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lunedì 22 febbraio 2016

Corso di giornalismo a Pescara - Il comunicato stampa.

Corso di giornalismo di base 


Spett.li redazioni

Io e alcuni amici e collaboratori abbiamo deciso di creare un corso di giornalismo di base di 40 ore, dedicato a tutti coloro che vogliano avvicinarsi a questa professione, siano essi studenti o soggetti provenienti da altri ambiti lavorativi. 


-Il corso si svolgerà a Pescara in Via Volta 5, presso la sala conferenze della I.T.A. di fronte all'edificio Fater. Le lezioni dureranno due ore per due sessioni settimanali, per un totale di dieci settimane. 

-La data di inizio sarà il  18 di Aprile.

-Ogni variazione verrà comunicata con largo anticipo ai partecipanti

-Programma del corso: 

tecniche giornalistiche di base, laboratori di scrittura, utilizzo e sviluppo delle fonti, tecniche investigative, utilizzo delle tecnologie, giornalismo sul web, elementi di grafica, giornalismo negli altri paesi, elementi di storia moderna e contemporanea, esempi di cronaca, pianificazione della carriera ed auto-management. 

- Il corso intende differenziarsi da altre iniziative del settore in tre campi di insegnamento: 1 creazione di un metodo autonomo di trattare la notizia 2 valorizzazione della propria figura professionale 3 sviluppo del lato imprenditoriale correlato al lavoro giornalistico.

Intendiamo, quindi, interessarci del futuro dello studente e non solo del suo apprendimento. Questo costituisce una novità unica in campo nazionale per quanto riguarda i corsi di giornalismo.

Note sull'insegnante

Il corso verrà tenuto dal sottoscritto, Andrea Russo

Scrivo da 16 anni, svolgo mansioni di giornalista e addetto stampa. Ho collaborato con diverse testate locali e nazionali.

Negli ultimi anni mi sono specializzato nel settore on-line e ho pubblicato dei report su diversi paesi in cui ho vissuto e viaggiato, tra cui il Regno Unito e gli stati del Baltico. 

Tra le tematiche da me trattate, mi sto dedicando allo smantellamento dei falsi luoghi comuni in tema di economia che vengono proposti in tv e altrove quotidianamente: debito pubblico, inflazione, origini della crisi economica europea.

In merito a queste tematiche economiche è in fase di preparazione un libro, che verrà edito nei prossimi mesi.

Per informazioni: 334 338 43 28
oppure: andrearusso1979@hotmail.it

Cordiali saluti
Andrea Russo

Corso di Giornalismo a Pescara, boom di visitatori

L'unico corso che indica strategie per una carriera di successo


Questo blog ha avuto oltre 400 visite  in 48 ore, dopo che ho pubblicato l'annuncio del corso di giornalismo che terrò a Pescara.

Ricordo agli interessati i termini del corso

Durata: 40 ore

Due lezioni di due ore per ogni settimana

10 settimane di corso in totale.

Inizio: 4 aprile 2016

Costo del corso: 200 euro

I corsi si terranno presso la sala conferenze della International Trade Agency, in Via Alessandro Volta n. 5
Informazioni: andrearusso1979@hotmail.it


Come potete anche leggere nella locandina, ecco il programma: 

tecniche giornalistiche di base, laboratori di scrittura, utilizzo e sviluppo delle fonti, tecniche investigative, utilizzo delle tecnologie, giornalismo sul web, elementi di grafica, giornalismo negli altri paesi, elementi di storia moderna e contemporanea, esempi di cronaca, pianificazione della carriera ed auto-management. 

Il corso intende dare consigli concreti affinchè il futuro giornalista trovi una collocazione degna dal punto di vista lavorativo e sviluppi una strategia valida per una carriera di successo.

Il corso si differenzia dalle altre esperienze simili per la sua connotazione di coaching, ovvero cercherò di fare da allenatore agli allievi affinchè raggiungano il successo. Per questo è importante il lato manageriale e imprenditoriale. Oggi il giornalista deve imparare a farsi conoscere e a fare l'imprenditore, perchè molte chances di successo sono legate alla creazione, con l'ausilio di un gruppo di colleghi, di periodici a distribuzione gratuita che si reggono sulla pubblicità e sui siti web.

sabato 20 febbraio 2016

Corso di giornalismo a Pescara ad Aprile 2016

Durata del corso: 40 ore, 10 settimane.
Costo: euro 200





Per informazioni, contattatemi:

andrearusso1979@hotmail.it


Corso di giornalismo di base: il primo passo verso un mestiere affascinante

Ad Aprile terrò un corso di giornalismo di base a Pescara. Il corso non è sostitutivo del praticantato che abilita all'esercizio della professione, ma sono sicuro che fornirà un bagaglio utile a chi ha il desiderio di avvicinarsi alla carriera nei media.

Ci sono molti spunti che nell'arco di 16 anni di attività ho ampliato e sviluppato. C'è una bella differenza tra il giornalismo inteso idealmente, così come dovrebbe essere e quello che esiste nella vita reale.

Ritengo che i margini di miglioramento siano molti. E' tanta la sciatteria con cui questa professione viene molto spesso praticata. Ciò tuttavia è frutto anche di un mercato troppo squilibrato e di una scarsità di luoghi in cui imparare un approccio alla notizia più maturo. Si dovrebbe fare squadra, riunirsi, vedersi. I colleghi dovrebbero frequentarsi nelle case, nei bar, sulle panchine e mescolare mestiere e vita come facevano gli scrittori un tempo. 

Vorrei fornire il mio piccolo contributo alla formazione di una classe giornalistica più attenta ma anche più smaliziata, che abbia un approccio ai fatti più riflessivo.

L'obiettivo finale del mio corso

è quello di condurre, sia le nuove leve sia chi ha più anni e viene da professioni diverse, verso una attitudine al miglioramento personale. Sarebbe interessante rendere l'allievo cosciente dei propri mezzi e del fatto che può acculturarsi su diversi temi e soprattutto sviluppare un metodo di approccio alle fonti, all'analisi dei fatti, al suo modo di narrare gli eventi. Se proseguirà nella professione, facendone un lavoro vero e proprio o una attività collaterale, avrà modo, riflettendo e facendo esperienza, di affinare le sue tecniche da solo.

Proprio come Socrate si dedicava alla maieutica delle idee e delle verità, è possibile estrarre da chi fa informazione l'amore per la verità e il senso di osservazione dei fenomeni quotidiani.

La sfida

Vi diranno che è difficile guadagnare da questo lavoro e diventare dei professionisti. E' vero, ma la sfida è proprio questa: farsi strada puntando sulla qualità. Ci sono tantissime testate e tantissimi che scrivono per giornali, riviste o lavorano per emittenti radiotelevisive grandi e piccole. Quanti di costoro, però, fanno veramente bene la propria parte?


Lasciateli parlare

Non bisogna essere timidi nel rivelare le proprie attitudini e le proprie ambizioni. Fare giornalismo vuol dire avere le scarpe consumate, verificare i fatti personalmente, chiedere a chiunque può fornire informazioni. E' soprattutto passione. Con essa si può crescere, umanamente e culturalmente senza per forza avere paura di essere sminuiti da chi ha spocchie accademiche.

Noi facciamo informazione e divulgazione. Non dobbiamo scrivere trattati che se va bene verranno letti da 400 persone. Forniamo un servizio che è anche impegno civico. Vogliamo lasciare un risultato tangibile per aiutare la comunità.

La verità sopra tutto

Sopra ogni cosa, però, abbiamo come prima regola la ricerca della verità.

La verità deve essere intesa non come la messa a nudo di situazioni marginali o la rovina del prossimo nella sua legittima privacy, ma la scoperta di informazioni che conducono ad un reale progresso.


mercoledì 17 febbraio 2016

Folklore Serbo e Bulgaro

Neli Andreeva e il coro Philip Kutev - Malka moma

Dio, dammi ali di piccione,
Dio, dammi ali di piccione,
Dio, dammi ali di falco,
Dio dammi ali di falco,
così potrò volare oltre il Danubio,
così potrò volare oltre il Danubio,
e trovare un ragazzo per me
Dio la sentì,
le dette ali di falco,
sì, le dette ali di falco,
e trovò un ragazzo per sè,
e trovò un ragazzo per sè,
buon Dio.

Questa è la traduzione di "Malka moma" (ragazzina), canzone tradizionale Bulgara cantata da Neli Andreeva e dal coro "Philip Kutev"





Biljana Krstić - Dunje i jabuke (Cotogne e mele)



Biljana Krstic, chiamata anche Bilija (1955), è una cantante Serba. Ha fatto parte dei Suncokret e dei Rani Mraz, due rock bands jugoslave. Solista dal 1983, ha spaziato tra la musica contemporanea e quella folkloristica, sperimentando e studiando le tradizioni di vari paesi.



lunedì 8 febbraio 2016

La crisi? "E' tutta colpa di Jo Squillo!"


(Nella foto: Jo Squillo si materializza dal nulla circondata dagli angeli e da una cortina di nebbia)


L'incontro non è stato dei più felici, all'inizio, lo ammetto. L'uomo che ha cambiato la mia percezione dell'Italia, qualche mattina fa, aveva una bella barba bianca e scarpe vecchie come se fossero state fatte proprio da Mastro Geppetto. Stava seduto sul gradino di fronte alla vetrina di un negozio.

Ho girato attorno al nugolo fitto di piccioni attirato da lui con le sue molliche lanciate, per poi scivolare, dopo quel dribbling, su un laghetto di vino lasciato improvvidamente a terra dallo stesso soggetto.

-E attento no? gli ho urlato.

E lui: --Una caduta ti insegnerebbe tante cose.

L'ho fissato tra l'attonito e l'incuriosito.

--Dai prova a buttarti sul vino, scivola come si fa nei party di sapone. E' tutta vita!

Dovevo sbrigare alcune faccende di lavoro e giravo per la città con una certa fretta. Benchè mi piaccia camminare, c'è qualcosa che mi ha trattenuto. Mi sono seduto, ho scostato un po' le buste e il tizio mi ha offerto un mozzicone di sigaro già fumato in parte. Non fumavo da quasi dieci anni, ho spezzato quasi chirurgicamente la parte da lui insalivata e me lo sono acceso. Era un bel toscanello e ne rimanevano sette centimetri almeno.  

Me lo sarei goduto, col suo odore che per me è profumo denso e saporito, scrutando gli occhi stretti come fessure di questo vagabondo.

-- Io ti ho capito. Hai l'età di chi è rimasto inculato dall'età di mezzo, quella che viene dopo la baldoria e prima dell'anarchia. E stai ad arrabattarti, a pensare che migliorerai il tuo futuro e che ci stai provando tra cento difficoltà.

E quando avrai più soldi che farai? Ti comprerai probabilmente una moglie, combatterai con le rate del mutuo, sarai fortemente infelice arrovellandoti su mille stupidaggini.

Vedi me? (si fece un gesto con i dorsi delle dita, scendendo con le mani per il suo cappotto di pelle marrone). Ora ti faccio vedere:

Ehi tu, vaffanculo!

Non ci posso credere, aveva proprio offeso il passante, un ragazzo che avrà avuto due o tre anni meno di me e che gli ha replicato prontamente:

"A te e mammeta!"

--Vedi?-- mi ha fatto il vecchio, con una vitalità da giovincello: --io posso mandare nei Paesi Bassi tutto il mondo. Quello mi ha risposto, mica si è messo a prendere il mio nome o a chiamare le guardie per denunciarmi.

Io non passo il tempo a fare il lecchino come te, che sei giornalista. Beh forse sei di quelli sfigati che non fa il lecchino, visto che non hai l'incedere baldanzoso di chi ha fatto i soldi, e chi non ha i copechi nel tuo mestiere non ha leccato il culo o quantomeno non lo ha fatto abbastanza.

- Come fai a sapere che sono giornalista?
--Ahahahahahah-- è esploso in una risata fragorosa.

--E ti dico di più: tu stai tutto il giorno magari a pensare alle cose della politica, a cosa non si fa e a cosa non si dovrebbe fare; studi tutti i motivi della crisi per incazzarti giorno dopo giorno di più e farti giungere il morale sotto le ginocchia, come se non ci riuscissero abbastanza le donne italiane che non sanno cosa vogliono, i cardinali che vanno con il suv e il festival di Sanremo, nonchè il rincoglionimento generale sulla tavoletta.

Meglio quella del wc che quello strumento che non serve a niente. Quella tablet o come cri... si chiama, che vi serve a mandare messaggi quando prima si ci incontrava di persona e si dicevano meno fesserie. Quella dove si guardano i video del tubo mentre prima si aspettava lentamente, osservando, l'incedere della vita reale.

Tu lo sai qual è la risposta alla tua domanda?

- Quale domanda?

--La crisi, la crisi del cazzo che pensi che sia così importante.

La colpa è di Jo Squillo.

-Ma come, la cantante?

--Sì

-Una bella figliola ancora oggi ma non mi sembra che abbia mai rovesciato il mondo, tutto sommato.

--Il vecchio insistette con veemenza. Allargò le braccia alzandosi in piedi: Jo Squillo... "ha stato!".

Si vedeva che non era abruzzese, l'ometto, ma questo intercalare ha denunciato la sua abitudine ormai al dialetto locale.

--Nel '92 noi eravamo la quarta potenza mondiale, ma eravamo già "provati", scossi.

-da Mani pulite che ha fatto pulizia solo da una parte? dalla banca centrale privatizzata?

-- Ma da un uno - due pazzesco, per Giove! E poi quando eravamo a terra ci è arrivato il cazzottone finale, quello da cui gli italiani non si sono più ripresi.

"Mi gusta il movimento", "Siamo donne", "Balla Italiano". Bum bum bum! incontro finito amico. Danni permanenti!

L'unica cosa che non fece male furono le gambe di Sabrina Salerno quando fecero il duetto, e perciò ti dico:

quando il "calientamento" progressivo....

- ma che sei spagnolo?- ho chiesto

--Laaascgghia" perdere... "Quando il calientamento progressivo del globo farà alzare l'Adriatico e il Tirreno e i mari sommergeranno tutti questi grezzoni che pensano solo a riempirsi la pancia e a non aiutarsi gli uni con gli altri, ricorda: l'ultima città ad affondare, ma solo per ultima, sarà proprio Salerno........


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Aule, sale riunioni in affitto a Pescara




Investimenti in Lituania





martedì 2 febbraio 2016

Ecco perchè l'Europa non aiuta l'est europeo


Nella foto: ragazze ungheresi in abiti tradizionali

Tutto cominciò con Solidarnosc e col crollo del muro...

Dopo il crollo del muro di Berlino, molti paesi dell'est europeo si svincolarono decisamente dall'influenza della Russia (che di lì a poco non fu più Urss) ed aprirono le porte all'economia di mercato, registrando incrementi nel "prodotto interno lordo" talora impressionanti. 

La Polonia aveva incominciato questo processo qualche anno prima con Solidarnosc. 

Nonostante Lech Walesa sia vilipeso e deriso da molti suoi connazionali oggi, sotto il suo governo si ebbe un grosso incremento degli scambi commerciali.

Benefici per imprenditori e investitori

Nei paesi dell'ovest (tra cui l'Italia) si accentuò rapidamente la tendenza a dislocare gli insediamenti a beneficio delle nazioni emergenti. I vantaggi erano e sono ancora molti. 

Nel mondo post-comunista si trovava della manodopera a basso costo e spesso competente, per giunta, grazie all'esperienza pregressa nei settori cantieristico-navali e in alcuni tipi di manifattura. 

Oggi molti industriali si compiacciono della scarsa rappresentanza dei diritti dei lavoratori: in Albania e in Romania, ad esempio, i sindacati hanno scarso peso e sono quasi inesistenti.

Anche la tassazione, ad est, è mediamente più vantaggiosa e i governi locali facilitano l'ingresso di nuovi investitori nello scenario del paese.

In Ungheria si è puntato recentemente su tassi bancari vantaggiosi per attrarre capitali esteri.


Benefici per la popolazione



Nella foto: banconota da 200 zloty polacchi

Non si può negare che le popolazioni al di là della ormai soppressa "cortina di ferro" hanno tratto giovamento dall'incontro con l'Europa grassa e gravida di benessere al punto da risentirne in termini di efficienza.

Nel comunismo era difficile poter viaggiare, ancora di più emigrare. "Immagina che sfiga": nascevi in un paese povero, lavoravi come un mulo ma anche se eri più bravo e più produttivo degli altri ottenevi gli stessi benefici materiali di uno meno meritevole.

Non solo: se cercavi di fuggire da questa "repubblica popolare della sfiga", non potevi farlo perchè lo stato, come una madre-matrigna, ti teneva stretto a sè in un abbraccio poco rassicurante.

In molti hanno colto l'occasione per emigrare in paesi dove i salari sono enormemente superiori e comunque più vantaggiosi in rapporto al costo della vita.

Lituania, Lettonia ed Estonia, che sono ai confini di quell'est europeo ancora russificato e controllato da Mosca, attorno alla fine degli anni 80 e nei primi anni '90 attuarono una coraggiosa e pacifica ribellione, sfidando i carri armati mandati dal Cremlino.

Subito dopo, i paesi fondatori dell'Unione Europea decisero di affrettare il processo di unificazione del territorio continentale sotto una unica bandiera.

Le repubbliche baltiche, con buona pace delle più o meno consistenti minoranze russofone presenti nel loro territorio (più in Lettonia ed Estonia che in Lituania), salutarono prima l'avvicinamento al capitalismo e alla Nato e poi l'ingresso nell' Unione Europea con grande favore.

L'Unione Europea adesso funge da difesa nei confronti di questi paesi che si sentono ancora minacciati dalla Russia e che ritengono il pericolo di un ritorno dei vecchi dominatori come reale.

Negli ultimi due anni, con l'accendersi del conflitto ucraino, c'è stato un aumento delle operazioni militari russe proprio nei pressi dei confini con i paesi baltici e nelle basi Nato della zona sono intervenuti anche aerei da guerra europei, tra cui quelli italiani, a controllare e difendere questi territori in fibrillazione.


Forti differenze storiche tra est ed ovest


Nella foto: una Trabant, storica macchina della Germania Est



Per molti cittadini dell'est, dunque, stare con l'Unione Europea vuol dire liberarsi dal giogo degli estabilishment Moscoviti ed assicurarsi un modello economico e rapporti commerciali migliori di quelli precedenti.

Proprio perchè le persone giovani e meno giovani dell'Europa orientale hanno come termine di paragone il passato statalista, comunista e dittatoriale, non riescono a cogliere l'altro verso della medaglia, ovvero il chiaro disegno di limitazione delle loro potenzialità che Bruxelles sta operando nei loro confronti.

Noi Italiani invece, guardandoci indietro, ricordiamo una Italia dal grande benessere, prima che arrestasse il suo sviluppo attorno alla metà degli anni '90.

Potremmo cavarcela con una battuta e affermare che all'epoca esplose il fenomeno "Jo Squillo", che ci traumatizzò tutti con le sue canzoni. Potremmo fare le vittime e dire che non ci siamo più ripresi dall'ascolto di "Siamo donne", "Te gusta il movimento" e "Balla italiano". 

Potremmo farlo, ma la realtà è un'altra e ci sono dinamiche di causa ed effetto ben precise.

Il nostro sviluppo si è arrestato perchè l'Unione Europea ci ha imposto tasse e tagli al debito pubblico, che era "brutto, sporco e cattivo". Non solo: queste misure ci servivano contro i nostri normalissimi tassi di inflazione, che per Bruxelles erano un male gravissimo che mangiava i nostri salari, mentre per l'abc della dottrina economica era il buon segnale di una economia in crescita.

Su questo tema bisognerebbe dilungarsi un bel po', ma ciò non sarebbe funzionale al tema di cui stiamo trattando.

Ecco dunque il risultato conseguito dagli "Illuminati" del vecchio continente a cui la classe dirigente italiana si è inginocchiata: 

1 un milione e mezzo di impieghi pubblici in meno negli ultimi venti anni, non assorbiti dal settore privato, perchè nel frattempo i nostri esecutivi hanno aumentato le tasse anzichè diminuirle.

2 servizi pubblici ridotti al cittadino, competitività persa per l'euro troppo forte e anche in questo caso per il fisco troppo oneroso.

3 Interi comparti produttivi e commerciali collassati, aziende che chiudono, disoccupazione aumentata, persone che si suicidano per i fallimenti.

In definitiva, a differenza di un cittadino Lituano, l'Italiano non  ha molte ragioni per guardare all'Europa come una cosa bella. Tra l'altro noi, a differenza loro, non abbiamo avuto un referendum per decidere se farne parte o meno.


L'Ue rallenta la crescita dell'est



Nella foto: Bianka Zalewska, coraggiosa giornalista polacca

Finora abbiamo elencato gli effetti positivi del ricongiungimento dei nostri amici slavi, balcanici, levantini e baltici all'occidente e alla nuova confederazione di stati.

Perchè dunque l'est europeo dovrebbe diffidare dell'Ue?

E' presto detto: l'economia di quasi tutti gli stati più ricchi è progredita con la spesa "a deficit", ovvero con il ragionevole incremento del debito pubblico dovuto a spese per il benessere della collettività.

E' il modello Keynesiano: lo stato stampa moneta, dispone delle risorse e mette in condizione i suoi cittadini (o sudditi, nel caso delle monarchie) di prosperare.

Fin quando abbiamo seguito questo modello, tutti, qui nel nostro colorato occidente, sia pure tra alti e bassi e tra vari scogli da affrontare, ce la siamo cavata bene.

Perchè dunque i figli e i nipoti ribelli del marxismo non dovrebbero fare lo stesso?

Il punto è questo: l'Europa dice agli occidentali di seguire una rigida austerity e ai governi dell'est dice di non spendere a deficit e di non stampare moneta per finanziare infrastrutture e welfare.

C'è di peggio: gli stati che hanno aderito all'euro non sono più padroni della loro politica monetaria, perchè le loro banche centrali sono state assorbite dalla Bce.

Quando hanno bisogno di soldi, dunque, hanno due opzioni:

1 devono chiederli in prestito alle banche vendendo titoli di stato (mentre un tempo stampavano il proprio denaro gratuitamente!). 

2 Devono aumentare le tasse.

3 Devono tagliare il welfare.

E' per questo che il sistema autostradale polacco è penoso, che molte stazioni e aeroporti di diverse capitali dell'est sono obsolete e che il salario di molti operai in Romania è di soli 250 euro ed è basso anche rispetto al costo della vita.



Strategie e scenari possibili




Nella foto: Praga

Gli stati europei, sia dell'est che dell'ovest , possono fare molto altro debito, fregandosene di ripagarlo. 

Il debito pubblico è un fattore cronico che non danneggia nessuno. Resta lì e si rinnova. Gli Stati Uniti, che a livello governativo comprendono qualcosat di economia, ce l'hanno da 180 anni circa e non sono mai andati in fallimento. Come fanno tutti, lo rinnovano tramite titoli di stato, su cui gli investitori guadagnano degli interessi e si dichiarano soddisfatti. 

Non c'è bisogno di preoccuparsene fin quando c'è una banca centrale vera (non la bce dunque) che ne garantisce la solvibilità. Vi siete mai chiesti perchè Stati Uniti e Giappone hanno un debito pazzesco ma non se ne curano? Lo stesso discorso vale per Regno Unito e tanti altri, Italia pre-euro compresa.

2 Il debito pubblico di tutti gli stati dell'est europeo è basso, in alcuni casi bassissimo e a maggior ragione non costituisce un problema.

3 Gli stati dell'est dovrebbero avere una moneta propria e stampare denaro per finanziare il proprio benessere come ha fatto l'occidente per 50 anni.

4 L'est europeo deve gradualmente aumentare i salari fino a mettersi in pari con le economie più avanzate. 

5 L'euro è una grossa idiozia a cui hanno aderito diversi stati dell'est: non è mai esistita una moneta sola per una ventina di stati diversi, con istituzioni differenti, economie che lavorano in maniera diversa e tassazioni discordanti. E' un esperimento destinato prima o poi al fallimento, che dividerà i popoli anzichè unirli.

Conclusioni



Nella foto: Emir Kusturica, regista e musicista serbo-bosniaco

In definitiva, l'Ue è la campionessa di un modello, tanto nuovo quanto perdente, di globalizzazione: le fabbriche traslocano ad est, gli occidentali perdono il lavoro e quelli dell'est lo trovano ma non si arricchiscono, lavorando a ritmi spesso più duri dei nostri per garantirsi la mera sussistenza.

Che bel modello: una vita grama per i lavoratori di entrambi i lati dello steccato e una cerchia ristretta di investitori che ci guadagnano.


I paesi occidentali si impoveriscono e quelli dell'europa orientale non si arricchiscono più di tanto.

L'Ue si prodiga in continuazione per salvare le banche.

Cosa ha fatto però per rendere i salari dell'est uguali a quelli dell'ovest?

Perchè in Germania, Francia e Inghilterra vi sono assegni familiari  e benefits che altri membri dell'Ue possono solo sognare?

Perchè ci sono tassazioni diverse in ogni stato?

Dove sono finiti i valori di uguaglianza e di solidarietà propugnati dai vertici comunitari?

Andrea Russo

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