domenica 8 gennaio 2017

Obama, l'ex che non sa perdere


Barack Obama, già pessimo presidente degli Stati Uniti, sta lasciando il suo seggio alla Casa Bianca nel peggiore dei modi, dimostrando di non saper perdere, dopo il suo appoggio fallito ad Hillary Clinton e la vittoria di Donald Trump alle presidenziali.

Ha già dichiarato di volere restare a Washington, lui che è di Chicago, per fare pressione sul neoeletto presidente.

Ha espulso 35 diplomatici russi accusandoli di essere spie, proprio agli sgoccioli del suo mandato e a pochi giorni dall'insediamento del nuovo governo che invece si preannuncia filorusso.

L'amicizia tra le due superpotenze è sicuramente un dato positivo, dopo decenni di guerra fredda in cui hanno rischiato di distruggere il pianeta con una terza guerra mondiale.

Obama invece ha voluto le sanzioni alla Russia, costringendo stati come l'Italia a votarlo e danneggiando la nostra economia. Voleva fare la guerra ad Assad riconoscendo poi che lui era il male minore rispetto all'Isis (fu lo stesso Putin a fermarlo).

Non ci soffermiamo troppo sulla sua pochezza come presidente (l'escalation dell'odio razziale proprio sotto il lungo governo del primo presidente afroamericano, l'impotenza di quest'ultimo nel fermare l'abuso delle armi, la disattesa promessa di chiudere il carcere Guantanamo, le promesse non mantenute di donare fondi per la ricostruzione dell'Aquila et cetera et cetera)

Lui che era  pacifista e premio nobel per la pace ha promosso la guerra alla Libia e ne voleva fare, come già detto,  un'altra in Siria.

Sta creando una situazione di tensione internazionale con la Russia per le sue ripicche personali e per esautorare il neoeletto Trump.

Ha prodotto la storiella degli hackers Russi che avrebbero svelato delle notizie per avvantaggiare l'ossigenato milionario.

Quand'anche fosse vero, voi lettori pensate davvero che gli americani abbiano votato per Trump influenzati dai Russi?

Obama si metta l'animo in pace: i cittadini a stelle e strisce hanno bocciato il presidente uscente e Hillary Clinton e premiato un candidato che diceva che il lavoro deve restare in America e che le fabbriche non devono disolocare in Cina.

Notizia degli ultimi giorni è il fatto che la Ford rinuncerà ad insediare uno stabilimento in Messico per dare lavoro a 700 americani a Flat Rock in Michigan.

Non vogliono uno che faccia spallucce e che dica: "Accontentatevi, la globalizzazione avanza e non c'è niente da fare. Noi Stati Uniti dobbiamo diventare un grosso stato provinciale e non essere più la guida del mondo occidentale".

Il popolo d'oltre Atlantico non è certo rinunciatario e ha cambiato le sue preferenze, con buona pace di un Barack Obama freddo, poco empatico, che doveva essere un uomo speciale soltanto perchè è afroamericano, alto, magro e abbronzato.

Un presidente di colore è stato un passo in avanti ma tutto il mondo avrebbe preferito che fosse anche in gamba. Oggi sappiamo che quel leader ha perso anche quel po' di stile che lo connotava. 

Forse è vero che il potere è una droga e che quando lo si perde la mente inizia a dare i numeri.

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