giovedì 13 novembre 2014

L`anno prossimo... vado a letto alle dieci, una brillante commedia noir da riscoprire

Recensione e collegamento a youtube con il film completo


Articolo pubblicato su: "L`Opinionista"
www.lopinionista.it - www.lopinionista.it/notizia.php?id=1307

Una costante del cinema d`autore italiano e non solo, è la convinzione da parte dei produttori che esso non possa avere successo presso il grande pubblico. A volte si incassano i contributi statali e la distribuzione diventa quasi un optional.

Ad ogni modo è un postulato indiscusso il fatto che il cinema d`autore sia confinato ai festivals, utilizzato come riempitivo nelle sale cinematografiche durante i giorni di bassa affluenza di pubblico e trasmesso in televisione dalla mezzanotte in poi.

Nel caso di  "L`anno prossimo... vado a letto alle dieci", le cose andarono così: le scene vennero girate nell`estate del 1994. La pellicola fu bloccata dall`ente preposto alla censura e la sua uscita ebbe uno slittamento. La programmazione nelle sale fu poi consentita a patto di tagliare tre scene ritenute non adatte ai minori di 14 anni.

Fu lì che forse i produttori non credettero nelle potenzialità del film, facendolo uscire nelle sale un anno dopo dalla lavorazione, ovvero nell`estate del 1995.

La stagione calda non è esattamente il periodo migliore per lanciare un`opera cinematografica, peggio ancora se è ambientata a Capodanno. 

Anche per quanto riguarda la trasmissione in tv, "L`Anno prossimo... vado a letto alle dieci" fu programmato senza essere pubblicizzato ed in orari notturni.

Il pubblico televisivo delle ore piccole conta però molti cinefili attenti e gli estimatori di questa pellicola oggi sono numerosi.

Un apprezzamento molto importante giunse da Alberto Sordi. Durante una intervista televisiva gli fu chiesto: quali comici, tra quelli nuovi, lei apprezza maggiormente?

A sorpresa il grande attore rispose:" L`altra notte ho visto un film in tv...come si chiama...il prossimo anno vado a letto alle dieci, anzi no, l`anno prossimo vado a letto alle dieci... molto divertente, ecco, è così che si fa un film.."


Una storia che fonde noir e commedia


(Nella foto: Angelo Orlando in una immagine da copertina)

Rosario (Angelo Orlando) litiga con la fidanzata e rovina un capodanno pieno di buone premesse all`amico Poldo (Ricky Memphis). In maniera del tutto imprevista, incontrano una banda di sequestratori sanguinari e pazzoidi.


Il film inizia in maniera leggera e ironica. Sin dalle prime scene vi sono alcuni aspetti innovativi dell`opera di Angelo Orlando, un brillante attore erroneamente ritenuto fratello del più noto Silvio (leggi commenti in basso)


Innanzitutto vi è l`inusitata scelta di affidare la colonna sonora a Roberto Ciotti, un bluesman italiano molto quotato tra gli addetti ai lavori ma sconosciuto al grande pubblico.


Senza fare una piega, Ciotti, che appare anche in un cammeo sotto la pioggia fitta dell`ultimo dell`anno, modula il tema principale a seconda delle situazioni: dall`allegro quasi latino al blues, fino all`atmosfera rarefatta che commenta i momenti più violenti e drammatici, alla maniera del carillon di "Il Buono, il Brutto e il Cattivo".

La strana coppia Orlando-Memphis: il romantico e il duro


Altra novità: Riccardo Fortunati, meglio noto come Ricky Memphis, che all`epoca si era affermato nei ruoli da duro e spesso da delinquente, in questo film è un ragazzo tutto sommato borghese. Si arrabbia qualche volta, ma è ben lontano dall'essere violento.

Il suo eloquio è fantasioso e quasi forbito, pur mantenendo la sua classica inflessione dialettale romanesca: "Rosario guardami per favore, adesso devi cercare di non provocare dolore a me, sono un essere umano anche io, sono un essere umano e ho diritto di non soffrire" (...) E` l`ultimo dell`anno, hai presente? Te la ricordi questa festa? Questa sera non ti è permesso di non essere in vena, (...) Stanotte prima che canti il gallo tu ti divertirai. Stanotte ti voglio solidale con l`umanità, perchè stanotte tu hai una missione, quella di non rompermi le palle!"



Il Ricky Memphis-Poldo che vediamo in questo lavoro ha la barba accuratamente tagliata, è un latin lover dall`occhio languido e di discreto successo. E` inoltre buono e tutto sommato paziente con l`amico complessato Rosario.

Angelo Orlando, dal canto suo, ha scritto e ha girato il film e appare in scena in maniera studiata. Si percepisce che è un attore colto, che si rifà a varie fonti della comicita e della commedia.

C`è in lui qualcosa di Buster Keaton, nelle sue espressioni del viso serafiche e pensose. La sua mimica talvolta si produce in pose stile anni `30, quasi Dannunziane.

Le relazioni amorose di tipo classico, quasi istituzionale, sono una costante dei suoi films. Nonostante non sia prestante fisicamente, i suoi personaggi si relazionano con discreto successo con donne sensibili e un po`intellettuali.

Un cast indovinato di attori emergenti o rigenerati

Nel cast di "L`Anno prossimo... vado a letto alle dieci" ci sono attori all`epoca giovani e quasi tutti non ancora all`apice del successo. 

Luca Zingaretti  è un poliziotto alquanto sprovveduto. 



(Nella foto: Marco Giallini in una scena del film)

Marco Giallini  è il suo assistente altrettanto ingenuo.

Valerio Mastandrea è nei panni di Mirko, un giovane pazzo sanguinario e cocainomane, staccatosi da una banda di sequestratori. 

Ha una ragazza un po` sbandata come lui, interpretata da Claudia Gerini, allora giovanissima ed anche lei investita a quel tempo dai primi bagliori di popolarità.

Mastandrea-Mirko però è superato nella follia da un altro tizio visionario e scaltro. Il suo personaggio è una vera botta di genio da parte dell`autore: "Il Tenente", ovvero il capo della banda, inerpretato da un sorpendente Ninetto Davoli. Il "Tenente" Davoli uccide e usa la violenza come se fosse Bruce Willis e in questo ruolo risulta credibile, anche perchè il regista Angelo Orlando è bravo nel nascondere, con inquadrature appropriate, la bassa statura dell`attore Pasoliniano. 

La sua particolarità  è quella di parlare in versi, con lo sguardo perso nel vuoto.

Nonostante il bagno di sangue che viene messo in scena, il clima da shock è stemperato da alcune battute fulminanti, che fanno piegare in  due dalle risate.

Vi consiglio di prestare attenzione alla scena in cui Zingaretti grida, con un insolito accento spagnolo: "Che aveva visto nel bagnooo... ho detto: che aveva visto nel bagnooo"...



(Ninetto Davoli, Il "Tenente", nella scena del massacro)

Un altro pezzo da tenere d`occhio è quello in cui Davoli fa una strage, prima con un coltello e poi con una pistola. Ha il viso tutto sporco di sangue, lo sguardo folle perso nel vuoto. La stanza offre una scena raccapricciante e lui esclama con un filo di voce: 

"Li ho ammazzati.. li ho ammazzati tutti, come dei cani..."

-Beh, qualche volta... un momento di nervosismo... può capitare a tutti..." interviene Angelo Orlando.                  

Riferimenti ad Andrea Pazienza. La falsa pista "Tarantino"

Il film si ispira ad alcuni fumetti di Andrea Pazienza, un artista che, cresciuto tra Pescara e San Severo,  fu poi molto attivo negli ambienti bolognesi. Creò delle storie allucinate e dei personaggi non certo buonisti, come Zanardi e Pompeo. 

Nella città delle torri scomparve a soli trentatre anni per una overdose di eroina.

Qualcuno ha mosso il dubbio che Orlando si sia ispirato a Quentin Tarantino e al suo genere Pulp.
Tale teoria è poco credibile, per una serie di motivi.

Innanzitutto c`è un fattore cronologico.

Il film che dette il successo a Tarantino fu "Pulp Fiction", uscito a Ottobre inoltrato del 1994 negli Usa e a Dicembre del 1994 in Italia.

Le riprese del film di Orlando terminarono nell`estate del 1994 e presumibilmente la sceneggiatura era cominciata molto tempo prima.

Secondo punto: la comicità del film di Orlando si rifà alla classica commedia all`Italiana.
Certo, c`è un mix di violenza e comicità che lo associa a Tarantino, ma non è stato di certo l`italo americano a inventare i generi horror, splatter e thriller.

Inoltre lo stesso Quentin Tarantino ha rivelato più volte di essersi ispirato ai films poliziotteschi e trash Italiani degli anni `70, da quelli più violenti alla commedia sexy di Lino Banfi.

Un Difetto

L`unico piccolo difetto di questo film è la presenza di un paio di personaggi amici di Rosario, nella festa iniziale, un po` troppo macchiettistici. 

Un degno posto nella storia del cinema

(Memphis e Orlando con Roberto Ciotti in una scena del film)

"L`anno prossimo... vado a letto alle 10" merita sicuramente di essere rivalutato in termini di pubblico, ma questo sta avvenendo grazie alla rete internet. Si tratta di un`opera riuscita nel suo intento: quello di unire noir (o thriller, che dir si voglia) e commedia. 

Il film non propone un linguaggio cinematografico nuovo, nè offre tematiche di rilievo o riflessioni intellettuali.
E` però girato con perizia tecnica e con personalità, senza essere scontato. Ha inoltre alcune buone trovate narrative, i dialoghi sono ben scritti e vi sono delle battute divertenti che ne aumentano il valore.

Sono passati vent`anni già dalla sua realizzazione, 19 circa dalla sua uscita nelle sale e non sembra trascorso così tanto tempo. Di sicuro nella mente degli estimatori resteranno impresse l`atmosfera notturna che dura dal primo all`ultimo fotogramma e la comicità vivace di Angelo Orlando, in quello che fu, a 32 anni, il suo esordio alla regia. 
Andrea Russo



E` possibile qui sopra vedere il film completo da youtube, senza uscire dal blog. Il video è stato pubblicato da terze parti, io mi sono limitato solo a creare un "link".


giovedì 6 novembre 2014

Apologia della ragazza sfigata



Un po` di ordine: il concetto di sfiga

C`è un equivoco di fondo, quando si parla di sfigati e di sfiga.
Si tratta di un termine appartenente al linguaggio giovanile, che alcuni decenni fa non esisteva.

Letteralmente, il termine "sfigato" indica un individuo si sesso maschile a cui manca la disponibilità di una donna e che quindi, non è molto popolare agli occhi dei giovani viziati appartenenti all`era del benessere

Erroneamente si associa questa parola ai nerds, una categoria americana ben più specifica.

I nerds sono ragazzi poco propensi all`igiene, un po` stravaganti, spesso con occhiali vistosi, noncuranti della bellezza fisica. Si trastullano con videogames e fumetti e hanno come punto di riferimento personaggi di fantasia.

Anche se possono rientrare nella categoria degli sfigati, essi non li rappresentano tutti.

Nel senso più utilizzato del termine, uno sfigato è un perdente o più semplicemente uno sfortunato. Poco importa che egli si sia battuto nobilmente per degli ideali, che abbia aiutato i poveri o che abbia notevoli qualità di vario genere.

Se non ha raggiunto il successo materiale, ovvero potere, automobili, case, partners sessuali e soldi, è uno  sfigato, un perdente, una persona di poco conto  che talora è degna di essere disprezzata.

Gli inventori del termine sfiga: chi sono e come agiscono

Colui che coniò il termine sfigato (e i suoi seguaci fino ai giorni nostri) riteneva dunque che un ragazzo a cui il papà ha comprato tutto (auto, titoli di studio e magari anche il posto di lavoro) sia un figo, ovvero l`opposto dello sfigato. E` una persona di cui tenere buon conto, con cui andare in giro a bordo di una bella auto per farsi vedere e guadagnare punti di fronte alle giovani donne.

Questo modo di ragionare, inizialmente nato nel mondo dei giovani, è stato mutuato dagli adulti. I carrieristi, ad esempio, hanno adottato questa filosofia.  

Il nostro costume contemporaneo ancora presenta ampie tracce dello spirito Yuppie. Per chi non lo sa ancora, gli Yuppies erano coloro che credevano di poter fare soldi facili nella congiuntura positiva degli anni `80 e anche dopo, fino a qualche anno fa. 

Ora molti di loro pregano i politici in ginocchio per avere un posto da operatore ecologico.

Costoro sarebbero dunque, secondo la loro stessa mentalità, meglio di un povero che si è pagato gli studi universitari facendo il cameriere in un ristorante. Anche un bambino africano che muore di fame, seguendo questi ragionamenti, è uno sfigato. E` povero, non ha beni materiali, è sfortunato.

Il concetto di sfiga dunque non è accettabile come valore condiviso da una società sana, se si segue una analisi approfondita.

Esso non tiene conto infatti del valore intrinseco di una persona, delle sue qualità e di quello che può offrire agli altri, in termini di aiuto, di lavoro, di emozioni e di affetto.


Riabilitazione della sfigatella

Restando in ambito giovanile, compresi i giovani adulti e non solo gli adolescenti, è doverosa una riabilitazione di una categoria più specifica, che è quella delle ragazze sfigate.

Gli uomini, manco a dirlo, vanno dietro alle ragazze appariscenti, che si mettono in mostra nei locali e nella vita mondana.

Senza generalizzare troppo, però, io ho trovato poca gente con uno spessore umano, tra gli amanti degli ambienti notturni. Magari ce l`hanno, ma non lo utilizzano.

In generale diffido un po` delle persone troppo in vista.

Ho imparato ad esempio che una buona fetta delle ragazze che lavorano in negozi e bar sono scelte in base a criteri di bellezza e non di rado vengono istruite dai datori di lavoro ad essere seduttive con i clienti, con qualche sguardo o con un atteggiamento dolce.


Non è sempre cosi`, ma le giovincelle che lavorano dietro ad un bancone sono abbordate ogni giorno da diversi avventori e hanno la possibilità di stringere relazioni di vario genere.

Hanno, come dico io in gergo economico, "troppo mercato".
Per conquistare il loro cuore bisogna vincere una concorrenza spietata, e anche se poi si mettono con te, sono sottoposte ogni giorno a delle tentazioni. Magari sono anche delle brave ragazze, ma la carne è debole.

Se poi il tuo rapporto con una di loro è in una fase di leggera crisi, come capita a tutte le coppie, loro sanno che una o due persone almeno sono pronte ad entrare in campo e stanno facendo il riscaldamento. Bisbigliano: Mister, fammi giocare!

Ora, io non dico che bisogna scegliersi una "cozza", perchè come diceva la pubblicita` di Nino Manfredi: "Il caffè è un piacere, se non è buono che piacere è?"

Bisogna però fare le proprie valutazioni e sapere che dove c`è tanta concorrenza c`è tanto da lottare.

La ragazza sfigata non è sempre brutta.


Magari non cura troppo l`aspetto e con qualche ritocco può essere valorizzata. Magari ha il viso imbronciato e allontana le persone. Forse è immersa nei suoi pensieri. Forse ha le sue cose a cui badare.


Con la sfigata però si può andare oltre la superficialità.

C`è chi evita le donne che stanno a casa a fare l`uncinetto invece che andare nei locali il sabato.
Io ragiono al contrario: "Quella ragazza cucina bene, mi farà dei bei maglioni pronti per l`inverno e forse (non al 100% ma forse) è una persona su cui posso fare affidamento.

Voglio precisare che io non penso assolutamente di essere perfetto. I miei difetti sono tanti, provo ad essere buono, serio ed affidabile, ma non sempre ci riesco.

Qui però si tratta di scelte personali, di quelle che fai seguendo i tuoi gusti, la tua convenienza e le tue inclinazioni.

"Il mio mondo", sono solito ripetere ogni tanto, "devo costruirlo attorno a me, su mia misura"

Sostengo senza mezzi termini che la ragazza sfigata, epurata dalle comitive delle "vamp", delle persone "social" e dai pr, va valorizzata e tenuta nella giusta considerazione.

Le indaffarate e le carrieriste

"Sì che ho capito,

ti interessa più la scuola

e poi del resto chissà come sei brava,
ma scusa,

tra i vari interessi che hai,

dimmi che posto mi dai..."

"Non l`hai mica capito", Vasco Rossi

Il buon vecchio Vasco, di cui tra l`altro non sono un grande supporter, aveva centrato il punto.

Ci sono delle donne molto impegnate, che studiano, lavorano e fanno tante altre cose.

Si dividono tra le indaffarate e le carrieriste. 

Le indaffarate sono quelle che semplicemente amano una vita intensa, con una agendina piena di piccoli impegni e devono portare a spasso il cane, fare la spesa, lavarsi i capelli, andare al corso di yoga o frequentare le lezioni di origami perchè fa trendy.

Tra una lezione di pilates e una di Ponzio Pilates, di voi che siete i loro ragazzi se ne lavano le mani.

Poi ci sono le carrieriste, persone molto determinate che a costo di grossi sacrifici si guadagnano un posto al sole nelle scale gerarchiche di aziende, pubbliche amministrazioni e ambiti lavorativi di vario genere.

Sono donne coraggiose, forti, che lottano per un obiettivo.
E` apprezzabile che una donna sia emancipata, che abbia il proprio lavoro e che si impegni a fondo in quello che fa.

La carrierista però, come tutte le ragazze molto impegnate, non fa al caso mio.

Per fare un esempio, Margaret Roberts Thatcher era una ragazza molto determinata; figlia di un droghiere e politico di una città di provincia, si laureò in chimica e con la sua competenza e il suo carisma scalò le gerarchie del potere britannico.

Divenne la prima donna Primo Ministro del suo paese, mettendo in riga diversi potenziali leaders di sesso maschile.

E` la storia di una brillante carriera, quale che sia la vostra opinione personale sulla Lady di Ferro.

Il marito che le dette il suo noto cognome, Denis Thatcher, era un farmacista. Aveva un lavoro anche lui ma non era così pieno di impegni.

Avrebbe voluto vedere sua moglie molto più spesso. Soffrì moltissimo il fatto che lei fosse continuamente impegnata in ambito politico.

Il figlio Mark, forse proprio perchè entrambi i genitori lavoravano molto e la madre era molto spesso assente, divenne uno spiantato. In passato è stato  coinvolto in affari poco chiari e condannato per vicende relative a bande di mercenari e guerre scoppiate in Africa.

Si può obiettare che Denis Thatcher sapesse delle ambizioni di sua moglie prima ancora di sposarla: "Chi è causa del suo mal pianga sè stesso" o per restare in ambito britannico,

"Chi è causa del suo Mal pianga Shel Shapiro".

La sfigata è sostanza

Tornando al punto focale del discorso, mi va bene stare con una donna che abbia il proprio lavoro e i propri spazi, ma non voglio ne` una carrierista ne` una che si fa troppo i fatti suoi.

La donna di casa, la Nonna Papera della situazione, rappresenta la sostanza, l`arrosto con poco fumo che la pubblicità televisiva ideata dai creativi milanesi non ti fa vedere.

Alla faccia delle passerelle, dei gossip e dei pochi vip, e con buona pace dei tanti che imitano i personaggi famosi nel modo di vivere e nella mentalità.
Andrea Russo