sabato 2 novembre 2024

La strana favola dell'Occidente altruista

Nelle foto: Victoria Nuland, Madeleine Albright e Henry Kissinger, eminenze grigie e strateghi della politica di ingerenza Americana                                                                                                   
In fondo certe cose già le sappiamo, ma un po' perdiamo il focus. Lo facciamo perchè ci coccoliamo nella nostra vita ancora abbastanza comoda, in una situazione di democrazia, sia pure abbastanza limitata da vari fattori.

Bisogna avere una certa ingenuità per credere che i paesi occidentali a guida Americana (quindi con gli Usa che comandano e gli altri che obbediscono più o meno servilmente) abbiano a cuore le sorti democratiche degli altri paesi.

Gli Stati Uniti hanno una lunghissima e anche recente storia di colpi di Stato da loro costruiti e finanziati. Lo abbiamo visto in Venezuela, Argentina, Cile con governi nazionalisti o con uomini di fiducia come Carmona o Guaidò. Lo abbiamo visto anche  in Liberia con Charles Taylor.

Ce ne siamo accorti anche nella Libia del dopo Gheddafi, divisa talora in tre, talora in due pezzi e in mano a ceffi della peggiore risma. Lo sanno tutti del resto che Haftar è un bonaccione, tenero e simpatico come Homer Simpson.

Gli esempi sarebbero infiniti. Dall'Afghanistan dove erano andati gli  per "esportare la democrazia" gli Americani se ne sono andati dopo vent'anni accordandosi con i terribili Talebani, proprio quelli che volevano combattere.

L'Unione Europea doveva in teoria essere un super-Stato che si sarebbe dovuto affrancare dalla sua sudditanza atlantica. Ha costituito invece negli ultimi anni un mezzo per fare il salto di qualità verso un leccapiedismo ancora più estremo, 

in cui Presidenti della Repubblica, Primi Ministri, Cancellieri e Presidenti del Consiglio dei Ministri piccoli piccoli sono pronti quasi ad entrare in guerra pur di compiacere il paese egemone.




Costoro erano pronti a stracciarsi le vesti per il referendum in Moldavia sull'adesione alla Ue quando sembrava perso e hanno gridato a brogli elettorali sostanzialmente inesistenti in Georgia.

Della Moldavia la Ue se n'è sempre infischiata, lasciandola nella povertà, nel degrado e nello spopolamento. Quanto all'Ucraina,  l'ha mandata a morire, ben sapendo che inviare le armi avrebbe solo prolungato la sua agonia generando perdita di territori, più morti e più distruzione. 

Della Georgia alla Ue frega men che meno, se non in qualità di nazione subalterna. 

Bruxelles le ha inviato dei fondi, questo è vero, ma per obbedire pedissequamente ad ogni diktat e per sottomettersi alle lobby. Quando il paese Caucasico ha promulgato una legge contro le invadenti ONG che condizionano a suon di quattrini la sua vita politica interna

e quando perfino l'opposizione ha votato la legge contro l'ideologia gender e il suo insegnamento delle scuole, la Von Der Leyen ha puntato i fucili.

Non solo: ha gettato la maschera. 

Tutta questa indignazione per difendere le lobby celate dietro alle Organizzazioni Non Governative dimostra il suo amore per i potenti, non certo per i valori democratici.

Sulla Russia, tanto per cambiare, La Ue obbedisce a quello che stabilisce Biden, anche a proprio danno.

Risultato: paghiamo gli idrocarburi a prezzo rialzato e le sanzioni sono diventate un "boomerang". 

Agli Americani l'unica Russia che piace è quella in ginocchio. Quando c'erano Gorbaciov e Eltsin, due leaders filo-atlantici, 

gli Americani hanno mostrato poco rispetto, poca cooperazione e hanno dopo pochi anni allargato i confini militari della Nato, nonostante le aperture importanti fornite, nei primi anni della sua presidenza, dallo stesso Putin. Quest'ultimo fino al 2008 credeva in una possibile cooperazione commerciale e militare, sia con gli Usa che con la Ue.

Si dovette ricredere.

Quando Gorbaciov invece, dopo avere avviato le privatizzazioni consigliate dagli Americani, chiese aiuto economico nel noto summit del G7 di Londra del 1991, Gli Stati Uniti glielo negarono, contribuendo alla fine del suo mandato e della Perestroijka

Le cosiddette guerre fatte per abbattere il dittatore di turno sono solo scuse: quando c'era la guerra Iran - Iraq Saddam Hussein andava benissimo agli americani, che lo foraggiavano e lo appoggiavano.

Tuttora Usa e stati occidentali intrattengono ottimi rapporti con i paesi della penisola Araba, che non sono certo dei campioni di democrazia.




Certo, ad Ovest il rispetto dei diritti umani e democratici, nonchè una situazione perdurante di benessere generalizzato lo fanno tuttora preferire a stati illiberali come Cina e Russia. 

In generale quasi tutti gli Stati del mondo hanno un lato cooperativo e volto al progresso.

Tuttavia, non bisogna credere che i popoli siano fatti solo da babbei pronti a bersi ogni retorica melensa.

L'Europa non è un "giardino fiorito" circondato dai Barbari come afferma Josep Borrell, Alto Rappresentante Europeo per gli Affari Esteri e la sicurezza.

Gli Stati Uniti non sono un faro di civiltà e portatori di valori democratici. Non sono liberatori di popoli oppressi. Semmai esportano la democrazia a suon di bombe e questo non è carino.

Il fatto di essere, da Italiani, necessariamente legati a loro non deve esimerci dal vedere le cose obiettivamente e se necessario, alzare il dito e porre delle obiezioni.

 

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