(A sinistra: le "First aid kit")
Stamattina avevo un po' di tempo libero e mi sono messo a guardare il David Letterman Show per affinare il mio inglese.
Ho avuto modo di assistere, a fine trasmissione, alla splendida performance delle First aid kit che vi ho pubblicato nell'articolo precedente.
Il video della trasmissione era già disponibile su internet, visto che in Italia le puntate giungono con qualche giorno di ritardo rispetto agli Usa.
Ebbene, è stata una esibizione commovente, a mio avviso. Ora che ci penso, questo piccolo episodio di relax televisivo mi ha dato lo spunto per riflettere su come la mente umana è in grado di formarsi delle prime impressioni molto curiose su chi ci sta di fronte.
Vi confesso che ho determinati stereotipi sugli americani; probabilmente su molti aspetti della loro cultura faccio anche centro. E' chiaro che però si tratta di una visione riduttiva; non sono mai stato negli States, anche se mi piacerebbe, e il massimo sarebbe avere una guida che mi facesse fare il giro in lungo e in largo, non tralasciando Disneyland. Pare che Nikita Krushiov, quando visitò l'America, volesse andare proprio lì, ma glielo vietarono all'ultimo momento, temendo che qualche pupazzo vestito da Paperino gli giocasse un brutto scherzo.
Tornando alla prestazione canora delle due ragazze svedesi, vi ricostruisco la sequenza dei fatti, per farvi capire come cinque minuti in ciabatte di fronte alla tv possano avere qualcosa di spettacolare.
Le belle giovinette entrano, ben agghindate, riuscendo a dimostrare due o tre anni in più grazie al trucco.
Iniziano a cantare, anzi comincia solo la brunetta, con la chitarra in mano, mentre l'altra con una mano sola suona la tastiera.
-Accidenti, che voce. Beh gli americani sono tanti, hanno tante cantanti del genere. E che stile country - proseguo nella mia riflessione,
-Un modo di cantare vecchio stile, arcaico, come ai tempi degli antichi pionieri. Beh queste due devono essere sicuramente americane. Due classiche americane di campagna, dove nascono mangiando pane e ballate. Forse sono di Nashville, la capitale della musica campagnola -
Dopo il primo minuto penso:
- Mah, queste sono due ragazzine americane, gli americani non fanno nulla di genuino. Secondo me la canzone gliel'hanno scritta i discografici, e siccome sono carine le mettono in prima fila in tv.
Poi mi soffermo sul fatto che entrambe hanno una voce notevole e mi dico: - Beh se hanno queste doti vocali forse sono artiste e se le scrivono anche da sole, le canzoni.
-Queste sono due artistoidi selvatiche americane- azzardo cambiando direzione
- Quel genere di ragazze che scappano di casa a 18 anni, e fanno uso di stupefacenti. Mangiano pesante e usano la droga per comporre meglio, già -
Poi vado su internet, e siccome mi erano sfuggite le parole all'inizio della canzone dove si parla di Stoccolma, scopro finalmente che sono entrambe svedesi.
Allora il mio metro di valutazione cambia:
- Beh le Svedesi sono donne emancipate. Non mi stupisce che facciano già concerti in tutto il mondo e si scrivano le canzoni da sole.
Ma no, non sono drogate. Gli svedesi sono tutti d'un pezzo, tranquilli e un po' provinciali. E ci sono tante cantanti nordiche come loro, da Lene Marlin a Likke Li.
Cantano sempre in inglese, come se gli americani avessero influenzato il Nord Europa ancora più della mia stessa Italia. E come parlano bene l'inglese! -
Vedete dunque come basta un particolare per cambiare totalmente il metro di giudizio e passare da uno stereotipo all'altro.
Me ne sono reso conto e considero quanto sia importante non fermarsi dalle apparenze.
Siamo tutti come le cipolle, dopo il primo strato ce n'è un altro e un altro ancora.
In fondo è meglio non saperla lunga, non essere il saggio della comitiva che dice: "Visto che era come dico io?
Innanzitutto perchè anche le persone così sbagliano qualche volta, e si espongono più degli altri a qualche piccola figuraccia.
E poi è meglio essere un po' ingenui e curiosi: il mondo ci apparirà sempre nuovo, mentre ridurlo troppo ad una razionale e cruda verità non ci farà tanto bene.
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