essere moderati sia il bene assoluto e dia il diritto a governare, pone Fini una posizione un po' surreale, oltre che pericolosa.

Pochi anni fa polemizzò contro Adel Smith, l'attivista musulmano che voleva far togliere tutti i crocifissi dagli edifici pubblici italiani.
Lì dimostrò un clericalismo del tutto normale per colui che guida le redini di un partito post-fascista.


Ma la strada verso il centro (e quindi verso sinistra) l'aveva già presa.

Oggi, il nuovo Fini si lamenta di Berlusconi perchè a suo dire, non garantirebbe la laicità dello stato, con riferimento anche all'istruzione pubblica.


Sorprende tutti con la sua apertura su temi come il testamento biologico e la fecondazione assistita.


Sugli immigrati, chiede addirittura meno rigidità nei respingimenti.


Fini vuole lavarsi dalla pelle quel marchio di post-fascista che lui stesso si era creato in gioventù. E se quel segno non fosse metaforico userebbe persino la varichina. Con una prima svolta moderata vinse le elezioni nel '93, poi ci furono in rapida successione le scuse agli ebrei ed il congresso di Fiuggi a cui seguì la scissione di Storace, anni di silenzio collaborazionista con Berlusconi, infine il discioglimento di An del Pdl riconoscendo una leadership interna all'attuale presidente del consiglio.



Per spingersi ancora più in là, verso quel centro che appare come la terra promessa, bisogna ora essere meno condiscendenti con Berlusconi, e puntare i piedi.



E' vero, la corsa verso posizioni moderate ha portato il suo piccolo partito di estrema destra ad una crescita esponenziale ed a numerosi consensi in termini di voti. An, erede dell'Msi, ha governato per diversi anni, con un ruolo da protagonista inimmaginabile ai tempi della prima repubblica.



In questi giorni di settembre del 2009 si prospetta un'ulteriore cambio di passo.

Fini incontra pubblicamente Casini, (che vuole creare una grande coalizione di centro, magari tirando a sè qualcuno del centrosinistra).

In seguito dà un'altra stoccata, e fa firmare da tutti i deputati di An, che ormai stanno sotto la bandiera del Pdl, un documento in cui si chiede un maggior dialogo tra le due anime del partito.


Effettivamente Berlusconi sta seguendo in maniera un po' troppo autonoma le proprie idee, ma questo è un altro discorso.


Anche nel commentare questa lettera, gli stessi "colonnelli" Gasparri, La Russa e Alemanno, più altri esponenti del gruppo, hanno lasciato intendere di volergli rimanere fedeli, ma di non condividere le sue nuove posizioni.

In caso di scissione, molti di An non lo seguirebbero


E' così importante apparire "moderati"? Essere moderato di per sè non vuol dire niente. Si è sempre moderati o estremisti a seconda delle situazioni.


A volte si richiede una mediazione, a volte bisogna intervenire con rapidità e decisione.

Vale la pena di rischiare per inseguire un'immagine di malintesa moderazione?

La privatizzazione dell'acqua: alcune leggende metropolitane

Circola ormai da alcuni anni questa voce: il governo (lo si diceva anche nel corso delle due legislature precedenti) ha intenzione di privatizzare l'acqua.

Il rischio è quello di ritrovarsi in una situazione simile a quella di alcuni paesi centro e sud americani, in cui c'è un privato che si prevarica sull'altro nell'utilizzo dell'acqua, lasciandone una quantità insufficiente per le attività di irrigazione ed il consumo personale del resto della popolazione più debole.

L'iperbole mi sembra già evidente, ma iniziamo a smascherare questi miti, che lasciano sconcertati anche per la facilità con cui molti abboccano.

Il putiferio è scoppiato dopo il varo del decreto legge 112 del 2008, che ha subito una modifica più recente: potete consultare entrambi i documenti cliccando i links in calce a questo articolo.

Mi sembra doveroso, al di là del fatto che potete consultare voi stessi la legge in questione, esprimere alcune considerazioni.

Primo: privatizzare la gestione dell'acqua non vuol dire che diventa di proprietà dei privati. Rimane di fatto un bene pubblico. Cambia solo l'ente a cui si paga la bolletta e da cui si riceve il servizio.

Secondo: è pura invenzione, anche perchè nessuno ha la sfera di cristallo, dire che in Italia ci saranno prevaricazioni e che ci sarà chi non potrà fruire a sufficienza di un bene così primario.

Terzo: Quando si fanno delle privatizzazioni, in Italia, lo si fa sempre adottando delle regole, non in base alla legge della giungla. Queste regolamentazioni non sono affidate alla bontà del governo di turno,ma sono previste dalla stessa costituzione.

Quarto: il mio è un invito ulteriore, che fa seguito ad altri precedenti su questo blog, a verificare le fonti primarie, non le chiacchiere e le strumentalizzazioni.

Il decreto legge 112, pomo della discordia, è in realtà un documento di programmazione economica che riguarda vari settori dell'economia, tra cui anche quello delle risorse energetiche.

In esso sono contenute linee guida, indicazioni che hanno sì valore di legge, ma devono essere poi recepite dagli organi locali competenti, e devono essere seguite da un iter fatto di leggi recettive, di verifiche, di consulenze tecniche e tanto altro.

In sostanza, si tratta di indicazioni molto vaghe, e quindi molto dipende da come verrà, nei fatti, perseguita la strada della privatizzazione (nel campo energetico, in questo caso).

Quinto: già abbiamo assistito ad altre privatizzazioni, che sono state poi, a ben vedere, poco fedeli al loro nome.

E' rimasto molto nelle mani dello stato sia in campo dei gestori telefonici,che nel campo delle ferrovie, oltre che in altri settori chiave che si intendeva privatizzare.

Ecco dunque a voi il testo della legge e la sua modifica, affinchè si guardino meno dibattiti politici in tv, dove prevale la mera dialettica, e si dia meno sfogo alle voci di popolo (a dire il vero, di un piccola parte di esso).

http://www.camera.it/parlam/leggi/decreti/08112d.htm

http://www.acquabenecomune.org/spip.php?article6502

Com'erano belle le macchine di una volta!

Questa è una Fiat 124 special

martedì 15 settembre 2009

I Travaglio proliferano quando c'è ignoranza sulle fonti reali.

Uno dei guai dell'informazione italiana è la prassi di pervertire, a proprio piacimento, fatti inoppugnabili, a scopo di strumentalizzazione politica o di visibilità personale.

Su Andreotti, Travaglio sostiene che la Cassazione ha confermato nella sostanza la tesi dell'adesione alla mafia e degli altri reati ascrittigli".

Benissimo:
Ecco la sentenza originale di condanna di Andreotti, in 127 pagine.

Per il solo scopo di facilitarvi la lettura, gran parte del succo sta nelle ultime dieci-quindici righe.

Invece di discutere sulle sentenze informandoci dai vari urlatori e tribuni di turno, (tribuno è un complimento, visto che era una carica elettiva e non determinata da un chiachiericcio), e invece di criticare o appoggiare una legge senza i dati originari, leggiamone il testo.

http://magistraturademocratica.it/files/Cass_49691_2004_su_Andreotti.pdf

martedì 8 settembre 2009

Diffidate di Internet

La fantascienza di alcuni decenni fa prospettava il presente come un'epoca in cui le macchine avrebbero volato, e i robots sarebbero diventati sempre più umani e quasi indistinguibili da noi.

La robotica e la meccanica non hanno fatto tutti questi progressi, ma allo scontro della fantascienza tra uomo e macchina, si è sostituito un nemico, reale ma sottile, chiamato internet.

Ad esso fanno buona compagnia i cellulari, tv, radio e le radiazioni degli elettrodomestici vecchi e nuovi.

Premesso che per installarmi telefono e internet mi hanno dotato di un modem che fa rumore e che è inefficiente, perchè il telefono non si sente bene, ecco quali sono pericoli da cui vi metto in guardia:

1 Internet da videodipendenza. Ed è una sindrome molto più forte di quella della tv. Attratti da molti passatempi, giochi, lucine colorate, chat-messenger e quant'altro, le nostre capacità percettive si riducono ed un senso di confusione ci pervade.

2 Internet contiene tante informazioni, ma non tutte sono veritiere, e vanno vagliate.

3 Internet è un passatempo divertente, ma ci allontana dal mondo reale, e le chat in videoconferenza sono solo un surrogato dei rapporti umani tradizionali. Ho orrore di un futuro in cui tutti gli studenti seguiranno le lezioni da casa tramite internet, senza socializzare, incontrarsi e muoversi, ma non penso che avverrà sul serio in larga scala.

4 Nel mio lavoro di giornalista Internet mi aiuta moltissimo a reperire le informazioni più disparate, tanto che mi chiedo come facessero i giornalisti fino a pochi anni fa ad essere precisi e completi nel dare informazioni senza l'ausilio della rete.

Mi rendo conto però che inizia a venire meno il vero giornalismo: si va a controllare sempre meno di persona la notizia, e tutti quei metodi, tutt'altro che desueti e inefficaci oggi, degli uomini che hanno imparato il mestiere prima di me, vanno perdendosi; così come si perde anche una certa capacità di investigazione, la raccolta dei dati di prima mano, il controllo vigile nei confronti del potere.

Il discorso sarebbe lungo e più complesso, ma dobbiamo staccare molto di più la spina, per un fatto di salute fisica, mentale e spirituale.

lunedì 7 settembre 2009

Filovia: è di nuovo bagarre


Cosa è successo negli ultimi giorni?

E’ presto detto: il sindaco Mascia ha espresso chiaramente l’intenzione di portare, finalmente, a compimento l’opera.


"La filovia si farà, sarà un'opera utile ed efficiente,
e non nascerà nè zoppa, nè monca" , ha affermato
in una conferenza stampa il vicesindaco Berardino Fiorilli

L’ex sindaco reggente e membro delle due scorse giunte di sinistra Camillo D’Angelo, ora all’opposizione, ha avanzato dubbi sui metodi con cui si vorrebbero condurre i lavori:


“Non si capisce bene come verranno attuati i parcheggi di scambio; non si sa dove siano finiti i soldi, nè si conosce l’esatto percorso della filovia”.

Sono, in pratica, le stesse argomentazioni che aveva usato Mario Sorgentone, suo collega di partito, per accusare le giunte D’Alfonso e D’Angelo di immobilismo.

La prospettiva, paradossalmente, si è ribaltata. Il vicesindaco Berardino Fiorilli ha prontamente fatto pervenire la sua risposta: “La filovia si farà, sarà un mezzo utile ed efficiente, e non nascerà né zoppa, né monca”.

Sull’argomento si era espresso in passato anche Lorenzo Valloreja di Sfl, che, da noi intervistato, ha ribadito le sue posizioni.

“Faccio quasi una premonizione, e sono sicuro che ci sarà un enorme spreco di denaro pubblico. Si rischia di realizzare un’opera inutile, che vedrà la luce con fortissimo ritardo”.

Il vicepresidente del Consiglio comunale di Pescara Massimiliano Pignoli, della Lista Teodoro, e membro della maggioranza, ha invitato la giunta Mascia ad “essere realmente operativa e a non fermarsi alle parole”. La costruzione dell’ospedale ha richiesto ben 22 anni.

Quando venne inaugurato, molte apparecchiature mediche che erano state predisposte erano da buttare per il mancato utilizzo. Le aree di risulta della stazione vecchia attendono da 21 anni una riqualificazione. La vicenda della filovia completa idealmente il trittico delle “opere lumaca”, troppo scomode o troppo complesse per gli amministratori, e quindi sempre rinviate.


A Pescara, sia in consiglio comunale che tra i semplici cittadini, ci si chiede quando i nodi verranno sciolti e quando le istituzioni, al di là delle appartenenze politiche, si dimostreranno finalmente pronte a fare il loro dovere.
Andrea Russo


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venerdì 4 settembre 2009

Phats and Small


Non c'è tre senza quattro. Questi sono i Phats & Small, di cui vi propongo

"This time around" and "Turn around". I britannici Phats & Small collezionano ottimi videoclips, oltre che brani dance di buon gusto.


Il filmato di This time around è ottimo dal punto di vista della tecnica cinematografica, è scevro da volgarità o stupidaggini a cui siamo abituati guardando le tv musicali, ha una punta di ironia e ci mostra scorci suggestivi ed edificanti di L'Avana.


C'è anche un gioco di parole, forse casuale, nei loro presunti cognomi: Phats ricorda "fat", che in inglese vuol dire "grasso" e Small significa piccolo.

mercoledì 2 settembre 2009

Soerba - I am happy


Come potete notare, questo blog si prende qualche licenza e si dedica a discorsi un po' frivoli, ma del resto, non è che la politica meriti di essere presa tanto sul serio, di questi tempi.


In un trittico ideale della buona musica dance, rispolvero i Soerba.


Duo meteora del pop elettronico italiano, hanno lasciato il segno principalmente con "I am happy", brano che gli valse più di un accostamento a Battiato e all'elettronica degli anni'80.


Era il 1998, ma ancora adesso la musica e il video rappresentano bene la superficialità e la spensieratezza del vitellone italiano, categoria che non ha più limiti di età e rimane fedele a se stesso talvolta anche oltre i 40 anni.