mercoledì 13 novembre 2024

Baldini, l'uomo che ha riportato il sorriso alla gente di Pescara

Spontaneo, verace, a volte fin troppo ruspante, ma anche filosofo e leader motivatore:  Silvio Baldini racchiude tutte caratteristiche.

Nessuno credeva che il calcio potesse risorgere proprio quest'anno a Pescara, mentre durante il lungo calciomercato estivo illustri sconosciuti rifiutavano di venire a giocare nella città del Vate.

Nessuno tranne lui.

Il Delfino prendeva porte in faccia a destra e a manca da giocatorini anonomi e modesti, forse anche per questioni di poche decine di migliaia di euro di ingaggio.

I tifosi facevano cortei di protesta e Pescara intera si apprestava a vivere solo dei ricordi dei tempi magici di Galeone, Zeman e Oddo.

Poi la scintilla: dopo poche partite ci si rende conto che la squadra gioca con la testa leggera, libera di pensieri.

La condizione atletica è ottima, la difesa è solida e a centrocampo di vedono anche i muscoli, caratteristica quasi sempre assente nel gioco biancazzurro.

Le squadre più forti sulla carta come Ternana, Torres ed Entella vengono subito messe in riga e il Delfino sembra già staccare tutti.

Il merito è soprattutto di Baldini, quasi un filosofo prestato al calcio che ci parla di sogni e di magia e non vuole solo la serie B, ma anche la A in due anni. Lui ci crede e iniziamo a crederci anche noi.

Vi lascio anche un mio video di approfondimento

Buona visione.




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domenica 10 novembre 2024

La vera forza del Pescara è l'unità del gruppo


Nella foto: il centrocampista della Nazionale Estone e del Pescara Georgi Tunjov

Battuto ieri anche il Sestri Levante 1-0 all'Adriatico. I giocatori ragionano in funzione dei compagni e sono motivatissimi

Era dai tempi della promozione in serie A con Zeman che non si notava una tale determinazione nei giocatori biancazzurri.

La squadra va tutta nella stessa direzione, e gli unici che sembravano indietro nell'entrare in questa mentalità, ovvero Squizzato e Tunjov, stanno recuperando appieno.

É vero, il primo si è fatto espellere un po' ingenuamente, nella penultima partita in trasferta a Pesaro. Tuttavia ha trovato una certa costanza di rendimento.

Tunjov invece, ieri ha deciso la partita. Subentrato al '72, al '77 ha sbloccato il match e regalato i tre punti al Delfino, con un tiro su punizione molto potente da circa trenta metri. Il portiere avversario non è stato impeccabile in questa occasione, ma va dato merito all'Estone di aver calciato bene.

Galvanizzato dal goal poi, il centrocampista di Narva ha corso molto per attaccare e difendere, aiutando molto i compagni. Mister Baldini dice che "è un ragazzo fragile emotivamente e bisogna volergli bene e incoraggiarlo". 

Sembra che il tecnico degli Adriatici stia toccando le corde giuste anche con lui, raccontando di averlo elogiato in allenamento per un movimento tattico in cui era migliorato. Inoltre ha fatto lo stesso davanti alle telecamere e ai giornalisti dopo il match: "Io l'ho visto da come si è concentrato mentre calciava e ho pensato che era più facile che facesse goal che il contrario. Bravo!"

Quello che ha impressionato è l'aggressività con cui i giocatori sono entrati in campo, con la voglia di annullare l'avversario sul piano del gioco.

Manca un bomber in attacco, ma la squadra sopperisce con grande grinta e a coloro che svolgono più il ruolo di punta come Vergani, Tonin e in parte Ferraris, vanno solo fatti i complimenti.

Vergani è già al terzo anno con la maglia del Pescara. Non aveva convinto appieno nè Colombo nè Zeman, che da tecnici ne avevano apprezzato le doti fisiche ma che non avevano riscontrato una sufficiente determinazione. Questo è quanto affermavano anche molti tifosi.

Quest'anno i goal non sono molti da parte sua ma il ragazzo dal volto pulito e dai capelli ricci di Segrate ha mostrato una grinta da leone, spingendo in avanti e contrastando con decisione.

É probabile che i dirigenti Sebastiani e Foggia abbiano cercato di costruire una squadra di gente con piedi buoni ma umile. Lo dimostra il fatto che non siano arrivati i "signorini grandi firme" che pure erano stati cercati durante il mercato estivo, ma per i quali la società non ha voluto svenarsi.

Forse a Gennaio una punta con la fama da cannoniere arriverà, ma se il Pescara continua così, non ci sarà spazio per nessuno. Il Delfino in tal caso rimarrà al primo posto. Oggi le inseguitrici Ternana e Torres hanno pareggiato a Perugia e a Rimini, allontanandosi dunque di altri due punti. L'Entella invece continua la sua corsa, dopo aver battuto il Gubbio 2-1.

Ieri a fine gara il tecnico del Sestri Levante Andrea Scotto ha detto: "La Ternana è la squadra più forte del girone in termini di singoli, ma il Pescara merita di essere prima perchè è più squadra, gioca bene e all'attacco (cosa che a me piace) e ha una determinazione incredibile".


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sabato 9 novembre 2024

La fantastica leggenda della WWF e di Dan Peterson

Per i bambini degli anni '80 e '90 Dan Peterson e i ragazzi della World Wrestling Federation erano degli eroi, dei fratelli maggiori, padri putativi e leggende dai poteri speciali che rimanevano scolpiti nei nostri cervelli a imperitura ed eterna memoria.

Dan Peterson, ometto piccolo di fisico ma grande per capacità ed empatia, è stato uno dei migliori allenatori del basket europeo e l'inconfondibile commentatore dei match del Wrestling Americano.

Non solo: Dan è anche un personaggio poliedrico e dalle mille risorse, capace di fare business e di adattarsi a contesti diversi.

In quei fantastici anni ci presentava, con il suo accento a stelle e strisce, incredibili personaggi come Koko B. Ware, Hulk Hogan, Andrè The Giant, The Million Dollar Man, Macho Man, Kamala, Honky Tonk Man, The Barber, Big Boss Man, Jake The Snake, Paul Roma e tanti altri. Che spettacolo, che gioia!

Se vi va, godetevi il video e iscrivetevi al mio canale youtube, è gratis!





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venerdì 8 novembre 2024

Piccolo messaggio a Richard Geere


Caro Richard Geere.

Salisti sulla nave Open Arms delle Ong per dire a noi Italiani che dobbiamo ospitare i migranti dai barconi, senza particolari limitazioni, sapendo che poi essi conviveranno con i poveri giá presenti in Italia.

Tu che hai fatto soldi a palate facendo film. Soldi guadagnati e meritati per carità, ma fai una vita da privilegiato da quarant'anni e c'è chi ha lavorato molto più duramente di te.

Tu che ti alzi la mattina e puoi permetterti un giardino grande come un campo da golf. 

Tu che ti sei accompagnato alle migliori bellezze del mondo.

Tu che sei Americano, non vivi in Italia e non vivi le difficoltà di ogni giorno dell'uomo Italiano (anche se mi dicono che ti trasferirai presto in Europa)

Tu, insomma, non puoi fare il solidale con il territorio degli altri, venire sulla barca diretta in Italia e dirci cosa fare.

Anche alla luce della vittoria di Trump, è ora che porti qualche decina di migliaia di migranti in qualche sconfinata tenuta che sicuramente puoi permetterti nelle campagne americane e dare a loro alloggio e sostentamento.

Le ragioni per cui Trump ha vinto le elezioni


Nelle elezioni Usa di Martedì, come ormai tutti sanno, Trump ha stravinto, con un divario di oltre 5 milioni di voti rispetto alla rivale Kamala Harris.

Nonostante i sondaggi palesemente fasulli e fallimentari, a cui tra l'altro ci siamo abituati negli ultimi decenni, questa vittoria e anche questo margine me li aspettavo.

Troppi erano i motivi che facevano pendere la bilancia per la vecchia volpe The Don.

Nonostante anch'egli non sia esente da sproloqui e da espressioni fortemente fuori dalle righe, la debacle democratica era troppo marcata e non riusciva soprattutto a compensare i pregi che il Tycoon Newyorchese indubbiamente ha.

Trump, nonostante i detrattori, ha un carisma che pochi presidenti hanno avuto. Pochi in Usa hanno ottenuto il consenso e l'entusiasmo dei seguaci della propria corrente politica al di là delle idee e degli intenti proposti.

Basta un dato di fatto per rendere l'idea: prima delle Presidenziali del 2016 buona parte dei Repubblicani non voleva Trump. Cercarono di metterlo in competizione con diversi candidati di estrazione sociale ed etnica diversa, ma non ci fu nulla da fare: la base voleva lui e lui vinse le primarie.

Si parlò addirittura di estrometterlo dalla candidatura nonostante la vittoria alle primarie, fatto avvenuto una sola volta in precedenza, ma i vertici repubblicani si misero il cuore in pace.

Negli anni successivi The Don divenne sempre più catalizzante nel partito Repubblicano, tanto dal diventarne il leader indiscusso.

E' diventato Presidente nel 2016, ha perso nel 2020, è stato accusato di tutto da una magistratura non sempre imparziale. Dopo l'assalto dei suoi seguaci a Capitol Hill, di cui venne considerato ingiustamente il mandante, visto che non aveva mai dato nessun  ordine in tal senso, sembrava finito.

Tutte le forze che gli si sono contrapposte, dalla magistratura ai media ai movimenti Me Too, sono serviti solo a rafforzarlo, un po' come avvenne con le campagne anti Berlusconi.

Trump ha governato per quattro anni tra luci e ombre. Qualche risultato si è visto ma mantenendo solo parte delle promesse.

Non riuscì a rilanciare l'industria americana come promesso, avrebbe potuto gestire meglio il periodo del Covid, anche se non fu facile per tutti i governi. Strappò qualche buon accordo internazionale.

Quanto alla Harris, è stata vice presidente di un mandato fallimentare, che ha condotto ad una guerra per procura in Ucraina, all'inflazione e all'aumento del prezzo degli idrocarburi in Usa. Biden non è stato in grado di arginare la furia genocidiaria di Nethanyau. 

Inoltre è deperito fisicamente e mentalmente.

Kamala Harris invece, giovanilissima per essere una ultrasessantenne, si è segnalata per sproloqui privi di senso e per risposte sarcastiche ai giornalisti che le chiedevano dettagli sugli aiuti all'Ucraina.

E' stata più credibile di un Biden ormai stanco come candidata alle Presidenziali, ma non ha convinto.

Ecco in sintesi le ragioni della debacle democratica:

1 Trump ha carisma, nonostante l'età avanzata e qualche sproloquio.

2 Trump ha capacità solide di imprenditore e di negoziatore, che ha fatto intravedere quando ha trattenuto una azienda in Usa, mentre era già pronta a trasferirsi in Messico o quando ha trovato un difficile accordo col Coreano Kim Jong Un.

3 Trump non ha provocato l'escalazione della guerra in Ucraina, contenendola verso il Donbass e lasciandola relegata agli accordi di Minsk.

4 Il piano di cambiare l'America da poliziotto del mondo invischiato in guerre a decine di migliaia di chilometri di distanza a uno Stato che guarda più a quello che succede al suo interno, migliorando l'economia, il benessere, diminuendo la disoccupazione, rendendo le strade più sicure e limitando la immigrazione irregolare ha affascinato molti Americani, che ci credono ancora.

5 Kamala Harris dal canto suo ha battuto l'accento sui temi sociali, sulla inclusione, sul diritto all'aborto, ha cercato di virare anche lei in parte verso lo stop all'immigrazione incontrollata, ha cercato di ottenere i voti delle cosiddette minoranze etniche e delle donne, in quanto donna e di origini Indo-Jamaicane.

Non è servito. Non basta essere donna per farsi preferire dalle donne, bisogna essere donne capaci. Non basta essere di colore per avere dalla propria parte gli Africani, bisogna dimostrare di fare i propri interessi.

6 Trump parla sia nello stile del linguaggio sia nei contenuti alla pancia e al cuore della gente semplice e di chi va al concreto, non ad un intellettualismo sofisticato. In tal senso ha squarciato la diffidenza delle popolazioni della provincia, delle città piccole e medie ma a sorpresa anche quella di molte grandi città. Molti ispanici e afroamericani hanno votato per lui e addirittura tra i pochi artisti famosi che si sono schierati con lui ci sono stati  50 cent e Kanye West.

7 Il massiccio supporto delle star di Hollywood e dei cantanti a Kamala Harris è stato quasi un boomerang. 

In una America che conta periferie dilaniate dalla terribile droga Fentanyl, dalla povertà incalzante, dall'aumento dei prezzi che porta a dormire in macchina perfino persone che lavorano,

la gente comune ha preso in antipatia i proclami dei vip privilegiati.

The Don evidentemente parlava al suo cuore meglio di De Niro e di Taylor Swift.

8 I falliti attentati a Donald Trump dimostrano che ci sono lobby a lui ostili.  Viste le troppe incongruenze dell'attentato di Butler, in Pennsylvania, sono sicuro che in tanti, come me, non hanno creduto alla versione dell`attentatore solitario.

Di conseguenza, questo li ha spinti a votare per la vittima.


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Ne riparliamo a Budapest - Puntata nr. 3. Zelensky e Orban fanno pace

Fino a un anno fa  Zelensky era uno strenuo censore di Orban, reo di non inviargli armi (anche se ha ospitato centinaia di migliaia di rifugiati Ucraini. Negli ultimi mesi i due hanno incominciato a parlarsi, in occasione di vari summit internazionali. 

Orban è sempre stato un solido alleato di Trump e precorrendo i tempi gli ha preparato il terreno: con il suo placet si è recato da a Kiev dallo stesso Zelenky, a Mosca da Putin e perfino in Cina da Xi Jin Ping.

Si è esposto ben prima delle elezioni Usa a favore di Trump, mentre i leaders europei obbedivano ai dettami di Biden, per poi esprimere grande entusiasmo per il tycoon Newyorchese all'indomani della sua vittoria alle elezioni.

Ieri nel meeting della Ue, col semestre a presidenza Ungherese ancora in corso, Zelensky e Orban si sono parlati.

Pur trovandosi in disaccordo su alcuni punti, è chiaro che Zelensky dovrà avere il suo omologo Magiaro come interlocutore diplomatico al fine di concordare la fine della guerra con la Russia.




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Una nuova serie su Budapest - Puntata 1


"Ne riparliamo a Budapest"

Ho ritenuto giusto inaugurare una serie di video su Budapest, per scoprirne i vari segreti e sfatare tante leggende metropolitane. 

Con questa serie, a cui ne seguiranno altre su argomenti diversi, il mio blog fa un salto di qualità:

comunica informazioni peculiari e personali tramite video e non più in forma scritta. 

Già pubblicavamo dei video ma solo per dare spazio a contenuti di creazione altrui. 

Sarà dunque un blog classico ma anche un videoblog. Se siete interessati, iscrivetevi al mio canale su youtube.


sabato 2 novembre 2024

La strana favola dell'Occidente altruista

Nelle foto: Victoria Nuland, Madeleine Albright e Henry Kissinger, eminenze grigie e strateghi della politica di ingerenza Americana                                                                                                   
In fondo certe cose già le sappiamo, ma un po' perdiamo il focus. Lo facciamo perchè ci coccoliamo nella nostra vita ancora abbastanza comoda, in una situazione di democrazia, sia pure abbastanza limitata da vari fattori.

Bisogna avere una certa ingenuità per credere che i paesi occidentali a guida Americana (quindi con gli Usa che comandano e gli altri che obbediscono più o meno servilmente) abbiano a cuore le sorti democratiche degli altri paesi.

Gli Stati Uniti hanno una lunghissima e anche recente storia di colpi di Stato da loro costruiti e finanziati. Lo abbiamo visto in Venezuela, Argentina, Cile con governi nazionalisti o con uomini di fiducia come Carmona o Guaidò. Lo abbiamo visto anche  in Liberia con Charles Taylor.

Ce ne siamo accorti anche nella Libia del dopo Gheddafi, divisa talora in tre, talora in due pezzi e in mano a ceffi della peggiore risma. Lo sanno tutti del resto che Haftar è un bonaccione, tenero e simpatico come Homer Simpson.

Gli esempi sarebbero infiniti. Dall'Afghanistan dove erano andati gli  per "esportare la democrazia" gli Americani se ne sono andati dopo vent'anni accordandosi con i terribili Talebani, proprio quelli che volevano combattere.

L'Unione Europea doveva in teoria essere un super-Stato che si sarebbe dovuto affrancare dalla sua sudditanza atlantica. Ha costituito invece negli ultimi anni un mezzo per fare il salto di qualità verso un leccapiedismo ancora più estremo, 

in cui Presidenti della Repubblica, Primi Ministri, Cancellieri e Presidenti del Consiglio dei Ministri piccoli piccoli sono pronti quasi ad entrare in guerra pur di compiacere il paese egemone.




Costoro erano pronti a stracciarsi le vesti per il referendum in Moldavia sull'adesione alla Ue quando sembrava perso e hanno gridato a brogli elettorali sostanzialmente inesistenti in Georgia.

Della Moldavia la Ue se n'è sempre infischiata, lasciandola nella povertà, nel degrado e nello spopolamento. Quanto all'Ucraina,  l'ha mandata a morire, ben sapendo che inviare le armi avrebbe solo prolungato la sua agonia generando perdita di territori, più morti e più distruzione. 

Della Georgia alla Ue frega men che meno, se non in qualità di nazione subalterna. 

Bruxelles le ha inviato dei fondi, questo è vero, ma per obbedire pedissequamente ad ogni diktat e per sottomettersi alle lobby. Quando il paese Caucasico ha promulgato una legge contro le invadenti ONG che condizionano a suon di quattrini la sua vita politica interna

e quando perfino l'opposizione ha votato la legge contro l'ideologia gender e il suo insegnamento delle scuole, la Von Der Leyen ha puntato i fucili.

Non solo: ha gettato la maschera. 

Tutta questa indignazione per difendere le lobby celate dietro alle Organizzazioni Non Governative dimostra il suo amore per i potenti, non certo per i valori democratici.

Sulla Russia, tanto per cambiare, La Ue obbedisce a quello che stabilisce Biden, anche a proprio danno.

Risultato: paghiamo gli idrocarburi a prezzo rialzato e le sanzioni sono diventate un "boomerang". 

Agli Americani l'unica Russia che piace è quella in ginocchio. Quando c'erano Gorbaciov e Eltsin, due leaders filo-atlantici, 

gli Americani hanno mostrato poco rispetto, poca cooperazione e hanno dopo pochi anni allargato i confini militari della Nato, nonostante le aperture importanti fornite, nei primi anni della sua presidenza, dallo stesso Putin. Quest'ultimo fino al 2008 credeva in una possibile cooperazione commerciale e militare, sia con gli Usa che con la Ue.

Si dovette ricredere.

Quando Gorbaciov invece, dopo avere avviato le privatizzazioni consigliate dagli Americani, chiese aiuto economico nel noto summit del G7 di Londra del 1991, Gli Stati Uniti glielo negarono, contribuendo alla fine del suo mandato e della Perestroijka

Le cosiddette guerre fatte per abbattere il dittatore di turno sono solo scuse: quando c'era la guerra Iran - Iraq Saddam Hussein andava benissimo agli americani, che lo foraggiavano e lo appoggiavano.

Tuttora Usa e stati occidentali intrattengono ottimi rapporti con i paesi della penisola Araba, che non sono certo dei campioni di democrazia.




Certo, ad Ovest il rispetto dei diritti umani e democratici, nonchè una situazione perdurante di benessere generalizzato lo fanno tuttora preferire a stati illiberali come Cina e Russia. 

In generale quasi tutti gli Stati del mondo hanno un lato cooperativo e volto al progresso.

Tuttavia, non bisogna credere che i popoli siano fatti solo da babbei pronti a bersi ogni retorica melensa.

L'Europa non è un "giardino fiorito" circondato dai Barbari come afferma Josep Borrell, Alto Rappresentante Europeo per gli Affari Esteri e la sicurezza.

Gli Stati Uniti non sono un faro di civiltà e portatori di valori democratici. Non sono liberatori di popoli oppressi. Semmai esportano la democrazia a suon di bombe e questo non è carino.

Il fatto di essere, da Italiani, necessariamente legati a loro non deve esimerci dal vedere le cose obiettivamente e se necessario, alzare il dito e porre delle obiezioni.

 

Tropico: Piccolo buio

Un pezzo sciolto e Rythm and blues che mi ricorda il migliore Neffa


Senza Riguardo, streaming di Giovedì 31 Ottobre 2024

Tra i temi trattati: elezioni in Georgia, in Usa e in Liguria, caso dossieraggi, politiche della sanità, manovra fiscale

Vi presento: Bubu Tagghete

Ogni Venerdì alle 17, vi consiglio Bubù Tagghete, su rt.radioterapia.it

Piccola postilla Georgiana

La presidente Georgiana ha chiaramente e ripetutamente dichiarato di non poter dimostrare le sue accuse di brogli elettorali da parte di Sogno Georgiano.

Nel primo video che vi propongo lo sostiene al minuto 28:00 e nel terzo breve video lo riafferma, come nel quarto video

Un magistrato l'ha convocata per documentare le sue accuse, lei non si è presentata.

E' molto grave che una Presidente della repubblica chiami la popolazione in piazza per protestare contro presunti brogli elettorali, con il rischio di scontri e di guerra civile, per poi non riuscire a dimostrare nessuna, nemmeno in minima parte, delle sue accuse, sostenendo addirittura che non sia sua competenza farlo.

Vi consiglio: 

1 Un ottimo video che ben spiega la situazione da parte del videoblogger Andrea Lombardi.

2 Uno streaming della rivista di Geopolitica Limes

3 Un breve servizio in Inglese di Euronews che comunica la rinuncia della Presidente di comparire di fronte ad un giudice per dimostrare i brogli.

4 Una intervista di Sky News, in Inglese, in cui il giornalista le fa notare che l'Ocse non ha valutato le elezioni come "truccate".




Come la stampa trasforma Mikhail Khodorkovsky in un nobile esule


L'intervista di Monica Maggioni a K. Al minuto 16:16 la spontanea ammissione del magnate dei suoi trascorsi violenti

In un clima di stampa ostile alla Russia in occidente, tornano utili anche stratagemmi poco corretti, soprattutto nei confronti dei cittadini.

E' così che la stampa Italiana e occidentale in genere sta rispolverando, ammantandolo di una nuova identità, un personaggio come Mikhail  Khodorkovsky.

Si tratta di un uomo non estraneo alla violenza fisica, accentratore di risorse pubbliche, protagonista di frodi, evasioni fiscali, pratiche poco trasparenti, monopolismo.

Era un oligarca che ricorreva ai paradisi fiscali per consolidare e difendere enormi capitali, mentre il suo paese era in ginocchio moralmente e materialmente.

Oggi viene descritto come un nobile esule e in molte trasmissioni tv, incontri e podcast, si evita di fargli domande scomode. Alludo anche a Monica Maggioni, membro importantissimo dei vertici Rai, che si è ben guardata di chiedergli conto delle sue responsabilità, fino a quando a sorpresa lui stesso ha menzionato due suoi scontri armati per le strade di Mosca nel 1991 e nel 1993.

Chi è Khodorkovsky

Mikhail Khodorkovsky è un ex oligarca Russo, ex uomo più ricco del paese, proprietario della Yukos, colosso degli idrocarburi e seconda azienda nazionale del settore a quei tempi.

Uomo vicino a Boris Eltsin, si fece largo grazie alle sue aderenze politiche e al suo senso degli affari, in una situazione di debolezza delle istituzioni quale quella dei primi anni '90.

In quegli anni la Federazione Russa era in ginocchio. La disgregazione dell'Unione Sovietica, il fallimento di parte del suo apparato produttivo, la povertà notevolmente incrementata, anni di iperinflazione avevano generato, nel caos, l'emergere di monopolisti disinvolti che acquisirono a basso costo le aziende che poco prima appartenevano alla collettività.

Il petrolio per la Russia è un bene strategico e da esso dipende la sussistenza dell'intera nazione. Khodorkovsky rilevò la Yukos a prezzi stracciati. La prese indebitata e la lasciò tale.  Influenzò pericolosamente numerosi esponenti politici grazie al suo strapotere finanziario.

Poi arrivò Putin e convocò i monopolisti che si stavano partendo il paese. Chiese a loro di stare dalla sua parte, cooperando con le direttive del governo e non finanziando le forze di opposizione.

Chi non si sarebbe adeguato sarebbe stato messo fuori gioco, con metodi che andavano dai più blandi a quelli più brutali.

Khodorkovski non si adeguò, sfidò Putin e finì in carcere, con sentenze distanziate nel tempo e con accuse varie tra cui figuravano appropriazione indebita, frode fiscale, riciclaggio di denaro.

Fu dunque una vittima? Non propriamente.

Sul fatto che Putin sia un dittatore e che in Russia non ci sia una democrazia almeno nella misura in cui la intendiamo in occidente, non ci piove.

Tuttavia, ci sono dei distinguo da compiere.

La lotta contro Putin fu sicuramente determinante per la incarcerazione di Khodorkovsky. Tuttavia in larghissima parte le accuse erano vere. 

Rese la Yukos una società offshore, distraendo risorse enormi dal controllo statale di provenienza, con l'aggravante di trattare come un bene proprio qualcosa che dovrebbe essere al massimo sotto licenza di sfruttamento economico, ma di proprietà pubblica: gli idrocarburi.

Creò la sedicente European Union Bank ad Antigua, mezzo di numerose truffe, che portò al fallimento.

Condusse altre operazioni discutibili dal punto di vista della trasparenza, con procedure dubbie adottate dalla sua banca Menatep per esempio.

Dopo dieci anni di carcere e dopo aver perso buona parte dei suoi averi e delle sue attività, pur rimanendo ricco e con proprietà prestigiose in giro per il mondo, fu oggetto di un provvedimento di grazia firmato da Putin.

Fu dunque una vittima della vendetta del dittatore originario di San Pietroburgo?

Sì, perchè in altre condizioni, soprattutto con Eltsin al comando, su molte vicende si sarebbe sorvolato.

Meritava la galera?

Decisamente sì.

Se i monopolisti come Khodorkovsky avessero preso il sopravvento sul potere politico, come già era avvenuto, lo Stato si sarebbe reso mero esecutore della loro ingordigia. La situazione in Russia sarebbe stata nettamente peggiore di quella attuale (gli anni '90 lo dimostrano).

Ora in Russia c'è un potere statale forte, illiberale, ma che ha riportato ordine e che ha generato una crescita economica di cui hanno fruito in molti. Ancora oggi il Prodotto Interno Lordo Russo cresce nonostante la guerra e le sanzioni.

Su Putin, sulla guerra in Ucraina, su ciò che avviene nei paesi eurasiatici si possono fare lunghe discussioni ed esprimere critiche.

Gettare fumo negli occhi facendo passare rapaci oligarchi per nobili imprenditori che "volevano portare in Russia democrazia e trasparenza", come in molti hanno detto e scritto, equivale a ignoranza nel migliore dei casi e a cattiva fede nel peggiore.


Nella foto: una sfilza di video beatifica l'ex magnate Russo

domenica 27 ottobre 2024

Il Pescara di Baldini dopo dieci partite: avvio promettente e armonia ritrovata


Nella foto: l'allenatore del Pescara Silvio Baldini

Dopo dieci partite il Pescara è primo, con quattro punti di vantaggio sulla Ternana seconda. In più ha una partita da recuperare e gli Umbri hanno una penalizzazione in arrivo, che a fine campionato si tradurrà in 1 - 2 punti in meno dopo i vari gradi di giudizio.

La squadra è solida in difesa, a centrocampo unisce muscoli ed inventiva, in attacco riesce a finalizzare abbastanza senza strafare.

Il sacrificio di trattenere giocatori importanti come Plizzari e Merola, il ritorno dell'ottimo Valzania e lo spirito ritrovato dall'intera squadra stanno aprendo prospettive insperate all'avvio del campionato, con i tifosi che contestavano ferocemente la dirigenza.

Le punte centrali Tonin e Vergani segnano poco per ora ma danno un contributo tangibile alle vittorie. Lo abbiamo visto stasera, quando il primo ha procurato due rigori netti (realizzandone uno) da cui sono scaturiti il 2 e il 3 a 0. Inoltre vanno a rete giocatori di tutti i reparti, come il difensore Brosco e il centrocampista di qualità, potenza ed esperienza Valzania.

Stasera il Delfino ha prevalso a Lucca col risultato di 1-3, finora non ci sono stati cali di rendimento e questo è molto importante per la vittoria del campionato.

Una considerazione a parte la merita il tecnico Silvio Baldini. Ha portato positività in un ambiente stanco e deluso, ha parlato di magia e di sogni in maniera non banale, ha stimolato i tifosi con discorsi che vanno al di là del calcio sulla spiritualità, sui sogni e su ciò che è magico. Ha saputo motivare i suoi giocatori.

Sta mettendo a frutto la sua esperienza non solo tecnica, ma umana, mostrando di aver sviluppato una propria filosofia di persona che non vive solo di calcio.

Baldini non sempre è così etereo. Non nasconde i propri difetti e in un passato anche recente si è prodotto sia in sfoghi verbali che in qualche piccolo scontro fisico.

Lui però piace ai Pescaresi proprio per questo; è un uomo simile alla maggioranza, che non pone freni alla propria spontaneità.

Certo, se i risultati calcistici adesso fossero diversi, tutta questa benevolenza non ci sarebbe.

La differenza è che quest'anno la squadra e la piazza sembrano aver trovato una unità di intenti rara, ovvero una sorta di solidità emotiva che può portare lontano. Siamo però solo a un quarto del campionato e mancano ancora 28 partite su 38 per i biancazzurri. Il cammino è lungo e la città del Vate può rilassarsi e godersi questa bella serata di sport.


Il classismo della sinistra "cittadina": la versione di Budapest


Chiariamo dall'inizio: non è possibile generalizzare e non pretendo di fornire delle verità universali. Spesso incontro persone intelligenti di ogni orientamento politico, che sanno confrontarsi con chi è diverso da loro in maniera matura.

A Budapest sento spesso dire: nelle campagne sono stupidi, nelle città piccole votano Orban ed è per questo che Orban vince. 

A tal punto faccio presente che:

1 Un milione e ottocentomila persone vivono a Budapest e almeno il 40-45% vota tendenzialmente a destra. Sono stupide anche loro?

2 In Ungheria ci sono  una quindicina di città sopra i 50 000 abitanti. Non sono villaggi e anche lì sono moltissime persone che votano centrodestra.

3 Ammettiamo pure che Orban sia votato da gente povera ed ignorante dei villaggi.

Non sono esseri umani anche loro? 

E poi: queste persone votano per il proprio interesse o in base a sofisticate teorie filosofiche?

I contadini conoscono il proprio interesse molto meglio della gente di città. Sono abituati a risparmiare come formichine, non a spendere per cose inutili come i cittadini. Sono abituati a lavorare duro e a far quadrare i conti, comprando e rivendendo materiale e vendendo i prodotti della terra e delle proprie fattorie. 

Sebbene il vezzo di dare dello "stupido" a chi non vota come noi sia generalizzato e riguardi tutti gli elettori di qualunque credo politico, è un dato di fatto che è più frequente da parte degli elettori di sinistra il disprezzo sia di tipo sociale che intellettuale nei confronti dei poveri, degli abitanti delle periferie e delle campagne.

Questo va spesso a contraddire con le loro ideologie di difesa dei deboli e della inclusività.

La Brexit

Già in passato ebbi modo, all'indomani del referendum sulla Brexit, di menzionare gli atteggiamenti inquisitori della sinistra e dei giovani Britannici.

Se la prendevano con gli abitanti delle province e con gli anziani, rei di avere votato per la Brexit.

Peccato che: il sindaco di Londra era stato fino a poco prima e per due mandati il conservatore Boris Johnson e che i giovani in buona parte non fossero andati a votare per il referendum.

Ricordo poi il cinismo di certi ragazzi intervistati dalla tv Britannica: "Il futuro è nostro, perchè devono decidere i vecchi per noi?"

Mi viene in mente di replicare: forse perché tu, giovane, avresti fatto meglio ad andare a votare, perché i vecchi hanno diritto di voto sancito dalle leggi dello Stato anche se dovessero vivere un mese, perché tanti anziani hanno prospettive di vita di altri dieci, venti o addirittura trent'anni e perchè il tuo tono è insensato e offensivo; diresti a tuo nonno "Non andare a votare, tanto morirai presto?"

In definitiva: E' segno di evoluzione comprendere che un individuo che ha idee diverse dalle nostre è solo un altro essere umano come noi, che ha il diritto di non essere giudicato per le sue scelte. Sembra un concetto ovvio, ma nel 2024 ancora non è così.

Brevi spunti sul referendum in Moldavia

Il referendum sull'adesione della Moldavia ha visto prevalere per pochi voti il sì.

I soliti potenti Europei hanno gridato allo scandalo per presunti brogli elettorali, quando gli exit poll e i primi risultati davano per vincente il No con uno scarto di otto - nove punti percentuali.

Quando i voti per posta, provenienti principalmente da paesi occidentali dove vivono i Moldavi, hanno letteralmente ribaltato le sorti della consultazione, le stesse voci si sono chetate.

Se di irregolarità si può parlare, è per quanto riguarda i voti dei Moldavi residenti in Russia, che non solo pochi. Solo in due collegi di Mosca costoro hanno potuto esprimere la propria preferenza, per il resto sono stati di fatto tacitati.

Su questo nessuno dei politici Europei ha obiettato.

Al sottoscritto poco importa prendere parte per una o per l'altra campana, ma da giornalista tocca ancora una volta riportare il modo distorto in cui anche in questo caso parecchi media asserviti a chi comanda in Italia hanno riportato i fatti.

Il retropensiero è il solito: c'è un occidente duro e puro che vuole salvare i poveri post-sovietici dalle grinfie della dittatura e dall'altra i cattivi antidemocratici pronti a svendere la propria patria a Mosca.

Aggiungerei inoltre che della Moldavia se ne sono fregati altamente tutti: è uno dei pochissimi paesi post-sovietici ad avere avuto un crollo economico e sociale dopo la caduta del comunismo e non ho visto tanto filantropismo da parte dell'occidente nel voler realmente aiutare, con piani di sviluppo reali, questo paese martoriato.

Brevi considerazioni sulle elezioni in Georgia


Cosa sappiamo, in generale della Georgia? Quanto ci dicono la tv e i giornali riguardo a questo paese?

Quanto siamo interessati e ci informiamo sul paese che diede i natali a Stalin?

Nessuno di noi può essere onnisciente, tantomeno se si tratta di questioni che non ci riguardano direttamente.

Per questo, se non siamo fortemente critici verso i media, tendiamo a credere a tutto quello che il telegiornale ci propone.

Del resto oggi a chi dovremmo credere? Forse agli stessi che dicono che gli Azov sono dei "nazisti buoni che leggono Kant", che in Ucraina vige una piena democrazia e che omettono le ruberie degli oligarchi e la soppressione di partiti e media di opposizione?

Dovremmo credere a chi si allinea alla versione degli Usa, che sostengono che Maduro non sia stato eletto legalmente? Proprio loro ci insegnano la democrazia, loro che hanno organizzato e promosso golpe dittatoriali in tutto il sudamerica, dal Cile di Pinochet alle vicende Argentine e Brasiliane degli anni '70 e '80?

Non è lontano il golpe in Venezuela di Carmona del 2002, appoggiato fortemente dagli Stati Uniti e ribaltato dalla società civile e da buona parte dell'esercito.

Quando dunque i grandi leaders democratici, Europei e Atlantisti, iniziano a sconfessare i risultati che non vanno loro a genio, io non giungo a conclusioni ne' in un senso ne' dall'altro. Semplicemente diffido e cerco di farmi una idea.

Sono andato a spulciare tra i media Georgiani, soppesando i punti di vista. Ho letto una nota dell'Ocse. Ho consultato Al Jazeera. Finora nessuno mi ha fornito nemmeno una piccola prova tangibile di elezioni falsate in Georgia.

L'Unione Europea prenda e porti a casa: Sogno Georgiano ha stravinto le elezioni col 54.2 % dei voti.

Questi sono i fatti. I Georgiani hanno dato la propria preferenza ininterrottamente per 12 anni e per quattro tornate elettorali a tale fazione politica, che gode di una certa popolarità.

Le influenze Russe ci sono in Georgia, ma ci sono quelle occidentali, che, sebbene ammantate di valori e di democrazia, nascondono ben altri interessi.

La cosiddetta legge sugli agenti stranieri che ha reso inviso il governo Georgiano alla Ue non è diretta al panettiere italiano che installa un forno con dieci dipendenti nel centro di Tblisi. Non è contro l'imprenditore Olandese che porta cento posti di lavoro impiantando una fabbrica di batterie alcaline con vista sul Mar Nero.

Si indirizza invece alle cosiddette "Organizzazioni non governative", che dietro ai dichiarati scopi sociali, sono tuttaltro che disconnesse dall'azione di certi governi e se spendono miliardi di dollari non lo fanno certo per filantropismo, ma per condizionare dall'esterno la politica Georgiana.

Basta con questa storia che ci sono i buoni da una parte e i cattivi dall'altra. Tutti sono mossi da interessi, tutte le parti in gioco non sono ricoperte di santità. Dietro ogni governo e ogni opposizione ci sono interessi, storture, lobbies.

La politica Georgiana è vitale e complessa. La Russia è uno stato imperialista e non democratico, è vero. Tuttavia è il vicino più importante. L'Europa è lontana sia a livello geografico, che di conoscenza reciproca e mediatica. 

Essendo la Ue un guazzabuglio di Stati e istituzioni controverse, non ha la capacità strategica e accorpante del gigante Russo, che condivide con il paese caucasico una importante storia in comune.

Inoltre non è certo animata da propositi altruisti e privi di corruzione.

Il primo ministro Kobakhidze teme che la Georgia diventi un territorio di scontro come l'Ucraina e vuole scongiurare la guerra. Ha visto come i governi Pro-Maidan hanno portato Kiev ad autodistruggersi in nome di un occidentalismo legittimo ma distorto.

Cerca di tenere il paese in equilibrio proprio come fece Yanukovich, legittimamente eletto ma cacciato da una piazza ove insieme alla gente onesta che manifestava c'erano strani cecchini che sparavano letteralmente in faccia ai poliziotti.

Quest'ultimo fatto fu ampiamente documentato da numerosi reporters presenti, non da ultimi quelli della BBC.

In definitiva, non mi sento di stabilire tesi ben definite, ma il sano germe del dubbio mi porta a pensare che non ci sia, anche in Georgia, una chiave univoca per interpretare i fatti. 

Piuttosto credo che persista una dialettica politica molto vivace con dinamiche complesse, in cui tra l'altro una Presidente della Repubblica come Salomè Zourabichvili, che da giovane ha lavorato per istituzioni occidentali, è in aperto contrasto con l'Esecutivo che comunque si professa filo-occidentale e filo-Nato.

sabato 24 agosto 2024

Prime impressioni sul Pescara 2024-2025

Delfino corsaro a Terni con qualche sprazzo di bel gioco

 

Senza il bomber e trequartista Merola (dato per partente) e con un mercato ancora aperto sia in entrata che in uscita, il Pescara dimostra già una discreta identità di gioco, con tutti i giocatori che danno il loro contributo e che sembrano affiatati e serenamente concentrati.

La mano dell'esperto allenatore Silvio Baldini già si vede.

Il "mister" Toscano è flessibile nelle scelte e si è adattato facilmente al 4-3-3, vedendo i giocatori più fiduciosi nei propri mezzi con questo modulo piuttosto che col 4-2-3-1.

Del resto era l'impostazione degli anni precedenti. 

Il team Adriatico mostra tecnica di gioco, proprietà di palleggio e capacità di creare azioni da rete, con Vergani punta centrale di sacrificio pronto a far salire la squadra, Cangiano e Bentivegna "belli di notte" che attaccano gli spazi e tirano senza farsi pregare.

Bentivegna ha smosso la rete anche stasera sulla fine del primo tempo, dopo aver segnato regolarmente nelle partite pre-campionato: dopo un buon movimento ad accentrarsi in aria ha scagliato un tiro discreto ma centrale; la sua fortuna é stata la presa difettosa del portiere Umbro Denis Franchi.

Il pareggio rossoverde è giunto al 61' grazie a un tiro di Carboni, che dopo un bel cross di Casasola e la sponda di testa di un compagno, ha trovato la porta con una deviazione involontaria della difesa.

Dopo solo due minuti il Pescara ha dimostrato di avere carattere trovando prontamente il raddoppio grazie ad una azione insistita al termine della quale l'inserimento e il tiro di Dagasso lo portano ad esultare con i 500 tifosi ospiti.

Matteo Dagasso é un ragazzo del 2004 nato e cresciuto proprio a Pescara e proviene dal vivaio biancazzurro.

Da due anni dimostra ormai la sicurezza e il carattere di un veterano.

I Pescaresi si godono questa bella serata  estiva che li vede vincere e convincere. Non era facile a casa della Ternana, appena retrocessa e con nomi importanti.

L'Estone Tunjov, come nel pre-campionato, sembra un giocatore rigenerato. Il giovane Staver, sebbene in rosa da anni, ha sempre giocato poco, ma quando lo ha fatto é stato in gamba come stasera.

Il pressing ha funzionato e la Ternana ha trovato pochi spazi per creare gioco.

Il Direttore Sportivo del Pescara Pasquale Foggia vuole acquistare un centrocampista di sacrificio e una punta importante che faccia movimento.

Il punto è vedere se Merola in avanti e Plizzari tra i pali rimarranno: se così fosse, i due acquisti di qualità attesi potrebbero davvero rendere la squadra competitiva.

martedì 30 luglio 2024

Orban è uno statista, molti altri no


I viaggi di Viktor Orban in Ucraina, Russia, Cina e Stati Uniti sono azioni normali da parte di un capo di Stato.

Sono gesti che denotano intelligenza e non necessitano di previe autorizzazioni da parte di altri Stati Europei.

Orban, come presidente del Semestre Europeo a presidenza Ungherese, non ha bisogno di "mandato", come detto da alcuni statisti e giornalisti, per visitare altri leaders. 

Qui non siamo in un telefilm poliziesco americano. Non ci sono regole che prevedano "mandati". Orban può andare dove vuole anche solo come presidente dell'esecutivo Ungherese o come singola persona fisica.

Non mi sembra che quando i primi ministri di Francia, Germania e Italia hanno fatto lo stesso in passato arbitrariamente abbiano chiesto il permesso a qualcuno.

Orban sta cercando di mediare per la pace col beneplacito di Trump. Ha segnato l'inizio di un percorso. Stupide sono le parole della Meloni che ha detto: "dopo la sua visita un ospedale a Kiev è stato bombardato", come se una semplice visita a Putin potesse bloccare la guerra.

In più il Capo dell'Esecutivo Magiaro, facendo leva sul fatto che probabilmente Trump sarà il prossimo presidente degli Usa, sta creando un fronte sovranista e un nuovo partito Europeo, che ha svuotato la creatura della Meloni (i Conservatori Europei) lasciando la Premier Italiana sola. 

Giorgia Meloni credeva che cooperando passivamente con la Ue avrebbe avuto dei premi.

Al contrario, ora è molto più isolata di Orban e degli altri leaders sovranisti, a dispetto di quanto gli analisti prevedevano.

Ora c'è da vedere quali saranno i rapporti di forza in Europa. Se come sembra, Trump appoggerà, da presidente eventuale, i sovranisti, andremo verso un cambiamento radicale della natura della Ue (essendo la Ue totalmente supina al volere degli States).

In definitiva Orban, che difende tra l'altro la sua nazione dalle derive gender (vedi Eurovision e Olimpiadi 2024) è un leader che perora gli interessi nazionali e che ha una visione. 

Lui è uno statista, quasi tutti i leaders occidentali no.

Il Cancelliere tedesco si fa saltare un gasdotto in aria e non dice una parola, paesi come il nostro fanno finta di non comprare gli idrocarburi dalla Russia per poi acquistarli lo stesso a prezzo maggiorato tramite altri paesi intermedi.

Orban invece conclude affari vantaggiosi direttamente con Cinesi e Russi, negoziando prezzi migliori e facendosi costruire nuove centrali nucleari, mentre noi Italiani non sfruttiamo nemmeno il nostro sole adeguatamente come risorsa energetica.

Orban non compie niente di straordinario tutto sommato. Fa solo quello che una volta sarebbe stato quasi ovvio. 

Nei nostri tempi però, non è solo migliore, è un gigante rispetto al Tedesco Olaf e all'Italiana Giorgia (il tizio dell'Eliseo nemmeno lo consideriamo, nauseati dagli eventi pseudosportivi, fallimentari e pornografici di "Parigi 2024"). 

Solidarietà a Visione Tv

Per l'ennesima volta, Visione Tv è stata sospesa per una settimana dalla pubblicazione di contenuti, sulla base di ragioni ridicole.

In questi giorni trasmette sul suo secondo canale, creato apposta per questi casi, dove però ci sono meno iscritti.

E' stata sanzionata per aver messo in luce le evidenti contraddizioni dell'operato di Roberto Speranza, ministro della Sanità durante il periodo del Covid.

Sono stati contestati video del 2021.

Ancora una volta i social network si arrogano la libertà di decidere cosa sia giusto dire o scrivere. Ricordiamo che secondo le leggi Costituzionali Italiane e non solo, la libertà di espressione è tutelata e non è certo una piattaforma privata a poter pensare di fare altrimenti.

Tra l'altro queste società agiscono a volto coperto, spesso non pagando le tasse nei territori in cui agiscono, senza una sede legale, senza una persona a cui fare appello faccia a faccia, senza nemmeno un numero di telefono come customer service.



lunedì 8 luglio 2024

Cara Giorgia...


Cara Giorgia,

avevi bisogno di scoprire ora con chi avevi a che fare in Europa?

Io ho seguito i tuoi comizi in cui dicevi, prima delle elezioni in Italia: "Dobbiamo seguire questa linea per poi avere qualcosa in cambio e reclamarlo".

Benissimo, ti sei fatta dare il bacetto sulla fronte da Biden. Hai fatto la brava bambina ubbidiente. Hai mandato le armi all'Ucraina, ben conscia che sarebbero servite a far morire molti più Ucraini prolungando la guerra. Avresti potuto proporti per una mediazione, che avrebbe fatto risparmiare vite e territori a questo paese martoriato dalle bombe.

Ora sarebbe velleitario sperare che i Russi, dopo aver mandato i propri giovani a morire per la causa, dicano: "Abbiamo scherzato, vi ridiamo il Donbass e magari anche la Crimea".

A proposito di Crimea, cara Giorgia: cosa dicevi pochissimi anni fa in merito? "E' Russa e tale appartenenza va riconosciuta". Come hai cambiato idea in fretta!

Tu eri quella che aveva esclamato: "Ora è finita la pacchia". Avresti dovuto far saltare il banco a Bruxelles. Avresti dovuto perorare gli interessi e le ragioni Italiane nel consesso dell'Unione Europea.

Abbiamo visto solo viaggi. Tanti bei viaggi, tanti begli incontri. Pacche sulle spalle, sorrisi, accettazione di tutto quello che andava contro l'interesse Italiano. 

Dicevi di voler affondare le navi degli scafisti dopo averli arrestati; volevi limitare il potere delle navi delle Ong che incoraggiano le migrazioni irregolari. 

Volevi una maggiore solidarietà in Europa sul nostro contenimento degli sbarchi clandestini e delle morti in mare.

Su tutto ciò non si è aperto uno straccio di trattativa.

Lo sconsiderato aumento degli idrocarburi, le imposizioni degli Stati Uniti, le sanzioni boomerang alla Russia in realtà erano punizioni a noi stessi.

Ora compriamo il petrolio Russo lo stesso, ma tramite altri paesi, pagandolo molto di più.

Brava Giorgia, bella mossa.

Dell'Euro ci siamo scordati? Non lo dovevamo mandare sotto una teca al museo delle monete e delle banconote?

Non eri tu che ti scagliavi contro Emmanuel Macron, mostrando in televisione il Franco CFA, vero strumento di assoggettamento coloniale delle economie Africane?

Ho visto il tuo imbarazzo pochi giorni fa quando lui al G7, con un sorriso smagliante e molto stile ti è venuto incontro e ti ha fatto il baciamano.

E per carità Macron non è certo il mio modello di politica ideale, ma ha un minimo di eleganza. Non dico che a te manchino le buone maniere, ne' tantomeno l'intelligenza e il carattere. Diciamo che a volte scordi che ruolo hai e di quale grande paese sei la guida. 

Se il Presidente Francese avesse avuto il tuo di stile, ti avrebbe salutata come tu hai fatto con il presidente della Campania De Luca. Già me lo vedo Emmanuel che ti saluta con aria seria: "Buongiorno, sono quello stronzo colonialista di Macron".

Sai Giorgia, è facile lanciare strali e fare promesse quando si è all'opposizione e poi mostrarsi docili e accomodanti quando si è in sella. Aveva ragione Rino Gaetano, la cui musica a te piace tanto, visto che l'hai fatta suonare perfino durante i tuoi comizi: "Partono tutti incendiari e fieri ma quando arrivano sono tutti pompieri".

E tu Giorgia, novella Grisù (che non a caso era appartenente alla specie dei Draghi) ti sei ritrovata, per compiacere il claudicante Biden, a fare grandi abbracci e sorrisi al teatrante Zelensky; un cocainomane e pedina di un gioco più grande di lui, uno Schettino in salsa Slava che ha portato il proprio paese ad affondare, spinto dai neonazisti e dall'estabilishment Statunitense.

E che dire delle belle passeggiate e dei viaggi assieme ad Ursula Von Der Leyen, che tu forse credevi di scaricare al momento giusto ma che ha fatto esattamente lo stesso con te, lasciandoti con tanta rabbia ed un pugno di mosche in mano?



Tuttavia non ho potuto fare a meno di notare, cara Giorgia, che non ti sei adirata perchè in Italia dobbiamo obbedire ad una stupida austerity,  avere una moneta che non ci appartiene, del fatto che le lobby Europee vogliono mettere le mani sulle nostre spiagge o del fatto che il Pnrr è un sistema di soldi a strozzo che ci renderà ancora più succubi di Bruxelles.

No, tu invocavi le poltrone, per te e per i tuoi sodali in politica.

Ti hanno scaricata, ignorata, insultata in malo modo, Popolari e Socialisti. "Noi non facciamo alleanze coi Nazionalisti", ti hanno detto.

A te, che ti sei fatta da sola. A te, che hai grinta e intelligenza da vendere e che sei la guida di un paese importante.

Ma come, sei stata tanto cooperativa, hai rinunciato ad alzare la voce per l'Italia, hai contribuito a questo clima da terza guerra mondiale. Hai fatto insomma i compiti a casa e loro ti hanno ripagato con la loro moneta.

Ma insomma cara Giorgia, non era il caso di alzare il dito e la voce sulle questioni che, sono sicuro, ti stanno ancora a cuore in difesa del tuo paese?




Adesso sai con chi hai a che fare, cara Presidente del Consiglio. Il punto è che tu lo hai capito adesso, mentre gli elettori del centrodestra lo sanno da molti anni ormai.

Cordialmente tuo,

un cittadino che non ha fiducia nei politici attuali. 

Post scriptum: 

Tu  pensi di avere un grande consenso ma metà degli elettori non ha votato.

Troppe sono le promesse disattese. 

Tuttavia, abbi fiducia che i nodi verranno al pettine di fronte alla  mancanza di risposte dei governi. Ora è toccato a Macron, che però è stato in sella abbastanza a lungo e tutto sommato è ancora in carica.

Per quanto pensi che gli Italiani ti daranno fiducia? 

La Storia è un treno e tu lo stai perdendo. Solo chi vi sale lascerà una traccia.

sabato 25 maggio 2024

"Una donna in carriera": un film benvoluto, forse anche troppo



Premessa

Ci sono molte realizzazioni degli anni '80 e non solo, che reggono al peso degli anni apparendo ancora moderne e tutto sommato attuali.

Del resto gli artisti di qualche anno fa avevano più chiaro il concetto di lasciare una traccia di sé nei secoli successivi tramite la propria opera.

Il regista Mike Nichols, lo sceneggiatore Kevin Wade e gli altri partecipanti ed autori del film stanno vincendo questa scommessa.

Confesso di non aver trovato nemmeno una recensione decisamente negativa di "Una donna in carriera", titolo Italiano di Working Girl (ragazza che lavora).

Eppure i punti deboli ci sono e benchè l'opera sia a tratti gradevole, è giusto farli venir fuori una volta per tutte.

Il contesto

Erano gli anni in cui il cinema ci proponeva gli Yuppies, ovvero giovani rampanti, che, spesso senza particolari doti o titoli di studio, raggiungevano il successo con datori di lavoro vogliosi di dargli tutto non si sa bene per quale oscuro motivo.

È il caso di: "Il segreto del mio successo", in cui la chiave di tutto era nel fatto che Michael J Fox si appropinquava una parente (non è chiaro se fosse acquisita o meno). 

In "Wall Street" Charlie Sheen entrava nelle grazie del suo capo Michael Douglas, che, senza un motivo valido e razionale, gli dava soldi, gli faceva fare carriera e perfino lo faceva affiancare da una donna a sua disposizione. 

Finiva male. 

In "Risky business" uno studentello di liceo impersonato da un giovane Tom Cruise si improvvisava magnaccia, rubando giovani escort a un mafiosetto altrettanto imberbe. 

Senza svelare troppo, finiva a tarallucci e vino, col gangster che gli diceva: "Per questa volta non ti ammazzo perchè mi stai simpatico" (glielo diceva mentre si riprendeva le mignotte e altro ancora, portandosi via tutto a bordo di un camion). 

Ce ne sono anche altri di film così ma soprassediamo.

La trama del film

Tess (Melanie Griffith) è una dolce ragazza povera, priva di istruzione universitaria.

Trova il suo ragazzo a letto con un'altra, ma dopo poco sarebbe disposta anche a perdonarlo.
Cambia vari lavori da segretaria, tra una molestia sessuale ricevuta e una reazione troppo impulsiva.

Finisce a lavorare in una ennesima holding come assistente di Katharine, impersonata da Sigourney Weaver. 

Tess fa le scarpe a Katharine
(apparentemente molto più qualificata) in tre modi:

rubandole il fidanzato (prima inconsapevolmente, poi a ragion veduta) ricco e potente; 

rubandole anche l'identità dopo aver inizialmente solo millantato di essere una donna di affari;

trovando una idea di business vincente venutale in mente leggendo un periodico. 

Tuttavia Katharine dal canto suo non è una santa, giacchè tenta di rubarle l'idea.

La Griffith deve per forza sembrare quella buona, la Weaver quella antipatica e misera.

A dire il vero è più il contrario a conti fatti.

Niente da fare dunque: alla fine, nonostante la Weaver sia una manager che si suppone con tanto di laurea e master e che ha lavorato anni spalla a spalla con i capi, viene licenziata con un calcio nel sedere;

la Griffith invece si ritrova di colpo a fare la dirigente, in un grattacielo con tanto di pareti a vetro.

Personaggi ed elementi del film

Questa mancanza di realismo non si spiega nemmeno lombrosianamente. Si sa che nei film si asseconda l'estetica. 

Tuttavia, se Melanie ha quel faccino che buca lo schermo, una linea morbida del corpo, la snella Sigourney, educata ed elegante, la buttiamo forse via?

Di contorno abbiamo un Harrison Ford spaesato che sembra dire: "Chi sono, dove mi trovo e che ci faccio qui?", tirato da una parte e dall'altra da due giovani e avvenenti donne (e chiamalo scemo).

Riconosciamo anche un ancora poco noto Alec Baldwin nella parte del fidanzato fedifrago, suscettibile e buono a nulla, che si sorprende se una non lo vuole sposare pochi giorni dopo essere stato trovato a letto con un'altra.

Non possiamo tralasciare Joan Cusack, che fece colpo sul pubblico, nella parte di amica e complice della protagonista, mostrando un taglio di capelli e una recitazione abbastanza sopra le righe.

Nei titoli di coda abbiamo anche una canzone che all'epoca piacque molto: "Let the river run", di Carly Simon, una sorta di gospel squillante ed allegro.

Era un brano passabile, ma anch'esso, come il film, un po' sopravvalutato.

Accoglienza del pubblico e della critica

Questa commedia, leggera, metropolitana, romantica quanto basta, incassò grandi cifre al botteghino.  Perfino la critica, che in genere spacca il capello in quattro ed eccede nella condanna di dettagli superabili, fu all'uscita ed è ancora oggi, stranamente morbida.  

Risultato: 

un Oscar vinto per la migliore canzone,

un Golden Globe a Melanie Griffith come migliore attrice protagonista, 

un Boston Society film of Critics a Melanie Griffith come attrice protagonista e uno a Joan Cusack come miglior attrice non protagonista.

Considerazioni finali

Il film regge abbastanza bene agli urti del tempo e lo vediamo ancora trasmesso dalle tv Italiane.

Tuttavia sarebbe il caso di collocare "Working girl" nelle giuste caselle della storia della settima arte, avendo raccolto molto con una bonaria versione (una tra le tante) del giovincello in carriera.

Si soddisfa il pubblico nelle sue esigenze di avventura amorosa e di successo. 

C'è molto mestiere e furbizia, la seducente immediatezza dei prodotti commerciali degli anni '80, con i limiti che ne conseguono: mancanza di uno stile personale e di raffinatezza unite al gusto dell'esagerazione. 

Tante sono le approssimazioni narrative, troppa è la semplificazione del sentimento, della psicologia delle persone e del mondo della finanza. 

Per di più si fa ricorso a qualche battuta e a qualche scena un po' puerile come captatio benevolentiae, che se come espedienti hanno anche funzionato, riducono le ambizioni artistiche.

In sintesi: il film è carino, leggero, piacevole, ma è stato trattato come un capolavoro ed ogni cosa ha la sua dimensione, altrimenti una 128 è come una Thema e la pensione Maria Rosaria Junior diventa l'hotel Sheraton.