sabato 19 luglio 2008

Per favore, ridateci la serie C

Da quest'anno, la serie C1 non si chiamerà più così.

Subentrerà la "prima divisione", e ci sentiremo tutti Inglesi. Ci troveremo di fronte a un campionato di altissima qualità, perchè, lo sapete, in una prima divisione c'è il meglio del meglio e non può che essere così.

Tornando alla realtà, rilevo con tristezza che questa dirigenza "illuminata della serie C prosegue col suo processo di riforme.

Già un bel colpo era stata la divisione dei due gironi di C1 in senso longitudinale, dividendo l'Italia tra est e ovest, quando tutti sanno che l'italia, in gran parte del suo territorio, e percorribile da est a ovest o viceversa in poche ore e percorrendo non più di 200 -300 km.

La vecchia suddivisione nel girona A (Nord) e nel girone B (sud) permetteva alle squadre di calcio di non fare troppi chilometri per le trasferte, e di ritornare, il più delle volte, immediatamente a casa, con un viaggio non molto lungo in autobus.

Secondo il criterio nuovo, invece, la squadra piemontese farà migliaia di chilometri di aereo per affrontare quella siciliana.

Tornando al termine 1a divisione, non è con un maquillage prettamente di facciata che si cambiano le cose. La serie A e la serie B stanno tentando di unirsi per formare una lega unica, lasciando al loro destino i campionati minori.

La serie C1, resta, comunque, un campionato competitivo, e continuerà a riscuotere l'interesse dei tifosi come e forse anche meglio di prima. E' il campionato che si affronta prima di essere promossi in B, o prima di retrocedere in C2, che è un altro campionato difficile e di livello professionistico.

Mascherare questo non serve a niente.

Intervenire su aspetti sostanziali del calcio, come la recessione economica che ha colpito i piccoli club, ha un senso compiuto. Spingere affinchè la serie C abbia più visibilità e attiri un maggior numero di sponsors è un obiettivo possibile ed è una delle strade, a mio avviso, da seguire, una delle tante strategie che si possono mettere in atto.

Questo però, va fatto con spirito imprenditoriale e di autonomia, senza piagnistei e senza chiedere niente a nessuno.

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