domenica 7 gennaio 2024

Juventus Next Generation - Pescara 4-3: un breve commento e considerazioni sul mercato invernale


Non c'è più divertimento a seguire questo Pescara senza ambizione


Il Pescara domina per 30 minuti nello stadio semideserto di Alessandria, poi mano a mano si sgonfia come un palloncino e cede.

Se all`intervallo i giochi erano ancora aperti e si era sull`1-1, in uno scoppiettante, spettacolare ma al tempo stesso mediocre secondo tempo la Juve ne ha fatti tre giungendo al Novantesimo sul 4-2, quando un giusto rigore concesso agli ospiti ha cristallizzato il pallottoliere sul 4-3.

I goals hanno portato un po' di divertimento e in effetti il gioco è stato abbastanza piacevole. Tuttavia si tratta di quello spettacolo che ci può essere tra due squadre modeste che più o meno si equivalgono, in un contesto di secondo piano in cui buoni gesti tecnici si alternano a marcature deboli ed erroracci di tattica scolastica.

Juve e Pescara sono squadre abbastanza giovani. Lo stadio Alessandrino della Juve era vuoto come spesso lo sono gli spalti nelle partite delle squadre primavera. 

In definitiva la Juve ha meritato, è cresciuta negli ultimi mesi come consapevolezza dei propri mezzi e ha restituito il favore dell'andata, quando il Delfino prevalse 3-1 da padrone di casa.

Considerazioni a parte

Il Pescara si conferma una squadra molle, incapace di dare continuità al gioco e ai risultati. La società dichiara di avere qualche ambizione ma con questo organico di giovani non si può sognare.

Mettiamoci anche il fatto che negli ultimi anni la squadra viene costantemente rivoluzionata, senza mantenere i giovani che possono mettere in pratica la propria esperienza l'anno successivo e portare a risultati migliori.

Aggiungiamoci la non voglia della dirigenza di investire. Lo sanno anche i bambini che fu un errore lasciar partire Lescano in estate e che manca una punta vera, un uomo da ultimo passaggio freddo sottoporta, con un po' di esperienza e col fiuto del goal.

Sappiamo bene o male tutti che mancano almeno un paio di giocatori, soprattutto a centrocampo, che aiutino a trascinare la squadra e a darle la giusta cattiveria. Occorrono elementi di esperienza e di qualità, se si vogliono avere ambizioni in chiave play off.

Il Pescara sul mercato spesso incassa, ma investe su giocatori sempre meno di peso.

Di questo passo ci accingiamo a stare in serie C per chissà quanto tempo, a meno che non ci sia un cambio di passo.

Per ora le notizie fanno percepire che non ci saranno colpi veri di mercato a gennaio, se non in uscita.

Si criticava aspramente Auteri, due anni fa. Il Pescara di Auteri era molto più carismatico di questo e come singoli giocatori, presi uno ad uno, era sulla carta molto più forte. Certo, quelli attuali sono giovani e tra tre anni magari saranno in serie A, ma per ora in buona parte non incidono in serie C.

Questo è quanto, questo è quanto avevo già intuito alle primissime battute del mercato estivo e adesso a metà stagione confermo. Non mi aspetto grandi sorprese, purtroppo. Sarebbe bello vedere il Pescara almeno in serie B, nella dimensione che compete alla città e al suo prestigio calcistico.

Scibilia ebbe degli scivoloni, andò in C ma risalì con gente come Federico Giampaolo, con una quindicina di goal di Cecchini, con la grinta di Antonaccio, con l'estro dell'allora giovanissimo Calaiò. 

Un altro livello, sia per qualità ed esperienza dei singoli che per investimenti.

Lo stadio del Pescara è sempre più vuoto. Chi continua ad andarci per amore dei colori biancazzurri,  lo fa soffrendo

I tifosi si sentono molto più che semplici clienti. Uno che va al cinema e vede un brutto film se ne fa una ragione. Per chi ama una squadra invece lo sport è una passione, è sogno, riempie le giornate.

Come la clientela che compra un prodotto al supermercato vuole che il cioccolato sia buono, quegli acquirenti particolari chiamati tifosi vogliono il risultato sportivo. Se la voglia di ottenere tale risultato non c'è più, non vanno più allo stadio. Allo stesso modo se si investe su materie prime più scarse per il cioccolato gli acquirenti non lo mangiano più. 

Tanto vale lasciare la fabbrica di cioccolato a un Willy Wonka che abbia passione e possibilmente soldi da investire.

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