giovedì 30 marzo 2017

Considerazioni finali sul Pescara di quest'anno

Con la retrocessione ormai scontata, dopo l'unica fiammata contro il Genoa di alcune settimane fa, é tempo di bilanci in casa Delfino.

Il presidente Sebastiani ormai ha fatto capire di non volere cedere le redini della societá, ma semmai di fare entrare altri soci. Ci sono voci in tal senso dal Sudamerica e dalla Russia.

Daniele Sebastiani é stato l'unico dirigente  nella storia del club adriatico a centrare due promozioni, ma quest'anno sono affiorati anche i limiti della sua gestione.

Due serie A per lui fatte al risparmio, con lauti compensi per i diritti televisivi, corposi incassi con le vendite dei vari Verratti, Caprari (rimasto in prestito) e Lapadula.

Occorreva investire di piú, magari con i soldi dei dividendi incassati  negli ultimi anni e non piú nelle casse societarie.

Il paracadute, ovvero il meccanismo che regala svariati milioni di euro per anni ai clubs che retrocedono dalla serie B, é un disincentivo a rischiare e ad allestire una squadra competitiva.

I giocatori per centrare la salvezza costano e c'é il rischio di retrocedere senza i lauti surplus che garantisce una squadra fatta al risparmio.

Tanto se si torna in cadetteria ci sono i soldi del paracadute e si spende poco, con i giovani di Milan, Inter, Roma e Juve che  vengono dati in prestito.

I sogni dei tifosi sono infranti e per ravvivarli occorrerebbe il cosiddetto rischio imprenditoriale, quel pensare in grande che consentirebbe di tentare un salto di qualitá.

Un acculturato amico inglese mi chiese una volta se il Pescara fosse come il suo Norwich, ovvero uno yo-yo team, che rimbalza dalla prima alla seconda serie. Purtroppo adesso non avrei dubbi nel rispondergli.

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi un commento. Il tuo commento verrà filtrato e pubblicato quanto prima. Grazie!