sabato 18 maggio 2013

Chi non può spendere a deficit e perchè

CHI NON PUO' SPENDERE A DEFICIT E PERCHE' - ANCORA SUI TITOLI DI STATO 

Il Capitano ha scoperto a sue spese che in alcune condizioni il debito pubblico non solo non è una ricchezza, ma è un serissimo problema. Vediamo quando, come e perché. Lo Stato non sovrano: un debito che è un problema, eccome! Noi della Zona Euro siamo come gli sventurati abitanti dell'Isola dei Pezzenti: nei guai fino al collo. Questo perché non possiamo più inventarci la moneta come usavamo fare prima con la lira, il marco, i franchi ecc. Non abbiamo più moneta sovrana: siamo utilizzatori, non emissori di valuta. Oggi, per ogni centesimo che spendiamo, dobbiamo far prestiti coi mercati dei capitali, cioè con istituti finanziari, fondi pensione, assicurazioni, banche, fondi sovrani stranieri, governi stranieri, persino individui, i quali però decidono i tassi d’interesse a loro vantaggio, strangolandoci; un Paese come l'Italia o la Francia deve bussare alle porte di creditori privati per farsi prestare gli Euro prima di poterli spendere per la comunità. Come fa uno Stato senza moneta sovrana a finanziare la spesa pubblica? Vende titoli di Stato sui mercati di capitali, dove però lo Stato deve competere e pagare tassi decisi dai privati. Questo stravolge completamente la funzione che hanno i titoli di Stato in una situazione di sovranità monetaria. 

E' evidente che, in queste condizioni, lo Stato non dispone più liberamente del denaro e non può più permettersi di spendere a deficit per il benessere dei cittadini: a causa degli interessi sul prestito, infatti, il suo debito pubblico tende ad aumentare vertiginosamente, ed è un vero debito, non come quello dello Stato sovrano che s'indebita con se stesso. Ecco perché uno Stato senza sovranità monetaria è costretto al pareggio di bilancio: in particolare gli Stati dell'Unione Europea sono tenuti a mantenere il rapporto deficit/PIL al di sotto dei cosiddetti "parametri di Maastricht" imposti a tutti gli Stati dell'Eurozona (il rapporto deficit/PIL non deve superare il 3% e il rapporto debito pubblico/PIL non deve superare il 60% alla fine dell'ultimo esercizio di bilancio concluso). Ma osserviamo meglio questo rapporto. Come tutti i rapporti, anche il rapporto deficit/PIL è il risultato di una frazione: quindi, con il pareggio di bilancio, si blocca il numeratore (la spesa a deficit), con lo scopo di mantenere il più basso possibile questo rapporto. A parità di denominatore, infatti, più basso è il numeratore, più basso è il rapporto. Esempio: 100/20 = 5 80/20 = 4 Ma si noti l'assurdità di questa manovra: se infatti io blocco il numeratore, ma faccio diminuire il denominatore (il prodotto interno lordo o PIL) perché l'economia va sempre peggio, che succede? Ecco un esempio: 100/20 = 5 100/10 = 10 Succede che il rapporto lo faccio aumentare, non diminuire! 

Questo banalissimo problema di matematica è stato affrontato più dettagliatamente nel capitolo sul Fiscal Compact. Tutto ciò dimostra che i governi che impongono il pareggio di bilancio con la scusa di mantenere basso il rapporto deficit/PIL sono in malafede. Detto con le parole di Paolo Barnard, i seguaci della scuola economica neoliberista (l'unica considerata valida in Europa) prescrivono come cura dosi ancora maggiori dello stesso veleno che ci sta ammazzando.

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