Non so come molti di voi abbiano vissuto la propria esperienza universitaria.
Tra le cose che maggiormente ricordo di quel periodo, non posso omettere il mio disgusto per una parte degli addetti ai lavori.
Ma andiamo con ordine.
L'Università italiana, anche a livello amministrativo, è gestita dagli stessi professori.
Costoro possono fare quello che vogliono: lottizzano le cattedre, si comportano come se la cosa pubblica fosse cosa loro, e come se elargissero, per bontà loro, cultura a ragazzini accattoni.
Nelle facoltà umanistiche c'è poca didattica. Non mi venite a dire che 20-30 ore, spalmate in tre mesi l'anno siano degne di essere chiamate in tal modo.
Molte volte, dopo un viaggio alquanto scomodo per me che vivevo in un'altra città, arrivavo in facoltà per la lezione e il professore non c'era.
A volte metteva un foglietto di avviso all'ultimo momento, senza poi recuperare il lavoro non svolto.
Altre volte non avvertiva nemmeno del disguido, e nessuno gli diceva niente. Questo, lo so per certo, avviene in tante facoltà.
Nessun controllo, stipendio assicurato, prestigio, distanza ieratica dagli studenti, superbia.
E' capitato che degli studenti lavoratori, che avevano chiesto il permesso al capoufficio per svolgere l'esame, delegassero la bidella di chiamare una professoressa che non si era presentata il giorno degli esami. Per tutta risposta, la docente attaccò il telefono.
Di episodi simili ne ho vissuti parecchi sulla mia pelle. La supponenza di chi ha letto qualche libro e ha preso un pezzo di carta a volte non ha pari.
Dislocazione
Le facoltà universitarie stanno diventando come le scuole elementari: le aprono dappertutto, anche in paesi minuscoli.
Ho visto facoltà in sedi distaccate con 15 iscritti.
Nella sede centrale di una facoltà abruzzese con il campus all'americana ed enormi edifici, ho camminato per i corridoi dei dipartimenti completamente vuoti.
Ogni tanto capitava di scorgere, in una stanza, qualcuno che lavorava in totale isolamento, senza controllo, senza coordinamento, e non si trattava di personale docente.
L'università è un Bengodi dispendioso, e ha un sistema di lobby e di poteri interni forti.
Propongo che la dirigenza sia formata da un manager e pochi altri funzionari, nominati per concorso: uno staff burocratico che chieda ai docenti ogni sei mesi: tu cosa hai fatto in questo periodo? Qual è stato il tuo rendimento?
Il problema è che i professori hanno una nutrita rappresentanza in parlamento.
Confusione.
Ritengo che il corso di laurea in Scienze infermieristiche non meriti la qualifica di diploma di laurea. La fantasia stupida di tanti dirigenti ha partorito mostri denominati: "Scienze manageriali" e "Scienze sociologiche per lo sviluppo locale e la governance" (c'è anche il francesismo).
Così si svaluta il nostro apparato di alta formazione.
Business
Si danno lauree "Honoris causa" a cantanti pop che fanno uso di droga (Vasco Rossi).
Si usano strategie per attrarre studenti con mezzi che nulla hanno a che fare con l'istruzione.
Roberto Vecchioni ha un posto da professore all'università di Teramo, e quando si insediò con tale ruolo, fece anche un concerto all'università.
Era un tempo, professore di lettere nei licei. Ricordo ( è da prendere col beneficio d'inventario) un vecchio articolo di Panorama che riportava che i suoi studenti e i relativi genitori avevano richiesto la sua rimozione per il turpiloquio in classe e per le assenze dovute alle tournee.
C'è anche chi si è fatto il mazzo per decenni sui libri per diventare professore universitario, e ha vinto un concorso senza barare, come molti invece fanno. Non so se Vecchioni abbia seguito questo iter, ma ritengo che istituire una cattedra denominata "Poesie e parole in musica" (!) non è rispettoso nei loro confronti.
giovedì 28 febbraio 2008
Racconti - Oggi Fonzie voleva picchiare la signora Cunningham
Un bulletto senza cognizione di come ci si comporta. Una donna quieta e sorridente, che, come tutte le persone tranquille, quando si arrabbia non la tiene nessuno.
Questa mattina è avvenuto un fatto increscioso: l'ho visto io, che stavo di fronte allo schermo, e posso testimoniarlo.
Fonzie aveva litigato con il suo amico Arnold, ristoratore giapponese. Per ripicca, dunque, non voleva fare il testimone alle sue nozze.
La signora Cunningham, non potendo sopportare di vedere litigare due persone, è scattata in piedi lanciando un'invettiva contro il bulletto dalla giacchetta in pelle. Lo ha esortato duramente a comportarsi da persona matura e a non lasciarsi andare a stupide diatribe.
E' in questo momento che Fonzie ha superato proprio il limite.
La dinamica:
la signora Cunningham sale nel piano di sopra del suo appartamento, Fonzie esclama queste parole testuali: " Devo picchiarla". Il signor Cunningham, sicuro e serafico, lo blocca per un braccio e gli dice: " Tu non picchi nessuno". Fonzie allora rilancia: "Allora picchio lei", scostandogli la mano dal suo braccio e arcuandosi minaccioso.
"Lascia stare mio padre" insorge Ricky.
Alla fine, il contrasto si ricompone e Fonzie, vestito da un kimono giallo, ha fatto da testimone all'amico Arnold in una cerimonia che aveva tutta l'aria di un rito shintoista.
E' poco importante però l'happy end.
Fonzie sarà anche un playboy, ma è un rozzo e un violento.
Passi l'atteggiamento da bullo contro Ricky, Potsie e Ralph. Ma che si permetta anche solo di tentare di picchiare una donna, e per giunta una madre di famiglia, questo proprio no.
Se io fossi Ricky non gli rivolgerei più la parola fino alla fine delle mie puntate.
mercoledì 27 febbraio 2008
Cinema - Nino Castelnuovo
Nino Castelnuovo (Lecco, 1939) esordì nel 1959 con "Un maledetto imbroglio" di Pietro Germi nel 1959 ed ebbe una parte in "Rocco e i suoi fratelli" nel 1960 Il resto della sua carriera è stato un susseguirsi di periodi di films, fictions e teatro.
Ha lavorato con numerosi registi importanti, (Vittorio De Sica, Sandro Bolchi, tanto per fare qualche esempio), maturando una dote preziosa per un attore: la poliedricità, calandosi perfettamente sia nelle parti drammatiche che in quelle brillanti. Tra i films più recenti c'è anche "Il paziente inglese", film U.S.A. del 1996, diretto da Anthony Minghella.
Famose sono anche le sue pubblicità dell'Olio Cuore, soprattutto quelle in cui salta la staccionata.
Ha lavorato con numerosi registi importanti, (Vittorio De Sica, Sandro Bolchi, tanto per fare qualche esempio), maturando una dote preziosa per un attore: la poliedricità, calandosi perfettamente sia nelle parti drammatiche che in quelle brillanti. Tra i films più recenti c'è anche "Il paziente inglese", film U.S.A. del 1996, diretto da Anthony Minghella.
Famose sono anche le sue pubblicità dell'Olio Cuore, soprattutto quelle in cui salta la staccionata.
Musica - Sette fili di canapa
L'altro ieri la rubrica mattutina degli approfondimenti del tg2 ha proposto un simpatico accoppiamento: hanno fatto incontrare per la prima volta Nino Castelnuovo, noto attore teatrale e Mario Castelnuovo, cantante passato nel dimenticatoio dopo un fugace momento di splendore agli inizi degli anni '80.
I due, nonostante avessero lo stesso cognome, non si erano mai conosciuti, ma erano perseguitati l'uno dalla fama dell'altro, visto che la gente spesso li confondeva o li additava come parenti.
Entrambi si sono detti molto contenti di conoscersi, finalmente, dopo tanti anni. E' stato un incontro simpatico.
Mario, che è stato indicato da un suo collega come l'autore del più brutto brano nella storia di Sanremo, tanto da provocare (testuali parole) degli "attacchi di colite", alla fine della trasmissione ha cantato il pezzo incriminato: "Sette fili di canapa".
Quasi rimosso dalla mia memoria, questo brano mi ha folgorato: i testi sono di una visionarietà e di una bellezza non comune.
Il pezzo, presentato al Festival di Sanremo del 1983, ha un ritornello che è quasi un surrogato dell'attacco iniziale, e basa gran parte del suo fascino proprio sul testo.
Le parole, sin dall'inizio, sono scandite, quasi col fiato sospeso, in maniera singolare, a mo di filastrocca. Vi riporto il testo per intero:
C'erano, sette fili di canapa,
e un Abele da uccidere,
sotto un cielo di rame.
C'erano sette medici a tavola,
e un amore già anemico,
dissanguato per strada.
Rit: Unirò sette fili ed avrò perduto
Unirò sette fili e sarò perduto
C'erano sette Cristi a Follonica.
ed un ateo sul Sinai,
bivaccava e aspettava.
C'erano, poi,
sette topi sull'edera,
e più giù un cavaliere
giovane,
preso da una tagliola.
Rit: Unirò sette fili ed avrò perduto,
Unirò sette fili e sarò perduto.
Il numero sette ricorre come qualcosa di infausto per l'autore, non si capisce bene il perchè.
Ad ogni verso c'è una beffa, di persone che hanno delle aspettative, ma vengono giocati pesantemente dalla vita.
La scansione dei versi e il loro alternarsi ricordano vagamente una preghiera.
Una perla, questa canzone, recuperata dall'oblìo degli anni.
I due, nonostante avessero lo stesso cognome, non si erano mai conosciuti, ma erano perseguitati l'uno dalla fama dell'altro, visto che la gente spesso li confondeva o li additava come parenti.
Entrambi si sono detti molto contenti di conoscersi, finalmente, dopo tanti anni. E' stato un incontro simpatico.
Mario, che è stato indicato da un suo collega come l'autore del più brutto brano nella storia di Sanremo, tanto da provocare (testuali parole) degli "attacchi di colite", alla fine della trasmissione ha cantato il pezzo incriminato: "Sette fili di canapa".
Quasi rimosso dalla mia memoria, questo brano mi ha folgorato: i testi sono di una visionarietà e di una bellezza non comune.
Il pezzo, presentato al Festival di Sanremo del 1983, ha un ritornello che è quasi un surrogato dell'attacco iniziale, e basa gran parte del suo fascino proprio sul testo.
Le parole, sin dall'inizio, sono scandite, quasi col fiato sospeso, in maniera singolare, a mo di filastrocca. Vi riporto il testo per intero:
C'erano, sette fili di canapa,
e un Abele da uccidere,
sotto un cielo di rame.
C'erano sette medici a tavola,
e un amore già anemico,
dissanguato per strada.
Rit: Unirò sette fili ed avrò perduto
Unirò sette fili e sarò perduto
C'erano sette Cristi a Follonica.
ed un ateo sul Sinai,
bivaccava e aspettava.
C'erano, poi,
sette topi sull'edera,
e più giù un cavaliere
giovane,
preso da una tagliola.
Rit: Unirò sette fili ed avrò perduto,
Unirò sette fili e sarò perduto.
Il numero sette ricorre come qualcosa di infausto per l'autore, non si capisce bene il perchè.
Ad ogni verso c'è una beffa, di persone che hanno delle aspettative, ma vengono giocati pesantemente dalla vita.
La scansione dei versi e il loro alternarsi ricordano vagamente una preghiera.
Una perla, questa canzone, recuperata dall'oblìo degli anni.
lunedì 18 febbraio 2008
Musica Adieu, Monsieur sourire!
E' morto Henri Salvador, cantante francese delle colonie originario della Guyana. Aveva 90 anni. L'autore di "Syracuse" e "Chambre avec vue" era apprezzato in patria anche dalle giovani generazioni. Fu ispiratore della Bossa Nova, per ammissione stessa di padri del genere come Vinicius De Moraes. Fu famoso anche come comico, e memorabili furono le sue performaces in Italia nei primi anni '60 nel programma tv: "Giardino d'inverno". Ad Henri Salvador questo sito ha già dedicato un'ampia biografia, che vi consigliamo di leggere, oltre che una casella di video laterale. A lui possiamo solo augurare : "Adieu", signor sorriso, come eri chiamato, la tua eleganza e la tua classe non verranno dimenticate.
venerdì 15 febbraio 2008
Musica - Vittima dello star system
Non mi sarei immaginato di difendere Britney Spears.
La sua musica è commerciale, la sua voce non è un granchè , da un modello di riferimento negativo per le ragazze.
Eppure recentemente è successo qualcosa. Una cosa per cui bisogna avere rispetto. Britney, a quanto pare, avrebbe tentato il suicidio. Ricoverata in una clinica, ne è uscita pochi giorni fa. La star americana ha problemi di droga.
E' qui che mi soffermo: da carnefice la Spears diventa vittima, come succede a molti, troppi divi dello star system.
Cresciuta con i genitori che la spingevano, fin dalla tenerrissima età, a tentare la strada dello spettacolo, esposta impietosamente ai riflettori prima di raggiungere l'età del senso critico e della ragione, la biondina americana si è ritrovata, a soli 17 anni, di fronte a una attenzione che avrebbe fatto uscire di senno chiunque.
Non si contano le critiche vergognosamente volgari (in films, su siti internet, negli spettacoli dei comici) Stesso dicasi per gli abusi dei paparazzi.
Britney fa sì la provocante, la trasgressiva, l'imbarazzante eterna lolita, ma è una regola a cui devono sottostare tutte le popstar, pena l'esclusione dalla loro realtà dorata fatta di milioni di copie vendute e di soldi a valanga.
Non hanno pietà di lei i paparazzi, che l'hanno fotografata persino quando è uscita dalla clinica, a dieci centimetri dal viso. Non c'è rispetto per chi combatte per guai seri, e rischia anche la vita per la propria malattia. Non c'è rispetto per i malati, non c'è rispetto per il buonsenso. Poco conta che quel malato si chiami Britney Spears.
La sua musica è commerciale, la sua voce non è un granchè , da un modello di riferimento negativo per le ragazze.
Eppure recentemente è successo qualcosa. Una cosa per cui bisogna avere rispetto. Britney, a quanto pare, avrebbe tentato il suicidio. Ricoverata in una clinica, ne è uscita pochi giorni fa. La star americana ha problemi di droga.
E' qui che mi soffermo: da carnefice la Spears diventa vittima, come succede a molti, troppi divi dello star system.
Cresciuta con i genitori che la spingevano, fin dalla tenerrissima età, a tentare la strada dello spettacolo, esposta impietosamente ai riflettori prima di raggiungere l'età del senso critico e della ragione, la biondina americana si è ritrovata, a soli 17 anni, di fronte a una attenzione che avrebbe fatto uscire di senno chiunque.
Non si contano le critiche vergognosamente volgari (in films, su siti internet, negli spettacoli dei comici) Stesso dicasi per gli abusi dei paparazzi.
Britney fa sì la provocante, la trasgressiva, l'imbarazzante eterna lolita, ma è una regola a cui devono sottostare tutte le popstar, pena l'esclusione dalla loro realtà dorata fatta di milioni di copie vendute e di soldi a valanga.
Non hanno pietà di lei i paparazzi, che l'hanno fotografata persino quando è uscita dalla clinica, a dieci centimetri dal viso. Non c'è rispetto per chi combatte per guai seri, e rischia anche la vita per la propria malattia. Non c'è rispetto per i malati, non c'è rispetto per il buonsenso. Poco conta che quel malato si chiami Britney Spears.
mercoledì 13 febbraio 2008
Ho aggiunto la funzione "Commenti"
Oggi è un giorno importante per questo blog: ho aggiunto la funzione: "Commenti".
Se volete esprimere la vostra opinione su un argomento siete i benvenuti.
I commenti saranno filtrati.
Grazie
Se volete esprimere la vostra opinione su un argomento siete i benvenuti.
I commenti saranno filtrati.
Grazie
lunedì 11 febbraio 2008
Musica - Teresa Salgueiro dei Madredeus
Con la sua voce delicata da canarino, Teresa Salgueiro è una delle più belle voci che io conosca.
Per quanto concerne i madredeus, essi rientrano nei canoni del fado, come genere musicale, e si fanno apprezzare proprio per il suono pulito ed acustico di una musica che non segue le mode
Per quanto concerne i madredeus, essi rientrano nei canoni del fado, come genere musicale, e si fanno apprezzare proprio per il suono pulito ed acustico di una musica che non segue le mode
venerdì 8 febbraio 2008
Mario Calabresi: Spingendo la notte più in là
Mario Calabresi, nato a Milano nel 1970 è figlio del commissario Luigi Calabresi, ucciso dalle Brigate Rosse nel 1972. Sebbene l'opera sia autobiografica, essa getta ulteriore luce su una vicenda molto triste della storia italiana.
Sono molti i discorsi che mi sovvengono in proposito, ma li tralascio. Mi concentro solo su un episodio: il documento firmato da 800 intellettuali che affermava cose non vere contro il commissari Calabresi e che incoraggiò indirettamente i terroristi a compiere il delitto. E' importante dirlo, poichè molti firmatari di quell'atto formale ricoprono ancora oggi un ruolo di spicco nella società italiana.
Senza addentrarsi in considerazioni politiche, con molta intelligenza, Mario Calabresi da una piccola grande lezione sull'estremismo e sulla follia collettiva.
Sono molti i discorsi che mi sovvengono in proposito, ma li tralascio. Mi concentro solo su un episodio: il documento firmato da 800 intellettuali che affermava cose non vere contro il commissari Calabresi e che incoraggiò indirettamente i terroristi a compiere il delitto. E' importante dirlo, poichè molti firmatari di quell'atto formale ricoprono ancora oggi un ruolo di spicco nella società italiana.
Senza addentrarsi in considerazioni politiche, con molta intelligenza, Mario Calabresi da una piccola grande lezione sull'estremismo e sulla follia collettiva.
Baustelle: Charlie fa surf
Qui sono a Radio Dee Jay con Linus e Nicola Savino. E' uscito da pochi giorni il loro nuovo album Charlie fa surf. Da estimatore del gruppo devo però dire che il messaggio di alcune canzoni non è tanto condivisibile
Brainstorm-Prata Vetra
Gruppo lettone pressochè sconosciuto in Italia, hanno un doppio nome e compongono canzoni in inglese e in lingua madre. Il loro nome originale è Prata Vetra. C'è anche un altro gruppo denominato Brainstorm (tempesta della mente) che appartiene a un genere hard rock. La loro musica, invece, è un pop dalle sonorità alquanto nordiche che fanno ricordare alcuni gruppi svedesi.
Spicca, tra le loro canzoni, la struggente "Maybe", (puo' darsi , forse), cantata in un innocente falsetto e da una voce che trilla come un cardellino. Una canzone semplice , romantica, ma anche delicata. Testo e musica, sia pur nel loro minimalismo, sprigionano una carica poetica quasi mistica. Un altro ottimo pezzo di poco inferiore a questo è a mio avviso "Weekends are not my best days"
Spicca, tra le loro canzoni, la struggente "Maybe", (puo' darsi , forse), cantata in un innocente falsetto e da una voce che trilla come un cardellino. Una canzone semplice , romantica, ma anche delicata. Testo e musica, sia pur nel loro minimalismo, sprigionano una carica poetica quasi mistica. Un altro ottimo pezzo di poco inferiore a questo è a mio avviso "Weekends are not my best days"