lunedì 9 marzo 2009

L'opera di Toyo Ito così è più bella


L'opera di Toyo Ito ora è più bella: i tecnici che l'hanno avvolta di lacci e sbarre contenitive, dopo la sua "implosione", le hanno dato, inconsapevolmente, quella potenza visionaria che le mancava.

Il senso di prigionia, i lacci e le sbarre che imprigionano l'Ego dell'uomo moderno sono un'intuizione particolarmente calzante.

L'uomo che dentro ha il colore rosso del fuoco, del sangue, del vino che stimola il lato ludico e dionisiaco, lo spirito dell'ubriacone che vuole sfogare il suo istinto in barba ai codici e alle convenzoni, viene tenuto a freno dalle sovrastrutture sociali.

L'energia rivoluzionaria è insita in noi, è istinto, coscienza di essere animale tra gli animali. L'uomo contemporaneo la distrugge, ma poi la sua mente si ribella.

D'improvviso implodiamo come il "Wine Glass": la mente non controlla più se stessa, il corpo è vittima di somatizzazioni.

La malattia indica che abbiamo commesso degli errori.

Le regole non scritte di una comunità (una sola donna, un solo uomo, un solo matrimonio, lo sguardo degli altri, un lavoro che non piace, un ritmo che ci fa male, una cravatta che stringe, una cinta che soffoca il ventre)

sono le sbarre di una gabbia di metallo che ci grava addosso.

Siamo scintillanti come il cristallo, bolle il nostro sangue, ma qualcosa che sta intorno e non vediamo ci condiziona.

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