E' sembrata più una sana sgambata tra amici, una di quelle partitelle che si giocano in riva al mare, che una partita del campionato di serie A.
Per 45' le due formazioni si sono studiate senza farsi male. Il Cagliari ha optato per il possesso di palla, con buona proprietà di palleggio da parte dei suoi singoli, mentre il Pescara ha controllato la situazione mantenendo i reparti molto distanziati, avanzando lentamente nella metà campo avversaria e con un gioco prevedibile. Tanti, troppo sono stati i passaggi sbagliati dai biancazzurri, anche nel secondo tempo, quando gli ospiti hanno affondato i colpi e si sono aggiudicati meritatamente l'intera posta in palio.
Le Azioni
Degni di nota sono solo un lancio in profondità che Sau aggancia a pochi passi dal portiere ma non riesce a controllare, e un palo di Weiss al 41'. Lo slovacco infatti ha colto il palo con un tiro a girare, complice una deviazione del portiere.
Al 53' Sau sblocca il risultato: lancio lungo di un compagno per Cossu che disegna dalla destra un bel cross, il piccolo attaccante cagliaritano svetta di testa e trafigge Perin. Bella azione, di gran pregio, ma i tre giocatori che l'hanno disegnata sono stati lasciati liberi di fare quello che volevano.
La difesa pescarese è sempre più in bambola e subisce il raddoppio sempre ad opera di Sau, che raccoglie al centro dell'area un bell'assist di tacco di Cesarini: 2 a 0.
Mancherebbero 27 minuti alla fine più recupero, ma ciò che colpisce è la rassegnazione del Pescara: non c'è una reazione, si avvertono solo stanchezza e nervosismo, e il Cagliari potrebbe anche approfittarne.
I Delfini giocano un po' peggio del già blando primo tempo, senza schemi, lasciando l'iniziativa a Weiss, Celik e D'Agostino. Poi quest'ultimo si fa male all'inizio della ripresa e gli subentra il volenteroso Bjarnason.
Manca però il gruppo, ci sono lacune tecniche, la manovra è prevedibile, con tanti passaggi laterali che consentono alla difesa ospite di riposizionarsi facilmente. Finisce 0-2 con un pubblico di casa sempre più rassegnato che abbandona gli spalti già prima del fischio finale.
Noi abbiamo più volte, in queste pagine, espresso l'idea che il Pescara, come di norma fanno le squadre che devono salvarsi, debba puntare su un modulo più coperto, con corsa, grinta e contropiede, rinunciando ai colpi di tacco e ai gesti tecnici virtuosi.
Una nota a parte la merita Vladimir Weiss: ieri ha mostrato tutti i suoi pregi e tutti i suoi difetti. Il folletto dell'est ha mostrato iniziativa, volontà, tecnica e furbizia. Poi però la partita si è messa male, si è innervosito e ha rifilato un calcione da tergo a Ibarbo. Non contento, mentre l'arbitro estraeva il cartellino rosso, ha cercato la rissa coi cagliaritani.
Non si diventa campioni senza maturare: dipende tutto da lui.
Andrea Russo
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