Ieri Lorenzo Valloreja, che è a capo di un piccolo movimento politico, Semper Fidelis Luci, ha diffuso un comunicato stampa di grande interesse. Sebbene Valloreja operi in ambito locale i suoi messaggi spesso hanno un ampio respiro. E' con molto piacere dunque che pubblico il testo integrale della sua riflessione scritta.
-Il Movimento Politico SFL – Innovazione Europea - in un momento così delicato per la nostra Regione, dove la strada della tolleranza sembra essere stata smarrita ed il percorso fino a qui condotto dai più volenterosi “operatori di pace” drammaticamente interrotto - s’interroga sulle politiche dell’Amministrazione Comunale di Pescara riguardo l’integrazione degli extracomunitari.
Questa esigenza nasce dall’interruzione di fatto di quanto, nel bene e nel male, realizzato dalle precedenti Amministrazioni Comunali e non ultimo dai pericolosi casi d’intolleranza razziale verificatisi in diversi luoghi a noi vicini. Pescara demograficamente ed economicamente è la prima città d’Abruzzo e quindi anche quella con una maggiore vocazione ad attrarre a se persone di diverse etnie, culture e religioni.
Tutti in fuga dai propri paesi per inseguire un sogno di benessere diffuso.
In un momento così difficile per l’economia nazionale un fenomeno migratorio ben gestito potrebbe rappresentare il valore aggiunto per una più rapida ripresa, ma, di contro, se mal gestito ne potrebbe acuire i disagi fomentando disordini sociali dagli esiti inimmaginabili e terribili.
Un buon amministratore che si rispetti dovrebbe capire e prevenire taluni aspetti, ma ahimè, molta della nostra classe dirigente è più attenta agli umori della piazza che alla logica delle statistiche e ai rapporti degli studiosi del settore sociale.Un errore clamoroso che compiono costoro è quello di considerare tutti gli immigrati presenti sul territorio nazionale quali persone di passaggio.
Lavoratori e non, che si fermano qui in Italia solo per poco tempo, per poi costruire le loro vite affettive: famiglia, figli, casa, luogo di sepoltura, altrove, in una qualsiasi altra località d’Europa, ma così non è!
La maggioranza di queste persone, così come molti dei nostri parenti emigrati nel corso dei secoli, per loro volontà o per condizioni dettate dal destino, non faranno mai più ritorno nei paesi d’origine, né andranno a stabilirsi in altri parti del mondo, la loro vita, invece, si compirà tutta qui!
Nelle città come Roma o Milano abbiamo immigrati ormai di terza generazione, quindi nuovi cittadini italiani a tutti gli effetti, i quali come unica differenza, rispetto alla maggioranza dei nostri connazionali, hanno solo un colore della pelle, dei lineamenti e delle religioni diverse, per il resto parlano perfettamente i nostri dialetti ed hanno acquisito tutti i nostri pregi e difetti.
Questo è senza dubbio un grande risultato perché sta ad indicare che queste minoranze si sono completamente integrate.
Ma ciò accade non perché le comunità che le hanno ospitate si sono chiuse a riccio, ma al contrario, hanno permesso a quest’ultimi di avere dei loro spazi e di mantenere in un certo qual modo le loro identità.
Un esempio fra tutti la grande Moschea di Roma, la più grande d’Europa. Ebbene essa si trova nella città dei Papi fin dai tempi di Paolo VI e da allora, fino ad oggi, mai vi sono stati esempi di intolleranza reciproca.
I musulmani presenti a Roma hanno sempre rispettato la figura e la tradizione della Chiesa e allo stesso modo gli ambienti cattolici capitolini non hanno mai turbato la vita della comunità islamica locale.
Certo tutto può essere migliorato e partendo da questi esempi positivi, riducendo a zero la ghettizzazione di taluni ambienti, come da noi già ipotizzato attraverso la nostra proposta del “piano casa” presentata nel luglio scorso, possiamo fare di più e meglio.
Ribadiamo che SFL - Innovazione Europea, pur non essendo un movimento confessionale e quindi laico, riconosce nei simboli cristiani una forza identitaria culturale per la nostra comunità, per tutelare proprio queste nostre radici riteniamo che anche le cosiddette minoranze debbano avere i propri spazi.
A nostro modo di vedere il Presidente Fini ha giustamente sottolineato la pericolosità delle posizioni oltranziste di taluni italiani nei confronti di questi nuovi cittadini.
Ragion per cui riteniamo che il Comune di Pescara debba a breve termine:
· Ricostituire la consulta degli stranieri;
· Dotarsi di appositi Mediatori Culturali;
· Individuare aree atte alla costruzione di nuovi edifici di culto diversi dalla cattolica (in primis una moschea);
· Costituire la prima scuola di formazione coranica italiana in modo tale da impedire l’infiltrazione di soggetti vicini al terrorismo;
· Istituire corsi gratuiti di lingua italiana e di educazione civica per stranieri;
· Incentivare gli Scambi culturali;
· Posizionare apposite “targhette” vicino i simboli religiosi cristiani presenti sul nostro territorio comunale al fine di far conoscere, ai nostri concittadini e non, la storia e le motivazioni per cui questi emblemi religiosi sono ivi posizionati e quindi intangibili.
La tolleranza passa indubbiamente in primis attraverso il rispetto delle tradizioni e della cultura delle popolazioni autoctone, poi per la conoscenza approfondita di queste ultime ed infine consentendo a tutti di poter continuare a praticare la propria religione d’origine in appositi spazi individuati, certi e sicuri.
SFL – Innovazione Europea è convinta che con questi interventi potrebbe porre la città di Pescara all’avanguardia nazionale per la convivenza pacifica dei popoli-.
Lorenzo Valloreja
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