Pescara. Si è conclusa ieri a notte inoltrata la festa di Sant'Andrea, cara ai pescatori che a lui chiedono protezione contro le insidie del mare. Un mare che dà loro da vivere, a costo però di tanto duro sacrificio.
Dopo i rituali dedicati al santo, con la statua in processione (che quest'anno per le condizioni climatiche non ottimali non si è conclusa con il suo trasporto sulla barca, in mare), ieri c'è stato il gran finale con i fuochi d'artificio di mezzanotte.
Il "Ponte del mare", che avrebbe aiutato a smaltire buona parte del traffico pedonale creatosi tra le due sponde del fiume Pescara, è stato chiuso per evitare un sovraffollamento durante gli spari che avrebbe potuto danneggiarlo. Il divertimento è stato assicurato dalle giostre, dalle bancarelle e dai servizi di ristorazione con tavoli all'aperto, arrosticini e porchetta.
In più nei pressi dell' "Arena del mare" adiacente al porto, si sono esibiti i Dik-dik. Sull'ordine e la sicurezza pubblica ci sono due note stonate da segnalare. Molti pedoni, per giungere da una parte all'altra della riviera divisa dal fiume, sono passati sulla carreggiata del raccordo "asse attezzato", rischiando di provocare gravi incidenti.I vigili non hanno impedito tale scempio.
Durante i fuochi, invece, una scheggia infuocata di uno dei razzi esplosi in aria ha preso la direzione della spiaggia, proprio dove erano presenti migliaia di persone ad assistere allo spettacolo. La temibile "cometa" artificiale, di colore verde, ha impattato con la sabbia e solo per una questione di fortuna si è evitata una tragedia. Il fuochista ha sbagliato la traiettoria di lancio e il razzo è esploso più vicino al pubblico.
La festa del santo patrono dei Pescatori piace a molti, lo dimostra la grande quantità di persone che giungono dalle città vicine per prendervi parte.Quando si organizzano eventi con decine di migliaia di persone, però, l'attenzione degli organizzatori non è mai troppa.
Andrea Russo
Dall'archivio di "Repubblica"
ESPLODONO I 'FUOCHI' SULLA FOLLA MUOIONO DUE BAMBINE E UN UOMO
Repubblica — 21 gennaio 1986 pagina 12 sezione: CRONACA
NAPOLI - In più di trecento stavano portando in processione, a Cicciano, la statua del patrono, Sant' Antonio Abate. All' improvviso, preceduto da un sibilo terrificante, si è abbattuto su di loro un potente razzo terra-aria. E' stata una tremenda esplosione in mezzo alla folla. Il razzo ha scavato per terra un grosso cratere mentre la gente, fra grida di terrore e disperate invocazioni d' aiuto, cercava scampo. Quello che doveva essere un giorno di festa per il piccolo paese dell' entroterra napoletano è diventato una tragedia. Il bilancio è di tre morti, tra cui due bimbe e una ventina di feriti, dei quali tre gravi. Ora Cicciano ha proclamato il lutto cittadino. L' inchiesta aperta dalla magistratura cercherà di spiegare come mai il potente razzo, anzichè esplodere in volo ad un' altezza che non avrebbe comportato rischi di nessun tipo, è caduto verticalmente da un mortaio di trenta metri precipitando sulla folla dei fedeli. Il fuochista si è dato alla latitanza. Carabinieri e polizia lo ricercano da molte ore. Si sospetta che il razzo non fosse di misura regolamentare e contenesse più polvere pirica degli altri. La processione doveva concludere la festa di Sant' Antonio Abate. E' una ricorrenza molto attesa nei comuni alle spalle del Vesuvio, fra il territorio di Nola e quello della provincia di Avellino. Quando ricorre, infatti, la festa del patrono di Cicciano, in tutta questa zona dell' entroterra c' è una vasta mobilitazione. Arrivano bancarelle da molte parti. Si prepara, a conclusione dei festeggiamenti, uno spettacolo di fuochi pirotecnici che attira sempre grande attenzione. La giornata si era aperta, a Cicciano, con la benedizione degli animali domestici. Davanti alla chiesa di Sant' Antonio Abate, e nelle stradine adiacenti c' era ogni tipo di animale che può essere tenuto in casa o in cortile. Bancarelle attrezzate erano venute da molti comuni della Campania. I parroci delle chiese vicine avevano impartito la benedizione agli animali, ai proprietari e agli acquirenti. Per tutta la notte la conclusione dei festeggiamenti è stata attesa da folti gruppi di fedeli, intorno a grandi falò. Per l' occasione si ammassano tronchi di legno, pezzi di alberi e vecchie masserizie. "Le nostre case si svuotano come a Capodanno", dicono a Cicciano. "Così noi onoriamo il nostro patrono". Le lingue di fuoco hanno illuminato a giorno interi tratti di strada, soprattutto nel centro del paese. Ma i fuochi pirotecnici sono il momento più atteso e di maggiore euforia. Si svolgono in uno spiazzo all' aperto, in via Mulineto. E' una zona di campagna, a circa un chilometro dalla parrocchia. L' edificio più vicino, ma a centinaia di metri, è il pastificio della ditta "Carmine Russo". La folla dei fedeli si è radunata lentamente, man mano che la processione avanzava dalla chiesa del santo patrono. A mezzogiorno erano almeno trecento le persone riunite nello spiazzo per assistere allo spettacolo pirotecnico. Tutt' intorno, a distanza di alcuni metri uno dall' altro, sono installati numerosi mortai dai quali emergono come da una rampa di lancio, dei grossi e alti razzi. Sono i "fuochi" che vengono lanciati in aria ad altezze notevoli. Quando esplodono formano una gigantesca rosa multicolore. L' attesa per questo momento, da parte degli appassionati, è sempre molto forte. Ad un certo punto, quando ancora lo spettacolo non ha avuto l' inizio ufficiale, uno dei fuochisti fa partire il suo razzo. E' un pezzo di grosse dimensioni, forse più grande della norma. Sembra un missile. La spinta propulsiva non è però sufficiente. Invece di levarsi in aria, il razzo compie una caduta verticale di oltre trenta metri. Esplode in mezzo alla folla. Investiti in pieno dall' esplosione muoiono Antonio D' Onofrio, quarantuno anni, la figlia Giovanna di nove anni, e un' altra bambina, Maria Giuseppina Russo di dodici anni. Sono sequenze allucinanti. "Ho visto molte persone scalzate da terra e proiettate lontano", racconta con grande emozione il parroco Michele Pisciotta. "Non era mai accaduta una cosa così terribile. Avevo preparato i nostri festeggiamenti con tanto impegno. Non so proprio spiegarmi come sia potuto accadere". All' ospedale di Nola vengono portate una ventina di persone, con ferite e ustioni. Tre sono rimaste ricoverate: Giuseppe Vacchiano di trentuno anni, Raffaele De Martino di venticinque, Domenico Russo di quarantadue. Hanno orrende piaghe al volto e in altre parti del corpo. I medici si sono riservati la prognosi. Il fuochista è scappato. Si tratta di Sabato Terracciano, domiciliato a Casalnuovo. Ha una fabbrica di fuochi ad Acerra. Si sospetta che abbia portato, alla festa di Sant' Antonio Abate, dei pezzi costruiti irregolarmente. Del resto le fabbriche clandestine di botti, bengala e razzi non sono poche nell' area napoletana. E anche gli incidenti sono purtroppo frequenti. Negli ultimi dieci anni sono morti trentaquattro fabbricanti di fuochi che non rispettavano le leggi. La fabbricazione dei botti abusivi, soprattutto in prossimità delle grandi feste o per le ricorrenze patronali, sviluppa un giro d' affari di molti miliardi. - di ERMANNO CORSI
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