venerdì 1 marzo 2024

Pleasantville, un film piacevole e con un messaggio ben preciso

Pleasantville è una storia fantasy che ricorda vagamente The Truman Show, per via della riflessione che propone: il rapporto tra realtà e sogni, tra aspettative e risultati, tra un mondo immaginario mediatico rassicurante ma limitante e finto e la vita vera, piena di sfumature e complessità. E' una realizzazione del 1998, stilisticamente è figlia della sua epoca, con attori che sono i migliori frutti maturi di quegli anni. Abbiamo Tobey Maguire, con la sua faccia da bravo ragazzo che buca lo schermo. 

Non da meno è Reese Witherspoon, allora poco più che ventenne, oggi 47 enne ma sempre in forma e con un viso dolcissimo. La Witherspoon ha fatto incetta di premi (Oscar incluso) qualche anno dopo con Walk the line, un film che a suo stesso dire appariva non congeniale a lei ma che si è rivelato il suo maggior successo, in cui ha dimostrato professionalità e grinta.


Abbiamo poi William Macy, specializzato in numerosi splendidi film d'autore. Macy fa parte della crema del cinema americano, quello che unisce incassi e qualità artistica. Due esempi: Boogie Nights e Magnolia sono solo due dei numerosi film in cui ha figurato questo attore molto solido e dal viso inconfondibile.

Altro volto scolpito e inconfondibile è quello di Don Knotts, che in Pleasantville è il fiammifero che innesca la storia, giacchè è il tecnico della tv matto e stregonesco che proietta i due giovinetti in un mondo parallelo: quello di un telefilm perbenista degli anni '50.


Mary Sue è una ragazza dedita al divertimento e superficiale. Bud è suo fratello, quasi coetaneo, di poco più grande. E' l'opposto di sua sorella: timido, impacciato con l'altro sesso, sognatore ma anche un po' rinunciatario.

I due si ritrovano in questo telefilm loro malgrado, con dei personaggi che sono sì esseri umani, ma molto limitati nelle conoscenze e nel comportamento.

L'avvento dei due ragazzi del mondo reale rivoluzionerà il telefilm ed avrà una funzione liberatoria, risvegliando la consapevolezza nei cittadini di Pleasantville.

Al tempo stesso, fratello e sorella cambieranno essi stessi, trovando la parte mancante della loro personalità.


Non scendiamo troppo nei dettagli della trama. Per chi non lo avesse visto possiamo dire che si tratta di un film divertente e al tempo stesso riflessivo, che gioca col lato ingenuo del genere umano e con la sua tendenza a farsi manipolare, sospeso tra la curiosità di nuove scoperte e i rassicuranti riti quotidiani conditi da tenaci pregiudizi.

I due giovani protagonisti, benchè tali, non si prendono troppo la scena, lasciando spazio alla presenza di molti personaggi che ne fanno un film quasi corale.

Pleasantville, per intenderci, ricorda abbastanza la Springfield dei Simpsons, che difatti è anche citata. Negli Stati Uniti esistono numerose Springfield sparse in vari stati. Sono piccoli posti dove il senso della comunità e dei ruoli all'interno di essa sono più definiti.

Non è un caso che si sia scelta l'America di provincia. E' quella più conservatrice e meno propensa alle novità, cionondimeno c'è tanta passione che cova sotto la cenere.

In definitiva Pleasantville è un film per tutti, ben costruito, con una trama che regge senza sbavature. Il messaggio c'è, anche se si può dire che non abbia grandi sfumature filosofiche. Anche i personaggi, sia quelli provenienti dalla realtà, che quelli inizialmente limitati che vivono nel telefilm, non hanno una grande caratterizzazione psicologica.

Tanto però basta per avere un lavoro fresco e leggero. Interessanti sono anche le grafiche e la fotografia, in un gioco tra bianco e nero e colori. Come in The Truman Show, gli autori invitano il pubblico a non vivere di sogni, a mettersi in discussione, a cambiare se necessario, rinunciando a limitanti certezze.

Il messaggio arriva, altrettanto la voglia di intrattenimento dello spettatore e più o meno questo è un film che fa quasi tutti contenti.

Nessun commento:

Posta un commento

Scrivi un commento. Il tuo commento verrà filtrato e pubblicato quanto prima. Grazie!