martedì 28 ottobre 2008

Politica economica - I signor no


"Soltanto in Italia resistono i signor no" di Fabrizio Dell'Orefice, su Il Tempo del 20 Settembre 2008

L'intervista- Parla il professor Carlo Pelanda

"Anche in Germania sono più responsabili"



"Alitalia è ormai un esempio fisso nelle mie università. Inutile dirle che i ragazzi, quando sentono come stanno le cose, si divertono moltissimo" Carlo Pelanda è vulcanico come sempre. Lui, professore di politica ed economia internazionale all'University of georgia, non usa mezzi termini quando racconta del caso della nostra compagnia aerea.



Professore, ma perchè solo in Italia esiste un sindacato così?



-Così come?



Il sindacato del veto. Sconfitto in Inghilterra e negli Usa ormai da vent'anni, e in Germania almeno da quindici



"In Italia abbiamo due tipi di sindacato. Un sindacato di tipo politico e uno di tipo corporativo".



Cominciamo dal primo



Il sindacalismo politico, tipo Cgil, si muove in una logica politica, è sostenuto da una parte politica e dunque anche se può sembrare del tutto irrazionalein realtà ha un suo obiettivo che dovrà ricercare fuori dalla rappresentanza dei lavoratori.

E quello corporativo?

Quello corporativo invece si muove in una logica di esclusiva difesa dei propri interessi e se ne frega del resto. Le ripeto: quando lo racconto qua ai ragazzi negli Usa si sbellicano di risate.

Come è possibile che sia così soltanto in Italia?

Il mondo occidentale ha superato questi due tipi di sindacato oramai da molti anni. La Germania ha affrontato questo tema e lo ha risolto con un modello di tipo consociativo.

E cioè?

Ha responsabilizzato i sindacati che di fatto sono entrati nella gestione delle stesse aziende. Tutto ciò è andato contro una logica tipicamente capitalistica ma ha portato a maggiore stabilità.

E sarebbe riproponibile in Italia?

In Germania è stato possibile perchè le Regioni funzionano

Nel mondo anglosassone i sindacati invece sono stati ridimensionati.

Non esistono più Resiste quello giallo, quello corporativo per intenderci.
Ma in maniera molto ridotta. Perchè ormai è superato: si è passati dalla contrattazione nazionale a quella aziendale.

Le faccio l'esempio di un caso che ho seguito da vicino, quello della Boing. L'azienda, davanti all'ennesima richiesta del sindacato,ha detto: " Non possiamo accettare, altrimenti decidiamo ventimila licenziamenti. Scioperate? E allora ne licenziamo altri ventimila. Siccome negli Stati Uniti davvero lo fanno, ci sono molte meno chiacchiere e molti più casi concreti, il sindacato ha firmato subito.

Il sindacato che dice solo no, tuttavia, è una caratteristica solo Italiana. Neanche in Spagna e in Francia resistono ipotesi del genere.

Attenzione, in Francia esiste ancora una presenza molto forte dello stato nelle grandi aziende. Ma è anche vero che lo stato funziona, basta pensare che è l'Air France che vuole comprare Alitalia e non il contrario.

In Spagna il discorso è molto diverso. Diciamo che ancora non sdi è trovato un modello e anche loro tendono a fare dei pasticci.

Pasticci?

In parte seguono il modello britannico, e sto pensando a Iberia-British Airways, ma in parte non sono molto diversi da noi.

A questo punto come possiamo uscire da questa situazione?

La politica si assumale sue responsabilità. E' finita l'era delle parole.Berlusconi abbia le palle di mettere all'asta Alitalia o quel che ne resta. la venda al miglior offerente e buona notte a tutti. Un compratore si trova, Air France deve farsi avanti e Lufthansa pure perchè corrono per essere i numeri uno in Europa.

Accadrà?

Ne dubito. Vede, il punto è la velocità con cui si prendono le decisioni. Negli Stati Uniti è ammesso sbagliare, commettere un errore: la politica è comunque fatta di uomini.
Guardi cos'è successo con la Lehman Brothers. La fed l'ha fatta fallire. E' stato un errore, il Tesoro se n'è reso conto ed è immediatamente intervenuto il giorno dopo per evitare altri crolli. Il segretario del tesoro Paulson è intervenuto in diewci ore. Ecco che cosa significa decidere. Il mio amico Berlusconi che fa? Che cosa aspetta?
(Nella foto: Carlo Pelanda)