COMUNICATO STAMPA RIGUARDO LO STATO DELL’OPERA TIVAT- PESCARA – CEPAGATTI – GISSI – LARINO – FOGGIA E SCHEDA CRONOLOGICA DEI FATTI In data 19.12.2007 il Ministro dello Sviluppo Economico, Pier Luigi Bersani firmò, insieme al collega montenegrino e in presenza dell'allora amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo, un'intesa intergovernativa a sostegno di un progetto di un nuovo collegamento elettrico sottomarino tra Italia e Montenegro (Foggia-Bar).
Tale opera, se realizzata, sarebbe stata lunga circa 282 km. Sempre in quel periodo era prevista da parte del Ministero dello Sviluppo Economico lo smantellamento della Centrale (Stazione) di trasformazione di Villanova di Cepagatti (PE); Magicamente, nel 2008, il Ministero dello Sviluppo Economico muta il progetto, il Cavo sottomarino proveniente dal Montenegro non segue più la rotta Bar – Foggia ma Tivat – Pescara – Cepagatti – Gissi – Larino – Foggia per un totale di 560 km.
A seguito di questo nuovo percorso la stazione di Villanova non doveva più essere smantellata ma anzi potenziata, infatti, in un futuro non molto lontano, stando alle decisioni del Ministero, non servirà solo la dorsale sud, ma anche il collegamento verso nord. Comunque sia, il nuovo collegamento Montenegro – Italia risulta essere, ad occhio, esattamente il doppio per lunghezza rispetto al precedente progetto e forse per far notare di meno questa incongruenza l’opera nel suo complesso venne divisa in tre tronconi:
1. la Tivat – Pescara – Cepagatti in corrente continua realizzata direttamente da Terna SPA (390 km circa di cui 375 sottomarini e 15 sistemati appena sotto 75 cm di terra e che attraverseranno la più grande area densamente abitata della regione Abruzzo, cioè i Comuni di Pescara, San Giovanni Teatino, Spoltore e Cepagatti);
2. la Cepagatti – Gissi (60 km circa) in corrente alternata trasportata su elettrodotti aerei da 380kv a doppia terna che in questa fase non doveva essere realizzata direttamente da Terna SPA ma dalla A2A attraverso al società Abruzzese Abruzzo Energia;
3. la Gissi – Larino – Foggia (110 km circa) in corrente alternata trasportata su elettrodotti aerei da 380kv a doppia terna e realizzata anch’essa direttamente dalla Terna SPA. A tutt’oggi la Terna Spa continua ad insistere sul fatto che le tre opere sopraelencate non sono riconducibili ad un unico “disegno” (sic!), tuttavia è certo che se il cantiere Tivat – Pescara – Cepagatti venisse bloccato per un qualche motivo o non terminato le altre due opere in questione non avrebbero certamente nessuna funzionalità.
Tra il 2009 ed il 2010 a più riprese il Governo Berlusconi sigla una serie di intese con il Governo Djukanovic al fine non solo di realizzare questa mega opera ma anche di permettere alla A2A (multiutility quotata in Borsa nata dalla fusione delle municipalizzate di Milano e Brescia) di acquisire il 43% della società energetica pubblica montenegrina Elektroprivreda (EPCG) e di farle costruire anche quattro centrali idroelettriche sempre in Montenegro.
Ma la Terna e la A2A non sono le uniche tirate in ballo anche l’Enel ha avuto la sua parte con un impianto a carbone in collaborazione con Duferco che, a sua volta, tirerà su un termovalorizzatore. Il piano, insomma, è quello di costruire impianti di energia rinnovabile in Montenegro e trasportarla in Italia con un cavo sottomarino, non ancora costruito però ...
l’unica cosa certa è che A2A investì 500 milioni di euro per l’acquisto di Elektroprivreda (EPCG) che venne quindi realmente privatizzata. Il punto però è che l’acquisto di Elektroprivreda (EPCG) si è rivelato un pessimo affare: Enrico Malerba, direttore esecutivo di EPCG, ha spiegato ai giornalisti di Report, in una storica puntata, come la società abbia perso, in un solo anno, ben 60 milioni di euro dovuti al fatto che la società vende i due terzi dell’energia prodotta all’azienda privata montenegrina KAP, che produce alluminio, ma che non paga.
La EPCG, inoltre, è costretta a vendere l’energia a tariffe agevolate, imposte dal governo di Podgorica, e altri 16 milioni sono andati quindi perduti da A2A quando il governo ha abbassato il prezzo dell’energia. Il conto di A2A è in rosso e il titolo vale in borsa ben dieci volte meno che nel 2008, prima di iniziare l’avventura montenegrina. Ecco che l’affare energetico si è rivelato un pessimo affare. Ma non finisce qui. Poco prima della visita di Berlusconi del marzo 2010, il Montenegro decide di vendere la EPCG.
Si presentano alcuni acquirenti, tra cui A2A, che poi come sappiamo vincerà la gara. Il 20% delle azioni di EPCG prima della privatizzazione è composto dai fondi di investimento montenegrini i cui proprietari sono amici di Djukanovic, su tutti Beselin Barovic, anch’egli finito in mezzo all’inchiesta della Procura di Bari per contrabbando di sigarette tra Montenegro e Italia. Barovic detiene il 5% dei fondi di investimento, quota acquisita grazie ai proventi del contrabbando. I proprietari dei fondi di investimento, Barovic in testa, decideranno in quel 2010 di vendere le loro quote ad A2A, di fatto consentendole di vincere la corsa per l’acquisizione di EPCG.
Chi ci ha guadagnato? Non i cittadini montenegrini, che hanno visto un’ente statale finire in mani private. Non A2A, che è stata gravemente danneggiata da questa operazione, alla luce delle enormi perdite. Quello che emerge dall’inchiesta giornalistica condotta da Report è che A2A avrebbe versato, per l’acquisizione di EPCG, ben 70 milioni di euro nelle casse di Prva Banka, istituto di credito che nel 2006 era a rischio default evitato grazie all’iniezione di liquidità di A2A. Che la Prva Banka sia di proprietà del fratello del premier Djukanovic, Aco, non è un dato trascurabile.
A2A però fa delle precisazioni in merito, contestando la versione di Report e rivendicando trasparenza nell’acquisizione e offrendo dati diversi, che invitiamo a leggere ricordando come l’azienda sia stata vittima, semmai, di accordi politici che l’hanno danneggiata. Come ricordato dallo stesso Pippo Ranci, presidente del consiglio di sorveglianza di A2A:
“Un accordo politico per investire in Montenegro ci sara’ pure stato, ma quelli di EPCG sono asset pregiati, è un’operazione che ha il suo perchè visto che in Italia è sempre più difficile costruire nuovi impianti idroelettrici“. Ed è qui che si reinserisce il discorso del “nostro cavo” che dovrebbe trasportare in Italia l’energia prodotta nei Balcani. Infatti tale opera dovrebbe veicolare non solo corrente dal Montenegro, ma anche dalla Serbia.
Nel 2009 l’allora ministro Scajola s’impegnò a nome del Governo ad acquistare per 15 anni energia verde dalla Serbia, oltre che a costruire tredici centrali idroelettriche. Il prezzo concordato dell’energia serba è di 150 euro a megawattora, più del triplo del prezzo di mercato in Serbia. L’Italia acquista quindi energia a prezzo maggiorato, e il costo finisce sulla bolletta degli italiani. La domanda è perché? Nel bilancio Terna 2009, la società stessa ammette che la richiesta energetica italiana è calata del 6,6% e l’Abruzzo non è avulso da questo dato.
L’opera, che viene presentata in pompa magna presso gli enti abruzzesi come la manna che risolverà i nostri problemi energetici è inutile perché: 1. Allora, il fabbisogno energetico locale era completamente coperto dalla sovrapproduzione pugliese che riusciva a soddisfare non solo l’Abruzzo ma anche i clienti della Provincia di Ascoli; 2. Oggi, che la crisi si è ahimè acutizzata, l’Abruzzo è completamente autosufficiente visto che nel 2013 sono stati consumati 6.808 Gwh mentre la nostra Regione ha una capacità produttiva di 7.272 Gwh.
Ma non solo, a monte di questa inutilità vi è un problema ambientale perché in primis la linea in corrente alternata genera dei forti campi elettromagnetici e secondariamente perché la linea in corrente continua se pur non genera campi elettromagnetici tuttavia da luogo a fortissimi campi magnetici dei quali ancora oggi non si conoscono precisamente gli effetti.
Se si pensa poi che lo spiaggiamento dei cetacei avvenuto nel settembre 2014 presso Punta Aderci potrebbe essere stato causato anche da forti variazioni del campo magnetico la cosa desta delle legittime preoccupazioni. Inquietudini che sono legate anche ad un consumo spaventoso di territorio dovuto alle fasce di rispetto che impediscono l’utilizzo dei suoli circostanti: a) 30 ettari per la sola tratta Pescara – Cepagatti; b) 600 ettari per la linea Cepagatti - Gissi; c) 1100 ettari per la linea Gissi – Foggia. Complessivamente è come se venisse cancellata dalla cartina geografica un territorio grande quanto l’intero Comune di Catignano, cioè una zona vasta 17 milioni di metri quadri o 17 km quadri se preferite!
E tutto questo senza tener conto dei danni alla spiaggia ed al turismo che inevitabilmente si manifesteranno nei tratti prospicienti il Fosso Vallelunga, sito dell’approdo del cavo del Montenegro, ne delle ricadute negative nel settore ittico poiché nel tratto di mare interessato al passaggio del cavo o non si potrà pescare o vi saranno delle forti limitazioni.
Noi siamo stati i primi a diffondere queste notizie tra l’opinione pubblica abruzzese e nazionale, affinché i cittadini fossero consapevoli ed in grado di tutelare i loro diritti e se grandi inchieste giornalistiche sono state fatte da “Report”, piuttosto che da “Repubblica”, o da altri organi d‘informazione, così come se la Magistratura, in taluni casi riguardanti quest’opera, ha voluto accertare la verità, o se oggi la linea Cepagatti – Gissi è realizzata direttamente da Terna e non più dalla A2A, ebbene il merito è stato senz’altro nostro perché, se pur limitati nei mezzi, abbiamo cercato di essere sempre sul pezzo e di osservare e studiare la cosa per quel che è …
non per quel che per comodità vorremmo che fosse … cioè la solita opera pubblica scomoda che, se si riesce a spostare di qualche centinaia di metri, già non ci tange più perché a farsene carico, dovrà essere necessariamente, il solito “sfigato di turno”. Questa invece, ahimè, è una mega opera che avrà ricadute di ogni tipo non solo riguardo a coloro che si troveranno nell’emergenza di doverci abitare vicino ma anche per tutti gli altri cittadini della nostra “povera” Regione.
E’ per questo che: il 07 novembre 2009 creammo il nostro comitato che all’epoca si chiamava “Nessuno Tocchi l’Area Metropolitana” in quanto i primi passi li muovemmo proprio nei Comuni di Pescara, San Giovanni Teatino, Spoltore e Cepagatti; ai primi di marzo del 2010 invitammo:
a) i Consiglieri Comunali, Provinciali, Regionali a far indire appositi Consigli “aperti” nei quali si potesse discutere «di questa grave emergenza»;
b) i Parlamentari abruzzesi a tenere apposite interrogazioni in Aula;
c) i cittadini interessati a presentare ricorso presso il Tar;
d) ai proprietari interessati da espropri a depositare le loro osservazioni entro e non oltre l’allora 19 marzo in quanto termine ultimo legale in quel dato momento storico. Sabato 27 Marzo 2010, a seguito di diverse riunioni tenute presso alcuni comuni della Provincia di Chieti interessati dal passaggio della linea Cepagatti – Gissi crescemmo e diventammo “Nessuno Tocchi l’Abruzzo”;
Martedì 13 Aprile 2010, a seguito di diverse adesioni extraregionali, crescemmo ancora diventando un Comitato Nazionale e partecipammo in massa alla manifestazione antinucleare che si tenne il sabato successivo, cioè il 17 Aprile, a San Benedetto del Tronto per impedire l’installazione di una Centrale Nucleare in località Sentina delle Marche. Tale progetto venne poi definitivamente bloccato grazie al referendum del giugno 2011;
a partire al 26 gennaio 2011, a seguito di contatti avuti con cittadini montenegrini ed esponenti politici balcanici “Nessuno Tocchi il Nostro Futuro” diventò internazionale guadagnandosi le prime pagine dei giornali di Podgorica; tra il maggio ed il giugno 2012 lanciammo la sfida di raccogliere le firme per indire un referendum che interessava tutti i Comuni nei quali sarebbe transitata l’opera, da Pescara fino a Gissi; nel maggio 2014 - a seguito della decisione della Giunta Regionale Marche che in data 23 febbraio 2014 aveva bocciato la linea Teramo – Fano, direttrice questa che prosegue proprio verso nord l’autostrada energetica Tivat- Pescara – riproponemmo nuovamente il Referendum sull’opera, ma questa volta ai quattro candidati Presidenti di Regione, cioè:
D’Alfonso, Chiodi, Marcozzi ed Acerbo, i quali molto “educatamente” non solo non sottoscrissero la nostra richiesta ma non ci comunicarono mai nessuna risposta neanche alla nostra missiva; il 09/12/2014 consegnammo a tutti gli organi preposti le nostre osservazioni rispetto “LA RICHIESTA DI CONCESSIONE DEMANIALE, RIESAME PARERI, DECRETI E ATTI CONNESSI”.
Tuttavia come se avessimo la maledizione di Cassandra ne la popolazione, ne la politica, ci ha voluto dare pienamente ascolto in questi anni che sono stati si di lotta pazza e solitaria. Ed oggi che siamo ad un passo dalla realizzazione di quest’opera assistiamo esterrefatti alla costituzione di una miriade di comitati e “comitatini” che come tanti cani sciolti ululano alla luna senza sapere neanche di cosa stanno parlando.
Se questo sia dovuto all’avvicinarsi di future campagne elettorali, o più semplicemente per un tardo risveglio del senso civico non ci è dato di saperlo … certo è che tutta questa frammentazione della lotta e tutte queste imprecisioni non giovano in alcun modo alla causa! In questi giorni ho sentito parlare di concessioni Terna della durata di 50 anni … pensare solo un secondo che le cose stiano così è da folli! Secondo voi la Terna dopo aver speso 750 milioni di Euro per quest’opera tra 50 anni smonterà tutto l’impianto andando via? Ultimamente ho sentito battagliare diversi comitati su singoli tratti perorando così la causa di Terna che da sempre non vuole riconoscere l’unità del progetto Tivat – Pescara – Foggia al fine di risolvere la questione a proprio vantaggio.
Ma costoro fanno gli interessi di Terna o dell’Abruzzo? Voglio credere nella loro buona fede, anche se la politica, che da sempre ha tentato di mettere uno zampino in questa storia non ci ha portato che guai (vedi ostracismo verso il nostro referendum), perciò invitiamo caldamente tutti i comitati a presentarsi ad un tavolo per sostenere una linea comune … chiara … e fattibile. Solo uniti potremo vincere la battaglia, divisi faremo il gioco di Terna. A tal riguardo giorno 29 dicembre 2014, dalle ore 17:00 terremo una riunione presso la sala parrocchiale del Villaggio Alcione (Pescara sud, zona d’approdo del cavo) con tutti i residenti, gli imprenditori, i rappresentanti di categoria, il Presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, i responsabili di Terna e gli organi d’informazione per manifestare il nostro dissenso e chiedere l’intervento, questa volta si a gamba tesa, della politica.
I 5 milioni di Euro dati a Pescara per il giusto ristoro sono già terminati - in parte utilizzati per risolvere il problema fognario di Portanuova che ahimè però è rimasto tale e quale a prima ed in parte assorbito dai debiti comunali – tuttavia l’opera è di li da venire e quindi ci siamo venduti per un pugno di mosche. Nessuno può venire in casa nostra e sfrattarci così! … perché questo stanno facendo … Dopo aver depositato le osservazioni Terna non potrà lavorare per almeno 6 mesi/un anno, quindi le istituzioni hanno ancora, se vogliono (si veda il caso delle Marche per la linea Teramo – Fano), tutto il tempo per porvi rimedio.
Tale opera, se realizzata, sarebbe stata lunga circa 282 km. Sempre in quel periodo era prevista da parte del Ministero dello Sviluppo Economico lo smantellamento della Centrale (Stazione) di trasformazione di Villanova di Cepagatti (PE); Magicamente, nel 2008, il Ministero dello Sviluppo Economico muta il progetto, il Cavo sottomarino proveniente dal Montenegro non segue più la rotta Bar – Foggia ma Tivat – Pescara – Cepagatti – Gissi – Larino – Foggia per un totale di 560 km.
A seguito di questo nuovo percorso la stazione di Villanova non doveva più essere smantellata ma anzi potenziata, infatti, in un futuro non molto lontano, stando alle decisioni del Ministero, non servirà solo la dorsale sud, ma anche il collegamento verso nord. Comunque sia, il nuovo collegamento Montenegro – Italia risulta essere, ad occhio, esattamente il doppio per lunghezza rispetto al precedente progetto e forse per far notare di meno questa incongruenza l’opera nel suo complesso venne divisa in tre tronconi:
1. la Tivat – Pescara – Cepagatti in corrente continua realizzata direttamente da Terna SPA (390 km circa di cui 375 sottomarini e 15 sistemati appena sotto 75 cm di terra e che attraverseranno la più grande area densamente abitata della regione Abruzzo, cioè i Comuni di Pescara, San Giovanni Teatino, Spoltore e Cepagatti);
2. la Cepagatti – Gissi (60 km circa) in corrente alternata trasportata su elettrodotti aerei da 380kv a doppia terna che in questa fase non doveva essere realizzata direttamente da Terna SPA ma dalla A2A attraverso al società Abruzzese Abruzzo Energia;
3. la Gissi – Larino – Foggia (110 km circa) in corrente alternata trasportata su elettrodotti aerei da 380kv a doppia terna e realizzata anch’essa direttamente dalla Terna SPA. A tutt’oggi la Terna Spa continua ad insistere sul fatto che le tre opere sopraelencate non sono riconducibili ad un unico “disegno” (sic!), tuttavia è certo che se il cantiere Tivat – Pescara – Cepagatti venisse bloccato per un qualche motivo o non terminato le altre due opere in questione non avrebbero certamente nessuna funzionalità.
Tra il 2009 ed il 2010 a più riprese il Governo Berlusconi sigla una serie di intese con il Governo Djukanovic al fine non solo di realizzare questa mega opera ma anche di permettere alla A2A (multiutility quotata in Borsa nata dalla fusione delle municipalizzate di Milano e Brescia) di acquisire il 43% della società energetica pubblica montenegrina Elektroprivreda (EPCG) e di farle costruire anche quattro centrali idroelettriche sempre in Montenegro.
Ma la Terna e la A2A non sono le uniche tirate in ballo anche l’Enel ha avuto la sua parte con un impianto a carbone in collaborazione con Duferco che, a sua volta, tirerà su un termovalorizzatore. Il piano, insomma, è quello di costruire impianti di energia rinnovabile in Montenegro e trasportarla in Italia con un cavo sottomarino, non ancora costruito però ...
l’unica cosa certa è che A2A investì 500 milioni di euro per l’acquisto di Elektroprivreda (EPCG) che venne quindi realmente privatizzata. Il punto però è che l’acquisto di Elektroprivreda (EPCG) si è rivelato un pessimo affare: Enrico Malerba, direttore esecutivo di EPCG, ha spiegato ai giornalisti di Report, in una storica puntata, come la società abbia perso, in un solo anno, ben 60 milioni di euro dovuti al fatto che la società vende i due terzi dell’energia prodotta all’azienda privata montenegrina KAP, che produce alluminio, ma che non paga.
La EPCG, inoltre, è costretta a vendere l’energia a tariffe agevolate, imposte dal governo di Podgorica, e altri 16 milioni sono andati quindi perduti da A2A quando il governo ha abbassato il prezzo dell’energia. Il conto di A2A è in rosso e il titolo vale in borsa ben dieci volte meno che nel 2008, prima di iniziare l’avventura montenegrina. Ecco che l’affare energetico si è rivelato un pessimo affare. Ma non finisce qui. Poco prima della visita di Berlusconi del marzo 2010, il Montenegro decide di vendere la EPCG.
Si presentano alcuni acquirenti, tra cui A2A, che poi come sappiamo vincerà la gara. Il 20% delle azioni di EPCG prima della privatizzazione è composto dai fondi di investimento montenegrini i cui proprietari sono amici di Djukanovic, su tutti Beselin Barovic, anch’egli finito in mezzo all’inchiesta della Procura di Bari per contrabbando di sigarette tra Montenegro e Italia. Barovic detiene il 5% dei fondi di investimento, quota acquisita grazie ai proventi del contrabbando. I proprietari dei fondi di investimento, Barovic in testa, decideranno in quel 2010 di vendere le loro quote ad A2A, di fatto consentendole di vincere la corsa per l’acquisizione di EPCG.
Chi ci ha guadagnato? Non i cittadini montenegrini, che hanno visto un’ente statale finire in mani private. Non A2A, che è stata gravemente danneggiata da questa operazione, alla luce delle enormi perdite. Quello che emerge dall’inchiesta giornalistica condotta da Report è che A2A avrebbe versato, per l’acquisizione di EPCG, ben 70 milioni di euro nelle casse di Prva Banka, istituto di credito che nel 2006 era a rischio default evitato grazie all’iniezione di liquidità di A2A. Che la Prva Banka sia di proprietà del fratello del premier Djukanovic, Aco, non è un dato trascurabile.
A2A però fa delle precisazioni in merito, contestando la versione di Report e rivendicando trasparenza nell’acquisizione e offrendo dati diversi, che invitiamo a leggere ricordando come l’azienda sia stata vittima, semmai, di accordi politici che l’hanno danneggiata. Come ricordato dallo stesso Pippo Ranci, presidente del consiglio di sorveglianza di A2A:
“Un accordo politico per investire in Montenegro ci sara’ pure stato, ma quelli di EPCG sono asset pregiati, è un’operazione che ha il suo perchè visto che in Italia è sempre più difficile costruire nuovi impianti idroelettrici“. Ed è qui che si reinserisce il discorso del “nostro cavo” che dovrebbe trasportare in Italia l’energia prodotta nei Balcani. Infatti tale opera dovrebbe veicolare non solo corrente dal Montenegro, ma anche dalla Serbia.
Nel 2009 l’allora ministro Scajola s’impegnò a nome del Governo ad acquistare per 15 anni energia verde dalla Serbia, oltre che a costruire tredici centrali idroelettriche. Il prezzo concordato dell’energia serba è di 150 euro a megawattora, più del triplo del prezzo di mercato in Serbia. L’Italia acquista quindi energia a prezzo maggiorato, e il costo finisce sulla bolletta degli italiani. La domanda è perché? Nel bilancio Terna 2009, la società stessa ammette che la richiesta energetica italiana è calata del 6,6% e l’Abruzzo non è avulso da questo dato.
L’opera, che viene presentata in pompa magna presso gli enti abruzzesi come la manna che risolverà i nostri problemi energetici è inutile perché: 1. Allora, il fabbisogno energetico locale era completamente coperto dalla sovrapproduzione pugliese che riusciva a soddisfare non solo l’Abruzzo ma anche i clienti della Provincia di Ascoli; 2. Oggi, che la crisi si è ahimè acutizzata, l’Abruzzo è completamente autosufficiente visto che nel 2013 sono stati consumati 6.808 Gwh mentre la nostra Regione ha una capacità produttiva di 7.272 Gwh.
Ma non solo, a monte di questa inutilità vi è un problema ambientale perché in primis la linea in corrente alternata genera dei forti campi elettromagnetici e secondariamente perché la linea in corrente continua se pur non genera campi elettromagnetici tuttavia da luogo a fortissimi campi magnetici dei quali ancora oggi non si conoscono precisamente gli effetti.
Se si pensa poi che lo spiaggiamento dei cetacei avvenuto nel settembre 2014 presso Punta Aderci potrebbe essere stato causato anche da forti variazioni del campo magnetico la cosa desta delle legittime preoccupazioni. Inquietudini che sono legate anche ad un consumo spaventoso di territorio dovuto alle fasce di rispetto che impediscono l’utilizzo dei suoli circostanti: a) 30 ettari per la sola tratta Pescara – Cepagatti; b) 600 ettari per la linea Cepagatti - Gissi; c) 1100 ettari per la linea Gissi – Foggia. Complessivamente è come se venisse cancellata dalla cartina geografica un territorio grande quanto l’intero Comune di Catignano, cioè una zona vasta 17 milioni di metri quadri o 17 km quadri se preferite!
E tutto questo senza tener conto dei danni alla spiaggia ed al turismo che inevitabilmente si manifesteranno nei tratti prospicienti il Fosso Vallelunga, sito dell’approdo del cavo del Montenegro, ne delle ricadute negative nel settore ittico poiché nel tratto di mare interessato al passaggio del cavo o non si potrà pescare o vi saranno delle forti limitazioni.
Noi siamo stati i primi a diffondere queste notizie tra l’opinione pubblica abruzzese e nazionale, affinché i cittadini fossero consapevoli ed in grado di tutelare i loro diritti e se grandi inchieste giornalistiche sono state fatte da “Report”, piuttosto che da “Repubblica”, o da altri organi d‘informazione, così come se la Magistratura, in taluni casi riguardanti quest’opera, ha voluto accertare la verità, o se oggi la linea Cepagatti – Gissi è realizzata direttamente da Terna e non più dalla A2A, ebbene il merito è stato senz’altro nostro perché, se pur limitati nei mezzi, abbiamo cercato di essere sempre sul pezzo e di osservare e studiare la cosa per quel che è …
non per quel che per comodità vorremmo che fosse … cioè la solita opera pubblica scomoda che, se si riesce a spostare di qualche centinaia di metri, già non ci tange più perché a farsene carico, dovrà essere necessariamente, il solito “sfigato di turno”. Questa invece, ahimè, è una mega opera che avrà ricadute di ogni tipo non solo riguardo a coloro che si troveranno nell’emergenza di doverci abitare vicino ma anche per tutti gli altri cittadini della nostra “povera” Regione.
E’ per questo che: il 07 novembre 2009 creammo il nostro comitato che all’epoca si chiamava “Nessuno Tocchi l’Area Metropolitana” in quanto i primi passi li muovemmo proprio nei Comuni di Pescara, San Giovanni Teatino, Spoltore e Cepagatti; ai primi di marzo del 2010 invitammo:
a) i Consiglieri Comunali, Provinciali, Regionali a far indire appositi Consigli “aperti” nei quali si potesse discutere «di questa grave emergenza»;
b) i Parlamentari abruzzesi a tenere apposite interrogazioni in Aula;
c) i cittadini interessati a presentare ricorso presso il Tar;
d) ai proprietari interessati da espropri a depositare le loro osservazioni entro e non oltre l’allora 19 marzo in quanto termine ultimo legale in quel dato momento storico. Sabato 27 Marzo 2010, a seguito di diverse riunioni tenute presso alcuni comuni della Provincia di Chieti interessati dal passaggio della linea Cepagatti – Gissi crescemmo e diventammo “Nessuno Tocchi l’Abruzzo”;
Martedì 13 Aprile 2010, a seguito di diverse adesioni extraregionali, crescemmo ancora diventando un Comitato Nazionale e partecipammo in massa alla manifestazione antinucleare che si tenne il sabato successivo, cioè il 17 Aprile, a San Benedetto del Tronto per impedire l’installazione di una Centrale Nucleare in località Sentina delle Marche. Tale progetto venne poi definitivamente bloccato grazie al referendum del giugno 2011;
a partire al 26 gennaio 2011, a seguito di contatti avuti con cittadini montenegrini ed esponenti politici balcanici “Nessuno Tocchi il Nostro Futuro” diventò internazionale guadagnandosi le prime pagine dei giornali di Podgorica; tra il maggio ed il giugno 2012 lanciammo la sfida di raccogliere le firme per indire un referendum che interessava tutti i Comuni nei quali sarebbe transitata l’opera, da Pescara fino a Gissi; nel maggio 2014 - a seguito della decisione della Giunta Regionale Marche che in data 23 febbraio 2014 aveva bocciato la linea Teramo – Fano, direttrice questa che prosegue proprio verso nord l’autostrada energetica Tivat- Pescara – riproponemmo nuovamente il Referendum sull’opera, ma questa volta ai quattro candidati Presidenti di Regione, cioè:
D’Alfonso, Chiodi, Marcozzi ed Acerbo, i quali molto “educatamente” non solo non sottoscrissero la nostra richiesta ma non ci comunicarono mai nessuna risposta neanche alla nostra missiva; il 09/12/2014 consegnammo a tutti gli organi preposti le nostre osservazioni rispetto “LA RICHIESTA DI CONCESSIONE DEMANIALE, RIESAME PARERI, DECRETI E ATTI CONNESSI”.
Tuttavia come se avessimo la maledizione di Cassandra ne la popolazione, ne la politica, ci ha voluto dare pienamente ascolto in questi anni che sono stati si di lotta pazza e solitaria. Ed oggi che siamo ad un passo dalla realizzazione di quest’opera assistiamo esterrefatti alla costituzione di una miriade di comitati e “comitatini” che come tanti cani sciolti ululano alla luna senza sapere neanche di cosa stanno parlando.
Se questo sia dovuto all’avvicinarsi di future campagne elettorali, o più semplicemente per un tardo risveglio del senso civico non ci è dato di saperlo … certo è che tutta questa frammentazione della lotta e tutte queste imprecisioni non giovano in alcun modo alla causa! In questi giorni ho sentito parlare di concessioni Terna della durata di 50 anni … pensare solo un secondo che le cose stiano così è da folli! Secondo voi la Terna dopo aver speso 750 milioni di Euro per quest’opera tra 50 anni smonterà tutto l’impianto andando via? Ultimamente ho sentito battagliare diversi comitati su singoli tratti perorando così la causa di Terna che da sempre non vuole riconoscere l’unità del progetto Tivat – Pescara – Foggia al fine di risolvere la questione a proprio vantaggio.
Ma costoro fanno gli interessi di Terna o dell’Abruzzo? Voglio credere nella loro buona fede, anche se la politica, che da sempre ha tentato di mettere uno zampino in questa storia non ci ha portato che guai (vedi ostracismo verso il nostro referendum), perciò invitiamo caldamente tutti i comitati a presentarsi ad un tavolo per sostenere una linea comune … chiara … e fattibile. Solo uniti potremo vincere la battaglia, divisi faremo il gioco di Terna. A tal riguardo giorno 29 dicembre 2014, dalle ore 17:00 terremo una riunione presso la sala parrocchiale del Villaggio Alcione (Pescara sud, zona d’approdo del cavo) con tutti i residenti, gli imprenditori, i rappresentanti di categoria, il Presidente della Regione, Luciano D’Alfonso, i responsabili di Terna e gli organi d’informazione per manifestare il nostro dissenso e chiedere l’intervento, questa volta si a gamba tesa, della politica.
I 5 milioni di Euro dati a Pescara per il giusto ristoro sono già terminati - in parte utilizzati per risolvere il problema fognario di Portanuova che ahimè però è rimasto tale e quale a prima ed in parte assorbito dai debiti comunali – tuttavia l’opera è di li da venire e quindi ci siamo venduti per un pugno di mosche. Nessuno può venire in casa nostra e sfrattarci così! … perché questo stanno facendo … Dopo aver depositato le osservazioni Terna non potrà lavorare per almeno 6 mesi/un anno, quindi le istituzioni hanno ancora, se vogliono (si veda il caso delle Marche per la linea Teramo – Fano), tutto il tempo per porvi rimedio.
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