lunedì 4 febbraio 2013

Weiss non basta, il Pescara perde ancora. Forse è l'ora del catenaccio


Pescara-Bologna finisce 2-3, Gilardino esulta facendo il "violino"

Non basta al Pescara un ottimo Weiss che si dà molto da fare, costruisce il gioco, procura due rigori e ne segna anche uno.

Passati in vantaggio due volte, i padroni di casa scendono in campo molli nel secondo tempo, subendo una rimonta.

Dopo il 6-0 subito a Genova, si ci attendeva una scossa, vista anche la settimana di ritiro nelle Marche. Manca però la cattiveria agonistica, il carattere, e forse un atteggiamento tattico più consono alla situazione.

Il Bologna, pur non giocando un calcio trascendentale, merita di vincere grazie anche alle giocate di due assi come Diamanti e Gilardino, sfatando così il mito della sua debolezza fuori casa.

Le azioni: i primi venti minuti sono di studio per entrambe le contendenti, che non si fanno pregare scambiandosi tanti calci.

La prima azione vera c'è al 17', quando Taider, con un tiro da lunga distanza, impegna seriamente Perin, che devia in angolo.

Al 22' ancora Perin si esalta bloccando in due tempi una violenta conclusione di Diamanti.

Al 29' l'estroso Weiss (che già nei minuti precedenti aveva prodotto varie serpentine disorientando i difensori avversari) buca ancora la retroguardia Felsinea saltando due uomini, ma poi cade a terra per un contatto con Antonnson. L'arbitro De Marco assegna il rigore ma la decisione lascia dei dubbi: il contatto forse c'è stato, ma il trequartista slovacco sembra accentuare vistosamente la caduta.

Lo stesso Weiss, rialzatosi,  si accinge a battere dal dischetto. Prende la rincorsa e calcia molto bene, spiazzando con una finta Curci. 1-0 per i padroni di casa al 30' del primo tempo.

Al 34' Zanon rifila un calcione a Cherubin, che stava penetrando in area dalla fascia sinistra: rigore netto, e Diamanti realizza con un tiro centrale e potente. 1-1 e partita che entra nel vivo.

Al 43' Weiss cade ancora a terra, si pensa inizialmente all'ennesimo tuffo; il direttore di gara De Marco si consulta con il suo assistente di porta e dal labiale sembra dire la parola "caviglia". In effetti lo slovacco era stato colpito con la punta della scarpa ad una caviglia, e quindi, come mostreranno i replay televisivi, il rigore c'è.

Dopo dunque due o tre minuti di accertamenti, viene assegnato il terzo rigore della gara, che D'Agostino realizza, portando i biancazzurri in vantaggio.

Il Bologna prende però le redini del gioco nella seconda frazione, scendendo in campo più deciso. I biancazzurri sembrano addormentati, e al 50' c'è il pareggio: bella punizione cross di Diamanti, e Gilardino, sia pure ben marcato, si performa in un bellissimo colpo di testa a girare che trafigge un incolpevole Perin.

L'attaccante medagliato con un titolo di campione del mondo inizia a suonare davvero il suo violino, e dopo una rete annullata  (una bellissima girata di destro effettuata però in offside) il Gila continua a creare pericoli.

Sforzini nel frattempo viene cinturato in area da Taider  e buttato a terra, nonostante la sua mole, con un colpo di judo: l'arbitro lascia correre, forse condizionato inconsciamente dal fatto di avere già assegnato tre penalties.

E' però il greco Kone ad andare in rete, intercettando in acrobazia un bel cross di Morleo: 2 a 3 e risultato capovolto. In tale occasione la difesa di casa lascia libero sia l'autore del goal che un altro suo compagno.

Al 37', al termine di un'azione molto ben coordinata, Taider si trova da solo davanti a Perin e manca la porta di pochissimo, sebbene si fosse aperto un ottimo varco tra il portiere e il palo.

Il Pescara non c'è più, il Bologna legittima il risultato, camminando sulle rovine di una squadra che sta facendo di tutto per salvarsi ma che si trova in caduta libera. 

Vedremo se Bergodi riuscirà a cucire un paracadute ad hoc per la sua compagine.

E' facile parlare col senno di poi, guardando dall'esterno. A noi però sembra opportuno, e lo diciamo già da tempo, ricorrere a quello che fa il 95% delle squadre che si devono salvare: catenaccio e contropiede.

Bergodi. subentrando a Stroppa, ha creduto di poter mettere una mezzapunta e due attaccanti. All'inizio è andata bene, ma poi la situazione si è fatta davvero dura.

Visto che il Delfino ha pochi lottatori a centrocampo e una difesa leggerina, riteniamo che forse (senza pensare di essere i depositari della verità) ci voglia un centrocampo a 5 con Weiss suggeritore per Sforzini come unica punta e con gli inserimenti di gente abituata a farli come Cascione o come qualche difensore forte di testa.
Andrea Russo

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